il cappello di paglia di firenze

March 21, 2018 | Author: Anonymous | Category: N/A
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IL CAP P DI PAG ELLO L DI FIR IA ENZE D I N IN

O ROTA

MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

SOCI FONDATORI

Consiglio di amministrazione Matteo Renzi Paolo Fresco Roberto Benedetti Francesca Colombo Giovanna Folonari Antonio Marotti Mario Primicerio Cristina Scaletti

Sindaco di Firenze - Presidente Vice Presidente Consiglieri

Francesca Colombo

Sovrintendente

Paolo Arcà

Direttore artistico

Zubin Mehta

Direttore principale

Piero Monti

Maestro del Coro

Francesco Ventriglia

Direttore di MaggioDanza

Collegio dei revisori dei conti Giovanna D’Onofrio Fabrizio Bini Sergio Lisi Laura Arcangeli

Presidente Membri effettivi Membro supplente

COLOPHON

INDICE

Redazione a cura di Franco Manfriani con la collaborazione di Giovanni Vitali

Programma

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Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt

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Progetto grafico Dorado Communications Impaginazione Luciano Toni - Studio Zack! Firenze Traduzioni di Carl Strehlke (inglese), Rosalia Orsini (francese), Helga Marcks (tedesco)

Libretto

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Nel magico cappello di paglia di Labiche e Rota Dinko Fabris

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Il cappello di paglia di Firenze nella rete Loredana Lipperini

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La meccanica del riso: Nino Rota e l’eredità del vaudeville Luca Scarlini

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Dalla tavolozza di Nino Rota Francesca Zardini

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Prima edizione: luglio 2011

In primo luogo, gli spettatori Mauro Conti

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Ristampa 6 5 4 3 2 1 0

Discografia

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Biografie

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Le foto alle pagine 124-129 sono di Ruth Miriam Carmeli e Marco Borrelli. Le foto in copertina e alle pagine 8, 18 e 130 sono gentilmente fornite da il Consorzio Cappelli di paglia di Firenze. Coordinamento editoriale Giunti Editore S.p.A. © 2011 Teatro del Maggio Musicale Fiorentino - Fondazione

Anno 2014 2013 2012 2011

Stampato presso Giunti Industrie Grafiche S.p.A. - Stabilimento di Prato

Nino Rota

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE Farsa musicale in quattro atti - Libretto di Nino Rota ed Ernesta Rinaldi Rota Dalla commedia di Eugène Labiche e Marc Michel Un Chapeau de paille d’Italie Edizione: Casa Ricordi, Milano Direttore Sergio Alapont Regia Andrea Cigni Scene e costumi Lorenzo Cutùli Luci Luciano Roticiani Maestro del Coro Piero Monti Direttore dell’allestimento Italo Grassi Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino Nuovo allestimento in collaborazione con Maggio Fiorentino Formazione Cantanti perfezionati al “Corso di Alta Formazione per cantante lirico” e alcuni allievi della “Scuola dell'Opera Italiana del Teatro Comunale di Bologna” Scenografie realizzate dagli allievi del Corso “Realizzare le scenografie per il teatro lirico” Costumi realizzati dagli allievi del Corso “Costumista realizzatore” del progetto InFArS Partecipano gli allievi del Corso “Tecnica dell’illuminazione degli spettacoli teatrali” Con sopratitoli a cura di Prescott Studio, Firenze Servizio wireless multilingua a cura di OperaVoice®, Firenze

In collaborazione con il Consorzio Cappelli di paglia di Firenze TEATRO COMUNALE Venerdì 15 luglio 2011, ore 20.30 Sabato 16 luglio, ore 20.30 Martedì 19 luglio, ore 20.30 Mercoledì 20 luglio, ore 20.30

Bozzetto di Lorenzo Cutùli per Il cappello di paglia di Firenze, Firenze 2011

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SOGGE SYNOP SI

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE

T TO

S | SU

JET | I N

HALT

Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt Atto I. Nel giorno delle nozze di Fadinard, il suo cameriere Felice accoglie Vézinet - lo zio vecchio e sordo della promessa sposa - che porta in dono una cappelliera. Arriva quindi lo stesso Fadinard, che racconta un fatto curioso: mentre tornava a casa in calesse, il suo cavallo ha mangiato un cappello di paglia appeso al ramo di un albero. Le urla della proprietaria e dell’ufficiale che la accompagnava hanno spaventato il cavallo, che, ripartendo al galoppo, gli ha impedito di scusarsi. Vézinet, che non ha capito nulla del racconto, si allontana. Fadinard sta pensando con gioia alle nozze imminenti quando entrano Anaide, la proprietaria del cappello, e il suo accompagnatore Emilio: i due esigono un risarcimento. Fadinard manda Felice alla ricerca di un cappello uguale a quello distrutto dal cavallo e si affretta a nascondere Anaide ed Emilio, quando si accorge che sta sopraggiungendo qualcuno: è il futuro suocero Nonancourt, che accompagna la promessa sposa Elena. Rimasti soli, Fadinard e Elena si scambiano espressioni di tenerezza. Dalla strada intanto giungono le voci degli invitati: Fadinard manda Elena e il padre ad accoglierli e si trattiene per cercare di liberarsi di Anaide ed Emilio. Felice non ha trovato il cappello giusto e Anaide è disperata: non può rientrare a casa senza quel cappello, con il quale il marito gelosissimo l’ha vista uscire al mattino. A nulla valgono le proteste di Fadinard, atteso per la cerimonia nuziale: Emilio minaccia di affrontarlo in duello se non provvederà immediatamente a procurare ad Anaide un cappello nuovo, in tutto uguale a quello distrutto dal cavallo.

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Intermezzo Una modista sta tentando di tenere a freno il cicaleccio delle sue apprendiste, quando nella bottega si presenta Fadinard. La modista lo informa di aver venduto alla Baronessa di Champigny un cappello identico a quello da lui desiderato. Atto II. La Baronessa ha organizzato un ricevimento in onore del violinista Minardi. Giunge Fadinard, che nel frattempo è riuscito a condurre in porto la cerimonia nuziale. Intimidito dal tono aristocratico dell’ambiente, si chiede come potrà chiedere il cappello alla Baronessa. Accolto con tutti gli onori dalla padrona di casa, che crede di avere di fronte a sé il grande violinista - celebre anche per la sua stravaganza -, decide di fingere di essere il musicista: così, quando le chiede di donargli il cappello, la nobildonna non si scompone, e divertita acconsente. Fadinard si rallegra pensando che in pochi minuti potrà raggiungere gli invitati per recarsi al banchetto nuziale, quando con orrore vede Nonancourt uscire dalla sala da pranzo: costui l’aveva seguito con gli invitati, pensando che fossero giunti al ristorante e, entrati nella sala da pranzo attraverso le cucine, avevano abbondantemente mangiato e bevuto. Quando la Baronessa ritorna con un cappello nero, Fadinard insiste per avere non quello, ma un cappello di paglia di Firenze. La Baronessa, sconcertata, rivela di averlo donato alla sua figlioccia, la signora Beaupertuis. La confusione aumenta quando gli amici di Fadinard irrompono nel salone e giunge al culmine quando fa il suo ingresso il vero maestro Minardi. Fadinard riesce a svignarsela, trascinando con sé Elena e gli invitati, prima dell’arrivo della polizia. Atto III. Il signor Beaupertuis è inquieto: sospetta di essere tradito dalla moglie, uscita la mattina per rendere visita a una cugina e non ancora rientrata. Si presenta Fadinard, che chiede di parlare con la padrona di casa. Mentre entrano Nonancourt e Vézinet, convinti che quella sia la nuova abitazione degli sposi, Beaupertuis cerca invano di fermare Fadinard, che gira freneticamente per la casa alla ricerca del cappello. Infine arrivano le donne del corteo nuziale, accompagnando Elena a quello che credono il talamo nuziale. Gli equivoci si moltiplicano e Fadinard si decide a spiegare a Beaupertuis perché sia alla ricerca del cappello della signora: ma dai particolari del racconto Beaupertuis comprende che l’amante dell’ufficiale è sua moglie, e il cappello mangiato dal cavallo quello da lei indossato la mattina. Nella confusione generale, Fadinard esce per correre a casa e mettere in salvo Anaide dalla vendetta di Beaupertuis, che lo tallona armato di pistola. Intermezzo Il corteo degli invitati, stanco e disorientato dopo tutte le peripezie della lunga giornata trascorsa, si trascina nella notte verso la casa di Fadinard.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE

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Atto IV. I militari della ronda eseguono svogliatamente il cambio della guardia, mentre si addensa un violento temporale. Gli invitati arrivano sotto la casa di Fadinard: Felice impedisce loro di salire, perché in casa c’è una signora. Nonancourt, su tutte le furie, ordina al domestico di portare via dalla casa tutti i doni di nozze. Elena tuttavia ama il marito e non intende lasciarlo. Giunge Fadinard trafelato, mentre Nonancourt si appresta a portare via i pacchi con i regali: tenta di strappargli di mano una cappelliera, e lo zio Vézinet si preoccupa che non ne venga danneggiato il contenuto, il suo dono di nozze - un costoso cappello di paglia di Firenze! Mentre Fadinard, pazzo di gioia, abbraccia tutti quanti, Nonancourt sottrae il cappello dalla scatola. Fadinard sale in casa per liberare Anaide. Intanto i soldati ritornano dal loro giro di sentinella, e imbattendosi in Nonancourt e negli invitati carichi di pacchi, li prendono per ladri e li conducono in prigione. Fadinard, uscito di casa con Emilio e Anaide, apre la cappelliera: è esterrefatto trovandola vuota e non vedendo più moglie, suocero e invitati. Quando un soldato spiega l’accaduto, Emilio entra nel posto di guardia per recuperare il cappello. Ma ecco arrivare Beaupertuis: Fadinard fa indossare ad Anaide un cappotto militare e la nasconde nella garitta, Emilio si affaccia a una finestra e lancia il cappello, che resta impigliato a un lampione. Beaupertuis si aggira furente in cerca della moglie, mentre Emilio e Fadinard si affannano per nascondere la donna e recuperare il cappello: ci riescono, ma fanno cadere il lampione. A tutto quel chiasso accorrono le guardie e gli inquilini delle case circostanti. Anaide, che approfittando del trambusto ha indossato il cappello, affronta Beaupertuis ostentando un atteggiamento di dignità offesa, e lo rimprovera di bighellonare per la città trascurandola. Nonancourt, che ha saputo la verità da Felice, elogia Fadinard per la sua nobiltà d’animo. Il caporale libera gli invitati. Beaupertuis, umiliato, chiede perdono alla moglie. Tutti quanti si rallegrano per il lieto fine della folle giornata: ciascuno può tornare a casa a riposare, e gli sposini - finalmente - possono ritirarsi nel loro nido d’amore.

one is coming, he quickly hides Anaide and Emilio. It is his future father-in-law Nonancourt, who is with his fiancé Elena. Fadinard and Elena say tender things to each other. From the street one hears the voices of the guests. Fadinard sends Elena and her father to greet them and he then tries to get rid of Anaide and Emilio. Felice has not found the right hat. Anaide is desperate. She cannot return home without that hat which her very jealous husband saw her wearing when she left the house that morning. Fadinard’s objections come to naught. He is expected at the wedding ceremony. Emilio threatens a duel if he does not get Anaide a new hat that is the same as the one that the horse ruined.

Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt Act I. On the day of Fadinard’s wedding, his valet Felice greets Vézinet, the deaf, elderly uncle of the bride-to-be. He has brought a hatbox as a gift. Fadinard also comes in and tells a curious story. While he was coming home in his coach, the horse ate a straw hat handing from a tree branch. The cries of its owner and of the military officer who was accompanying her scared the horse, who galloped away and did not give Fadinard a chance to make amends. The deaf Vézinet did not understand anything that was said; he leaves. Fadinard is joyfully contemplating his upcoming wedding when Anaide, the owner of the hat, and he companion, Emilio, come in. They want to be reimbursed for the damage. Fadinard sends Felice to find a hat that is the same as the one that the horse destroyed. When he hears that some10

Intermezzo A milliner tries to stop the gossiping of her trainees. Fadinard comes into the workshop. The woman tells him that she sold an identical hat to the Baroness of Champigny. Act II. The Baroness has organized a party in honour of the violinist Minardi. Fadinard comes in. In the meantime he went through with his wedding ceremony. Intimidated by the aristocratic atmosphere he asks how he might ask for the baroness’s hat. He is greeted with great respect by the hostess who in her turn thinks that she is talking to the great violinist, who is also known for his extravagant ways. He decides to pretend to be the musician. When he asks for her hat, she does not bat an eyelid and much amused agrees to his request. Fadinard is pleased thinking that in a few minutes he will be able to join his own guests at the nuptial banquet. But he sees to his horror Nonancourt leave the dining room. He followed him with the guests thinking that they had come to the restaurant. Having entered the dining room through the kitchens they gave themselves to copious eating and drinking. When the Baroness comes back with a black hat, Fadinard says that he does not want that one, but a Florentine straw hat. The baffled Baroness reveals that she gave that one to her goddaughter Madame Baupertuis. Things get even more confused when Fadinard’s friends come into the reception room and come to a peak when the true Maestro Minardi makes his entrance. Fadinard manages to slip away dragging with him Elena and the guests before the arrival of the police. Act III. Monsieur Beaupertuis is uneasy. He thinks that his wife has betrayed him. She went out that morning to visit a cousin and has not come back. Fadinard enters and asks to speak to the lady of the house. Nonancourt and Vézinet come in thinking that this is the couples’ new home. Beaupertuis unsuccessfully tries to stop Fadinard who is running about the house looking for the hat. Finally the women of the nuptial party enter with Elena to what they think will be the bridal chamber. The misunderstandings accumulate, and Fadinard decides to explain to Baupertuis whey he is looking for his wife’s hat. But from the story, Baupertuis 11

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE

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understands that the officer’s lover is his wife and that the hat that the horse ate that morning is hers. In the general confusion, Fadinard leaves to run home to save Anaide from the vendetta of Beaupertuis who is following him with a pistol.

Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt

Intermezzo That night the wedding guests tired and disoriented from all the day’s mishaps drag themselves back to Fadinard’s house. Act IV. The changing of the guard takes place as a violent storm kicks up. The guests arrive outside Fadinard’s house. Felice does not let them in because there is a lady. A very angry Nonancourt orders the servant to take away all the wedding gifts. Elena, however, loves her husband and does not intend to leave him. Fadinard comes in panting. While Nonancourt is about to take away the packages with the gifts, Fadinard tries to take away the hatbox. Uncle Vézinet is worried that its contents will be damaged - it is an expensive Florentine straw hat! While Fadinard, crazy with joy, embraces everyone, Nonancourt takes the hat out of the box. Fadinard goes in to free Anaide. The soldiers come back from their rounds, and meeting Nonancourt and the guests full of packages, they take them to be thieves and bring them to prison. Fadinard comes out of the house with Emilio and Anaide and opens the hatbox. He is amazed to find it empty and not to see his wife, fatherin-law and the other guests. When a soldier explains what has happened, Emilio enters in the guard’s post to recover the hat. But now Beaupertuis arrives. Fadinard has Anaide put on a military overcoat and hide in the sentry box. Emilio throws the hat out the window, but it gets stuck on a lamppost. Beaupertuis is furiously looking for his wife, while Emilio and Fadinard do their best to hide the woman and recover the hat. They are successful but the lamppost falls down. All the noise attracts the guards and neighbours. Taking advantage of the upheaval about the hat, Anaide confronts Beaupertuis with a dignified attitude that it is she who is the offended one. She scolds him for running about town and not taking care of her. Nonancourt, who got the truth from Felice, praises Fadinard for the nobility of his spirit. The caporal frees the guests. A humbled Beaupertuis asks his wife’s pardon. Everyone is overjoyed about the happy end to the day: everyone can now go home and the bride and groom - finally - can go off to their love nest.

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Acte I. Le jour du mariage de Fadinard, son serviteur Felice accueille Vézinet, l’oncle vieux et sourd de la mariée; il apporte une chapelière, son cadeau de mariage. Arrive Fadinard; celui-ci raconte un événement curieux: lorsqu’il rentrait à la maison en calèche, son cheval a mangé un chapeau de paille accroché à la branche d’un arbre. Les cris de sa propriétaire et de l’officier l’accompagnant ont effrayé le cheval, lequel est parti au galop empêchant ainsi Fadinard de s’excuser. Vézinet, qui n’a rien compris du récit, s’éloigne. Fadinard pense joyeux et rêveur à son mariage quand tout à coup entrent Anaide, la propriétaire du chapeau et Emilio, l’officier qui l’accompagne: ils exigent un dédommagement. Fadinard envoie Felice à la recherche d’un chapeau identique à celui abîmé par le cheval et s’empresse de cacher Anaide et Emilio quand il s’aperçoit que quelqu’un arrive. En effet, c’est Nonancourt, son futur beau-père, qui accompagne sa fiancée Elena. Fadinart et Elena, seuls, s’échangent des tendresses. Depuis la rue on entend les voix des invités: Fadinard prie Elena et son père d’aller les accueillir, alors qu’il reste pour tenter de se débarrasser d’Anaide et Emilio. Felice n’a pas trouvé le même chapeau et Anaide est désespérée: elle ne peut pas rentrer sans son chapeau, avec lequel son mari, très jaloux, l’a vue sortir le matin. Toute protestation de Fadinard, qui est attendu pour la cérémonie, est inutile. Emilio menace de le provoquer en duel s’il ne procure pas immédiatement à Anaide un nouveau chapeau, identique à celui qui a été abîmé par le cheval. Interlude Une modiste cherche à calmer le bavardage de ses apprenties lorsque entre dans l’atelier Fadinard. La modiste l’informe qu’elle a vendu à la Baronne de Champigny un chapeau identique à celui qu’il cherche. Acte II. La Baronne a organisé une réception en l’honneur du violoniste Minardi. Arrive Fadinard, nouvel époux. Intimidé par l’ambiance aristocratique du milieu, il se demande comment pourrait-il demander le chapeau à la Baronne. Accueilli avec tous les honneurs par la maîtresse de maison, qui croit recevoir le grand violoniste, célèbre aussi pour ses extravagances, Fadinard décide de faire semblant d’être le fameux musicien, ainsi quand il demande à la Baronne de lui donner son chapeau, celle-ci va le chercher sans se montrer surprise et, amusée, le lui donne. Fadinard s’en réjouit et envisage ainsi de rejoindre sous peu les invités au banquet, lorsqu’il voit, effrayé, Nonancourt sortir de la salle du banquet. Celui-ci l’avait suivi avec les invités pensant qu’ils étaient arrivés au restaurant: ils étaient entrés dans la salle à manger en passant par les cuisines où ils avaient abondamment mangé et bu. Quand la Baronne revient avec un chapeau noir, Fadinard insiste pour avoir un chapeau de paille de Florence. La Baronne, embarrassée, lui dit de l’avoir donné à 13

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sa filleule, madame Beaupertuis. La confusion augmente quand les amis de Fadinard font irruption dans le salon et arrive à son comble quand fait son entrée le vrai violoniste Minardi. Fadinard arrive à se faufiler en emmenant Elena et les invités, avant l’arrivée de la police.

femme et récupérer le chapeau. Ils y arrivent, mais ils heurtent le réverbère qui tombe. Ce vacarme attire les soldats et les habitants des maisons autour. Anaide, profitant de la confusion, a récupéré le chapeau et à présent elle affronte Beaupertuis. Elle affiche une attitude de femme vexée, mais digne et lui reproche de la négliger pour traîner dans les rues. Nonancourt, qui a appris la vérité de Felice, loue Fadinard pour sa noblesse d’âme. L’officier libère les invités; Beaupertuis, honteux, demande le pardon de sa femme. Tous se réjouissent pour l’heureuse conclusion de cette journée bien drôle, chacun peut ainsi rentrer chez soi pour se reposer et les jeunes époux, enfin, peuvent se retirer dans leur nid d’amoureux.

