essere santi nel matrimonio - Parrocchia di Madonna in Campagna

April 5, 2018 | Author: Anonymous | Category: N/A
Share Embed


Short Description

Download essere santi nel matrimonio - Parrocchia di Madonna in Campagna...

Description

ESSERE SANTI NEL MATRIMONIO RIFLESSIONE SULLA SANTITÀ DELLA FAMIGLIA ALLA LUCE DEI BEATI LUIGI E MARIA BELTRAMI QUATTROCCHI di Raffaele e Giulia D’Errico Napoli, ottobre 2001

«Che bella coppia formano due credenti che condividono la stessa speranza, lo stesso ideale, lo stesso modo di vivere, lo stesso atteggiamento di servizio! Ambedue fratelli e servi dello stesso Signore, senza la minima divisione nella carne e nello spirito, insieme pregano, insieme si inginocchiano e insieme fanno digiuno. S'istruiscono l'un l'altro, si esortano l'un l'altro, si sostengono a vicenda. Stanno insieme nella santa assemblea, insieme nella mensa del Signore, insieme nella prova, nella persecuzione e nella gioia». Sono le parole di Tertulliano, scrittore cristiano dei primi secoli, che ha incarnato in questi versi il significato profondo della vita e della vocazione a cui la famiglia cristiana è da sempre chiamata. La famiglia, cioè, comincia dall’intimità della vita coniugale, dal sacramento con cui la Chiesa benedice due persone che si scelgono, misteriosamente, per tutta la propria vita. Maria e Luigi: altarini e preghiere senza fine? Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi hanno rappresentato per la Chiesa e per le famiglie di oggi un modello di santità per chi vive nel mondo, assolvendo nella vita quotidiana coraggiosamente ai propri doveri di sposi, di genitori e di cittadini. La singolarità della loro esistenza è la santità vissuta nel loro quotidiano, come coppia, una santità vissuta in una profonda comunione di idee, di sentimenti e di amore. Ma cosa hanno fatto di così speciale, ques ti due sposi, per salire agli onori degli altari ed essere indicati dalla Chiesa come esempio di vita coniugale? «Nulla di eclatante!» esclamerà Enrichetta, l’ultima dei quattro figli nati dal loro amore. «Semmai esistevano discussioni fra loro – semmai, tale era la loro intesa – era perché l’uno desiderava fare ciò che piaceva all’altra e viceversa e noi siamo cresciuti respirando quest’aria di profondo amore e di dedizione…». «Prima del mio ventesimo anno – racconta Stefania - entrai fra le Benedettine di clausura. Filippo e Cesare divennero monaci e sacerdoti ed Enrichetta si dedicò, sì consacrò, stando vicino a papà e mamma fino alla fine. Mamma ha precisato, anche per iscritto, che in casa non ci furono mai pressioni, affatto, anzi stavano molto attenti».1

1

I brani che riguardano la storia di Maria e Luigi Beltrami Quattrocchi, sono tratti dal brano teatrale scritto da M.R.Maghenzani, ispirato e tratto dal testo di Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese “Un’areola per due” (Città Nuova Editrice, Roma 2001). Il testo teatrale è stato pubblicato nel libro degli stessi autori: Lei & Lui. Comunicazione e reciprocità, Effatà, Torino 2001.

Un’areola per due - Riflessione sulla santità della famiglia alla luce dei beati Luigi e Maria Beltrami Quattrocchi