Acte III. M. Beaupertuis est inquiet: il soupçonne que sa femme le trompe: elle est sortie le matin pour rendre visite à sa cousine et elle n’est pas encore rentrée. Arrive Fadinard qui demande à parler à la maîtresse de maison. Entrent Nonancourt et Vézinet, croyant que c’est la nouvelle maison des époux; en même temps, Beaupertuis cherche inutilement à arrêter Fadinard, qui arpente frénétiquement la maison à la recherche du chapeau. Arrivent aussi les dames du cortège nuptial, accompagnant Elena vers ce qu’elles croient être la chambre nuptiale. Les quiproquos s’enchaînent et Fadinard se résout à expliquer à Beaupertuis pourquoi il est à la recherche du chapeau de la dame, mais aux détails du récit Beaupertuis comprend que sa femme est l’amante de l’officier et que le chapeau mangé par le cheval est celui qu’elle avait le matin. Dans la confusion générale, Fadinard réussit à regagner rapidement sa maison et ainsi sauver Anaide de la vengeance de Beaupertuis, qui le poursuit armé d’un pistolet. Interlude Le cortège des invités, fatigué et désorienté après toutes les péripéties de la longue journée, se traîne dans la nuit vers la maison de Fadinard. Acte IV. Les soldats exécutent, indolents, la relève de la garde au moment où l’orage menace. Les invités arrivent en bas de la maison de Fadinard. Felice les empêche de monter parce qu’il y a une dame. Nonancourt, furieux, ordonne à son serviteur d’emporter tous les cadeaux de mariage. Mais Elena aime son mari et ne veut pas le quitter. Arrive Fadinard, essoufflé, au moment même où Nonancourt s’apprête à emporter les cadeaux. Il cherche à lui arracher une chapelière et l’oncle Vézinet se préoccupe que le contenu ne soit pas abîmé, car c’est son cadeau de mariage un chapeau de paille de Florence, coûté très cher! Pendant que Fadinart embrasse tout le monde, fou de joie, Nonancourt s’empare du chapeau. Fadinard court libérer Anaide. Entre temps, les soldats rentrent de leur tournée et comme ils tombent sur Nonancourt et les invités chargés de paquets, ils croient qu’il s’agit de voleurs et les emmènent en prison. Fadinard, qui est sorti avec Emilio et Anaide, ouvre la chapelière. Il est très surpris devant la boîte vide et ne trouvant plus ni femme, ni beau-père ni invités. Pendant qu’un soldat explique ce qui s’est passé, arrive Emilio pour récupérer le chapeau. Beaupertuis aussi arrive; Fadinard fait mettre à Anaide un manteau militaire et la cache dans la guérite. Emilio jette le chapeau par la fenêtre, mais celui-ci reste accroché à un réverbère. Beaupertuis cherche furieux sa femme, tandis que Emilio et Fadinard se donnennt du mal pour cacher la 14

Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt Erster Akt An Fadinards Hochzeitstag trifft Vézinet, der alte und taube Onkel der Braut, bei dessen Diener, Felice, ein und überreicht als Geschenk eine Hutschachtel. Da kommt Fadinard herbei und erzählt eine kuriose Geschichte: Während er sich auf dem Heimweg befand, hatte sein Kutschpferd nichts Besseres zu tun, als einen Strohhut zu verspeisen, der an einem Baumzweig hing. Das Geschrei der Eigentümerin und des sie begleitenden Offiziers erschreckten das arme Tier dermaßen, dass es in Galopp verfiel und Fadinard sich deswegen nicht für das Missgeschick hatte entschuldigen können. Vézinet versteht rein gar nichts von der Erzählung und geht weg. Fadinard bleibt voller Vorfreude auf das bevorstehende Hochzeitsfest allein zurück. In diesem Moment treten Anaide, die Eigentümerin des Hutes, und ihr Begleiter, Emilio, ein. Sie verlangen eine Wiedergutmachung für den Schaden. Fadinard beauftragt daraufhin Felice, nach einem Strohhut zu suchen, der genauso aussieht, wie der von dem Pferd vernichtete. Als Fadinard die Ankunft seines Schwiegervaters mit seiner Braut Elena bemerkt, versteckt er Anaide und Emilio eilig im Haus. Elena und Fadinard, die nun allein sind, beginnen sogleich zu turteln. Von der Straße her hört man die Stimmen der geladenen Gäste. Fadinard schickt Elena und ihren Vater zu deren Begrüßung hinaus. Dann versucht er, Anaide und Emilio loszuwerden. Felice hat leider keinen derartigen Hut gefunden. Anaide ist deshalb völlig verzweifelt. Ohne Hut kann sie nicht nach Hause gehen. Ihr eifersüchtiger Ehemann hat sie damit nämlich am Morgen aus dem Haus gehen sehen. Umsonst versucht Fadinard den beiden zu entkommen, damit er endlich zur Hochzeitszeremonie gehen kann. Emilio droht sogar damit, ihn zum Duell zu fordern, wenn er nicht unverzüglich einen neuen Hut auftreibt, der identisch mit dem alten ist. Zwischenspiel Eine Modistin versucht das Plappern ihrer Lehrlinge zu unterbinden, als Fadinard in den Laden eintritt. Sie unterrichtet ihn davon, dass sie der Baronin von Champigny einen derartigen Hut verkauft hat. 15

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Zweiter Akt Die Baronin gibt zu Ehren des Violinisten Minardi einen Empfang. Zu den Gästen zählt auch Fadinard, der es schließlich doch noch geschafft hat, sich zu vermählen. Etwas eingeschüchtert von der aristokratischen Atmosphäre fragt er sich, ob er die Baronin wirklich um den Hut bitten darf. Als er von der Hausherrin überschwänglich empfangen wird, da diese glaubt, dass er der bekanntermaßen exzentrische Violinist sei, gibt er sich tatsächlich als der umschwärmte Musiker aus. Als er sie schließlich um den Hut bittet, zögert die edle Dame keinen Augenblick, ihm diese Bitte zu erfüllen. Fadinard wähnt sich schon am Ziel und hofft nun, endlich zu seinem Hochzeitbankett gehen zu können. Da sieht er voller Grauen Nonancourt aus dem Speisesaal herauskommen. Er war den Gästen gefolgt und durch die Küche dorthin gelangt. Als die Baronin mit einem schwarzen Hut zurückkehrt, besteht Fadinard darauf, nicht jenen zu bekommen, sondern einen Florentiner Strohhut. Die etwas verblüffte Baronin enthüllt ihm daraufhin, dass sie ihn ihrem Patenkind, der Signora Beaupertuis, geschenkt habe. Das Durcheinander wird noch größer, als die Freunde von Fadinard in den Saal hineinströmen und schlussendlich auch noch der wahre Violinist auftaucht. Fadinard gelingt es glücklicherweise, sich aus dem Staub zu machen. Er nimmt dabei seine Braut Elena und seine Freunde im Schlepptau mit, bevor die Polizei eintrifft.

Vierter Akt Die Wachsoldaten lösen sich ab, während sich am Himmel ein Unwetter zusammenbraut. Die Gäste stehen unter Fadinards Haus. Felice lässt sie nicht hinein, weil im Haus eine Frau ist. Der wütende Nonancourt befiehlt daraufhin dem Diener, sämtliche Hochzeitsgeschenke aus dem Haus zu holen. Elena liebt ihren Bräutigam jedoch und will ihn nicht aufgeben. Der atemlose Fadinard versucht Nonancourt, eine Hutschachtel zu entreißen, die er gerade aus dem Haus schleppen will. Der Onkel Vézinet befürchtet, dass deren Inhalt in Mitleidenschaft gezogen wird. Schließlich ist es sein Hochzeitsgeschenk: ein teurer Florentiner Strohhut! Während der vor Freude fast ausrastende Fadinard alle Umstehenden umarmt, holt Nonancourt den Hut aus der Schachtel heraus. Fadinard will jetzt Anaide aus dem Haus holen. Währenddessen kommen die Soldaten von Ihrer Runde zurück. Als sie Nonancourt und die anderen mit den ganzen Geschenken erblicken, nehmen sie an, dass es sich um Diebe handelt und nehmen sie fest. Fadinard kommt aus dem Haus und öffnet die Hutschachtel. Zu seiner Verblüffung stellt er fest, dass sie leer ist! Außerdem sind seine Frau, der Schwiegervater und die Gäste verschwunden. Als ihm ein Soldat die Geschehnisse mitteilt, tritt Emilio in den Wachtposten ein, um an den Hut zu kommen. Da kommt jedoch Beaupertuis angelaufen. Fadinard streift Anaide einen alten Militärmantel über und versteckt sie im Wachhäuschen. Emilio wirft den Hut aus einem Fenster heraus, der allerdings an einer Laterne hängenbleibt. Der wutschnaubende Beaupertuis sucht derweil immer weiter nach seiner Frau. Emilio und Fadinard versuchen, an den Hut zu kommen, stoßen dabei aber die Laterne um. Bei diesem Lärm laufen die Soldaten und Bewohner zusammen, um nach dem Rechten zu schauen. Anaide profitiert von dem Durcheinander und setzt sich den Hut auf. Als sie auf Beaupertuis trifft und der sie der Untreue zeiht, tut sie entrüstet. Er treibe sich in der Stadt herum, anstatt sich um sie zu kümmern. Nonancourt hat in der Zwischenzeit von Felice die Wahrheit erfahren. Er lobt Fadinard ob seiner Ehrenhaftigkeit. Der Kaporal entlässt die Gefangenen in die Freiheit. Der gedemütigte Beaupertuis bittet seine Frau um Verzeihung. Alle freuen sich über den glücklichen Ausgang der Geschichte. Nun können alle heimkehren und das Brautpaar kann sich endlich in ihr Liebesnest zurückziehen.

Dritter Akt Herr Beaupertuis ist beunruhigt: Er befürchtet, dass seine Frau ihn mit einem anderen Mann betrügt. Heute Morgen ging sie aus dem Haus, um eine Cousine zu besuchen und jetzt ist sie immer noch nicht zu Hause. Da erscheint Fadinard und fragt nach seiner Frau. Während Nonancourt und Vézinet davon überzeugt sind, dass es sich um das neue Haus der Brautleute handelt, versucht Beaupertuis verzweifelt Fadinard aufzuhalten, der im ganzen Haus nach dem Strohhut sucht. Schließlich kommen die Frauen des Hochzeitszuges in Begleitung von Elena herbei und sind ebenfalls der Überzeugung, dass es sich um das Brautgemach handelt. Die Situation wird immer verwickelter. Fadinard entschließt sich, Beaupertuis den Grund für seine frenetische Suche zu enthüllen. Aufgrund der Details kommt der jedoch dahinter, dass es sich um seine Frau handeln muss, dass seine Frau ein Verhältnis mit dem Offizier hat und dass der vom Pferd aufgefressene Hut kein anderer ist, als der, den seine Frau heute Morgen beim Hinausgehen trug. In dem ganzen Durcheinander läuft Fadinard nach Hause, um Anaide vor der Rachsucht ihres Mannes zu retten, der mit einer Pistole hinter ihr her ist. Zwischenspiel Die mittlerweile nach den vielen Wechselfällen ermatteten und desorientierten Hochzeitsgäste ziehen durch die Nacht in Richtung von Fadinards Haus.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE di Nino Rota Prima rappresentazione: Palermo, Teatro Massimo, 21 aprile 1955 Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, 2 tromboni, basso tuba, timpani, percussioni, celesta, arpa e archi. Sul palco: pianoforte.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE

Nino Rota

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE Farsa musicale in quattro atti e sei quadri di Ernesta e Nino Rota Dalla commedia Un Chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel

Fadinard, giovane agiato Nonancourt, agricoltore Beaupertuis Lo zio Vézinet, sordo Emilio, tenente Felice, domestico di Fadinard Achille di Rosalba, bellimbusto Una guardia Un caporale delle guardie Minardi, violinista Elena, figlia di Nonancourt Anaide, moglie di Beaupertuis La baronessa di Champigny La modista

tenore basso baritono-basso tenore baritono tenore tenore tenore baritono recitante soprano soprano contralto soprano

Il corteo di nozze, le modiste, gli invitati della baronessa, le guardie, abitanti di piazza Troudebí

A Parigi, nel 1850

Foto storica della lavorazione dei cappelli di paglia di Firenze

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

ATTO I Sala centrale in casa di Fadinard. In fondo una porta d’ingresso a due battenti, che dà sulle scale. Ai lati, in primo piano, due porte. Altra porta che immette nella camera nuziale. Finestra che dà sulla piazza. Scena prima Felice, Vézinet. (All’alzarsi del sipario Felice sta mettendo or dine nella sala. Dalla porta di fondo entra Vézinet con una cappelliera.) VÉZINET Posso entrar? FELICE Entrate pur. VÉZINET Eh? C’è il padrone? FELICE Ancor non c’è. VÉZINET Io son Vézinet, zio della sposa. FELICE Ho capito, ho capito. VÉZINET E gl’invitati ancora non son giunti? FELICE Non ancora. (Gli offre una sedia) Vuole sedere? VÉZINET Molto gentile. FELICE Ma che babbeo!

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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VÉZINET Oh, grazie tante! (Consegna a Felice una cappelliera) Toh, prendi questo pacco! Adagio, fa’ attenzion! Non prenderlo pel nastro!

Scena seconda Fadinard, Felice, Vézinet. (Fadinard entra dalla porta di fondo parlando verso l’interno.)

FELICE Oh Dio, che impiastro! Felice si avvia con la cappelliera verso la porta di sinistra. VÉZINET Nella stanza, nella stanza! Con riguardo, con riguardo! FELICE Ho capito! Non sono mica sordo come voi! VÉZINET Che cosa dici? È il dono mio di nozze, E costa molto. FELICE Quattro soldi! Oh che piacere, poter parlare con quel signore come mi pare! Egli è più sordo d’una campana. Vecchio balordo! Felice s’inchina ed esce. VÉZINET Molto educato il giovanotto, non c’è che dir.

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FADINARD Distaccate il cavallo dall’attacco! (Viene avanti, posa dei pacchi, si toglie i guanti, il cappotto) Ah, questo è proprio un fatto assai bislacco... (Scorge la zio Vézinet) Oh, lo zio Vézinet! Voglio raccontargliene una bella! VÉZINET Nipote mio, permetti ch’io ti abbracci! Vézinet abbraccia Fadinard. FADINARD (Già, quest’è una mania dei parenti della futura mia!) (Si abbracciano) Dunque, stammi a sentire... VÉZINET La sposa dov’è? FADINARD Mi segue da lontano con otto carrozze. (riprendendo il racconto) Dunque, parto staman da Charantonneau... VÉZINET Ho consegnato un piccolo regalo! FADINARD Oh, tante grazie! (Riprende di nuovo) Parto alle sette dal villaggio stamani e pianto in asso la compagnia, salto in calesse, e via! E per veder s’è pronto il nido d’amore corro qui verso la città a gran velocità. Frusto il cavallo, frusto allegro, 23

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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nell’ansia di arrivar, quasi mi par volar. In piena corsa batto un ramo, la frusta cade giù, non me la trovo più.

FADINARD Altro che confetti! Io sto per far le scuse alla signora, ma il suo bel militare sbuca allora; m’insulta lo smargiasso e poi s’avventa. Per evitarlo, io mi rifugio sul calessino, il caval si spaventa... prende la corsa e va. Ed eccomi qua! Fadinard mostra allo zio il pezzo della tesa di un cappello di paglia guarnito con dei papaveri. Vézinet lo osserva con attenzione.

VÉZINET Oh, che fortuna! FADINARD Un corno! (Non penso mai ch’è sordo.) Fermo il cavallo e scendo; poco lontano il mio frustino luccica sotto un biancospino. Per ripigliarlo strappo i calzoni... VÉZINET Io mi rallegro molto, molto... FADINARD Grazie! Quando mi volto non c’è più il calesse. Cerco nel bosco fino in fondo al viale, e cosa trovo mai? Il mio caval che biascica pieno d’ardor di paglia un pezzettin con nastri e rossi fior. Sto per avvicinarmi, e sento la voce di una donna dall’altro viale, che grida: “Oh cielo! Il mio cappello!”. Quel brandello di paglia era un cappello! Ad un ramoscello fresco, bello, stava appeso là, mentre quella per il bosco in compagnia con un militar a braccetto va.

VÉZINET La paglia è graziosa. Per trovare un cappello così fino, così bello ce ne vuol! Ne so qualche cosa. (Riconsegna il pezzo di paglia a Fadinard) Al municipio a che ora si va? FADINARD quasi gridando e facendo il numero con le dita Alle undici. VÉZINET Allora tardi si pranzerà, mi convien prendere una cioccolata. FADINARD Vattene in pace, mio caro zio. VÉZINET Nipote, addio! Vézinet abbraccia e bacia il nipote. FADINARD Mania inveterata! Vézinet esce dalla porta di fondo.

VÉZINET Ti hanno chiesto i confetti?

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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Scena terza Fadinard (solo).

Scena quarta Anaide, Emilio, Fadinard, poi Felice. (La porta di fondo si apre e compare una signora senza cappello seguita da un ufficiale.)

FADINARD Tra un’ora sarò sposo, avrò una mogliettina tutta per me, sera e mattina. E il porcospino, suocero mio, più grazie a Dio non griderà: “Tutto a monte! Tutto a monte! Queste nozze non si fanno!”. Egli è uno zotico ricco ortolano del circondario di Charantonneau. Ma nei suoi campi, per caso strano, un delicato fiore sbocciò. Come un piccol fior d’april, la mia sposa è gentil. Dell’ingenua sua beltà il mio cuor s’innamorò. Or dai campi alla città forse un poco sperduta sarà; ma le voglio tanto bene, certo felici saremo insiem. (Apre la porta e guarda nella stanza nuziale) Ecco il nido che ci aspetta, lindo e fresco come lei; la casetta fatta apposta per nascondere il mio amor. Ah, se fosse questo dì via fuggito e la notte già qui! E noi soli, soli alfin, soli e felici sino al mattin! (Fadinard richiude la porta della camera e si volta in ascolto verso la porta di fondo) Eccoli qua, salgon le scale! È lei! È lei!...

EMILIO Entri pure con coraggio! ANAIDE Niente scandali, signor, per carità! FADINARD a parte (La signora del cappello e il militar!) EMILIO Non credeva di vederci. FADINARD È un piacere, è un grande onore, in verità! (E tra poco ho da sposar!) EMILIO Offra una sedia alla signora! Fadinard obbedisce premurosamente. FADINARD Con piacer! (Qui rimarranno almeno un’ora!) Anaide si siede. EMILIO Creda a me, lei non sa l’educazione. FADINARD Lei m’offende! EMILIO E con ragione. Ci ha piantati in mezzo al bosco, senza dir nemmeno: “Scusi, io me ne vo!”. FADINARD Ma io avevo per la testa altri pensieri!

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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EMILIO Il cavallo corre bene, ma le tracce anch’io ben seguire so.

EMILIO Un accidente!

ANAIDE Emilio! Emilio, si fa tardi. FADINARD Son d’accordo con la dama; qui si perde tempo invan. EMILIO Ma la fretta a me che importa? Delle scuse noi vogliam. FADINARD Son desolato, creda. Ma signorina, che ci posso far, se ai cavalli piacciono le paglie e i fior? Il mio cavallo dovrà scusarsi allor. EMILIO Badi bene come parla! FADINARD E poi mi dica se le pare bello ai ramoscelli appendere il cappello, e con dei militar sola pei boschi andar? È una cosa piuttosto sospetta! EMILIO Signore, per piacer, la smetta! ANAIDE Deve sapere: questo è un mio parente, la sua carriera m’interessa molto, perciò volevo dargli un poco ascolto... FADINARD A braccetto e senza cappel... Emilio afferra una poltroncina e la rovescia per terra in un impeto di collera.

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FADINARD Non mi rompa le poltrone! EMILIO Io le scaravento dal balcone! Lei deve l’offesa riparare. FADINARD tirando fuori di tasca il borsellino Venti franchi... Può bastare? EMILIO con violenza sempre maggiore Lei è pazzo! Che si crede? Io l’ammazzo! ANAIDE interponendosi tra i due Calma, Emilio, ve ne prego! EMILIO La signora non uscirà di qua se non avrà un cappello eguale a quello là. FADINARD E ci voleva tanto a dirlo? (chiamando) Felice! Felice! (Entra Felice e Fadinard gli consegna il campione della paglia; parlato) Prendi questo campione, corri dalla modista che sta in piazza, compra un cappello uguale, ma che sia tale e quale. Guai se entro un quarto d’ora non sei qui col cappello per la signora. Mentre Felice esce dalla porta di fondo, si sente un rumore di carrozze e di sonagli. ANAIDE Oh Dio! C’è qualcuno! FADINARD Siamo fritti! C’è il suocero! Se trova qua una donna, va tutto a monte! 29

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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ANAIDE Sorpresa in casa d’uno sconosciuto! Come fare? Ah! Anaide si dirige verso la porta a destra. Entra nella stanza e chiude la porta. Fadinard le va dietro supplichevole.

FADINARD (Il porcospino cresce e si sviluppa...)

FADINARD Signora, un minuto! (Emilio si dirige verso la porta a sinistra. Fadinard corre verso Emilio) Signore, non abusi! EMILIO Mandate via quegl’intrusi! Riprenderemo la conversazione. Emilio si chiude nella stanza a sinistra. Scena quinta Fadinard, Elena, Nonancourt. (Dalla porta di fondo entrano Nonancourt ed Elena. Elena è vestita da sposa, con il velo, la corona e in mano un bouquet di fiori.) NONANCOURT Tutto a monte! Genero mio, sei un cialtrone. Chi t’ha insegnato l’educazione? Villano... ELENA Vi prego... NONANCOURT Silenzio! Otto carrozze son giù al porton, lo sposo non c’è, chissà mai dov’è. Tu te ne infischi perché noi siam di Charantonneau. Voi Parigini ci disprezzate, dite che provinciali siam. Ma noi paesan sappiam l’educazione più di tutti voi. Il matrimonio ancora non è fatto, a monte potrà andar...

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NONANCOURT Ma sopra i piedi miei che alcuno mi cammini io non permetterò. (Scuote il piede) Ahi, le scarpe di vernice! Ahi, schifose, maledette! Mi pungon, mi son strette! E il fior d’arancio han portato per me... FADINARD Il fior d’arancio? e perché? NONANCOURT Perché, perché? Esso è il fior dell’amor coniugal: lo vo’ posar nel talamo nuzial. Ahi! ELENA Papà, come sei buono! NONANCOURT Ahi, maledette scarpe! Ahi, ahi, ahi, ahi! Proprio a nozze aver le scarpe strette di coppal! Ahi, che mal! Tutto il giorno zoppicando dovrò andar: alla chiesa, al municipio, al ristorante a banchettar. Mi voglio mettere delle pantofole... FADINARD Suocero mio, non c’è tempo da perdere. NONANCOURT avviandosi alla porta di sinistra Delle pantofole, delle pantofole!

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FADINARD impedendogli il passaggio Qui ci son uomini che metton ordine.

ELENA Siamo soli!

NONANCOURT dirigendosi alla porta di destra In questa camera, vo in questa camera.

FADINARD ... è la prima volta, non lo sai?

FADINARD impedendogli il passaggio Per carità, qui ci sono gli idraulici.

ELENA Sì! Trema nell’estasi d’amor il cuor beato! Sfugge al labbro tacito un sospiro, non so dir s’è gioia quel ch’io sento, tant’è nuovo al cor quest’arcano gioir. Così è in terra il paradiso: palpitar d’un solo ardor con te. Ah, così vivere, così morir! Nell’incanto che ci unisce in un amor divin, vorrei che la vita trascorresse, che l’istante beato non avesse mai fin.

NONANCOURT Con queste scarpe divento un idrofobo. FADINARD Abbiate pazienza, è questione di poco. NONANCOURT Più non resisto, ci ho i piedi di fuoco. FADINARD Questione di poco! NONANCOURT Non trovo sollievo se almen per un poco le scarpe non levo. In camera vostra, in camera, là, vado le scarpe a levar. Entra nella camera. Fadinard guarda inquieto le due porte. Scena sesta Fadinard, Elena. FADINARD Elena... ELENA Fadinard! FADINARD Elena! Ora che siamo soli...

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FADINARD (E quei due che son di là!) Oh sì... è gioia, mio dolce tesor! Così è in terra il paradiso! Sèguita a due con Elena. Scena settima Nonancourt, Fadinard, Elena. (Nonancourt rientra.) NONANCOURT Ma che bella situazione! Mentr’io sono là da solo a soffrir... FADINARD Ma è mia moglie... NONANCOURT Non ancora!... 33

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Senti i cavalli scalpitar, e gli invitati ancora ad aspettar... Si sente di nuovo rumore di sonagli.

FELICE affannando Dalla modista giù nella piazza, tutto il negozio abbiam guardato...