«Le mamme si potranno forse chiedere quale segreto possa aver, non dico originato - perchè le vocazioni vengono da Dio - ma favorito lo sviluppo dì queste divine chiamate » dirà in un suo scritto Maria. «Un ambiente di concentrata pietà? Una vita d’inesorabili rinunzie, penitenze, sacrifici, contrizioni? Altarini e preghiere senza fine? Non lo so: ma da tutto questo non può essere dipesa la vocazione dei miei figli perché... perché tutto questo non c’è mai stato! Abbiamo cercato che le loro anime fresche, pure, fossero riparate dall’influsso del male, che respirassero la vita cristiana, che si nutrissero dell’Eucaristia, che gioissero del dono della vita, delle bellezze della natura, di compagnie sane, che amassero la patria e le sue istituzioni, che conoscessero la religione nelle sue basi e nelle sue vette e la servissero con coerenza, ecco tutto...». «Mi sento incapace di dire come da bambini siamo cresciuti intellettualmente, affettivamente, spiritualmente fino a prendere, prima dei vent’anni, la strada segnata da Dio per noi, non me ne sento capace... Come si fa a dire il modo con cui ci nutre il cibo quotidiano o l’aria che si respira? O la luce che ci fa vedere, come si fa?…» Queste le testimonianze dei figli che ci spingono ancora una volta a comprendere come la culla di ogni vocazione, la scuola a cui si cresce nella fede e nell’amore per Dio, rimane quel nucleo che Dio stesso ha creato e ha reso perfetto attraverso quel «sacramento primordiale» che Egli stesso ha voluto, contraendosi su se stesso e dando al mondo la sua più bella e profonda immagine, creando l’uomo e la donna, maschio e femmina, perché nel loro amore profondo e totalitario, in ogni momento, in ogni era, ogni giorno potessimo vedere l’immagine di un Dio profondamente innamorato delle sue creature. Maria e Luigi: l’amore dell’ordinario. In genere non si ama una letteratura che si occupi di amori senza turbolenze e di sereni quadretti familiari. Dall’aria che tira sembrerebbe che una storia d’amore possa attrarre solo se ha i colori accesi delle passioni, mentre l’interesse sembra spegnersi se una coppia di innamorati si trasforma in una famiglia, se lo straordinario diviene ordinario, salvo poi scoprire come da un’ardente e fedele promessa d’amore possa nascere una poesia innervata di divino, irradiante tale fascino da innamorarti l’anima. Un uomo e una donna: Maria Corsini, fiorentina; Luigi Beltrame Quattrocchi, catanese, a Roma, inizio ‘900. Due famiglie amiche della media borghesia. Amicizia che diviene per i due ragazzi occasione d’incontro. Un incontro che darà avvio e sviluppo ad una storia d’amore traboccante di vita che ignora la routine, gli usi codificati, una religione sbiadita. I ragazzi s’incontrano durante i ricevimenti di famiglia. I primi dialoghi, i primi incontri. Maria e Luigi considerano l’ora della posta, come il momento magico della giornata: era il telefono, il cellulare, l’e-mail e quant’altro oggi si possa pensare. Scrivono almeno una volta al giorno. Scrivere, ricevere la lettera, aprirla, leggerla dalla prima all’ultima parola tornando e ritornando su talune espressioni: rito sacro d’amore nascente; liturgia che li accompagnerà per tutta la vita rubando tempo al sonno...a notte fonda o all’alba. Spesso, oggi, sentiamo affermare che «non c’è tempo per dialogare, che lo stress della vita quotidiana ci porta ad essere troppo stanchi per parlare, per raccontarsi e che poi c’è la televisione…». E se, invece, imparassimo da loro a dedicarci quegli attimi di fugace 2

Un’areola per due - Riflessione sulla santitàdella famiglia alla luce dei beati Luigi e Maria Beltrami Quattrocchi

tranquillità per scriverci un messaggino, per raccontare il proprio animo con una e-mail o per dirle, a notte fonda, che ancora l’ami, affidando ad un foglio di carta ciò che nasce in quel momento nel nostro animo, rispettando così i tempi dell’altro, ma innescando quel movimento di sentimenti e di sensazioni che, se non comunicate, finiranno per accularsi nel nostro cuore fino a riempire l’animo di tante omissioni che sembreranno una montagna di “segreti misconosciuti”. «Napoli, 24 agosto 2001. Carissimo tesoro, grazie per la bellissima lettera e per il tuo immenso amore. Sai, anch’io ti amo immensamente e soffro quanto te, quando non riesco ad essere quel tutt’uno che tu desidereresti. Sento di doverti ringraziare ancora per la tua comprensione, il tuo affetto e la tua collaborazione in questo momento per me molto bello, ma anche tanto delicato. Al desiderio di diventare madre, si contrappone la voglia che il corpo non si modifichi…Alla gioia per questi meravigliosi figli, la certezza di non essere all’altezza del compito che il Signore ha voluto affidarmi. All’accoglienza per questo nuovo figlio, il dubbio che sia sano. Amore, fondamentalmente mi sento un po’ stanca, vulnerabile fisicamente, i malesseri non mi abbandonano… Sai che è sempre stato un mio limite quello, in questi casi, di chiudermi a “riccio”. Ti prego di avere pazienza e con l’aiuto di Dio anche questo momento passerà. Ti amo immensamente, tua Giulia»2 Maria comunica a Luigi la sua profonda esperienza di fede e lo coinvolge. «Quante volte – scriveva Luigi prima di sposarsi - ti ho detto che senza il tuo amore non sono un uomo, ma una cosa triste, senza la vita. Certamente ciò non è segno di forza, ma è così : solo il tuo amore può darmi la forza di vivere». 8 mesi di fidanzamento, poi il matrimonio celebrato nella basilica di Santa Maria Maggiore, il 25 novembre 1905, data in cui, dal giorno della beatificazione, celebriamo la loro santità. Ha inizio così la vita a due con gli inevitabili distacchi per impegni e lavoro. Le parole delle loro lettere passeggiano sul ponte del reciproco amore, unendo le due sponde, trasfondendo l’uno nell’altro intimi convincimenti. Maria, in particolare, comunica a Luigi la sua profonda esperienza di fede, e lo coinvolge. Che grande quel Dio di Amore che non vuole che l’uomo resti solo, solo nei suoi pensieri, solo nelle sue incertezze, solo nelle sue difficoltà, ma che gli pone al fianco una compagna, la donna, ossa delle sue ossa, perché possa restargli vicino. Due vite che si fondono e che si sostengono, che si nutrono e si consolano, che si appoggiano l’uno con l’altro, che si chiamano per nome e si rincorrono sulle vie dell’amore più profondo. Quale grande mistero, quello che “due persone così diverse, possano misteriosamente continuare ad amarsi per tanto tempo, con un amore che è sempre nuovo e sempre bello”.3

2 3

Lettera di Giulia a Raffaele in risposta ad una sua, all’inizio del secondo mese della quarta gravidanza. Testimonianza della famiglia D’Errico in occasione della Veglia di preghiera in Piazza S.Pietro il 20/10/2001. 3

Un’areola per due - Riflessione sulla santitàdella famiglia alla luce dei beati Luigi e Maria Beltrami Quattrocchi

Fede e Amore, facendo grandi le cose di tutti i giorni. Maria ricordava, dopo la morte di Luigi, come «usciti di Chiesa mi dava il buongiorno, come se la giornata avesse il ragionevole inizio soltanto allora. Poi lui al suo lavoro, io alle mie occupazioni, ma portando incessantemente la presenza l’uno dell’altro. Ci ritrovavamo all’ora del desinare...con quanta gioia udivo metter la sua chiave nell’uscio di casa, ogni giorno…e alla sera parlavamo di tutto: politica, professione…Le sue impressioni erano acute e benevoli, sempre. La cena. Il giornale letto a voce alta e discusso. Qualche brano di libro ameno, il Rosario in comune, la buona notte…» «Sai, non v’è differenza, Gino mio, tra Abbadessa e portinaia, tra Arcivescovo e curato di campagna, tra generale e soldato... anche il minimo gesto di chiudere piano la porta, raccattare uno spillo, prevenire un desiderio... tutto, tutto e importante per la santità». Ritrovarsi e ritrovarsi anche per pochi istanti, per guardarsi negli occhi, magari mentre una corona di Rosario scivola tra due mani che apparentemente appartengono a due corpi diversi, mentre il sonno li pervade e la mano della Vergine li sostiene nelle loro dure prove quotidiane, senza lamenti o suppliche, ma accettando ogni giorno le pene e le gioie, le sofferenze e i miracoli del quotidiano, facendo grandi le cose di tutti i giorni, con la fede di sapere che Cristo vive in noi, con noi e si dona ogni giorno nelle nostre piccole chiese domestiche. Tutto, «anche il minimo gesto, come quello di chiudere piano la porta, raccattare uno spillo, prevenire un desiderio... tutto, tutto è importante per la santità». Ma che rapporto esiste tra la fede e le opere, l’amore e la quotidianità? Come può una coppia vivere il suo quotidiano, accettarlo e condividerlo e per questo giungere alla santità nel proprio vissuto matrimoniale? «La fede orienta le opere e ne delinea il programma, l’amore le compie. L’amore è il termine, la fede è nel mezzo e se questo mezzo è difficile, che ne sarà del termine? La fede si arresta a metà del cammino verso il cielo; essa ci fa rinunciare al mondo presente, l’amore ci introduce nel mondo futuro…Noi siamo salvi non per la fede sola, né per le opere, ma per l’amore che mettiamo in esse». Non saremo giustificati per quante Messe avremo ascoltato, per quanti incontri di preghiera avremo organizzato, per quante anime avremo avvicinato, per quanti figli avremo avuto, per quanti regali avremo fatto al nostro sposo o alla nostra sposa, per quante preghiere avremo rivolto assieme o per quanta fede avremo avuto nell’affidarci al Padre. Saremo giustificati davanti a Dio per quanto amore avremo messo nelle nostre opere, nelle nostre parole, nelle nostre preghiere, nei nostri pensieri...per quanto amore avremo dato e avremo insegnato ai nostri figli, per quanto amore avremo prodotto attorno a noi, con quanto amore avremo amato il compagno che da sempre il Signore aveva per noi predestinato. “La fede può fare un eroe, ma solo l’amore può fare un santo”. Sulla strada che ci conduce, mano nella mano, verso la santità certamente ci sostiene e ci conforta la fede, ma essa si arresta a metà del cammino. «E’ a questo punto che per l’ultima e più ardua tappa sarà l’amore a guidarci e sostenerci. Si può essere credenti coraggiosi e lottatori eroici, ma per essere santi è necessario l’amore intimo, profondo e totale: “Se possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l’amore, non sono nulla” (1 Corinzi 13,2) » 4. 4