FADINARD Senti che chiasso! Scendete voi. Io vengo subito. NONANCOURT gridando, sulla porta Ricorda che alle undici andiamo al municipio. CORTEO DI NOZZE interno Tutta Parigi noi giriam, lieti e felici siam. I cari sposi festeggiam, è un dì che si ricorderà. Noi li abbracciam con tutto il cuor, con tutto il cuor noi li abbracciam. Che bello andar per la città! Schiocchi la frusta, cocchiere, avanti, olà! Fadinard dà un bacio furtivo a Elena e chiude la porta dietro ai due. Poi, sospettoso, tira il paletto. Quindi va ad aprire le due porte laterali. Scena ottava Fadinard, Anaide, Emilio, Felice. FADINARD Signora, venga fuori! Da casa mia ve ne dovete andare. (Si sente bussare alla porta) Oh Dio, chi è? (Fadinard fa cenno a Emilio e alla signora di tornare nelle stanze) Chi è? VOCE DI FELICE Sono io! Fadinard apre la porta. I due amanti vedendo Felice escono dai loro rifugi.

FADINARD E l’hai trovato? FELICE No! ANAIDE Oh Dio! Come farò a ritornar senza cappello? Il cappello con cui m’ha visto uscire mio marito! FADINARD Un marito? C’è anche un marito? ANAIDE Ahimè! EMILIO Un geloso, un tipo assai brutal, se ritornerà senza cappello... ANAIDE Se ritornerò senza cappello, quell’ombroso, sospettoso, cosa crederà? Sono perduta! sono compromessa! Ah, poco manca ch’io adesso mora! FADINARD Non qui, signora, non qui, signora! NONANCOURT da fuori Mio genero, mio genero! ANAIDE Come potrò tornar da quel brutale?

FADINARD Oh, meno male! Ebbene, ci sei stato? 34

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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EMILIO Diteci, come può?

ANAIDE Io qui l’imploro!

FADINARD È semplice. Scendete zitti zitti le scale, montate in un coupé zitti zitti, girate i magazzini, son pieni di cappelli, trovatene uno uguale, poi ritornate a casa, zitti zitti.

FADINARD No!

ANAIDE Ma io sono moribonda! FADINARD a Emilio Ma lei, tenente, lei non è moribondo. ANAIDE aggrappandosi a Emilio No, Emilio, non andare! EMILIO indignato a Fadinard Posso lasciare la signora in questo stato? Presto, presto vada lei, il campione è questo, non c’è tempo da sprecar. Noi qui fermi aspetterem anche un’ora, un giorno, un mese, un anno se ci vuol. Noi qui fermi aspetterem sinché la signora il suo cappello per tornare dal marito non avrà. FADINARD Cari miei signor, vi devo dire un fatto, che oggi sposerò. Sono tutti fuor moglie e parenti con carrozze ad aspettar. Come posso fare ad occuparmi d’un cappel?

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EMILIO Lei deve andar! FADINARD No! ANAIDE Ah, crudele cuor, in voi non c’è nemmeno un briciol di pietà. FADINARD Devo sposar! ANAIDE La vita e l’onor, ecco depongo qui per terra ai vostri piè. FADINARD Devo sposar, devo sposar! ANAIDE Sordo siete voi ad una donna ai vostri piè? FADINARD Devo sposar!

ANAIDE Io la scongiuro!

EMILIO E che me ne importa a me se dovete andare a nozze proprio in questo dì? Noi qui fermi aspetterem anche un’ora, un giorno, un mese, un anno se ci vuol!

FADINARD No!

ANAIDE Ah, m’ucciderò, m’ucciderò! 37

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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Non resisterò al disonor! Vada a prender... quel cappel!

FADINARD In fretta, andiamo! Fadinard spinge gli invitati e Nonancourt fuori della porta uscendo con loro. Quando la porta è chiusa da Fadinard, si sente ancora il canto degli invitali che si avviano per le scale.

FADINARD Ma come fo? Impazzirò. EMILIO e ANAIDE a due Presto, presto, vada lei! e badi bene che a casa sua senza cappel non tornerà! EMILIO Oppure ci sarà un duello alla pistola! NONANCOURT dalle scale Mio genero! Mio genero! Fadinard va ad aprire la porta. Emilio e Anaide si nascondono dietro ai due battenti della porta che viene aperta. Scena nona Fadinard, Emilio, Anaide, Nonancourt e invitati alle nozze. (Nonancourt appare sulla soglia della porta con un ramo di fiori di arancio in mano.) NONANCOURT Tutto a monte! Nonancourt fa per entrare, ma Fadinard lo spinge indietro. FADINARD Andiamo, andiam... NONANCOURT Il fior d’arancio, il fior d’arancio... FADINARD Non si può, ci sono gli imbianchini... CORTEO DI NOZZE interno vicino Tutta Parigi noi giriam! Lieti e felici siam! (Dietro a Nonancourt, fuori della porta, si affacciano petulanti alcuni invitati del corteo di nozze) Tutta Parigi noi giriam! Noi v’abbracciam con tutto il cuor! 38

CORTEO DI NOZZE Noi v’abbracciam con tutto il cuor! Noi v’abbracciam, noi v’abbracciam! La porta viene riaperta e Fadinard si riaffaccia. Subito i due gli vanno incontro gridando: ANAIDE Il cappello! EMILIO Un duello! Fadinard subito esce di nuovo. Emilio spara un colpo in aria. Si sente sempre più lontano il corteo di nozze. CORTEO DI NOZZE Avanti, olà! INTERMEZZO ATTO II Un negozio di modista. Scena prima Le modiste, poi la Modista. (Le modiste lavorano. La Modista va e viene sfaccendando nel negozio) LE MODISTE Svelto vola vola l’ago, nascono i cappelli da l’ordito vago. Nelle nostre dita vola vola l’ago senza mai sostar. Da mattina a sera lavoriamo, lavoriamo, spensierate, garrule, pettegole, ciarliere, spensierate e gaie! Svelto vola vola l’ago, 39

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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tesse veli e trine per le Parigine.

Interrompe il suo lavoro e si avvicina a Fadinard.

MODISTA Zitte, pettegole, non chiacchierate, è mezzodì! Guai se vi sento ciarlare laggiù.

FADINARD Tutta Parigi ho girato, ma non l’ho trovato. M’aiuti lei...

LE MODISTE Svelto vola vola l’ago, nascono i cappelli da l’ordito vago ecc. ecc. MODISTA Presto, finitela con questo chiasso! Che fate là? Guai chi il lavoro finito non ha! (rivolgendosi e dando ordini ad alcune lavoranti) Prendi il cappello, - dammelo qua; prendi anche quello, - mettilo là; e questo nastro - vada al suo posto; guarda quel velo, - sta per cader. Che confusione c’è in questo negozio! queste ragazze mi fan disperar! LE MODISTE Da mattina a sera lavoriamo, lavoriamo ecc. Si sente il rumore delle carrozze del corteo che si avvicinano. Scena seconda Fadinard e dette. (Fadinard entra timidamente, ma agitato.) FADINARD Signora modista, ho fretta. Non avete un cappello uguale a questo? (Tira fuori il campione di paglia) MODISTA Subito, guardiamo subito. 40

MODISTA prendendo il campione Oh! una paglia di Firenze? Ma è proprio come quella che ho venduto l’altro giorno alla baronessa... Cercando di ricordare. FADINARD Baronessa? quale baronessa? MODISTA Sì! ora ricordo... La baronessa di Champigny: la mia cliente più ricca e più chic. FADINARD E dove sta? MODISTA Nella sua villa vicino a Passy. FADINARD accasciandosi scoraggiato A Passy! E con quel suocero alle calcagna dovrò arrivare fino a Passy? (con subitanea decisione) A Passy! Fadinard abbraccia la modista ed esce di corsa. La modista rimane sbalordita. LE MODISTE ridendo Guarda che bel tipo, che lunatico cliente... Prima era impacciato, poi diventa uno sfacciato. Ch’è venuto a fare? Dove deve andare? Si sente il rumore delle carrozze che si allontanano. La modista, con un cenno, rimanda le ragazze al lavoro.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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MODISTA Su! lavorate!

La baronessa mostra al visconte di Rosalba una lettera.

LE MODISTE Svelto vola vola l’ago, nascono i cappelli da l’ordito vago ecc. Cala il sipario per rialzarsi subito sull’atto seguente. ATTO II Sala centrale in casa della baronessa di Champigny. - In fondo due grandi porte si aprono sulla sala da pranzo. - L’ingresso è a destra, mentre a sinistra un vasto corridoio immette negli appartamenti. Sul davanti della scena un pianoforte. All’alzarsi del sipario le porte in fondo sono spalancate e si vede nella sala da pranzo una tavola lussuosamente apparecchiata. Scena prima Achille di Rosalba, Baronessa di Champigny. (Dall’ingresso a destra entra Achille di Rosalba e si avvicina alla baronessa di Champigny che esce dalla sala da pranzo.) ACHILLE DI ROSALBA O mia cara baronessa, pel concerto noi veniam, ma qui vedo preparato un banchetto lucullian. Che vuol dir questo? BARONESSA Curioso! Una cena ed un rinfresco col concerto v’offrirò. Di Parigi i più bei nomi qui convegno si daran. Il celebre Minardi io aspetto più tardi; questo gran violinista ci vuol fare onor. Ei viene da Firenze, è l’idol di Parigi: sentite che mi scrisse staman, di sua man. 42

ACHILLE DI ROSALBA Quest’è un autografo, è un vero autografo! BARONESSA leggendo “Mia cara baronessa, chiedete due pezzi, io ne suonerò quattro con grande piacer. M’offrite mille scudi, è troppo poco... datemi un vostro fiore e poi, nulla più”. Il visconte guarda di nuovo con curiosità la lettera. ACHILLE DI ROSALBA È un tipo original... BARONESSA Un artista genial... ACHILLE DI ROSALBA Davvero eccezional... BARONESSA Davvero eccezional! ACHILLE DI ROSALBA Un vero original! BARONESSA Ah! sentitene una bella! Dalla principessa Rambouillet, ch’è famosa pel suo picciol piè, giovedì cantò chiedendo per cachet... indovinate che? Solo una scarpina di quel picciol piè. Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! A me chiede un fiore, solo un fiore... Quant’è original questo signore! (Si sente di fuori un rumore di carrozze.) 43

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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O cielo... i miei invitati son già qui!

un cappello di paglia a questa gente? E il caro suocero che ad ogni istante domanda “dove siam? dove andiam?”. Al ristorante del Vitel poppante dove ci aspetta il banchetto nuziale. E tutti i parenti che vogliono impazienti il brindisi e il rinfresco dopo lo sposalizio. (Accenna all’anello nuziale) E in casa un energumeno che spacca tutti i mobili, minaccia di ammazzarmi! (Sbuffa impaziente) Questa baronessa che non viene! E la mia sposina giù che m’aspetta... Chi l’avesse vista poco fa, con un’aria di colomba, pronunciare il dolce sì. Ecco la baronessa! È lei! Entra la baronessa, elegantissima, con un fiore sul seno.

CORTEO DI NOZZE interno Tutta Parigi noi giriam... BARONESSA fa cenno di chiudere le porte della sala da pranzo Cugino mio, fate gli onor di casa, per favore... La baronessa si dirige in fretta verso gli appartamenti. CORTEO DI NOZZE interno Noi v’abbracciam con tutto il cuor, noi v’abbracciam, noi v’abbracciam... Scena seconda Fadinard, Achille di Rosalba. (Fadinard entra timidamente dalla porta d’ingresso) FADINARD Permesso, signore? ACHILLE DI ROSALBA S’accomodi! Il nome per favore? FADINARD Oh, non importa... Sono venuto per la baronessa. ACHILLE DI ROSALBA con trasporto (È lui...) È lei! Caro signor, l’aspettavam (ha proprio l’aria di un artista), qui non si parla che di lei. La baronessa? Vado subito ad avvertirla. (presentandosi) Il visconte Achille di Rosalba, per servirla. Esce verso gli appartamenti. Scena terza Fadinard (solo). FADINARD Visconti, baronesse... Come farò a chiedere 44

Scena quarta Baronessa, Fadinard, poi invitati della baronessa. BARONESSA Caro signore, lei mi deve scusare s’io l’ho fatta tanto aspettare. FADINARD Sono ad importunare, io che son qui per... Tossisce imbarazzato. BARONESSA Tossisce? FADINARD Oh, non è nulla. Baronessa, confido nella sua gentilezza... vorrei chiederle... 45

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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Per nascondere il suo imbarazzo Fadinard ricomincia a tossire.

BARONESSA La musica!

BARONESSA Ma lei ha preso freddo. FADINARD timidamente No! BARONESSA Ah! le potessi dar di Firenze il caldo sole! FADINARD Di Firenze io soltanto vorrei... BARONESSA interrompendolo con impeto Oh Italia, Italia mia, io penso a te con tanta nostalgia! I tuoi vasti orizzonti, i mari, i monti, i fiumi e le città! Firenze, ah Firenze bella, col suo azzurro ciel... FADINARD a parte (... e con i suoi cappel!) BARONESSA Come?... E la musica? la musica d’Italia, che fuoco, che ardor! (Prende la mano di Fadinard) È un dono del Signor! non è vero? È il linguaggio del ciel... FADINARD La musica? BARONESSA La musica! è il linguaggio del ciel! FADINARD È il linguaggio del ciel!

FADINARD La musica! (Ah, mi darà il cappel!) Mi permetta, signora... io son da lei per chiedere un dono... BARONESSA Ah, delizioso! FADINARD Un dono... impareggiabile. BARONESSA Pazza che sono! Dimenticavo... Ci tiene dunque tanto? FADINARD Oh! Se ci tengo! BARONESSA Adulatore... E lo vuol subito? FADINARD Sì. BARONESSA prende dal seno il fiore e lo porge a Fadinard Ecco! Scena quinta Gli invitati e detti. (Gli invitati della baronessa entrano festosi. Saluti, inchini, baciamano. Fadinard, trasecolato, contempla il fiore.) FADINARD a parte Un garofano d’inverno? Che significa questo? Chi glielo ha chiesto? INVITATI Quando la baronessa

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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c’invita a venire qua, noi, cari amici suoi, accettiam con felicità. Essa ci accoglie sempre con tanta cordialità che in un balen di gioia pien trascorre il dì.

un grande artista, un nobil cuor - che per un fior venuto è qua. Gli invitati esprimono garbatamente la loro meraviglia a Fadinard che ascolta sbalordito.

BARONESSA Di riveder tanti amici miei, lieta son io...

BARONESSA Vi presento il signor Minardi, di Paganini l’impareggiabile rival.

INVITATI Cara! BARONESSA Piacere mio! INVITATI Bene! BARONESSA Felice dì! INVITATI Grazie! BARONESSA E se da me vi trovate ben, state pur qui... INVITATI Certo! BARONESSA Fino a doman... INVITATI Così farem! BARONESSA V’ho promesso un concerto d’un insigne violinista: 48

INVITATI Oh! Oh!

FADINARD Che dite mai? BARONESSA Ho sbagliato a dir “rivale”, dovevo dir l’”eguale”. FADINARD Io? BARONESSA Voi. INVITATI Voi siete di Firenze il dolcissimo rosignol. La fama vostra le Alpi ha trascorso, è qui giunta a voi. FADINARD Io?! Baronessa, cosa dite? INVITATI Troppo modesto siete, signor. Questa è una virtù, che i musicisti dei nostri dì non usan più.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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BARONESSA Troppo modesto siete.

FADINARD a parte (Se non dicevo d’essere Minardi, mi cacciavano via senza riguardi.)

FADINARD Qui c’è un error, mi diletto un po’ con il violin... INVITATI Bravo! FADINARD Sono amator...

BARONESSA Maestro, il concerto se volete or potete incominciar.

INVITATI Cosa?

ACHILLE DI ROSALBA Ecco a voi lo Stradivario, che Tartini sol suonò.

FADINARD ... non professor.

BARONESSA agli invitati Accomodatevi!

INVITATI Come?

FADINARD con scatto improvviso No! (poi, sottovoce, cercando le parole) No, baronessa... prima devo dirvi una cosa...

FADINARD Quel grande artista, che dite voi, io mai non fui. INVITATI Voi?!... Troppo modesto siete, non potete negare. BARONESSA Ah! troppo modesto siete! FADINARD arrendendosi Ebbene sì, lo devo confessare: io sono colui che dite. INVITATI Maestro! Gli invitati si inchinano a Fadinard che risponde all’ossequio inchinandosi a sua volta.

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Scena sesta Achille di Rosalba e detti. (Achille di Rosalba avanza verso Fadinard portando un violino.)

BARONESSA A me? FADINARD galante In segreto! BARONESSA ridendo fa cenno agli invitati di allontanarsi Ah! Ah! Ah! BARONESSA Parli! Tutto è concesso al gran Minardi. FADINARD Sapete voi perché? per quale mia follia io son venuto qua?

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

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BARONESSA Perché?

BARONESSA Ah, ah, ah, ah! (ride) La voglio accontentare. Un cappello... che idea originale! Esce verso gli appartamenti, ridendo ancora.

FADINARD Oh baronessa, come siete bella! BARONESSA Signore, cosa dite? FADINARD Da quando v’ho veduta la prima volta... BARONESSA Dove? FADINARD Non importa. Io v’amo in segreto e ora voglio, voglio da voi...

FADINARD Tra cinque minuti me la svigno col cappello, e torno dal suocero che aspetta ed è impaziente, e morde il freno, gli vien la bile, nella carrozza giù nel cortile. Nonancourt entra socchiudendo una delle porte da pranzo. Ha un tovagliolo al collo e barcolla. NONANCOURT Tutto a monte!

BARONESSA Oh Dio, che cosa?

FADINARD con un grido soffocato Il suocero!

FADINARD Indovini...

NONANCOURT Mio genero cialtrone, lasciar tua moglie sola al banchetto di nozze!

BARONESSA Lei mi spaventa... FADINARD Io voglio quel cappello, dolcissimo pegno d’amor, perché soltanto quello potrà salvarmi ancor. Fu sotto l’ala sua che voi m’appariste un mattin. Io vidi in quell’istante segnato il mio destin. Datemi quel cappello! Se subito non l’avrò, ah, io non so che farò!

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Scena settima Fadinard, Nonancourt, poi corteo di nozze.

FADINARD E gli altri? Dove sono? Dalla sala da pranzo giungono le voci del corteo di nozze. CORTEO DI NOZZE interno Tutta Parigi noi giriam, lieti e felici siam! I cari sposi festeggiam! È un dì che si ricorderà! FADINARD O ciel! da dove son venuti?

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

NONANCOURT Siamo entrati dal cortile, poi attraverso le cucine siam saliti fino qua. Sia benedetto il Vitel poppante, è un ristorante da rispettar!

BARONESSA Caro signor, ecco per voi! tutto per voi! Siete contento?

CORTEO DI NOZZE interno Evviva, evviva, noi brindiam!

BARONESSA Questo signore?

NONANCOURT Hanno mangiato a più non posso, sono un po’ brilli, lo sono anch’io. I convitati si fanno più chiassosi. Alcuni di essi compaiono sulla soglia della sala da pranzo. Fadinard agitatissimo accorre a rinviarli indietro.

FADINARD Ma quest’è il mio accompagnatore.

CORTEO DI NOZZE Il caro sposo noi vogliam deve brindare insieme a noi! FADINARD Ma state zitti, smettetela! Riesce a rimandare gli invitati nella sala da pranzo e chiude la porta. Poi torna verso Nonancourt e cerca di trascinare anche lui verso la sala da pranzo. Ma questi, barcollante per il piede indolenzito, si accascia su un divano. E voi, andate dentro, fate presto! NONANCOURT Ahi! Non posso stare in piedi. Ahi! Mi fa di nuovo male! Ahi! ahi! Scena ottava Fadinard, Baronessa, Nonancourt. (La baronessa entra portando un grande scatolone.) FADINARD La baronessa!

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FADINARD Tanto! (La baronessa porge lo scatolone a Fadinard che lo prende con entusiasmo. Intanto la baronessa ha veduto Nonancourt)

BARONESSA stringendo la mano a Nonancourt Molto piacere! NONANCOURT a parte Che bell’ostessa al Vitel poppante. È un ristorante da rispettar. Ci tornerò! BARONESSA Ora il concerto può incominciare, i miei invitati vado a chiamar. La baronessa si avvia per richiamare gl’invitati. Scena nona Fadinard, Baronessa, Nonancourt, invitati della Baronessa, poi corteo di nozze ed Elena. (Fadinard, fremente di impazienza, apre la scatola. Ne tira fuori un cappello nero guarnito di piume.) FADINARD Un cappello nero?! Nero, nero, nero! (Esasperato Fadinard raggiunge la baronessa e la afferra violentemente per un braccio riportandola in mezzo alla scena) Baronessa, ma questo è nero! BARONESSA Sì, è nero...

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

FADINARD L’altro! l’altro! io voglio l’altro!

INVITATI DELLA BARONESSA E diventato matto! È diventato matto! È in un momento d’estro! Ma quest’è un’aggressione! Forse è l’ispirazione! È un pazzo! È un genio! È un pazzo! È un genio!

BARONESSA Ma cosa dite? Mi fate male. INVITATI DELLA BARONESSA entrando Cos’è questo baccano? È un tipo alquanto strano. Ma sembra un esaltato! È proprio un forsennato! FADINARD Voglio il cappello di paglia di Firenze! BARONESSA Che cosa? Ma quale?

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FADINARD Chi è? BARONESSA La mia figlioccia. FADINARD E dove sta?

FADINARD Di paglia di Firenze! Coi nastri e coi papaveri!

BARONESSA In rue Vivienne.

BARONESSA Ma io non l’ho più!

FADINARD A quale numero?

FADINARD E dov’è? Chi ce l’ha?

BARONESSA Non mi ricordo.

BARONESSA L’ho dato l’altro giorno...

FADINARD Lo troverò.

FADINARD A chi?

BARONESSA Come? Come?

BARONESSA sempre più spaventata Oh Dio!

FADINARD Ci vado subito.

FADINARD gridando Mi dica a chi!

BARONESSA Ma cosa dice?

BARONESSA A Madame Beaupertuis.

FADINARD Non posso aspettare.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

BARONESSA agitatissima E il mio concerto? Fadinard si è avviato a uscire ma è trattenuto dagli invitati.

BARONESSA a Fadinard, costernata Maestro, io son confusa, non so come scusarmi.

INVITATI DELLA BARONESSA No, no, deve restare! Ma lei deve suonare!