G.Ravasi, Fede e Amore – Avvenire 27/10/2001 4

Un’areola per due - Riflessione sulla santitàdella famiglia alla luce dei beati Luigi e Maria Beltrami Quattrocchi

Due anime, un unico “no”, fermo, inequivocabile. Nel 1906 nasce Filippo... Quando Filippo ha 11 mesi Maria avverte i segnali di una nuova e imprevista maternità. Luigi è lontano per lavoro. Arriva, così Stefania, Fanny, poi è la volta del terzogenito, Cesarino. Ma è il 1913 a segnare uno spartiacque per la famiglia. La quarta gravidanza fila dritta fino al quarto mese, poi l’imprevisto, e i medici danno l’aut aut: interruzione della maternità se si vuol “tentare” di salvare “almeno” la madre. Gli occhi di Maria, diafana e anemizzata, s’incontrano con quelli impietriti di Luigi. Due, un unico sguardo, verso quel crocefisso appeso alla parete. Due anime, un unico “no”, fermo, inequivocabile. «Ma si rende conto, avvocato, che lei resterà vedovo con tre bambini?» Il “no” pesa come una cappa di piombo. Quattro mesi d’indicibile trepidazione e di illimitata fiducia in Dio e nella Vergine. Dentro il bozzolo (angoscia, fede, sospensione, speranza) il divino li impregna nell’intimo fino all’abisso dell’io e del tu, dell’uno e dell’altra, aprendoli in un nuovissimo volo... Vede la luce Enrichetta, la figlia che assisterà i genitori fino alla loro morte. Sotto l’incandescente morsa della prova e della grazia, i due si fondono in nuova armonia: acini pigiati, grano macinato, pane profumato e offerto. E questa, forse, è la prova più dura della loro esistenza, che ancora una volta ci da quel segnale e quella luce che ha il sapore di santità. E’ una scelta eroica, ma soprattutto è una scelta che fanno in due, perché la “croce” nel matrimonio non è mai «a due piazze», ma entra nella vita della famiglia, di quel tutt’uno e solo nella condivisione realizza il significato più profondo del mistero del matrimonio, celebrato sull’altare della vita, icona dell’amore di Cristo per la sua Chiesa, per la quale darà la vita fino alla morte e alla morte di croce. Con questa visione, che appare limpida solo agli occhi della fede, si mostra chiaro il desiderio di accettare con amore ogni evento della nostra esistenza, che non può che essere “mistero dell’amore di Dio”. Luigi e Maria, attraverso la loro scelta incondizionata, non danno adito ad alcuna indecisione. Potremmo discutere, allora, cosa possa significare per una coppia cristiana sapere di attendere un figlio “non sano” e dover “decidere” se accettarlo o meno…Potremmo cercare tutte le giustificazioni di questo mondo, altamente scientifiche, sociali, psicologiche, ma per una coppia “santa” non c’è che la risposta dell’Amore… Se però la sofferenza non è vissuta nella coppia come momento di “grazia” e di condivisione, seppur nella disperazione del momento, finirà per trasformare il dolore in un mare di solitudine, di abbandono, di profonda lacerazione…E’ questo il momento della fede che se vissuto nella speranza, può trasformare la croce in un pane profumato e offerto, «acini pigiati, grano macinato…pane profumato e offerto». E’ la nostra esperienza di una bambina, Giulia, che è abbandonata a tre anni dal padre…di un figlio, Raffaele, che perde il padre nel momento di maggior bisogno, perché ucciso dalla violenza e dalla cattiveria degli uomini…di una coppia, noi due, che progetta il proprio futuro, calcola i propri risparmi e si vede trafugare tutto per la cattiveria e l’odio degli uomini…di una coppia che progetta di avere tanti figli e che si vede caricata improvvisamente la croce di un “figlio non-sano”, che la impegnerà in una dura battaglia quotidiana, «una dura prova che cercherà di metterci in crisi per le incomprensioni, le difficoltà e l’emarginazione sociale a cui per anni siamo stati sottoposti ».

5

Un’areola per due - Riflessione sulla santitàdella famiglia alla luce dei beati Luigi e Maria Beltrami Quattrocchi

Ma il Signore ci ha concesso il più grande dono, di far nascere in noi, dalla disperazione e dal dolore, la speranza e la gioia che viene dalla condivisione nella coppia, marito e moglie, e con quelle famiglie e quei bambini che vivono la nostra stessa esperienza. «Nasce così il nostro impegno per sostenere ed aiutare i bambini affetti da questa malattia5 e soprattutto le loro famiglie, cercando di riportare la gioia e la serenità in chi, fino a quel momento, aveva creduto di vivere un triste e immutabile destino »6. Da questo nostro problema nasce un mare impetuoso di amore, fatto di accoglienza, di testimonianza, di aiuto, di consigli, di abbracci. Sono lacrime di amore che penetrano ogni giorno nei nostri cuori e li alimentano e ci danno la forza per continuare a lottare per il nostro bambino e per tutti quegli altri che ancora vivono nella disperazione, nell’abbandono e nella solitudine. Ma come sempre accade, “amore libera amore” e alla fine ci sembra di ricevere sempre più, rispetto quello che invece diamo. Franco e Paola, genitori di una bambino adottato raccolto moribondo in Haiti è il primo di quattro fratelli, di cui due naturali. Ma lui, Alessandro, è stato da sempre la “croce” sofferta, ma accettata appieno nell’amore. Il contatto con noi induce in loro la speranza che finalmente per Alessandro è possibile pensare ad una patologia e non solo a “problemi comportamentali”, come affermeranno gli “esperti”. Nasce tra noi, nella fede e nella comune “croce”, una profonda amicizia. Alessandro riceverà la giusta diagnosi e dopo 13 anni, finalmente, si apre la speranza di una terapia risolutiva che ridonerà a tutti loro la serenità di una vita “normale”. «Grazie per l’impegno apostolico che vi siete presi nel servire Cristo nei bambini, bambini bisognosi… – ci scriveranno nel giorno della beatificazione di Luigi e Maria7, dal loro paesetto nel veneto - Grazie che mettete a disposizione per questo ministero il vostro tempo, l’energia, il vostro cuore, il vostro denaro, la vostra professione, il vostro amore. Così voi servite Cristo, la Chiesa che è il suo corpo, noi e tanti altri. Il Signore Gesù, che è il Signore della vita, benedica te Raffaele, te Giulia, i vostri tre figli e soprattutto la creatura che è nel tuo grembo, Giulia. Maria, Regina della famiglia vi custodisca ed interceda e preghi per voi, per il progetto che è nel vostro cuore…». Vivere proteso verso l’altro: «Ti prego non lasciarti prendere dall’ansietà del lavoro: nuoce alla tua salute fisica e spirituale». «Mi pare d’udire le tue dolci parole d’amore Maria…come uno spirito che m’aleggia d’intorno, lo spirito tuo affettuoso e carezzevole. E proprio oggi tu mi scrivi di sentirmi, mi assicuri di sentirti sempre lo spirito mio che ti aleggia intorno. Vedi, amore, che coincidenza bella?» «Quante volte, Gino, proviamo una meravigliosa coincidenza nei pensieri, negli atti, nel nostro stato d’animo... Ti prego non lasciarti prendere dall’ansietà del lavoro: nuoce alla tua salute fisica e spirituale. Si lavora con rapidità quando l’ala della confidenza calma, cheta, serena, ci porta sotto l’occhio amatissimo di Dio. «Sono ancora un po’ cattivo, Maria; l’opera benefica del tuo amore non è ancora compiuta; 5