NONANCOURT Sono un po’ brilli, lo sono anch’io.

FADINARD Io debbo andare senza aspettare. INVITATI DELLA BARONESSA No, no, deve restare, deve suonare... Le porte della stanza da pranzo si aprono e tutto il corteo di nozze fa il suo rumoroso ingresso. CORTEO DI NOZZE Tutta Parigi noi giriam, è un giorno di felicità. Ai cari sposi noi brindiam... è un dì che si ricorderà! INVITATI DELLA BARONESSA E chi son questi? Che fanno qui? BARONESSA Ma questa è un’invasione! INVITATI ALLE NOZZE Che meraviglia, che splendor, quest’è una festa da signor! BARONESSA vedendo la stanza da pranzo in disordine Han mangiato la mia cena! ELENA viene avanti porgendo a Fadinard un bicchiere di spumante Ah! Caro sposo, al nostro amor bevi, bevi anche tu. Sempre sii felice come ora in questo dì.

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INVITATI DELLA BARONESSA Ma quest’è un’invasione di zotici cafoni. Da dove son venuti? Chi sono? Chi è? Scena decima Minardi, Baronessa, Achille di Rosalba, Fadinard, Nonancourt, Elena, corteo di nozze, invitati della baronessa. (Dall’ingresso entra Minardi, quasi correndo e suonando il violino.) MINARDI Io son Minardi. Spero che non sia tardi. Il violinista si inchina cerimoniosamente alla baronessa. BARONESSA, ACHILLE DI ROSALBA e INVITATI Minardi! Minardi si mette a suonare. Gli uomini del corteo di nozze prendono con irruenza alcune signore invitate dalla baronessa e le fanno ballare a viva forza. Nonancourt cerca di imbracciare la baronessa. Elena segue Fadinard col bicchiere. CORTEO DI NOZZE La musica! Si balla! ELENA Caro sposo, al nostro amor bevi, bevi anche tu! NONANCOURT Che bell’ostessa al Vitel poppante, è un ristorante da rispettar! BARONESSA Mi sento male! 59

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

ACHILLE DI ROSALBA Cugina mia! Cugina mia!

Forse sarà dalla cugina Amalia? Anche domenica andò da lei e a casa ritornò ch’era già buio, tutto il giorno passò dalla cugina. Dalla cugina!... (Beaupertuis rimane assorto, riflettendo) Un sospetto repente si desta in me, mi tormenta, mi tien, mi tortura; è un’idea che così di soppiatto entrò, ma nel cuor oramai s’annidò. Tutto il dì per trovar la cugina, tutto il dì fuor di casa così... uscir sola di prima mattina, col cappello più bello che ha! Il cappello di paglia, per la cugina Amalia... Quella donna m’inganna, ha mentito con me. C’è qualcuno nell’ombra; oh, sapessi chi è! Che abbia forse un amante? Dubbio atroce per me. Io ci perdo la pace, io ci perdo l’onor... Son tradito! son tradito! Sento il sangue salirmi al cervello! Impazzisco! Donna infame! Con la vita, con la vita pagherai! Io t’uccido! (Ansimando si appoggia sfinito allo schienale della sedia) Oh cielo! sto male! son finito! son finito! Un sospetto repente si desta in me, mi tormenta, mi tien, mi tortura! Ah il marito, il marito! ingrato mestiere, tacere e patire, patire e tacer...

FADINARD ai suoi, facendosi largo Si salvi chi può, fuggite come me! BARONESSA Mi sento male! La baronessa mezza svenuta viene sostenuta da Achille e da alcuni invitati. Fadinard prende Elena per la mano e la trascina verso l’uscita. Nonancourt, zoppicando, li segue con tutto il corteo di nozze. INVITATI DELLA BARONESSA La polizia! La polizia! INVITATI ALLE NOZZE Andiamo via!

ATTO III Una stanza in casa di Beaupertuis. Una porta d’ingresso. Una porta che comunica con la camera da letto, altra porta che immette nel resto dell’appartamento. In primo piano, sul davanti della scena un paravento aperto. Un’alcova chiusa da una tenda. Un camino acceso con una pentola che bolle. Scena prima Beaupertuis (solo). (Beaupertuis in vestaglia è seduto davanti al paravento con i piedi immersi in un catino di acqua calda. I calzoni e la giacca sono posati sul paravento. Le scarpe a poca distanza dalla sedia.) BEAUPERTUIS È una cosa incredibile. Stamattina mia moglie dice uscendo: “Vado a comprar dei guanti, mio caro Beaupertuis”. Son le nove passate, e ancora non è qui! A forza di pensar “dov’è mia moglie?” qui alla testa m’han preso certe doglie! Speriam che questo pediluvio me le faccia passare. Anche la cameriera è andata in cerca, ahimè, e ancor non torna a dir dov’è. 60

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

Scena seconda Fadinard, Beaupertuis. (Si sente suonare il campanello.)

FADINARD Sì.

BEAUPERTUIS Eccola finalmente! Entra, avanti! Son qui coi piedi dentro l’acqua. Non hai che da girare la maniglia, cara... avanti! Fadinard entra dalla porta di fondo. FADINARD Il signor Beaupertuis, per piacere? BEAUPERTUIS Un estraneo? Chi è? Non ci sono! FADINARD Benissimo! È lei... BEAUPERTUIS Vada presto via di qua! FADINARD prende una sedia e si siede vicino a Beaupertuis Grazie tante... quante scale per venire su da lei! BEAUPERTUIS Non ricevo! ho mal di testa!

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BEAUPERTUIS La conosce? FADINARD Niente affatto! Ma so bene che ha un oggetto che mi occorre immantinente. Lo voglio. BEAUPERTUIS Come? FADINARD Lo voglio, lo voglio, lo voglio. Sente questa parola? Lo voglio, lo voglio! Gliela ripeto ancora: lo voglio, lo voglio! Quell’esecrato oggetto, lo voglio, lo voglio! Se ancora non l’ho detto, lo voglio, e l’avrò. Venderlo vuole? Lo comprerò. Tutto in contanti lo pagherò. Me lo rifiuta? Lo ruberò. Lei mi ha capito bene? Mi dica, signore?

FADINARD Un po’ d’acqua, calda, calda... Prende la brocca e versa un po’ d’acqua bollente nel catino.

BEAUPERTUIS No, non capisco niente!

BEAUPERTUIS Lei mi brucia. Lasci stare! Ma cosa vuol?

FADINARD Qui non c’è via di scampo: ne va del mio onore.

FADINARD Vorrei dire due parole alla signora.

BEAUPERTUIS E a me che me ne importa?

BEAUPERTUIS Mia moglie!?

FADINARD Sia l’ultima parola: 63

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

lo voglio, lo voglio! Ah... se non lo troverò, qualche pazzia commetterò!

blico. Poi esce di corsa.

BEAUPERTUIS a parte Quest’è un ladro in libertà. FADINARD Dov’è dunque la signora? BEAUPERTUIS Non è in casa. FADINARD A quest’ora? BEAUPERTUIS esasperato Non c’è, non c’è, non c’è! FADINARD Se per caso è andata a letto, chiudo gli occhi. BEAUPERTUIS Lei è pazzo da legare. FADINARD La sua stanza, per favore. BEAUPERTUIS Ma lei è pazzo.

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Scena terza Nonancourt, Vézinet e detto. (Dalla porta di fondo entra zoppicando Nonancourt con lo zio Vézinet.) NONANCOURT Chi mai ha avuto un genero più villanzon? Sale sopra a casa sua, e ci lascia giù al porton. (guardandosi attorno) Sono ancor brillo? O mentre eravam via hanno cambiato la tappezzeria? VÉZINET vedendo l’alcova Oh gioia! là c’è un letto: vado a riposare. Vézinet entra nell’alcova e tira la tenda. NONANCOURT Oh! finalmente qui in casa di mio genero le scarpe cambierò. BEAUPERTUIS dietro il paravento Accidenti alle bretelle! Maledette!

FADINARD Sì, sono pazzo.

NONANCOURT Se non sbaglio è là dietro che si spoglia. Toh! le sue scarpe, (Si sfila le scarpe e mette quelle di Beaupertuis) e grandi, meno male!

BEAUPERTUIS Io le cervella le brucerò!

BEAUPERTUIS Dove sono le mie scarpe?

FADINARD Qualche pazzia commetterò! Beaupertuis si alza in piedi dentro il catino e tenta di trattenere Fadinard che si avvia verso la camera da letto. Fadinard si volta di scatto, obbliga con violenza Beaupertuis a risedersi e gli mette davanti il paravento, nascondendolo così al pub-

NONANCOURT finendo di allacciarsi le scarpe Oh! sto meglio. Eccole qua! Posa le sue scarpe al posto di quelle di Beaupertuis. Beaupertuis scosta un poco il paravento e prende le scarpe.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

NONANCOURT saltellando soddisfatto Or mi sento un altro, ho quasi voglia di ballar; che felicità - questo mi dà!

Scena quinta Nonancourt, Elena, le donne del corteo. (Nonancourt entra precedendo le donne del corteo che vengono avanti con Elena. Una di esse porta il fior d’arancio.)

BEAUPERTUIS a parte Diavolo! Sono strette!

LE DONNE DEL CORTEO Signora, orsù, - dovete entrar, per gli sposini il nido pronto è già. Cupido là - sopra il guancial sorride e appresta già d’amor lo stral. Nasconderà - il vostro amor la notte con la sua complicità. Entrate pur - senza timor, là non v’aspetta che felicità.

NONANCOURT La mia cara figlia e gli invitati vo a chiamar, tutti a celebrar accanto al talamo nuzial il rito coniugal. Esce. BEAUPERTUIS che ha finito di rivestirsi, si alza e fa qualche passo con fatica Mi son cresciuti i piedi. (Si sente dalla camera da letto il rumore di un mobile che cade) Maledetto! Scena quarta Beaupertuis, Fadinard. (Beaupertuis corre verso la camera da letto.) BEAUPERTUIS Che cosa fa di là? Fadinard esce con violenza con alcuni indumenti femminili e urta Beaupertuis. FADINARD Il guardaroba... dov’è? Fadinard attraversa la scena ed entra in una porta dalla parte opposta. Beaupertuis intanto si è affacciato a guardare nella camera da letto che evidentemente è in disordine. BEAUPERTUIS O cielo! (Viene verso il centro della scena) Ma è proprio pazzo. Ahi, ahi! (Esce correndo e zoppicando dietro a Fadinard) Mi fanno male le scarpe!

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ELENA No, non voglio, no, non oso. NONANCOURT Entra pur senza timor. ELENA Mio marito dov’è andato? NONANCOURT indicando il paravento E là dietro, è ancora là, sta spogliandosi di già. ELENA Tremo tutta, tremo tutta, me ne vado via di qua. Elena cerca di scappare. Alcune donne la trattengono. NONANCOURT Ti capisco, ti capisco. Ma, figliuoli, a questo punto il discorso devo far. Genero mio, rimetti la vestaglia e vieni accanto a me. ELENA Oh papà, io ci ho paura, non lo voglio ancor veder. 67

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

NONANCOURT rivolto al paravento Nel paravento allor puoi rimaner, con devozione state ad ascoltare. (Nonancourt fa sedere Elena e prende il fiore d’arancio da una donna) Con gioia ed emozion - in questo dì la mia benedizion - vi do di cuor. Sarete il mio baston... Sternutisce e soffia.

ELENA Mi trema il cuor! Vo’ tornare a casa mia, vo’ tornar dal mio papà!

LE DONNE La commozion ci prende già, senza parole tutte rimaniam. NONANCOURT La mia figliuola a te - così, io do. ELENA Papà, non mi lasciar, papà, non mi lasciar! Torniam, torniam laggiù, dov’io accanto a te felice un giorno fui. NONANCOURT Ragiona, o mio tesor! ELENA Papà, mi trema tanto il cuor ed ho timor. Mi trema il cuor, - mi manca il piè, ho un batticuore che non so cos’è. LE DONNE Entrate pur - senza timor, là c’è l’amor. ELENA Ho un batticuor, - non so cos’è... LE DONNE È sol l’amore che ti chiama a sé.

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LE DONNE Che sciocchina, che timore, il tuo amore aspetta là! Le donne spingono Elena nella camera da letto ed entrano in fretta. Anche Nonancourt si avvia. Scena sesta Fadinard, Nonancourt. (Fadinard rientra di corsa, vede Nonancourt e si ferma.) FADINARD Mio suocero!!! Va a nascondersi dietro il paravento. NONANCOURT fermandosi e voltandosi E lo sposo dov’è? (Torna indietro e scosta il paravento scoprendo Fadinard) In questo momento, in tale situazione, ti trovi ancora in questa condizione?! Su, spogliati! Nonancourt va nella camera da letto. FADINARD Spogliarmi? È ancora in preda al vino. (con disperazione) E intanto quel cappello non si trova. Scena settima Fadinard e Beaupertuis. (Entra Beaupertuis e si lancia verso Fadinard afferrandolo.) BEAUPERTUIS Eccolo! L’ho trovato finalmente! (Fadinard si libera ma Beaupertuis estrae una pistola e la punta) Fermo, in alto le mani! Fadinard si lancia in avanti. Breve colluttazione. Fadinard strappa la pistola a Be69

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

aupertuis e la butta lontano.

FADINARD Ma però gli faremo uno scherzo insiem...

FADINARD costringendo Beaupertuis a sedersi Si sieda là! BEAUPERTUIS con voce soffocata Ma insomma, lei, che vuole? FADINARD parlando in modo precipitoso, camminando avanti ed indietro È una tragedia, lei non sa... Un cappello di paglia divorato dal mio cavallo... al bosco di Vincennes... mentre la signora passeggiava col suo amante... un militare che m’ha sfidato a duello. BEAUPERTUIS E a me che me ne importa? FADINARD sempre agitatissimo Non capisce?... ... si sono chiusi dentro casa mia, e non mi riesce metterli alla porta. BEAUPERTUIS E perché questa bella vedovella non se ne torna a casa? FADINARD Vedovella? C’è un marito! Un geloso, un tipo assai brutale, in allarme sempre a sospettar; anche solo per un dubbio ucciderla potrà. BEAUPERTUIS Lo capisco bene.

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BEAUPERTUIS Come faccio a prestarmi a un tal gioco? FADINARD Se troviam da portarle un cappel. (Tira fuori un pezzo di paglia e lo mostra) Guardi qui, c’è un campione di paglia. BEAUPERTUIS trasalendo Santo cielo! FADINARD È grazioso, nevvero? BEAUPERTUIS È il cappello che ha messo stamani per uscir!... FADINARD Bello scherzo davver! BEAUPERTUIS deciso e minaccioso, a Fadinard Mia moglie è quella donna che sta là con l’amante. Andiamo a casa sua! Subito! DONNE interno Che sciocchina, che timore, il tuo amore aspetta là... ELENA interno Ah! ah! BEAUPERTUIS sottovoce Silenzio! Sento rumore in camera di mia moglie. È ritornata! Beaupertuis corre dentro la camera. Si sente un urlo di Elena.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

FADINARD La moglie è ritornata, quel mostro l’ha ammazzata!

BEAUPERTUIS, NONANCOURT, FADINARD, ELENA e DONNE DEL CORTEO Io casco dalle nuvole, io casco, casco giù.

Scena ottava Donne, Fadinard, Elena, Beaupertuis, Nonancourt, donne del corteo, poi Vézinet. (Dalla camera da letto escono in grande subbuglio le donne del corteo con Elena, senza il velo e un poco discinta. Seguono Beaupertuis e Nonancourt.)

BEAUPERTUIS Si può saper che diavolo voi facevate dentro a casa mia?

DONNE Aiuto, aiuto!

NONANCOURT A casa sua?

FADINARD Elena!

ELENA e DONNE O ciel...

ELENA Papà, papà!

NONANCOURT A casa sua? e non a casa tua?

FADINARD Elena, che fai qui? BEAUPERTUIS Chi è tutta questa gente, nella stanza di mia moglie? NONANCOURT Ma voi chi siete? DONNE DEL CORTEO Dove siam? Che facciam? BEAUPERTUIS Ancora gente? È un’invasione! FADINARD Tutta la banda! Che bella festa! DONNE Che facciamo? Dove siamo?

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FADINARD Basta! NONANCOURT Tutto a monte! FADINARD Basta! (a Beaupertuis, con cortesia) E lei scusi, signore, questo piccolo errore. Ce ne andiamo subito. Le donne rimettono il velo a Elena e si riassestano per uscire. BEAUPERTUIS minaccioso, in disparte a Fadinard Vengo con voi: mia moglie è a casa vostra! FADINARD La donna... a casa mia non è una donna... BEAUPERTUIS violento Come?

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

FADINARD spaventato È una negra!

NONANCOURT gridando Piazza Troudebí numero sette.

BEAUPERTUIS Signore, basta chiacchiere, Io voglio il suo indirizzo.

BEAUPERTUIS Numero sette.

FADINARD Io casa più non ho... NONANCOURT intervenendo Che dici, contafrottole? Allora io lo dirò! LE DONNE vedendo lo zio Vézinet Lo zio! VÉZINET uscendo dall’alcova in camicia da notte Io casco dalle nuvole, io casco, casco giù. BEAUPERTUIS gridando L’indirizzo! NONANCOURT Piazza Troudebí... FADINARD interrompendolo Tacete! ELENA e DONNE Io casco dalle nuvole. BEAUPERTUIS L’indirizzo! NONANCOURT Io lo dico, io lo dirò. FADINARD Tacete! Io casa più non ho!

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TUTTI Andiam! BEAUPERTUIS Io l’uccido! FADINARD È una negra! TUTTI Presto andiamo via di qua! Io casco, io casco, io casco giù! Escono tutti di fretta. Beaupertuis raccoglie la pistola buttata da Fadinard e segue gli altri a fatica zoppicando.

INTERMEZZO ATTO IV Una strada. Tarda sera. Scena unica Elena, Nonancourt e corteo di nozze. (Entrano tutti con passo stanco e cadenzato.) CORTEO DI NOZZE Tutta Parigi noi giriam, stanchi, sfiniti, morti siam. I cari sposi festeggiam, è questo un dì che si ricorderà. Ma dove andiam? Si può saper? Che bella festa, che piacer! Ma quando finirà? (Tutti si fermano e guardano in alto) Una goccia... Un’altra goccia... La pioggia!

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

NONANCOURT Figlioli, qui tra poco pioverà a catinelle; apriamo i nostri ombrelli. Tutti aprono gli ombrelli e riprendono a camminare più stanchi e accasciati.

LE GUARDIE Dorme già - la città ma il soldà - veglia e va’ Attenzion, - o ladron, la pattuglia all’erta sta. Escono dal fondo.

CORTEO DI NOZZE Tutta Parigi noi giriam... Attacca subito l’Atto quarto.

ATTO IV È notte. Una piazza illuminata da un lampione appeso a una corda che attraversa in diagonale la scena partendo dal primo piano a sinistra per terminare al terzo a destra. Nella piazza sfociano parecchie strade. In primo piano a sinistra c’è un posto di guardia riconoscibile dalla garitta. A destra, pure in primo piano, la casa di Fadinard. Nel fondo un’osteria. Scena prima La guardia, il caporale, le guardie. (All’alzarsi del sipario si vede una sentinella in servizio. Suonano le ore 11. Un drappello di guardie esce dal posto.)

LE GUARDIE interno, allontanandosi Dorme già - la città ma il soldà - veglia e va. Attenzion, - o ladron, la pattuglia all’erta sta. Attenzion! Scena seconda La guardia (sola).

LE GUARDIE Ecco son le ventitré, or la guardia cambierà; capoposto, ferma qua, questo posto tocca a te!

LA GUARDIA S’avvicina il temporale. Che notte! Si avvicina un temporale. La guardia si rifugia nella garitta. Il temporale aumenta. Tuoni, fulmini, pioggia.

UNA GUARDIA Son malato, raffreddato, cinque notti ho fatto già.

Scena terza Nonancourt, Elena, Vézinet, il corteo di nozze e la guardia. (Mentre il temporale si sta calmando, il corteo di nozze, Nonancourt, Elena e Vézinet entrano da sinistra. Si riparano tutti con degli ombrelli.)

LE GUARDIE Taci e fai la guardia là! La sentinella dà il cambio alla guardia, e rientra nel posto. IL CAPORALE Armi in spalla, avanti, marsc, ronda va’, hop - duè, fianco destr’, avanti marsc! Le guardie si mettono in colonna e si avviano.

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UNA GUARDIA Qui mi busco una bronchite tra correnti e umidità. Sento l’ossa indolenzite e fra poco pioverà.

CORTEO DI NOZZE Ah giornata tremenda infernale, ci voleva pure il temporale! Da due ore giriamo sperduti, avviliti e bagnati. NONANCOURT Che nozze, che nozze!

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

ELENA Papà, e mio marito? Io non ne posso più!

FELICE Signore, avete visto il mio padrone?

NONANCOURT Chissà dov’è sparito... CORTEO DI NOZZE Non ne possiamo più. In quale luogo siamo giunti mai? NONANCOURT Il diavolo lo sa... Quel porco di mio genero! Sarà questa piazza Troudebí? (Si avvicina alla garitta) Ehi, sentinella! Per favore, signora sentinella, potete dirmi... SENTINELLA Passate largo! NONANCOURT rivolto al corteo È in servizio; non può rispondere. CORTEO DI NOZZE si volta verso le case gridando a tutta forza: Chi ci vorrà dunque dir, piazza Troudebí dov’è? Un inquilino affacciandosi butta dalla finestra un secchio d’acqua che bagna alcuni del corteo. NONANCOURT Villani! Scostumati! Scena quarta Felice e detti. (Felice entra da destra dirigendosi alla casa di Fadinard.) NONANCOURT chiamando Felice Psst! ohi tu, briccone!

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NONANCOURT Al diavolo quel genero canaglia! Apri la porta, entriamo in casa sua. FELICE Non si può, me l’ha proibito: c’è di sopra la signora... CORTEO DI NOZZE e NONANCOURT trasecolati Una signora? FELICE È da noi senza cappello da stamani di buon’ora... NONANCOURT Basta! Un’amante... in questo giorno... che profana il focolare... e noi con la sua sposa, da quindici ore in giro per tutta la città! Turpitudine! Amici, torniamo a Charanton! CORTEO DI NOZZE Torniamo a Charanton! NONANCOURT E tu, corri di sopra a casa sua e porta qui corredo, regali di nozze, se non vuoi che ti pigliamo a botte! Nonancourt spinge Felice nella casa di Fadinard. CORTEO DI NOZZE A botte, a botte! Entra nella casa con Felice.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

Scena quinta Elena, Nonancourt, poi Fadinard.