Progetto ADHD “Parents for Parents”. ADHD è la “Sindrome da deficit di attenzione e iperattività”. Progetto on line www.erreddi.it/adhd ([email protected]). 6 Testimonianza della famiglia D’Errico in occasione della Veglia di preghiera in Piazza S.Pietro il 20/10/2001. 7 21 ottobre 2001 6

Un’areola per due - Riflessione sulla santitàdella famiglia alla luce dei beati Luigi e Maria Beltrami Quattrocchi

forse il tempo non è stato ancora sufficiente. Ma io ho un’assoluta fede nella sincerità, purezza, squisitezza del tuo amore». «Ti raccomando l’unione con Dio, Gino; il Suo richiamo, spesso, ad interrompere la febbre del lavoro». «Sotto la tua carezza, l’anima mia, che è tua, tutta tua, diverrà gentile, ne sono sicuro, già mi sento migliore. Ti sono grato, Maria, il tuo amore mi incoraggia alla vita e alle sue lotte…» «Credi a me Gino mio: è più saggio sopportare questi piccolissimi dolori che gridar contro essi... tutti questi microscopici sacrifici non sono che un continuo ingentilimento dell’esser nostro, benefica smussatura agli angoli del carattere». «Tu sei la mia fata benefica; tu mi salvi l’anima dallo scetticismo. Amami sempre così , Maria, e troverai nel mio affetto e nella devozione mia ogni maggior conforto che amore d’uomo possa dare, poiché a te ho dedicato, consacrato tutta la vita mia». «Ti voglio bene, Gino, perdona alla tua Maria le sue debolezze e vedrai: sforzandoti di contentarla andranno svanendo da sé, e ti sarà grata d’averla contentata come lo hai promesso tante volte e anche mantenuto». «La mia anima, ha bisogno della tua anima per vivere». «Gino mio adorato non sono capace d’esprimerti l’amor mio, come tu fai tanto bene. Ti dico solo che affetto più grande, più complesso, non può esistere. Mi vado ripetendo: quanto sei buono, quanto sei migliore di me! E di tanto in tanto penso: Gino mio in questo caso come farebbe? O come vorrebbe io facessi? » «Non so cosa farei per vederti sempre serena, perché di tutto so darmi pace fuorché del tuo dolore che diventa subito mio e il mio maggior dolore». «Mia madre, vedi, è per me quello che la terra è per i fiori, ma ci voleva il calore del sole e questo è il tuo amore santo e forte. In tutto ciò che è bello, santo, divino, io vedo qualcosa di te, mi par quasi che tutto ciò sia tale per virtù di te, amore mio. Per esso... ti benedico… con gratitudine eterna». Condivisione, elemosina, sobrietà, preghiera, compartecipazione. Condivisione, elemosina, sobrietà, preghiera, compartecipazione. «Quando capitava l’amico dell’amico, bastava aggiungere un piatto». «Ospiti, sempre e chi più ne ha, più ne metta!» diceva papà. «Durante la guerra si può dire che non c’erano in casa meno di due ricercati alla volta. Per un periodo abbiamo accolto anche tre bimbe i cui genitori erano morti d’epidemia. «Luigi, è venuto il tale a chiedere… quanto gli do? Cinquecento o mille?» «Mille, mille! E’ sempre meglio abbondare coi poveri...» 7

Un’areola per due - Riflessione sulla santitàdella famiglia alla luce dei beati Luigi e Maria Beltrami Quattrocchi

«Economicamente non mancavano le possibilità, eppure c’era sobrietà: non si compravano scarpe o abbigliamento se c’era la possibilità di risuolare o rivoltare gli abiti. Nessuna firma, ma buon gusto sempre e fantasia». «Ogni mattina, prima di uscire, papà leggeva le “Letture del giorno” a mamma, mentre lei terminava di prepararsi»…«L’atteggiamento di papà, quando pregava in chiesa, era di tale raccoglimento che... m’impressionava. Il suo desiderio di ricevere l’Eucaristia era talmente forte che una volta - eravamo da soli sulle Dolomiti - rinunciò e mi fece rinunciare ad un’escursione eccezionale, perché ci avrebbe impedito, quel giorno, di fare la comunione». «In famiglia ci trasmettevano l’interesse e la giusta passione per la vita sociale e politica e anche la compartecipazione ai dolori degli altri. Mamma ci portò ad Avezzano in Abruzzo a far visita alle vittime del terremoto della Marsica. Durante la guerra era in ospedale accanto ai feriti e con la Croce Rossa si specializzò in malattie tropicali. Poi avevano tutti gli impegni associativi: antesignani dei Corsi per fidanzati, animatori di Rinascita Cristiana…C’era spazio per tutto…» «C’era spazio e tempo per tutto», eppure Luigi aveva un lavoro impegnativo, Vice-Avvocato Generale Onorario dello Stato. Ma dalla loro storia non traspare stress e soprattutto non sembra mai mancare la dimensione spirituale del matrimonio, come la preghiera, la condivisione, la compartecipazione al dolore degli altri. «Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo» leggiamo nell’Ecclesiaste (3,1). Maria e Luigi dedicano la propria vita innanzitutto alla famiglia e all’educazione dei figli, poi verrà anche il momento di incarnare la propria missione, quella cioè di essere “luce per le altre famiglie”, “punto di riferimento”. Nasceranno così i loro prodighi impegni in un proficuo apostolato e verso l’associazionismo cattolico. Luigi coopererà con l’ASCI, fonderà un Oratorio festivo, un Reparto scout, collaborerà con l’Azione Cattolica Maschile, con i Comitati Civili, il Centro Studi Politici, opererà assieme a Maria nel Movimento Rinascita Cristiana e nel Fronte della Famiglia. Maria, dopo un forte deperimento organico, si riprende dimostrando di possedere una ricchezza e profondità spirituali maggiori, che la porteranno ad impegnarsi in una indefessa attività apostolica. Si prodigherà, così , con i feriti del terremoto di Avezzano del 1914, poi inizierà la catechesi alla donne di una parrocchia, per soccorrere nel 1915 i soldati della Prima Guerra Mondiale. Nel 1917 diverrà terziaria francescana, per essere poi accolta nella Congregazione delle Dame dell’Immacolata. Diventerà membro effettivo del Consiglio Centrale dell’Azione Cattolica Femminile. Seguirà i malati a Lourdes con l’UNITALSI, diverrà infermiera della Croce Rossa, e collaborerà, in seguito, all’opera di Ristoro alla Stazione Termini. Entrerà con Luigi nel Movimento Fronte della Famiglia e Rinascita Cristiana. Luigi e Maria, un modello di santità per tutti i giorni. Quello che ci presentano i coniugi Luigi e Maria è un modello di santità laica di chi vive nel mondo, assolvendo nella vita quotidiana, coraggiosamente, ai propri doveri di cristiani: di sposi, di genitori e di cittadini, in un movimento culturale di enorme confusione, a causa di 8

Un’areola per due - Riflessione sulla santitàdella famiglia alla luce dei beati Luigi e Maria Beltrami Quattrocchi

eclissi dei valori e dell’apparire di un nuovo paganesimo. Ciò che costituisce un modello veramente singolare nel matrimonio è la santità di coppia: una santità vissuta intimamente a due, in perfetta comunione di vedute, di sentimenti e di cuore. I coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi sono, a buon diritto, modello di spiritualità cristiana, vissuta eroicamente nel matrimonio e nella famiglia. E’ un modello di santità particolarmente attuale soprattutto a conforto e sostegno della soluzione cristiana alle ardue problematiche che assillano le famiglie d’oggi e ne insidiano da ogni parte il fondamento e gli ideali. La beatificazione di questi coniugi romani avvalora alcuni importanti messaggi di cui la Chiesa sembra avere oggi un particolare bisogno: • il valore del Sacramento del matrimonio, nella riscoperta dei suoi significati fondamentali e profondi; • la necessità che i genitori siamo i primi catechisti dei figli per la riacquisizione del ruolo religioso e educativo della famiglia; • il ruolo capitale che spetta alla «Chiesa domestica» nella struttura generale della Chiesa; • l’impegno del laicato nella costruzione del Regno di Dio, per dare un’anima cristiana alle realtà terrestri.8 Un amore che tutto sopporta « “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione”, scriveva Paolo ai Tessalonicesi (1 Ts 4,3). E’ un impegno che non riguarda solo alcuni cristiani, ma tutti sono chiamati, in forza del Battesimo, alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità (…) Significa, cioè, esprimere la convinzione che, se il Battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale […] Significa porre sulla propria strada il radicalismo del discorso della Montagna: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Ma come il Concilio stesso ha spiegato, questo ideale di perfezione non va equivocato, come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni “geni” della santità. Le vie della santità sono molteplici e adatte alla vocazione di ciascuno […] E’ ora di riportare a tutti, con convinzione, questa “misura alta” della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione».9 Siamo intimamente persuasi che questo amore che si sprigiona nella famiglia e dalla famiglia è più grande di tutto e crediamo che esso possa essere capace di superare vittoriosamente tutto ciò che non è amore. Se il messaggio che lanciò vent’anni fa il Santo Padre in occasione della proclamazione della “Familiaris Consortio” fu «Famiglia diventa ciò che sei» oggi, a distanza di questi lunghi anni di pontificato, Giovanni Paolo II esclama con enfasi:«Famiglia credi in ciò che sei!»10, tenerezza infinita, amore senza limiti, donazione profonda, comunità in cui si vive ogni giorno la grazia divina del perdono e della riconciliazione, «comunione coniugale, che il Concilio Vaticano II qualifica come “alleanza” nella quale l’uomo e la donna 8