NONANCOURT Cosa dice?

ELENA Papà, gli voglio bene, lasciarlo non potrò. Malgrado le mie pene io qui lo aspetterò. Anch’egli m’ama già... e certo tornerà... Ah vien, ah vien, ah vien, mio caro ben!

FADINARD Il marito ha il mio indirizzo e m’insegue e mi vien dietro, vuol uccidere la moglie. Qui bisogna sull’istante far scappare la signora...

NONANCOURT Povera figlia mia, non ci pensare più! Ed io che t’ho sposata a un Barbablù!

ELENA La signora!

ELENA Ah vien! Scena sesta Fadinard e detti.

NONANCOURT Ah, tu confessi, Sardanapalo! ELENA Cosa succede?

FADINARD entra da sinistra, affannato, estenuato Ah la milza! la milza!

Scena settima Felice, corteo di nozze e detti. (Felice esce dalla casa di Fadinard col corteo di nozze. Tutti portano pacchi, scatole e una cappelliera.)

CORTEO DI NOZZE Fadinard!

FELICE Ecco i regali!

NONANCOURT Mio genero: tutto a monte!

FADINARD Che vuol dir questo? Nonancourt e il corteo di nozze raccolgono i doni di nozze.

FADINARD mettendosi in ascolto Silenzio! (rassicurato) Non è lui! Ha perduto le mie tracce. Presto, presto se no qua una strage ci sarà. ELENA Una strage? 80

NONANCOURT indignato La signora!

NONANCOURT Amici, presto! Prendiamo armi e bagagli, portiamo tutto quanto laggiù a Charantonneau! FADINARD Ah, ma mia moglie no! (a Elena) 81

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

Elena, io tutto spiegherò.

evviva l’Italia, lo zio, mia moglie, il suocero e il cappello! Tutti v’abbraccio! Mentre Fadinard, pazzo di gioia, abbraccia tutti, Nonancourt tira fuori il cappello dalla cappelliera e la richiude col coperchio.

ELENA Ti credo, amore mio, ma non ne posso più. FADINARD a Nonancourt Non toccate il suo corredo! Fadinard cerca di strappare una grossa cappelliera dalle mani di Nonancourt. Il coperchio rimane in mano a Fadinard. Vézinet accorre e prende il cappello dalla cappelliera. VÉZINET Pian pian: abbiate un poco di riguardo: quest’è un cappel di paglia di Firenze. FADINARD gridando esterrefatto Di Firenze? VÉZINET È il mio regalo di nozze... L’ho ordinato dall’Italia... Costa cinquecento lire... FADINARD tirando fuori di tasca il campione Dall’Italia? È mai possibile? Ed io che da stamani.... (Prende il cappello da Vézinet e lo confronta col campione) Ma sì, è tale quale... di paglia... di paglia... Viva l’Italia! Rimette il cappello nella cappelliera. CORTEO DI NOZZE È matto da legar... FADINARD Evviva l’Italia, evviva lo zio, evviva mio suocero, evviva mia moglie! Non so più cosa fare, ho voglia di gridare, 82

NONANCOURT a parte, nascondendo il cappello Un cappello da cinquecento lire! Farabutto, non l’avrai! FADINARD che non ha visto nulla, prende la cappelliera per il cordone e la infila al braccio Un momento! Glielo metto bene in testa, poi la caccio sulla via: rientreremo a casa mia. Entra in casa come un pazzo. Scena ottava Detti, meno Fadinard, poi il caporale e le guardie. NONANCOURT È pazzo da legare, annullo il matrimonio. Partiamo, partiamo, portiamoci via tutto! Tutti si avviano ad uscire. GUARDIE internamente Dorme già - la città ma il soldà - veglia e va. (Le guardie entrano in scena e si incontrano col corteo di nozze.) Alto là! Chi va là? Con quei pacchi che si fa? Alto là! NONANCOURT Sgomberiamo di nascosto. CAPORALE Documenti, miei signor.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

NONANCOURT Siamo onesti cittadini.

Scena nona La guardia, poi Fadinard, Anaide, Emilio. (Fadinard esce dalla casa con la cappelliera seguito da Anaide e da Emilio.)

CAPORALE Fuori lesti i documenti. CORO Documenti! VÉZINET Siamo onesti! NONANCOURT Ascoltate le ragion. CAPORALE Le direte là in prigion.

ANAIDE, FADINARD ed EMILIO con un grido Ah, vuota! vuota! vuota! FADINARD E mio suocero dov’è? Dov’è mia moglie? Dove sono tutti quanti?

CORTEO DI NOZZE In prigion? - Ma perché? Non vogliami - Protestiam! In prigion - non andiam!

LA GUARDIA In prigione li han portati. La guardia entra nell’osteria.

NONANCOURT Siamo onesti cittadini. Ascoltate le ragioni.

FADINARD In prigione? gli invitati? col cappello?

GUARDIE Zitti là senza fiatar! In prigion! Le guardie spingono tutto il corteo dentro il posto. Nonancourt tiene sempre il cappello. Anche Felice, che si dibatte, è portato dentro.

ANAIDE Son perduta!

LA GUARDIA La pattuglia già passò; un quartino vado a ber, poi di corsa tornerò. Durante la scena che segue, la guardia si toglie il cappotto e lo appende al fucile.

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FADINARD Presto presto, mia signora: c’è il cappello, è dentro qua. Se lo metta e scappi via: suo marito arriva già. Aprono frettolosamente la cappelliera.

EMILIO Io ci vado! Ci vado io! conosco il maresciallo. Emilio entra nel posto di guardia. FADINARD Conosce il maresciallo, allor siamo a cavallo.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

Scena decima Detti, poi Beaupertuis. (Si sente un rumore di carrozza a sinistra.)

EMILIO Ehi, ehi, ecco il cappello!

BEAUPERTUIS dall’interno, gridando Fermati, cocchiere! ANAIDE Mio marito! Torno di sopra a casa vostra. FADINARD No! No! È proprio là che va a frugare. Venga qui! (Fa indossare ad Anaide il cappotto e il cheppí della guardia, poi la spinge nella garitta e le mette in mano il fucile.) Faccia la guardia! Beaupertuis entra in una carrozza con cavallo e scende zoppicando. BEAUPERTUIS Ah! V’ho trovato, signore! FADINARD cerimonioso Buona sera. BEAUPERTUIS M’apra il portone. Ah se la piglio!... FADINARD indicando la sua casa a Beaupertuis Terzo piano, seconda porta. BEAUPERTUIS Mi sento i piedi gonfi! Entra nella casa di Fadinard. ANAIDE Son morta di paura! Dove nascondermi? Dove scappare? Si apre una finestra del posto di guardia e si affaccia Emilio. 86

FADINARD Siamo salvi! Il marito è su in casa... Butti!... Butti!... Emilio lancia il cappello, che rimane impigliato alla corda, vicino al lampione. ANAIDE gridando Ah! FADINARD Corpo di mille bombe! Fadinard fa un salto con l’ombrello per cercare di sganciare il cappello. BEAUPERTUIS dalla finestra della casa di Fadinard, furibondo Dov’è andata? ANAIDE spaventata Oh Dio! FADINARD spingendo Anaide nella garitta Torni dentro! ANAIDE Il cappello... ora lo vede! Fadinard corre incontro a Beaupertuis che esce e lo ripara con l’ombrello per impedirgli di vedere il cappello che sta appeso sulla sua testa. FADINARD Stia attento! Stia attento che si bagna! Emilio esce dal posto di guardia. EMILIO a Fadinard, sottovoce Tenga a bada il marito! Emilio va verso il fondo a destra, sale sopra un rialzo e comincia a segare la corda con la spada. BEAUPERTUIS Cosa fa? L’acquazzone è finito. 87

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

FADINARD Non si sa... Fadinard alza l’ombrello molto in alto, e salta cercando di raggiungere il cappello, e fa saltare con sé anche Beaupertuis.

BEAUPERTUIS Dove? Beaupertuis scosta l’ombrello e alza la testa. Allora Fadinard gli tira giù il cappello fino a coprirgli il viso.

BEAUPERTUIS Voglio qui saper la verità: dove fuggì?

FADINARD Niente!

FADINARD Non lo so, non lo so! Si ripari ben! Fadinard fa un altro movimento con l’ombrello. BEAUPERTUIS Cosa fa con quest’ombrello? FADINARD Si ripari! ANAIDE affacciandosi alla garitta (Il mio cappello...) BEAUPERTUIS Lo chiedo a quella guardia là. FADINARD trattenendo bruscamente Beaupertuis Per carità! La sentinella non risponderà. BEAUPERTUIS cercando di liberarsi Mi lasci andare! FADINARD La voglio riparare! Fadinard copre ancora di più Beaupertuis con l’ombrello, e salta. Rientra la guardia fischiettando e si dirige un poco barcollante verso la garitta. LA GUARDIA con stupore, vede Anaide nella garitta Un’altra sentinella al posto mio? (La guardia vede il cappello) Cosa succede là?

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BEAUPERTUIS con voce soffocata dal cappello Aiuto! La corda è tagliata e il lampione cade. La scena rimane quasi nell’oscurità. LA GUARDIA gridando All’armi, all’armi! LE GUARDIE interno All’armi! Scena undicesima Inquilini, le guardie, Anaide, Beaupertuis, Fadinard, il caporale, corteo di nozze, Elena, Coro, Nonancourt. (Le guardie escono dal posto di guardia. Della gente appare alle finestre e sulla piazza in veste da notte con dei lumi. Durante il coro Fadinard sgancia il cappello e lo porge ad Anaide che se lo mette in testa.) INQUILINI e GUARDIE Qual rombazzo - infernale! Quest’è un pazzo - baccanale! È indecente, - è un eccesso! Quest’è gente - da processo! Beaupertuis è riuscito finalmente a togliersi il cappello dal viso. Anaide, col cappello di paglia in testa, viene avanti verso il marito, le braccia incrociate, con dignità. ANAIDE Finalmente ti trovo, marito! BEAUPERTUIS annichilito (È mia moglie!) ANAIDE Ah, così tu con me ti comporti?

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

BEAUPERTUIS Ha il cappello!

se chiedo i miei invitati?

ANAIDE Per le strade a quest’ora girar?! BEAUPERTUIS Proprio quello... FADINARD Proprio quello... ANAIDE Mentre io aspetto da mia cugina Amalia... BEAUPERTUIS minaccioso Da tua cugina Amalia... FADINARD È di paglia! BEAUPERTUIS con veemenza Uscita all’alba per dei guanti di Svezia... quattordici ore per una tale inezia... casa e marito lasciare ti pare bello?

CORTEO DI NOZZE Ah finalmente fuori siam dall’esecrabile prigion! Il caro sposo ringraziam: noi l’abbracciam con tutto il cuor! LE GUARDIE O miei signor, venite fuor, voi siete già in libertà. Il corteo di nozze circonda Fadinard e tutti cercano di abbracciarlo. Nonancourt ed Elena escono dal posto di guardia e vanno incontro a Fadinard. NONANCOURT Genero mio, t’abbraccio!

FADINARD e CORO Ha il cappello!

FADINARD Elena!

Scena ultima Nonancourt e detti, poi corteo di nozze, Vézinet, Felice.

ELENA Fadinard! Elena e Fadinard si abbracciano.

NONANCOURT appare alla finestra del posto di guardia Tutto... a posto! Tutto ho saputo dal tuo lacchè: o genero mio, sono fiero di te. Sei stato un bel cavalier, galante e nobile inver. Ma un altro gesto tu devi fare: dalla prigione tirarci fuor. FADINARD rivolgendosi al caporale Signor, sono indiscreto 90

CAPORALE Ma le pare? (gridando) Gl’invitati in libertà! Le guardie fanno uscire dal posto di guardia il corteo di nozze, con Vézinet e Felice, che porta i pacchi con i doni di nozze.

VÉZINET riconoscendo il cappello in testa ad Anaide O ciel! ma questa signora... FADINARD Stia zitto! Vada alla malora! BEAUPERTUIS Lasciatelo parlare. (a Vézinet) Come diceva? 91

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LIBRETTO

VÉZINET Ha il cappello!

CORO e SOLI Finita è l’avventura, andate a letto a riposar, la notte dolce e pura al vostro amor sorriderà. Andate a riposar! Andiamo a riposar! Beaupertuis e Anaide escono in carrozza, seguiti da Emilio e salutati da tutti. - Gli inquilini, le guardie e il corteo di nozze escono a poco a poco. - Fadinard ed Elena entrano in casa, seguiti da Felice coi pacchi e i regali. - Nonancourt, commosso, rimane qualche tempo a guardare gli sposi. - Nella casa di Fadinard si illumina una finestra.

BEAUPERTUIS Sì, avete ben ragion: ho torto. Ha il cappello. Beaupertuis bacia la mano ad Anaide. TUTTI Ha il cappello, ha il cappello! Il cavallo addenta il cappello di Anaide. Tutti gettano un grido. Alcuni accorrono a rimettere il cappello in testa ad Anaide. - Elena va vicino a Fadinard che la prende fra le braccia. FADINARD ed ELENA Finita è l’avventura, andiamo a letto a riposar, la notte dolce e pura al nostro amor sorriderà. Lasciamo che gli amici venga il sonno a ristorar: il nuovo dì felici svegli ancor ci troverà.

CORO internamente Andiamo a riposar! ELENA e FADINARD idem Ah!

CORO Andate! ELENA, FADINARD, ANAIDE e BEAUPERTUIS Andiamo! NONANCOURT a Elena Va’, figlia, va’, l’amor ti consolerà, e noi ritorniamo a Charantonneau. ELENA, FADINARD, ANAIDE e BEAUPERTUIS Andiamo! BEAUPERTUIS Tu che sei la mia croce e il mio bene, vien con me, torna al tuo focolar! 92

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NEL M DI PAGAGICO CAP E ROTALIA DI LA PELLO BICHE Dinko Fabris

E se non fosse solo la comicità il segreto di questa “farsa musicale” considerata, a seconda dei tempi e dei critici, il capolavoro o, anche, il capolavoro mancato di Nino Rota? Certo, il risultato è che da mezzo secolo il pubblico, alquanto annoiato, dei teatri lirici italiani ed europei ha riscoperto con Il cappello di paglia di Firenze l’effetto terapeutico del ridere garbato e leggero, mai sopratono, della commedia musicale e dell’operetta, generi musicali passati alla dimensione sacrale dei reperti del passato e goduti con composta serietà in serissimi festival e rassegne. Di quest’opera esistono documentazioni ricche che possono sembrare esaustive, dalla musica a stampa ai libretti delle tante riprese, dall’incisione discografica alla ripresa video. Quando però si approfondisce il livello di analisi si scopre che non esistono studi di riferimento, che tutta la conoscenza sull’opera è affidata a un riassunto di rassegna stampa che parte dalla “prima” di Palermo del 1955 e sembra ripetersi ipnoticamente uguale a se stessa fino alla ripresa a Reggio Emilia e Parma del 1986, per non aggiungere poi più nulla, se non autocitazioni. Questo è in generale il destino di Rota compositore: nell’assoluta assenza di un percorso analitico, la nostra conoscenza è basata sugli aneddoti, sulle interviste, sui ricordi e qualche recensione. Non entra più in questa discussione il fatto che Nino Rota sia noto principalmente per le sue tante colonne sonore cinematografiche: la produzione non filmica del compositore s’intreccia così fortemente e volutamente con quella produzione da impedire ogni rigida categorizzazione. Ma anche così, non si avanza di molto nelle nostre conoscenze. Una ragione di questa assenza di studi può derivare dal timore da parte degli studiosi di impaludarsi nelle più insidiose sabbie mobili: il miraggio di poter orga94

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / NEL MAGICO CAPPELLO

nizzare in maniera sistematica la struttura musicale delle composizioni di Rota seguendone stili, modelli, plagi, autoplagi e citazioni, senza poterne spiegare i comportamenti se non come ironia e dissacrazione. Il nostro cannocchiale aristotelico, puntato sul Cappello di paglia di Firenze, si propone di interpretarne alcuni segni come indizi di un eventuale metodo compositivo o, più azzardatamente, di possibili motivazioni e aspettative dell’autore e di chi gli era intorno. Sulle origini del Cappello di paglia di Firenze, infatti, sappiamo pochissimo e anche la consueta aneddotica è stranamente assente: eppure si tratta della composizione non filmica più famosa e più spesso rappresentata di Nino Rota. Cominciamo a riassumere quel che si conosce. Verso il 1945, secondo quanto raccontato dallo stesso Rota a Guido Vergani, il compositore aveva già completato la partitura del Cappello di paglia di Firenze, avendola fatta ascoltare al pianoforte al maestro Cuccia: quando questi, dieci anni dopo, divenne sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo, si ricordò di quell’ascolto che evidentemente lo aveva colpito favorevolmente e inserì l’opera nel cartellone del teatro, ricorda il compositore, “senza avvisarmi”1. La stesura originale, secondo De Santi, deve essere avvenuta nelle due estati del 1944 e del 1945, a Torre a Mare (placido borgo marinaro a sud di Bari, sede estiva prediletta da Rota e dalla cerchia dei suoi più intimi amici baresi)2. Ma ancora non è chiaro a quale scopo Nino Rota, con l’aiuto della madre Ernesta Rinaldi, abbia deciso di tradurre e adattare il testo di un vaudeville ottocentesco reso assai celebre da una trasposizione nel cinema muto di René Clair (1927), trasformandolo nel libretto di un’opera comica per la quale non risulta alcuna committenza. Si può comprendere la scelta del soggetto fantastico di Ariodante per il Teatro Regio di Parma nel 1942 e di quello tragico di Torquemada, opera scritta nel 1943 e non eseguita: in entrambi i casi si era nel culmine della tragedia bellica in Italia, alla quale Rota reagiva con due strade antitetiche, la fuga nel sogno ariostesco nel primo caso, l’asfissiante oppressione del dramma dell’Inquisizione nell’altro. Forse Il cappello di paglia di Firenze potrebbe aver risentito dei benefici effetti dell’uscita della Puglia dalla linea di guerra, nel 1943, con l’occupazione alleata che, peraltro, aveva trasformato i teatri di Bari in sale di avanspettacolo per il divertimento delle truppe. In tutti i casi la scelta del testo di Eugène-Marin Labiche, presentato con la collaborazione di Marc-Antoine-Amédée Michel a Parigi nel 1851, non fu casuale e non restò isolata: nel 1950 Rota tornò a rielaborare un soggetto di Labiche, Les Deux timides del 1860, che divenne l’atto unico I due timidi su libretto di Suso Cecchi D’Amico3. Chi era Labiche? In una autobiografia di poche decine di righe, inviata a un quotidiano parigino poco prima della morte avvenuta nel 1888, Eugène Labiche, nato a Parigi nel 1815, riassumeva la sua fortunata carriera teatrale in poche frasi: aveva debuttato nel 1838 al Palais-Royal dove era stato allestito anche il suo ultimo spettacolo, nel 1877. Un Chapeau de paille d’Italie, rappresentato per la prima volta a

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / NEL MAGICO CAPPELLO

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Parigi nel 1851, fu definito da Sarcey “una rivoluzione nel vaudeville”, per il suo ritmo indiavolato e la freschezza delle situazioni narrate. Autore di centinaia di lavori teatrali (“plus de 300” secondo Thibaudet), Labiche aveva sviluppato una forma di mancanza di sicurezza e autostima per cui si avvaleva quasi sempre di collaboratori che in realtà svolgevano un ruolo marginale nella elaborazione di un testo, quello di correggere ed eventualmente adattare una pièce (abitudine quasi maniacale che richiama fortemente quella di Nino Rota di comporre sempre con qualcuno al suo fianco, pronto a giudicare le sue improvvisazioni). A Marc Michel (1812-1868) toccò l’incarico di supervisionare Un Chapeau de paille d’Italie, uno dei più fortunati e più rappresentati vaudevilles di Labiche. Ottenuta una posizione agiata grazie a un conveniente matrimonio, Eugène Labiche si dedicò nei

successivi quarant’anni alla ironica e spesso impietosa descrizione della vita quotidiana della borghesia del suo tempo. Un Chapeau de paille d’Italie fu il suo primo grande successo, attribuito dai contemporanei alla novità assoluta del parossismo ritmico del succedersi degli avvenimenti in una sola ‘folle giornata’. Divenuto ricco e famoso, negli anni successivi continuò a produrre decine di commedie e vaudevilles di successo, mentre personalmente concentrava i suoi interessi sulla campagna e la letteratura: divenuto sindaco di Sauvigny, resistette all’occupazione prussiana del 1870 e dieci anni più tardi fu nominato Accademico di Francia. Il successo delle pièces teatrali di Labiche, sopravvissute alla morte dell’autore fin addentro al Novecento, e presentate ripetutamente anche in Italia da diverse compagnie perfino dopo la seconda guerra mondiale, non può spiegare l’interesse 97

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / NEL MAGICO CAPPELLO

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di Rota per questo testo. Forse è più plausibile che il tramite sia stato offerto dalla celebre versione cinematografica di uno dei più grandi registi del cinema, René Clair (pseudonimo di René-Lucien Chomette, nato a Parigi nel 1898). Questi realizzò a sua volta il suo primo grande successo professionale proprio con Un Chapeau de palle d’Italie, nel 1927, e l’anno immediatamente successivo adattò una seconda pièce di Labiche, Les Deux timides, che anche Rota avrebbe poi utilizzato. Se negli anni Cinquanta del Novecento, al momento della “prima” dell’opera rotiana, la notorietà del Chapeau di Clair era ancora elevata, come si rileva in tutte le prime recensioni del Cappello, lo era molto di più nel momento in cui il compositore si accingeva a musicare il testo di Labiche. E in quegli anni intorno al 1945 Nino Rota vantava già nel suo curriculum una dozzina d’anni di esperienza nella composizione di colonne sonore. Questa attività era infatti iniziata, quasi per caso, nel 1933 con la sonorizzazione di Treno popolare di Raffaello Matarazzo. Chiamato dopo alcuni anni a collaborare stabilmente con la Lux Film, su invito esplicito dei musicologi Fedele D’Amico e Guido Gatti, per lo stesso regista realizzò poi le colonne sonore di Giorno di nozze (1942) e Il birichino di papà (1944), mentre avviava la sua stabile collaborazione con Renato Castellani (da Zazà del 1942 a Sotto il sole di Roma del 1951) e con Mario Soldati (da Le miserie del signor Travet del 1946 ai tanti documentari e sceneggiati televisivi)4. Qualche critico si è stupito della capacità di René Clair di esprimere in un film muto i ritmi vorticosi della pièce di Labiche (peraltro carica di riferimenti espliciti agli interventi musicali); considerando nel contempo la partitura di Rota - a metà degli anni Quaranta - quasi profetica della futura vocazione del compositore di celebri colonne sonore5. In realtà non sappiamo quanto la partitura originale, composta dieci anni prima dell’allestimento di Palermo, come più volte dichiarato dallo stesso compositore, corrispondesse alla versione definitiva stampata da Ricordi nel 1956. Tra le molte testimonianze dirette più volte citate nella scarna bibliografia critica esistente sul Cappello di paglia di Firenze, riportiamo qui di seguito il meno noto testo di una intervista a Nino Rota pubblicata in occasione della ripresa al Teatro Verdi di Trieste del Cappello nel 19606:

Tra la composizione, nell’oasi di Torre a Mare, dell’opera Torquemada e la stesura del Cappello di paglia, Rota si era trovato bloccato con la madre a Roma nel momento più tragico che precedette la liberazione alleata, tanto da allarmare i suoi colleghi al Liceo Musicale di Bari (dove Rota insegnava armonia dal 1939). In quel periodo di forzato isolamento a Roma, Rota ebbe comunque la possibilità di lavorare con intensa energia alla musica di un film e di uno spettacolo teatrale. Il film era il già citato Birichino di papà di Matarazzo, dalla trama esile e convenzionale e destinato a un immediato oblio; lo spettacolo invece era una rivista di avanspettacolo intitolata Il suo cavallo, concepita con grande coraggio e intelligenza dalla coppia Castellani e Steno con un cast di prim’ordine e le coreografie di Milloss, che si trasformò in un clamoroso fiasco. Deluso dall’accoglienza di questi lavori e anticipando un procedimento che fu poi costante nella sua produzione artistica, Rota decise di riutilizzare in veste a lui più congeniale e per propria soddisfazione la maggior parte delle melodie che aveva profuso nelle rispettive colonne sonore ed è forse per questo motivo che nacque Il cappello di paglia di Firenze. Sappiamo infatti che nel 1947 il compositore riutilizzò ancora una sua partitura per un film del 1943, La donna della montagna di Castellani, nel primo tempo della sua Sinfonia sopra una canzone d’amore e poco dopo, con una disinvoltura degna di un compositore barocco, uno dei temi principali confluì ancora in una colonna sonora cinematografica, quella di The Glass Mountain di Henry Cass (1950), suo primo successo internazionale10. Ricordiamo infine che dalla Sinfonia sopra una canzone d’amore sono tratti anche i temi principali del Gattopardo di Visconti. La serie di rimandi è intricata, e coinvolge la delicata questione dei confini tra autoimprestiti, citazioni e palesi quanto involontari plagi11. Tutti questi elementi devono essere tenuti presenti per inquadrare il caso del Cappello di paglia. Alcuni indizi ci inducono a credere che il manoscritto composto a Torre a Mare subito dopo la guerra abbia subito numerose e importanti modifiche prima di essere presentato al pubblico di Palermo nell’aprile 1955. Lo prova, ad esempio, l’inserimento nello stretto finale del Cappello di paglia del tema dello Sceicco bianco, prima colonna sonora per Fellini, composta ben dopo il 1945 (il film è del 1952). Ma soprattutto è interessante il processo di graduale trasformazione della struttura del testo originale di Labiche in libretto d’opera, testimoniato da documenti finora mai collezionati conservati nel Fondo Rota presso la Fondazione Cini di Venezia12. Tra le numerose versioni della partitura del Cappello di paglia di Firenze e del materiale connesso alle varie rappresentazioni italiane e straniere (libretti, recensioni, appunti), i seguenti documenti si presentano particolarmente significativi per la genesi e le successive trasformazioni del testospettacolo:

Per quest’opera - ci diceva il maestro - mi sono valso anche della valente collaborazione di mia madre (la compianta signora Ernesta)7. Non avevamo altro in mente che portare una nota di colore, una nota allegra nel teatro lirico, senza trascendere nel grottesco, o invadere il campo dell’operetta. Volevamo divertire, commentando la farsa con melodie orecchiabili e infondendovi uno spirito di sapore ottocentesco con un tantino di spregiudicatezza ‘boulevardière’, e ossigenare con l’operettistica del nostro tempo. La trama stessa è divertentissima: ha tutti gli ingredienti ‘éclatants’ di sicuro effetto comico. Quest’opera [...] la scrissi nel ‘45 e nel ‘54 [sic! aprile 1955] venne lanciata dal Massimo di Palermo. Alla Piccola Scala di Milano venne presentata per due anni di seguito, poi alla Fenice di Venezia, a Bari e in altri massimi teatri...

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1. Correzioni, espunzioni e aggiunte manoscritte autografe di Nino Rota apposte su libretti editi da Ricordi, Milano 1955. 2. Fogli aggiunti o separati contenenti varie e differenti versioni intermedie, per99

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / NEL MAGICO CAPPELLO

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lopiù successivamente espunte, di alcune scene chiave dell’opera: in particolare la scena delle Modiste e la scena in casa di Beaupertuis. 3. Libretto con il nome “Strehler” sul frontespizio, probabilmente utilizzato dal regista per una delle due edizioni del Cappello da lui curate alla Piccola Scala di Milano nel 1958 e nel 1959. 4. Indicazioni registiche in forma di disegni e abbozzi, con lettera di accompagnamento non firmata in francese, inviata da Parigi (a Rota?) da un regista poi sostituito da altri: insieme con il materiale preparato fino ad allora, c’è l’augurio di portare un giorno Il cappello di paglia di Firenze a Parigi.

numerose trasformazioni non soltanto in occasione della prima rappresentazione di Palermo, ma anche dopo che il testo e lo spartito per canto e pianoforte vennero pubblicati da Ricordi, rispettivamente nel 1955 e nel 1956. Tra i fogli in cui si rimaneggiano le citate scene delle Modiste (Intermezzo prima di Atto II, poi primo quadro dell’atto) e di casa Beaupertuis (Atto III, prime scene) si riconoscono proposte autografe di Rota, proposte probabilmente di mano di Ernesta Rota e infine una serie di integrazioni e soluzioni alternative proposte dalla sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico13. L’impressione che si ricava dall’esame di questi rimaneggiamenti è che in un primo momento il libretto rispettasse molto più da vicino le situazioni e le soluzioni del vaudeville originale di Labiche, forse seguendo una delle traduzioni italiane da poco stampate (conosciamo le edizioni

Dall’esame di questo materiale risulta evidente che il libretto del Cappello ebbe 100

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / NEL MAGICO CAPPELLO

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apparse a Torino nel 1951, a cura di V. Guerriero e a Roma nel 1953, a cura di F. Savio, ma è possibile che i Rota ne avessero utilizzato anche una più antica o forse una edizione in francese). I fogli aggiunti di mano di Nino Rota, per esempio, riportano l’inizio dell’Atto II ancora come esso è presentato da Labiche: il promesso sposo Fadinard, nella sua ricerca affannosa del cappello di paglia italiano, entra trafelato in un ‘salon de modiste’ e qui s’imbatte in Clara, sua recente fidanzata abbandonata senza spiegazioni, che gli chiede ragioni e, con ipocrisia tutta borghese, l’antieroe le promette prima di portarla a cena (nella serata delle sue nozze con Elena!) e poi addirittura di sposarla in cambio del sospirato cappello. Questa situazione in Labiche si protrae per diverse scene dell’Atto II, con intervento di altri personaggi e addirittura irruzione del corteo nuziale nel negozio. Nell’abbozzo di Rota invece la scena si conclude in due pagine dopo un breve dialogo con le parole di Fadinard: “A Passy? A Passy! Amore! (bacia Clara)”. Questa situazione pesantemente immorale, sia pur in chiave comica, forse non piacque alla madre di Nino, Ernesta Rota o non fu ritenuta idonea al nuovo spirito dell’opera da presentare a Palermo14. Nella versione definitiva tutto viene riportato a un informale dialogo tra Fadinard e un’anonima Modista a lui ignota, concludendosi con le parole: “A Passy... a Passy! Angelo! (Fadinard abbraccia la Modista ed esce di corsa)”. Addirittura l’intera sezione è divenuta un Intermezzo tra gli Atti I e II, anche per non interrompere la sfrenata corsa per Parigi del corteo nuziale, momentaneamente rimasto fuori campo. Varianti significative intervengono soprattutto nelle due scene più comiche dell’opera, l’esibizione musicale per la Baronessa di Champigny e la casa di Beaupertuis con l’episodio dei piedi nella tinozza e dello scambio di scarpe effettuato dal suocero di Fadinard. Nel primo caso, dovremo ricordare che nell’originale francese di Labiche, già ricolmo di situazioni musicali esplicite, questo episodio costituisce un condensato di tutto quel che rappresentava a Parigi la musica italiana nel 1851 (Atto III, scene 1-6): Fadinard è scambiato per il cantante di moda, “le fameux Nisnardi de Bologne”, un tenore appena giunto a Parigi e già celebre. Il cugino della Baronessa, che ha non per caso il nome italiano di Achille de Rosalba, si entusiasma nel ricevere ‘un confrère’, essendo anch’egli dilettante di musica. Nel grossolano equivoco Fadinard dapprima si stupisce di essere considerato un musicista e per di più italiano, poi cerca di stare al gioco mentre la Baronessa esalta la musica italiana:

gnato al pianoforte dal suocero Nonancourt, che crede di strimpellare per il matrimonio, con il coro rozzo di tutto il corteo nuziale. Non compare il vero cantante italiano atteso dalla Baronessa, che è dunque tutta invenzione efficacissirna dei Rota. Nel libretto Ricordi del 1955, conservato nel Fondo Rota, il nome del musicista atteso dalla Baronessa - pur trasformato già in violinista e non più tenore - è ancora Nisnardi, ma la mano di Nino Rota lo corregge in Minardi, nome che resterà poi nella versione definitiva della partitura e che si presta assai più al suono dei versi chiave di questo episodio:

BARONESSA FADINARD BARONESSA

Convenez que c’est une belle chose que la musique!... Ne m’en parlez pas! La musique! La musique! La musique!... Pourquoi ne faites vous pas travailler Rossini, vous?... Qu’est ce que vous pensez d’Alboni?... Saluez, voici, le fameux Nisnardi... Rival do grand Rubini... le rossignol de Bologne

E nel finale assurdo della scena, Labiche fa cantare davvero ‘Fadinardi’ accompa102

FADINARD MINARDI

(a parte) (Se non dicevo d’esser Minardi / mi cacciavano via senza riguardi) (II, 5) (si mette a suonare) Io son Minardi / spero che non sia tardi (II, 10)

Il libretto del Cappello di paglia di Firenze sacrifica molti altri momenti sguaiatamente comici e numerose situazioni apertamente musicali del vaudeville di Labiche, ma soprattutto le pesanti allusioni erotiche che pervadono tutta la folle giornata di Fadinard e dei suoi invitati. Il testo di Nino ed Ernesta Rota è una ulteriore riprova della predilezione per il candore infantile dell’atmosfera di sogno delicato che pervade un Ottocento idealizzato. Ricordiamo rapidamente quali siano le principali caratteristiche di ispirazione stilistica nella struttura generale dell’opera: 0uverture Di sole 66 battute, ‘provocatoriamente’ nella tonalità di do maggiore e Allegro, contiene i temi conduttori dei punti principali dell’opera. Il primo è la scala vorticosa di crome e semicrome ricavata dalla Cavatina di Rosina nel Barbiere di Siviglia di Rossini. Poi accordi ritmicamente incalzanti. Infine tema del corteo nuziale (“Tutta Parigi noi giriam”). Atto I 1. In casa di Fadinard, il dialogo tra Felice (cameriere) e Vézinet (zio sordo), riproduce la serie di equivoci tipici della commedia dell’arte filtrata attraverso l’opera comica settecentesca. L’atmosfera sonora evoca l’Ottocento francese e in particolare Offenbach. In Labiche compare anche la cameriera di Beaupertuis che in Rota manca anche nell’Atto III. 2. Fa il suo ingresso il protagonista, Fadinard (in Labiche è descritto come un giovane borghese di 25 anni) che manifesta emozioni contrastanti per l’imminente matrimonio e per il curioso episodio del cappello di paglia mangiato dal suo cavallo, che innesca tutta la vicenda. 3. L’aria di Fadinard sulle gioie del matrimonio è a metà strada tra lo stile comico di Rossini e i picchi lirici e sognanti di Puccini. Da notare il ricorrere di un vocabolario ingenuo e infantile, tipico rotiano: “mogliettina”, “mia sposa gentil/ quasi april”, “porcospino, suocero mio”, “nido... lindo e fresco come lei”, “amor... mattin”. 103

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4. Il triangolo comico composto da Fadinard con la coppia degli amanti Emilio e Anaide, sopraggiunta alla ricerca del distruttore del cappello, da cui esigono la risoluzione della faccenda, è una tipica situazione musicale rossiniana. 5. Il suocero Nonancourt si presenta con le stesse parole di Labiche: “Tutto a monte!” e con il realismo-nonsense della comicità rossiniana: le scarpe di vernice sono strette e lui le toglie continuamente. 6. Il primo incontro da soli dei promessi sposi, Fadinard ed Elena, è caratterizzato con frasi tipo “estasi d’amore” e atmosfere musicali alla Walt Disney (Cenerentola, Biancaneve)15, ma anche vicine al duetto d’amore nel finale dell’Atto I dell’Otello di Verdi (si vedano, per esempio, le battute prima di 560, con cromatismi e modulazioni a catena).

7. Fa la sua prima apparizione il chiassoso corteo nuziale che accompagnerà il protagonista per tutta la folle giornata sul tema, anticipato dalla Ouverture, “Tutta Parigi noi giriam”. 8. Anaide, personaggio ambiguo perché fortemente indiziata di tradire il marito Beaupertuis col militare Emilio, canta nello stile di Desdemona come se difendesse la sua onestà. Intermezzo (in realtà Atto II, scene 1-2) Il coro delle modiste che intonano virtuosisticamente la stessa scala vorticosa della Ouverture, ricavata dalla Cavatina di Rosina del Barbiere rossiniano, crea uno straordinario effetto sincopato nel passaggio da una all’altra voce. Manca del 105

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tutto il personaggio della modista Clara che, nell’originale di Labiche, si svela come ex amante di Fadinard e da questi ancora corteggiata per ottenere il cappello. Manca anche un personaggio secondario, Tardiveau, militare e ragioniere, commilitone del clarinettista Trouillebert, che alludono già alla scena finale della gendarmeria.

nale rossiniano (Italiana in Algeri), è snocciolato da tutti i protagonisti e si mischia poi col tema del corteo.

Atto II 1-6. Il fondamentale episodio della Baronessa di Champigny con lo scambio di Fadinard per il violinista italiano Minardi (in Labiche il tenore bolognese Misnardi, nome rimasto in versioni intermedie del testo di Rota). Situazioni sonore allusive all’Italia da cartolina, evocata dalla Baronessa e dalle risposte comiche di Fadinard (terra di cappelli fatti per alimentare i cavalli). Valzer della Baronessa (anticipa quello celebre del Gattopardo). Preparazione del concerto: “Ecco a voi lo Stradivario che Tartini sol sonò” e richiesta del cappello da parte di Fadinard. Atmosfera sonora giocata ironicamente sul riferimento ai drammi di Puccini. 7. Atmosfera improvvisamente cambiata per l’ingresso del suocero Nonancourt con tutto il corteo nuziale che si abbuffa nella sala preparata dalla Baronessa per gli ospiti del concerto. 8-9. Consegna del cappello sbagliato a Fadinard, crescita parossistica di tensione ed equivoci fino all’arrivo a sorpresa del vero Minardi che, a eliminare ogni equivoco, si presenta suonando da virtuoso il violino. Da più parti si invoca l’intervento della polizia. In Labiche non compare il vero musicista (Misnardi) ma Fadinard e il suocero si esibiscono in un pietoso recital con il coro del corteo unito in maniera chiassosa ai veri invitati della Baronessa. Atto III 1-6. Episodio in casa Beaupertuis, introdotto da 10 battute affidate ai soli fiati dell’orchestra (fagotti, clarinetti e altri strumenti in tessitura bassa, situazione tipicamente felliniana). Il padrone di casa con i piedi in una bacinella, mentre entra Fadinard, crea un effetto comico irrefrenabile. Mentre in Labiche compare la cameriera con un nome, Virginia, che dialoga con il padrone, in Rota manca come la sua padrona. Grottesco contrasto con la musica dal ritmo quasi di marcia funebre da paese, che accompagna la curva psicologica di Beaupertuis, come Otello, sospeso tra sospetti, gelosia e illusioni. Fadinard, affannato per le scale, canta il tema sincopato della Ouverture iniziale sulle parole staccate: “Gra-zie tan-to un po’ d’a-cqua”. Equivoco delle scarpe scambiate dal suocero Nonancourt. Le donne del corteo nuziale si presentano con corone di fiori cantando porzioni del tema. Elena, credendosi nella nuova casa, si prepara per la notte ma esita a distaccarsi dal padre: abbellimenti vocali come per le protagoniste rossiniane (Rosina, Cenerentola). 7-8. Equivoco del racconto della signora col militare e il cappello mangiato dal cavallo, che convince Beaupertuis che la moglie lo tradisce. Tutti escono dalla casa rendendosi conto che non è quella giusta: “Io casco dalle nuvole”, tipico fi106

Intermezzo tra gli Atti III e IV Una introduzione strumentale di sole 8 battute descrive, lenta e asmatica, la stanchezza dei protagonisti che si avviano verso la vera casa degli sposi. Cadono le prime gocce di pioggia del prossimo temporale e tutti aprono gli ombrelli. Atto IV 1. Situazione di attesa con guardie e drappelli, e perfino l’indicazione in partitura di “campane di orologio”. 2. Temporale, esattamente come in un’opera di Rossini e nella stessa posizione strategica, pur essendo piuttosto verdiano nel risultato sonoro. Il tema del corteo è esposto dalla tromba e mostra inaspettate anticipazioni del futuro tema principale di La strada. 3-5. Situazione di attesa e in lenta progressione. Elena è ancora dubbiosa ma decide di affidarsi allo sposo Fadinard che però tarda a comparire: il suo canto “Mio caro ben” è specularmente opposto al canto di Orfeo che cerca Euridice. 6. Tutti stupiti all’ingresso di Fadinard e a sua volta questi sbalordito nel riconoscere nel regalo dello zio Vézinet proprio il cappello di paglia che aveva cercato per tutta Parigi (“viva l’Italia!”). 7-10. Quando sembra che tutto possa risolversi per il meglio, le guardie portano tutti in prigione: il coro maschile delle guardie è modellato sul Barbiere di Rossini. Si cerca una soluzione per salvare Anaide, poiché il marito si presenta a casa di Fadinard. Ancora frasi ingenue, da operetta (Emilio: “conosco il maresciallo”; Fadinard: “allor siamo a cavallo”). 11. Confusione generale tra corteo incarcerato e guardie. Torna il tema sincopato, per accordi, della Ouverture iniziale. Anaide, ottenuto avventurosamente il cappello da Fadinard, può affrontare il marito ed umiliarlo per i suoi sospetti infondati. 12. Il suocero, appresa la vera storia, si compiace con Fadinard e per la prima volta inverte la sua frase ricorrente in “tutto a posto”. Il corteo liberato si esprime con un testo davvero inelegante: “fuori siam dell’esecrabile prigione”. A questo punto i due sposi possono allontanarsi dagli altri (Sposi: “andiamo”; Corteo: “andate”) e concedersi un duetto amoroso, ancora in stile Walt Disney. Bella vocalità di Elena, sempre con abbellimenti e ghirigori come Biancaneve. Il duetto conclude in maniera leggera e con toni smorzati la vicenda16. Quando l’opera andò in scena a Palermo per la prima volta, la madre Ernesta era morta da poco e a lei, ‘musa ispiratrice’, Nino dedica la rappresentazione. La partitura stampata da Ricordi è invece dedicata “a Guido M. Gatti”, uno degli ‘angeli custodi’ di cui Rota cercava di circondarsi costantemente. Non siamo d’accordo con chi ha visto nel Cappello di paglia di Firenze una struttura profeticamente ‘ci107

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nematografica’ di Rota, anche perché la sua coautrice e dedicataria, la madre Ernesta, non avrebbe tollerato alcuno scadimento in quella che allora considerava una occupazione necessaria dal punto di vista economico, ma non onorifica17. Del resto lo stesso Níno Rota dichiarava a Trieste in occasione della ripresa del Cappello nel 196018:

NOTE 1. Guido Vergani, Intervista a Nino Rota (1978), inedito parzialmente cit. in Pier Marco De Santi, La musica di Nino Rota, Laterza, Bari 1983, p. 58. 2. Ibid.: secondo questo autore l’opera fu composta “per divertimento - come diceva Rota - e per il gusto di cimentarsi in ‘un’opera buffa, comica, quasi operettistica’”. Sul rifugio di Torre a Mare si veda Dinko Fabris (a cura di), Nino Rota compositore del nostro tempo, Istituzione Concertistica Orchestrale della Provincia di Bari, Bari 1987, pp. 21-23. 3. Molto ci sarebbe da dire sulle affinità o le complementarità del testo dei Due timidi (1950) rispetto al Cappello di paglia di Firenze. Non può sfuggire la circostanza per cui entrambi sono vaudevilles di Labiche trasformati in capolavori cinematografici senza sonoro da René Clair, e poi recuperati a distanza di pochi anni l’uno dall’altro da Nino Rota. In-

... Abbiamo avuto spontanea l’idea di chiedergli quali dei due lavori preferisce: teatro o cinerna. È naturale - ci ha risposto il maestro - che la mia predilezione vada all’opera lirica. Nei film bisogna ascoltare i registi, nell’opera solo se stessi...

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fine il libretto dei Due timidi di Rota fu approntato da Suso Cecchi D’Amico, che come indichiamo in questo saggio contribuì anche alla stesura del libretto del Cappello di paglia di Firenze. 4. De Santi, La musica di Nino Rota cit., pp. 33-47. 5. “... Questo cappello da cui sortono uno dietro l’altro i casi straordinari a sì serrato ritmo da meravigliare che il cinema prima della musica abbia pensato a farlo proprio. Nel 1927 René Clair ne trasse infatti un film muto. E chi ancora ricordi questo per averlo visto allora o in qualche retrospettiva, meglio misurerà il nuovo della versione lirica. Com’è noto, Nino Rota è anche uno dei migliori fra i nostri compositori cinematografici: esperienza o meglio vocazione (giacché l’opera fu concepita tra il 1945 e il 1946, quando pochi erano i suoi film) di cui è avvertibile la traccia nel dosaggio delle scene, nell’accortezza di adeguare il passo della musica a quello della vicenda senza cadere in squilibri”. Testo di Emilia Zanetti nel programma di sala della “prima” di Palermo, Teatro Massimo, stagione lirica 1954-1955. 6. Aldo Priore, Il maestro Nino Rota a Trieste per la prima volta, in “II Piccolo sera”, 9 febbraio 1960. 7. Possiamo seguire la lunga gestazione del Cappello di paglia grazie alle lettere e ai frammenti del diario di Ernesta Rota pubblicati recentemente dall’Archivio Nino Rota: Francesco Lombardi (a cura di), Fra Cinema e Musica del Novecento: il caso Nino Rota dai documenti, 0lschki, Firenze 2000. La prima citazione è in una lettera di Nino Rota alla cugina Titina Rota del novembre 1945 da Torre a Mare: “... Il cappello di paglia è ancora allo stesso punto. Spero di dargli una spinta qui, così come ad altre mie cose... sempre senza scopo pratico, perché mi sembra tutto così caotico in questi tempi” (p. 24); dal diario di Ernesta: “Ieri, con Nino, abbiamo ripreso Il cappello di paglia di Firenze con indicibile compiacimento. Qualche paginetta l’abbiamo messa giù...” (Roma, 22 gennaio 1946; “... Nino non mi molla mai con questa sua Opera...” (Roma, 1° febbraio 1946); “... Dopo, volammo a casa [D’Amico] per ponzare un po’ sul nostro Cappello di paglia di Firenze, pel quale sono benemerita, perché non c’è parola e nota che non sia stata vagliata da me. Viene carino e gustoso all’estremo” (2 febbraio 1946); “Continuiamo con Nino l’allegra fatica del Cappello di paglia, che viene un capolavoro di festività e di letizia” (Torre a Mare, 4 marzo 1946); “... ci mettemmo al piano e tirammo giù una scenetta del Cappello, che procede più lieto e festoso che mai... Prudenzina [Giannelli], sempre intelligente, proponeva ieri che Il cappello di paglia di Firenze fosse dato per il cinema: non è un’idea malvagia, perché oggi è il film che si impone e i mezzi di cui dispone il cinema sono superiori alle possibilità del Teatro Lirico: è vero che il soggetto è già stato filmato in America e altrove, ma che importa?” (Torre a Mare, 5 aprile 1946); “... Dopo andai da Nino, dove finalmente, abbiamo apposto la parola - Fine - all’ultima nota de Il cappello di paglia di Firenze. Data memorabile: 27 aprile 1946, da incidere a caratteri indelebili nella storia della produzione musicale di Nino...” (Torre a Mare, 28 aprile 1946, pp. 32-33). L’ultima testimonianza della madre, scomparsa prima di vedere allestita la loro creatura, è un’annotazione da Bari del 6 febbraio 1947: “Finalmente ho potuto avere l’eccelsa carta da musica atta a copiare Il cappello di paglia di Firenze. Ottimo papiro, di cui occorrono sessanta fogli pari a L. 1200” (p. 34). Questa copia era da mettere in relazione con un tentativo finora sconosciuto di

Rota di far rappresentare Il cappello di paglia in Svezia già nel 1946: “[Ninoj Fa copiare il Cappello per spedirlo a un direttore d’orchestra a Stoccolma. Gli costerà un patrimonio” (Milano, 17 luglio 1946, p. 34). 8. Fabris (a cura di), Nino Rota compositore del nostro tempo, cit., p. 23, lettera del direttore del Liceo Musicale “Piccinni” di Bari, Pasquale La Rotella, “Al Maestro Nino Rota, Albergo Dragoni, Roma” in data 12 luglio 1944: “Caro Rota, non puoi credere quanto gradita mi sia giunta la tua lettera da Roma, dopo essere stato per lungo tempo non poco preoccupato per la tua sorte, privo com’ero di qualsiasi tua notizia. Noi tutti del Liceo abbiamo molto spesso pensato a te, e dopo la liberazione di Roma si sperava di vederti da un momento all’altro ritornato fra noi [...] finalmente abbiamo potuto apprendere le prime notizie buone di te e della tua cara mamma. Quanti sacrifici, vero? Che tragedia! Ma sapremo certamente riprenderci, e intanto, possiamo ringraziare il Signore che ci ha serbati in vita [...]”. 9. De Santi, La musica di Nino Rota, cit., pp. 41-46. 10. La trama del film si presta particolarmente al gioco di rimandi col mondo della musica classica cui appartiene Rota: il protagonista, un ex soldato inglese, compone un’opera intitolata The Glass Mountain come ricordo della felicità conosciuta nelle montagne italiane durante la guerra, ma quando l’opera sta per essere rappresentata alla Fenice di Venezia, l’aereo dove viaggia per raggiungerlo la sua compagna da Londra si schianta proprio sulla Montagna di cristallo. 11. Nino Rota fu spesso accusato dai critici di utilizzare con troppa nonchalance citazioni letterali dai suoi ‘modelli’ ottocenteschi. e in alcuni casi di avere effettuato plagi che furono provati come assolutamente involontari. Si pensi alla dolorosa vicenda della musica per Il padrino (1972) che fu esclusa dall’Oscar perché ricavata da un’altra colonna sonora dello stesso Rota, Fortunella, e subì anche un processo per plagio, del tutto infondato; la consolazione venne dal Padrino - parte II (1974), che valse a Rota il Premio Oscar (cfr. Paolo Fragapane, Un preteso plagio di Nino Rota, in La musica allo specchio dell’oratione. Saggi intorno alla musica e alla lingua, Suvini Zerboní, Milano 1988, pp. 9-16). Sul metodo compositivo ‘onnivoro’ di Níno Rota si veda Dinko Fabris, La musica non filmica di Nino Rota: ipotesi di catalogo, in Musica senza aggettivi. Studi per Fedele D’Amico, a cura di Agostino Ziino, Olschki, Firenze 1991, II, p. 717 (e nota 31); inoltre Giordano Montecchi, “Rota, Nino”, voce in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, seconda ed. riveduta ed ampliata, a cura di S. Sadie, MacMillan, London 2001, XXI, p. 778. 12. Il Fondo Nino Rota, voluto dalla famiglia Rota-Blanchacrt, è affidato alle cure di Francesco Lombardi con la collaborazione, tra gli altri, di Nicola Scardicchio per la parte musicale. Ringrazio calorosamente i curatori per i tanti suggerimenti e in particolare il professor Giovanni Morelli, responsabile della sezione musica della Fondazione Cini, per avermi consentito di ottenere la riproduzione dei documenti e delle recensioni riguardanti Il cappello di paglia di Firenze. 13. Su uno dei fogli scritti da questa terza mano, infatti, si legge un messaggio personale: “Caro Pampero [?] io sarei per questa costruzione. Si concentri e ci pensi prima di bocciarla. Mi sembra necessario che avvenga sulla scena qualcosa e qualcosa di comico. Saluti Suso”. Nella scena in oggetto (Atto II, scena 8, palazzo della Baronessa di Champigny) si sug111

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geriscono integrazioni per nulla consone al ritmo dei versi del libretto, con introduzione addirittura di un personaggio in più, la cameriera Clotilde. Nonostante la mano di Nino Rota abbia ritoccato qua e là questa proposta di Suso Cecchi D’Amico, non resta alcuna traccia di tale suggerimento nel testo definitivo stampato da Ricordi del Cappello. 14. In realtà esiste una versione differente della stessa scena di Fadinard e Clara di mano probabilmente di Ernesta Rota, che proverebbe una serie di tentativi di adattare questo personaggio all’opera musicale, prima di abbandonarlo. 15. Tra gli appunti autografi di Nino Rota per la verifica degli inserimenti musicali nel primo rullo di pellicola del film di Fellini Lo sceicco bianco (1952), troviamo ricorrente l’esplicito riferimento “Coro di bambini. Walt Disney”, “Coro di ragazzi. Walt Disney”, ecc. per indicare appunto atmosfere musicali sognanti e infantili. Cfr. riproduzione del manoscritto in De Santi, La musica di Nino Rota, cit., p. 75. 16. Rota ha recuperato per il duetto “Finita è l’avventura” la melodia “A lume di candela” dalla rivista Il suo cavallo (1944), che Mario Soldati aveva definito “la più bella melodia d’amore di Rota” (De Santi, La musica di Nino Rota, cit., p. 47). 17. Nonostante l’apparente apertura a un’eventuale destinazione cinematografica del Cappello di paglia, ma per soli fini commerciali, suggerita da Prudenzina Giannelli, cit. alla nota 7, nell’aprile 1946. 18. Priore, Il maestro Nino Rota a Trieste, cit.

LA ME C C DEL RI ANICA SO LU CA

SCARL

IN I

BARONESSA DI CHAMPIGNY “Il celebre Minardi, io aspetto più tardi...” (Il cappello di paglia di Firenze, Atto II)

Per gentile concessione dell’Autore e del Teatro Regio di Torino

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE NELLA RETE Loredana Lipperini Naturalmente l’opera di Nino Rota è presente in diverse versioni su YouTube. Per esempio in quella, rappresentata alla Scala, con Giovanni Furlanetto ed Elizabeth Norbert-Schulz: http://www.youtube.com/watch?v=D0dVelNhDcc. Più variegato il percorso della farsa di Eugène Labiche e Marc-Michel da cui l’opera è tratta, Un chapeau de paille d’Italie, che entrò rapidamente nel repertorio italiano e venne assai corteggiata dal cinema. Nel 1928 il regista René Clair ne trasse un film muto, che a gennaio 2011 è stato dotato di nuovo accompagnamento musicale ed è visibile on line: http://www.youtube.com/watch?v=0CzQgBwD6bU. Del film esiste anche un remake del 1944 diretto da Maurice Cammage, protagonista Fernandel. Qui un frammento: http://www.youtube.com/watch?v=OSRLT57aF6s. Per gli appassionati di Nino Rota e di cinema, impossibile, infine, tralasciare la visione on line del finale di 8½ di Federico Fellini: http://www.youtube.com /watch?v=SdGrOjAQ_gs

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Il vaudeville, che vive della commistione complessa di cronaca e ironia, è una delle forme della spettacolarità più irriducibilmente françaises ed ebbe forse la personalità più interessante proprio in Eugène Labiche, maestro di intrecci che fustigavano ridendo la scimunita arroganza della borghesia rampante. È una vexata quaestio tentare di stabilire se, come voleva Philippe Soupault1, testimone delle avanguardie storiche e pioniere degli studi moderni sull’autore francese, egli fosse consapevole delle potenzialità eversive della propria opera o invece se fosse completamente ed esclusivamente avvinto, insieme ai suoi numerosi e intercambiabili collaboratori, alle ferree necessità della cucina teatrale. Ovviamente, nessun lavoro, per quanto astratto e legato a convenzioni, sta fuori dal ritmo del proprio tempo, se esso ha un qualche valore, e il repertorio dell’autore del Chapeau de paille d’Italie dimostra fin da una prima lettura pungenti qualità di osservazione. Difficile infatti scordarsi di certi incisi malvagi del Viaggio del signor Perrichon (che suona più o meno come “Pignatta” in antiche versioni italiane), scriteriato turista alpino che si espone a rischi impossibili e che annuncia cosí la decisione su chi tra i corteggiatori dovrà impalmare la figlia: Badi che non cerco di sdebitarmi con lei... desidero rimanerle obbligato... perché solo gli imbecilli non possono sopportare quel peso schiacciante che si chiama riconoscenza2. 113

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Lo stesso vale per La Cagnotte, esilarante saga di un gruppo di provinciali che rompono il loro salvadanaio per una gita a Parigi di cui nessuno vuole confessare il vero motivo e che diventa occasione di una vera e propria epica della sfortuna, tra un rovescio e l’altro, fino all’esilarante multipla agnizione finale. Gian Renzo Morteo, nella prefazione all’edizione italiana, puntualizza efficacemente una delle principali caratteristiche di questo repertorio parlando di: “maschere borghesi, complesse, ma assolutamente non personaggi o spunti di personaggi realistici”3. Vi è quindi in queste opere una vera passione per la meccanica del comico, eseguita con inappuntabile precisione, secondo quanto Henri Bergson indagò con grande sottigliezza in Il riso; si tratta, in primo luogo, di una macchina che sfugge le lusinghe del sentimento, per celarlo nelle pieghe di uno scambio indemoniato di comunicazioni spesso difettose (l’equivoco è elemento primario) e che, peraltro, spesso baratta allegramente la verosimiglianza con il ritmo. Basti in tal senso prendere in esame proprio Un Chapeau de paille d’Italie, in cui il manesco Émile determina di forza la caccia al cappello mangiato dal cavallo, creando un pretesto che risulta infine difficilmente credibile fuori dall’indemoniata sequenza di gags. In sintesi, quindi, introducendo un parallelo visivo, il teatro di Labiche ha a che vedere non con le coeve vivide immagini di cortigiane di Costantin Guys, né con il vigoroso realismo di Honoré Daumier, ma piuttosto con l’inquietante gusto del dettaglio di Grandville, che trattava intrighi sociali e atti del mondo animale con la stessa pungente disinvoltura. La ferrea osservanza delle regole di palcoscenico fa pensare quasi alla costruzione di un crescendo rossiniano, anche se Labiche non amava l’opera, che aveva subíto in dosi massicce nel corso del suo giovanile Grand Tour e che sbertucciava sovente, preferendo di gran lunga la musica popolare (e non disdegnando, all’occasione, di danzare una tarantella). Nei suoi Carnets de route italiani del 1834, egli parla più volte con ammirazione del San Carlo, ma liquida cosí l’esperienza melodrammatica: “danno I Normanni a Parigi [di Mercadante], è un’opera. Io dormo, malgrado le numerose pulci” e in seguito, in occasione di un nuovo itinerario nel 1840, afferma, ancora più precisamente: “sono andato al San Carlo. Davvero un bellissimo teatro. Non credo che a Parigi abbiamo niente di paragonabile. Davano La sposa fidanzata, musica di Pacini, ci hanno detto che era bella e abbiamo pensato di andarci ad annoiare un po’. Mi ritrovo accanto a un appassionato italiano che mi costringe ad ogni istante a esprimere la mia ammirazione dandomi colpi nelle costole, dicendomi Bello o Bella, a cui io rispondo con un Bellissima, Bellissimo. Vorrei trovare un altro vicino meno fanatico per dormicchiare un po’, se mi viene la voglia”4. Di questo atteggiamento fa fede proprio nel Cappello la macchietta dell’esageratissimo tenore Nisnardi, talmente esagitato che possono tranquillamente appartenergli le richieste isteriche del cappello da parte di Fadinard, che viene d’altra parte interrogato più volte sugli esiti del mondo operistico dalla squinternata Baronessa, che conclude la sua allegra disamina con un civettuolo: “perché non convince Rossini a tornare al lavoro?”5. Ciò non toglie, ovviamente, che, secondo tradizione, tra una scena e l’altra compaiano anche qui i regolamentari couplets intesi a sottolineare e riassumere gli snodi della situazione. Peraltro, Labiche ebbe 114

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sempre interesse verso l’operetta e lavorò in questo ambito firmando titoli talvolta fortunati, in genere presentati ai Bouffes Parisiens, come L’Omelette à la Follembuche (1859) su musica di Léo Delibes o Le Voyage en Chine firmato da François Emmanuel e Victor Bazin (1865). L’affinità con Jacques Offenbach, d’altra parte, era ovvia e tra i due esisté effettivamente un bizzarro legame, in cui, peraltro, il compositore alsaziano si trovò talvolta perfino a fare da ‘agente’ per il drammaturgo, in merito a certe traduzioni in tedesco; eppure il progetto più articolato, che avrebbe dovuto siglare una collaborazione importante tra i due, tenacemente voluto dal direttore del Théâtre de Varietés, si trasformò a poco a poco in una pièce tout court escludendo la musica e divenne Les Trente millions de Gladiator. I lavori di Labiche hanno comunque goduto di una continuativa tradizione in musica e lo dimostrano, ad esempio, Le nozze in prigione, che Emilio Usiglio trasse dal lavoro omonimo su libretto di Zanardini (1881) o le operette (che hanno avuto una certa popolarità in Francia) che Guy Lafarge ha tratto da Il cappello (1966) e da La Cagnotte (1983) o ancora Le Roi Amatibou di Hervé (1968). In tutto il dorato quanto effimero mondo del vaudeville, Labiche fu tra i pochi a non essere rapidamente accantonato e gli toccò perfino l’onore di vedere raccolte tutte le sue numerose opere per i tipi di Calmann Lévy e nel 1880 di essere infine nominato, per volontà di due insospettabili come Ernest Renan e Hyppolite Taine, accademico di Francia, ‘mestiere’ che svolse con l’ironia sua solita. Di fatto la sua ricezione, con alti e bassi, non si è mai interrotta; d’altra parte Dada e Surrealismo potevano ben trovare in queste pièces elementi di loro interesse: un mondo sottosopra, una lingua ridotta sovente a sberleffo o infine in certi casi a mero rumore, un modo di agire automatico, tutti quegli elementi, in una parola, che faranno parte dei propositi e degli interessi principali delle avanguardie storiche e che da noi determinarono l’adozione ammirata della furibonda comicità petroliniana da parte dei futuristi. Un vento che fa ridiventare Labiche di stretta attualità è quindi senz’altro da individuarsi nel dittico Un Chapeau de paille d’Italie - Les Deux timides, firmati da un René Clair in stato di grazia, rispettivamente nel 1927 e nel 1928. Il primo film nacque da un suggerimento di Marcel L’Herbier ed è segnato da una scelta decisamente marionettistica, con cinque teatrini (casa della sposa, casa dello sposo, strada davanti alla casa dello sposo, luogo della cerimonia, casa di Beaupertuis) che collassano progressivamente gli uni negli altri, mentre il secondo (accusato curiosamente da alcuni critici di “eccesso di psicologia”), rivisita ancor più liberamente il canovaccio labichiano, con esiti notevolissimi (e potendo contare, come nel primo titolo, su uno strepitoso cast di attori). Il successo di questi lavori è enorme e l’effetto che si produce è a catena: a New York, nel fulcro delle attività genialmente innovative del Federal Theatre Project, sepolto rapidamente dalle brucianti accuse di ‘antiamericanismo’ (ovvero in più chiare parole di ‘comunismo’), trionfò Horse eats Hat, revisione sintetica del testo labichiano presentata nel 1936 su adattamento di Orson Welles (anche in scena con Joseph Cotten) ed Edwin Denby, decisamente ispirata al film di Clair, con una scenografia in cui l’immaginario americano su Parigi veniva passato a fil di spada, tra un couplet surreale e l’altro, sullo sfondo delle incantevoli ‘musiche d’uso’ al115

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / LA MECCANICA DEL RISO

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trettanto ironiche e straniate di Paul Bowles. L’esito della produzione fu così felice da determinare lo stesso anno perfino una derivazione nella sezione per ragazzi del progetto, l’incantevole Horse Play di Dorothy Hailparn, realizzata dalla Negro Unit. Dalla prima alla seconda avanguardia il passo è breve e, quindi, nel clima del teatro di anticivilizzazione esploso negli anni Cinquanta, che vedrà il trionfo di Eugène Ionesco e della sua Cantatrice Labiche torna di nuovo in azione e le sue pièces sono proposte come quelle di un antenato di riguardo, citato sovente anche quando esploderanno, alla metà degli anni Sessanta, gli spettacolari e crudelissimi fuochi di artificio del repertorio di Witold Gombrowicz (e basti pensare in tal senso al programmatico Operetta). In Italia la dinamica è senz’altro più ristretta: Labiche non è mai entrato stabilmente a far parte del repertorio corrente, anche se ci sono state varie edizioni dei testi maggiori, che restano sempre gettonati in ambito filodrammatico. Eppure i nomi coinvolti sono interessanti e, limitandoci solo al Cappello, tra di essi vanno citati almeno Virgilio Talli, tra i fondatori della regia in Italia (1913), Antonio Gandusio (1923), insieme a Ettore Giannini che nel 1942 firmò una fortunata versione con Luigi Cimara ed Evi Maltagliati. Nel dopoguerra sono da citare la celebre edizione in chiave ‘chagalliana’ del Teatro Stabile di Torino nel 1959 per la regia di Gianfranco De Bosio, con le scene di Raymond Peynet e protagonisti Giustino Durano e Laura Solari e più recentemente le versioni in forma di saggio della Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano (1981) per la regia di Massimo Navone, quelle tradizionali di Nucci Ladogana (1981) e di Carlo Alighiero (1987) e infine Voilà Labiche, adattamento musicale di Filippo Crivelli per il Teatro della Tosse (1995), cui vanno aggiunte sporadiche presenze di compagnie francesi in tournée. L’intervento rotiano è quindi il contributo originale maggiore alla ricezione labichiana in Italia e il compositore, seguendo da vicino Clair, musicò nel 1950 anche I due timidi, un progetto originariamente concepito per la radio su libretto di Suso Cecchi D’Amico, ribadendo un’evidente consanguineità con l’autore francese. Anche troppo nota è la genesi del Cappello, scritto insieme alla madre Ernesta, lasciato e ripreso più volte fino alla “prima” a Palermo del 1955 e alla seguente trionfante versione strehleriana alla Piccola Scala nel 1958. La ricezione rotiana, anche nel momento attuale di ampio e analitico recupero delle pagine non cinematografiche, ha teso comunque ad avallare un’immagine ‘disimpegnata’ del musicista, in cui il lemma definitorio principalmente utilizzato è ‘candore’6, a significare, secondo le parole di Paolo Isotta che si trattava di un genio ‘naturale’ capitato fuori tempo massimo, per cui “questo musicienissime cadde in un mondo che gli poneva innanzi un linguaggio musicale usurato per interna lisi”7. Senz’altro l’angelismo non è una categoria critica troppo convincente, e anzi qualche volta sembra quasi indurre il sospetto di una volontà liquidatoria, più calzante risulta quindi l’opzione ‘mercuriale’ avanzata da Quirino Principe, che mutua un concetto caro a Giannotto Bastianelli, per indicare, semplicemente, “una materia non classicamente marmorea o aerea e comunque a proprio agio nel proprio spazio, né tragica né messa a nudo, ma insieme raffinata, ironica e malinconica, non senza venature di perfido sarcasmo”8. E anzi,

come notava Marzio Pieri, “naturale che non si tratta di operazione ingenuissima. Per più esperti palati si può eccepire, semmai, che ingenua, alla fine, risulta la non ingenuità dell’operazione”9. Finora peraltro, venendo meno lo ‘scandalo’ per la melodia scattato in altri tempi nelle analisi del Cappello di paglia, titolo ormai indiscusso e che va incontro a una fortuna sempre più ampia in tutta Europa, è mancata una verifica del know-how drammaturgico rotiano, ad eccezione del conteggio delle citazioni e degli autoimprestiti in partitura. È evidente, infatti, nella sua produzione un’esplicita e sorprendente consapevolezza delle regole del vaudeville, che deriva da una lunga frequentazione, in differenti forme, del palcoscenico. Vale la pena di ricordare, in primo luogo, che nel notevole entourage familiare in cui il musicista crebbe, era presente una delle maggiori personalità della scenografia tra le due guerre in Italia, la cugina Titina Rota, artefice di un immaginario squisitamente déco, che collaborò con alcuni dei maggiori artefici della regia: tra cui Nemirovicˇ Dancenko (Il giardino dei ciliegi) e soprattutto Max Reinhardt, di cui firmò i magnifici Sogno di una notte di mezza estate (Firenze, 1933) e nel 1934 lo spettacolare Mercante di Venezia, messo in scena nella città lagunare a Campo San Trovaso. Peraltro la collaborazione di Rota con la madre Ernesta, che dà vita a un libretto dal taglio sicuro, in cui non poche sono le varianti rispetto all’originale di Labiche, riporta la genesi di questo felice lavoro a quella consuetudine di ‘cultura di casa’, ormai scomparsa da gran tempo, di cui ci ha dato forse la più chiara illustrazione Natalia Ginzburg in Lessico famigliare. Il cappello è quindi, in primo luogo, frutto di 117