Beatificazione di Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini sposi – Profilo bibliografico dei servi di Dio, pag.13-14, a cura dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, Tipografia Vaticana, 21/10/2001. 9 Novo millennio ineunte, 30-31 10 Discorso di Giovanni Paolo II alle famiglie in occasione della Veglia di preghiera del 20 ottobre 2001. 9

Un’areola per due - Riflessione sulla santitàdella famiglia alla luce dei beati Luigi e Maria Beltrami Quattrocchi

“mutuamente si danno e si ricevono”»11. Ma tutto questo non può essere compreso e incarnato se l’amore nella famiglia non è vissuto così come l’apostolo Paolo dichiarerà nell’inno proclamato a Corinto (1 Cor 13,4-7): un amore che è «paziente», è «benigno» e «tutto sopporta»…Un amore che è certamente esigente. «Ma proprio in questo sta la sua bellezza: nel fatto di essere esigente, perché in questo modo costituisce il vero bene dell'uomo e lo irradia anche sugli altri. Il bene, infatti, dice San Tommaso, è per sua natura “diffusivo”. L'amore è vero quando crea il bene delle persone e delle comunità, lo crea e lo dona agli altri. Soltanto chi, nel nome dell'amore, sa essere esigente con se stesso, può anche esigere l'amore dagli altri. Perché l'amore è esigente. Lo è in ogni situazione umana; lo è ancor più per chi si apre al Vangelo. Non è questo che Cristo proclama nel “suo” comandamento? Bisogna che gli uomini di oggi scoprano questo amore esigente, perché in esso sta il fondamento veramente saldo della famiglia, un fondamento che è capace di “tutto sopportare”. Secondo l'Apostolo, l'amore non è in grado di “sopportare tutto”, se cede alle “invidie”, se “si vanta”, se “si gonfia”, se “manca di rispetto” (cfr 1 Cor 13,5-6). Il vero amore, insegna san Paolo, è diverso: “tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1 Cor 13,7). Proprio questo amore “tutto sopporterà”. Agisce in esso la potente forza di Dio stesso, che “è amore” (1 Gv 4,8.16).12 In un contesto come quello proposto da Paolo, la famiglia potrà sperimentare ogni giorno, «nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia», la «comunione delle persone», così che diventi preparazione alla «comunione dei Santi». La famiglia, allora, «vangelo dell’amore», vissuta come «chiesa domestica», diverrà quel grappolo d’uva offerto ogni giorno sull’altare della vita: via di perfezione, «via della Chiesa». E allora, concluderà il Santo Padre, nella sua Lettera del 94, «carissime famiglie, dovete essere coraggiose, pronte sempre a rendere testimonianza di quella speranza che è in voi (cfr 1 Pt 3,15), perché radicata nel vostro cuore dal buon Pastore mediante il Vangelo. Dovete essere pronte a seguire Cristo verso quei pascoli che danno la vita e che Lui stesso ha preparato col mistero pasquale della sua morte e risurrezione. Non abbiate paura dei rischi! Le forze divine sono di gran lunga più potenti delle vostre difficoltà! […] Cristo vi è vicino!»13

11

Lettera del Papa Giovanni Paolo II alle famiglie 1994, 7 Lettera del Papa Giovanni Paolo II alle famiglie 1994, 14 13 Lettera del Papa Giovanni Paolo II alle famiglie 1994, 18 12

10

View more...

Comments

Copyright © 2017 DOCUMEN Inc.