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un sentire condiviso che si scontra, ovviamente, con un sistema delle arti che nel momento in cui il lavoro venne presentato, puntava decisamente altrove, facendo sì che alcuni lo vedessero solo come uno squisito quanto arretrato gioco citazionistico. Madre e figlio furono infatti insieme a Parigi nel 1923 per un viaggio, seguente alla clamorosa esecuzione dell’oratorio L’infanzia di San Giovanni Battista a Turcoing, che ha importanza nella biografia del compositore e in cui avvenne tra l’altro anche il profetico incontro con la musica circense al Medrano, con tanto di rendez-vous con i celebri clown Fratellini10. Questa precoce relazione con la cultura d’Oltralpe suscitò senz’altro un interesse continuativo, di cui sono prova tra l’altro il balletto-commedia Le Molière imaginaire (1976) concepito per Maurice Béjart e la suite Rabelaisiana (1977) per canto e pianoforte. Rota non ha lasciato dichiarazioni programmatiche, né facevano intuire un percorso preciso le uniche due colonne sonore realizzate per il teatro prima del Cappello, quelle per Bonaventura nell’isola dei pappagalli di Sergio Tofano e per la rivista Il suo cavallo di Castellani, Steno e Lon-

ganesi, rispettivamente nel 1936 e nel 1944, ma senz’altro la pertinenza del suo intervento in questo ambito trova una spiegazione ovvia proprio nella prima fase della sua straordinaria carriera cinematografica, in cui si trovano i semi di un solidissimo sapere drammaturgico. In un modo o nell’altro, i suoi esordi si dettero infatti sotto l’egida della pièce bien faite, trionfante ancora nel cinema italiano tra le due guerre, in varie possibili accezioni. Ciò vale certamente per la smagliante partitura d’esordio per Treno popolare di Raffaello Matarazzo (1933), in cui il regista, sceneggiatore insieme a Gastone Bosio, accortissimo conoscitore di meccanismi teatrali, costruiva una moderna pochade intorno a una gita domenicale, ma ancora più precisi sono poi i riferimenti al repertorio francese e italiano fin de siècle e valga, in tal senso, ma anche con maggiore precisione, il lavoro su Zazà di Renato Castellani (1942), pieno di riferimenti alla tradizione operettistica, come anche Il birichino di papà (1943), di nuovo firmato da Matarazzo e, sia pure con elementi di maggiore drammaticità, Le miserie del signor Travet, che Mario Soldati (1946) aveva tratto dalla longeva 119

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commedia omonima di Vittorio Bersezio e da cui proviene non a caso, in chiave di autoparodia, l’aria di Beaupertuis all’inizio dell’Atto III. Al di là delle consuete leggende sulla ‘angelica svagatezza’ del compositore, in realtà proprio qui si trova esattamente il frutto di una consapevolezza scenica precisa, che va di pari passo alla consumata abilità della scrittura musicale. Questo è il motivo primario per cui al Cappello rotiano è arriso (e in specie dopo la fortunata e longeva versione di Pier Luigi Pizzi presentata per la prima volta a Reggio Emilia nel 1987) l’onore di unico titolo comico ‘d’autore’ del Novecento italiano a essere entrato stabilmente in repertorio, in subordine al meraviglioso Gianni Schicchi pucciniano (mentre diverso è il discorso, ovviamente, per La rondine). Proprio la consapevolezza sofisticata delle strutture, permette di superare l’impasse della relazione col moderno, che rimane d’ostacolo in Sí di Pietro Mascagni, che resta una curiosità d’epoca come accade ai lavori in questo ambito di Ruggero Leoncavallo (ma alcuni titoli, come il fulminante La candidata del 1915, dedicato a complesse problematiche di gender, riproposto per frammenti anni fa in modo esilarante da Michael Aspinall, forse meriterebbero un riesame). Il copricapo rotiano è infatti tessuto di paglia postmoderna e si presta quindi a interpretazioni di tipo diverso, conservando intatto, sia pure con le evidenti differenze (e in primo luogo quelle che concernono una più evidente propensione da parte del musicista agli aspetti sentimentali della vicenda, di cui si fa portavoce Fadinard nelle pause della sua ‘folle giornata’), il grano di pepe che Labiche inserisce nel micidiale disegno ‘chirurgico’ delle sue maschere sociali. NOTE Un ringraziamento per le informazioni e i materiali fornitimi a: Luca Berni, Martina Lombardi Vergani, Paolo Maier, Anna Peyron - Centro Studi Teatro Stabile di Torino e, in particolare, Silvia Rota Blanchaert, cui debbo informazioni preziose. 1. Philippe Soupault, Eugène Labiche. Sa vie, son oeuvre, Mercure de France, Paris 1964. 2. Eugène-Marin Labiche, Il viaggio del signor Perrichon, Rizzoli, Milano 1963, p. 93. 3. Gian Renzo Morteo, Labiche e le sue maschere, in Eugène Labiche, La Cagnotte, Einaudi, Torino 1989, p. XVI. 4. Eugène Labiche, Labiche en Italie. D’après ses carnets de route, a cura di Jean Lambert, Librairie José Corti, Paris 1988, le citazioni si trovano rispettivamente alle pp. 90 e 161. 5. Eugène Labiche e Marc Michel, Un Chapeau de paille d’Italie, Flammarion, Paris 1979, p. 79. 6. Basti citare il programmatico volume: Aa.Vv., Storia del candore. Studi in memoria di Nino Rota nel ventesimo della scomparsa, a cura di Giovanni Morelli, Leo S. Olschki, Firenze 2001. 7. Paolo Isotta, L’angelo spiritoso di Rota porta un cappello magico, in “Corriere della Sera“, 17 gennaio 1998. 8. Quirino Principe, Unicità di Nino Rota, in Nino Rota, La notte di un nevrastenico - Nonetto, La Bottega Discantica, Milano 1996, p. 6. 9. Marzio Pieri, Per la discografia del “Cappello di paglia di Firenze”, in Aa.Vv., Il cappello di paglia di Firenze. programma di sala, Grafiche Step Editrice, Parma 1987, p. 25. 10. Cfr. Pier Marco De Santi, La musica di Nino Rota, Laterza, Bari 1983, pp. 17-18. Per gentile concessione dell’Autore e del Teatro Regio di Torino 120

DALLA TAVOL O DI NIN ZZA O ROTA FRANC

E S CA Z

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In un programma di sala del 2009 così scrivevo: “scomparso il 10 aprile 1979 la data di questo concerto non è casuale -, Nino Rota rimane ancora oggi una figura enigmatica, associata sovente al cinema italiano, degna di un’attenta ermeneutica, non ancora praticata, o almeno non ancora lapalissiana”. Nel luglio 2011, ed ancora una volta la data non è casuale, a ricordare il centenario della nascita (avvenuta a Milano il 3 dicembre 1911), Firenze ed il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, in collaborazione con Maggio Formazione, propongono uno dei titoli operistici più noti, ovvero Il cappello di paglia di Firenze, tratto da un soggetto ottocentesco - la commedia Un chapeau de paille d’Italie del drammaturgo francese Eugène Labiche e di Marc Michel del 1851 -, che il Rota rielaborò con l’aiuto della madre, la celebre pianista Ernesta Rinaldi, co-autrice del libretto. Sulla genesi di questa composizione poco si sa, e parrebbe persino mancare un 121

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / DALLA TAVOLOZZA DI NINO ROTA

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abituale e ricco repertorio aneddotico tanto caro ai melomani, cui attingono sovente anche i critici o gli storici. Appare chiaro però che la scrittura avvenne per diletto, per il gusto di cimentarsi in un divertissement disimpegnato, almeno per trama ed argomento. Il risultato di questo lavoro a quattro mani e amabilmente ‘arrangiato in famiglia’, andato in scena per la prima volta il 21 aprile 1955 al Teatro Massimo di Palermo, è comunque una scrittura musicale e testuale ricca di citazioni ed alquanto sofisticata, decisamente meno semplice e meno tormentata, più rassicurante e meno incline alla vena melanconica e struggente, che emerge in molte colonne sonore: un sigillo, il marchio della solitudine, che caratterizza tante musiche di Nino Rota. Era il 1971, e dalla penna di Leonardo Pinzauti emergevano pochi tratti essenziali, più che mai autentici: “è rimasto il più strano e ostinato miscuglio di bravura e semplicità fra i musicisti italiani fra i sessant’anni, e soprattutto il più cordiale e solitario”.

Il clima borghese e spensierato della trama, che emerge dall’agitazione e dalla nevrosi dei protagonisti (Fadinard, giovane agitato; Nonacourt, ricco campagnolo; La baronessa Champigny; Elena, figlia di Nonancourt; Beaupertuis, marito di Anaide: il tenente Emilio; lo zio Vézinet; la modista, il bellimbusto, il violinista, etc.), dischiude ancor più la flessibilità e l’ampio ventaglio di situazioni ed umane emozioni, cui l’autore poliedrico sa attingere: una tavolozza di colori e nuances che si estende dai drammi più foschi e sublimi, più tristi e struggenti di tanti clown felliniani, alla sensualità di Anita Ekberg in La dolce vita, e arriva a delineare e caratterizzare nei minimi dettagli e con tratti incisivi caricature e macchiette ne Il cappello di paglia, senza ignorare la vena ironica di Oscar Wilde. I richiami a L’importanza di chiamarsi Ernesto sono forse il frutto di una suggestione, più che di una reale somiglianza, eppure il decoro descritto è simile come simile potrebbe apparire la morale ne L’Importanza d’essere onesto -, sintomo comunque di un milieu affine fra Labiche (1815 - 1888) e Wilde (1854 1900), poco adatto ad essere rappresentato nel 1945, nei mesi che seguirono la fine del secondo conflitto mondiale. Nel 1955 lo scenario italiano era mutato, il genere dell’evasione già sdoganato dal cinema e dalla televisione; la guerra pareva lontana ed il fermento degli anni ‘50 poteva accogliere, accettare ed applaudire, come fece senza riserve, Il cappello di paglia. Rota poté dunque osare e proporlo a distanza di una decade dalla composizione, reduce nel 1954 da un Leone d’argento al Festival del Cinema di Venezia per le musiche de La Strada.

Il cappello di paglia di Firenze non presenta questo tratto distintivo, anzi, ogni possibile spiraglio che avrebbe potuto ricondurre a quella matrice ben nota, è stato coperto, occultato abilmente da un horror vacui, caricato di ritmi serrati e concitati, e dalla frenesia che anima tutti i personaggi, ansiosi e nevrastenici, alla ricerca di un semplice cappello di paglia, ciascuno per scopi o fini diversi. La trama, inconsistente, è l’occasione frivola per cimentarsi in quello che lo stesso testo denuncia come una ‘farsa musicale in quattro atti’. Non siamo dunque di fronte ad un grand-opéra, neppure ad un’operetta, sicuramente non ad un musical, né tantomeno ad un recitar cantando, lontani dalle opere buffe di rossiniana memoria o da altri stereotipi del mondo del melodramma. Il genere è noto, ma è un’opera sui generis, rielaborata, secondo la pratica consolidata di Nino Rota, che reinventa e sperimenta. Il risultato è originale e non riconducibile a nessuna delle fonti tanto amate da Rota, dal Parsifal di Wagner, che vide diretto da Arturo Toscanini (che frequentò a Filadelfia dal 1930 al 1932), alle opere dell’amico e compagno di viaggi Igor Stravinskij, da Verdi, al quale si ispirò per Il Gattopardo di Luchino Visconti (1963), all’amato Puccini. Anomalo, per il periodo storico nel quale scrive, è il ricorso alla tonalità, giudicata da taluni démodée, ma in realtà di grande attualità, soprattutto fattore imprescindibile che decretò il successo dell’opera, ripresa successivamente nel 1956, nel 1957 e nel 1958 alla Piccola Scala di Milano, con la regia di Giorgio Strehler ed ancora nel 1987 a Reggio Emilia con Pier Luigi Pizzi ed in numerose produzioni in Italia e all’estero.

Undici sono i titoli operistici pervenuti: il primo, composto nel 1926 - Nino Rota aveva appena quindici anni -, è un’operina di appena quarantacinque minuti per bambini, Il Principe Porcaro, l’ultimo è Napoli milionaria, composta dal 1973 al 1977; fra queste undici composizioni, scritte in un arco di tempo che supera i cinquant’anni, Il cappello di paglia di Firenze è giudicato il vero capolavoro e l’opera senza dubbio più completa ed intrigante, dalla scrittura composita ed articolata, ma allo stesso tempo piacevole e popolare. Fra gli altri melodrammi, in gran parte dimenticati (dall’Ariodante composto dal 1938 al 1940 a Torquemada del 1943, a I due timidi del 1950, a La scuola di guida del 1950, ed ancora Lo scoiattolo in gamba del 1959 o Aladino e la lampada magica del 1963-65, fino a La visita meravigliosa del 1965-1969), l’altro ad essere talvolta rappresentato è La notte di un nevrastenico del 1959, che però non godette della stessa fortuna, anzi scomparve al paragone con il capolavoro del 1945.

Nino Rota è colto, ma non copia e neppure si lascia influenzare, trae ispirazioni, in continuazione ed in ogni dove, le fa sue per poi comporre qualcosa di diverso, come diverse sono fra loro le più di trecento composizioni classiche che ci ha lasciato. 122

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I docenti e gli allievi dei Corsi di Maggio Fiorentino Formazione lavorano all’allestimento de Il cappello di paglia di Firenze, Firenze 2011

IN PRI M GLI SP O LUOGO , ETTATO RI

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / IN PRIMO LUOGO, GLI SPETTATORI

guistica fra la monumentale opera di Wagner e il pubblico italiano senza tradurre il testo originale. I sopratitoli costituivano dunque una sorta di bussola per navigare, nell’arco di oltre cinque ore, attraverso le vicende narrate dalla musica e dal canto. A 25 anni da quel primo esperimento, che segnò in modo indelebile la prassi della fruizione teatrale nel nostro Paese e non solo, si può dire che il coraggio di quanti promossero strumenti allora innovativi, propri del linguaggio audiovisivo, sia stato ampiamente premiato da un incontrastato (e crescente) successo. E nessuno ricorda più quel clima di sospetto che accompagnò il collaudo di uno strumento che il pubblico ormai non solo accetta bensì pretende. Oggi il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino si mette di nuovo in gioco, promuovendo per la prima volta un progetto della start-up OperaVoice attraverso il quale intende approfondire ulteriormente la comprensione degli aspetti testuali del teatro musicale. Questa produzione del Cappello di paglia vedrà infatti integrata, al consueto servizio di sopratitoli monolingua, anche la possibilità di ricevere via wireless, attraverso dispositivi mobili di ultima generazione, una versione multilingua di tali testi (limitata per ora all’italiano e all’inglese).

MAURO C

ONTI

Dai “sopratitoli” di ieri ai “titoli” di oggi: il primato del Teatro del Maggio nella comunicazione 25 anni fa, esattamente il 1° giugno 1986, il Maggio Musicale Fiorentino, in occasione della messinscena dei Maestri cantori di Norimberga diretti da Zubin Mehta, sperimentava per la prima volta in Europa un sistema di mediazione linguistica che si ispirava alla consolidata esperienza audiovisiva dei “sottotitoli” (nati col cinema muto), ma che, nell’inedito contesto ambientale dello spettacolo dal vivo, prese forma attraverso la formula tecnica dei “sopratitoli” (nati in Canada tre anni prima, nel 1983).

Si tratta di un servizio altamente innovativo che, sfruttando le risorse delle più recenti tecnologie della comunicazione, consente di raggiungere l’utenza in modo sempre più differenziato: si pensi al pubblico internazionale (certo non a proprio agio con la consueta versione monolingua dei sopratitoli), a chi occupa posti visivamente svantaggiati (lontani dal palcoscenico o laterali) oppure a chi è portatore di imparità sensoriali (come nel caso degli ipoudenti e degli ipovedenti). Non sappiamo ancora quali saranno gli esiti di questa nuova forma di “titolazione” per lo spettacolo dal vivo (non più identificabile ormai con la definizione di “sopratitolazione”): siamo all’inizio di un percorso che necessita di costanti monitoraggi, inevitabili adeguamenti tecnici e collaborazione da parte dei fruitori. Ma le nuove scommesse di oggi confermano che una delle priorità del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e dei suoi tradizionali partners nel campo della mediazione linguistica è quella di continuare a sostenere i propri spettatori con soluzioni aggiornate e competitive.

Quella sfida, promossa con lungimiranza dallo stesso Zubin Mehta e realizzata dal punto di vista letterario da Sergio Sablich, aveva obiettivi nobilmente divulgativi: avvicinare spettatori e palcoscenico, provando a superare la barriera lin130

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / DISCOGRAFIA

1998 Bruno Campanella. Juan Diego Flórez - Giovanni Furlanetto - Francesca Franci Elizabeth Norberg-Schulz - Alfonso Antoniozzi - Adelina Scarabelli - Anna Zoroberto Alfonso Antoniozzi - Ernesto Gavazzi - Giuseppe De Luca - Aldo Bottion Jorio Zennaro - Sergio Tedesco - Orchestra e Coro del Teatro alla Scala Encore, House of Opera DVD.

DISCO

GRAFI

GIUSE PPE RO SS

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NINO ROTA Il cappello di paglia di Firenze Le incisioni più significative sono sono elencate facendo seguire alla data della registrazione i nomi del direttore e degli interpreti dei seguenti personaggi: Fadinard, Nonancourt, Baronessa di Champigny, Elena, Beaupertuis, Anaide, La modista, Emilio, Zio Vézinet, Caporale della guardia, Guardia, Felice, Visconte di Rosalba: 1975 Nino Rota. Ugo Benelli - Alfredo Mariotti - Viorica Cortez - Daniela Mazzucato Mario Basiola - Edith Martelli - Edith Martelli - Giorgio Zancanaro - Mario Carlin Enrico Campi - Angelo Mercuriali - Pier Francesco Poli - Sergio Tedesco Orchestra Sinfonica e Coro di Roma - RCA LP / BMG Ricordi-Agorà CD 1976 Elio Boncompagni. Edoardo Giménez - Gianni Socci - Magda Olivero Mariella Devia - Federico Davià - Dolores Crivellari - Katarina Moesen Manuel Gonzales - Augusto Pedroni - Hartmut Schmiedner - Jean-Jacques Schreurs Jean-Jacques Schreurs - Hartmut Schmiedner Orchestra e Coro del Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles - Gala, Opera D’Oro CD 132

Riversata in cd da Ricordi nel 1999 la splendida incisione diretta dall’autore fu registrata negli studi della Rai a Roma come colonna sonora di un’edizione televisiva altrettanto pregevole con regia di Ugo Gregoretti. Il video purtroppo non è mai stato messo in commercio ma la versione solo audio testimonia il livello altissimo di un’esecuzione insieme elegante e vivacissima, animata da un infallibile senso del teatro e attenta ad evidenziare le tante divertenti parodie di autori e linguaggi diversi. Esemplare è d’altra parte l’apporto di tutta la compagnia di canto nel tratteggiare minuziosamente i caratteri dei personaggi con punte di grande spicco nel Fadinard brillante e fantasioso di Ugo Benelli, nella dolcissima Elena di Daniela Mazzucato, all’occorrenza anche disinvolta nei picchettati e nei gorgheggi belcantistici, come nella verve comica irresistibile di Mariotti e di Basiola e nel fascinoso colore vocale della baronessa di Viorica Cortez. Meno felice sotto l’aspetto delle condizioni tecniche (si tratta di una registrazione “pirata” punteggiata da rumori di sala e di scena) è l’edizione registrata dal vivo al Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles nel 1976 alla quale il direttore Elio Boncompagni imprime un taglio indubbiamente solido e brioso ma privo del sottile umorismo che impreziosiva l’esecuzione di Rota. L’ascolto offre comunque spunti interessanti fra gli interpreti vocali con una Magda Olivero sessantaseienne davvero sorprendente in un ruolo comico e le prove impeccabili di Gimenez e della Devia. Gli altri cantanti sono però assai meno raffinati e divertenti dei loro colleghi presenti nell’incisione in studio. Segnalo per dovere di completezza anche il video dello spettacolo filmato nel gennaio 1998 alla Scala che è stato distribuito piratescamente sulla base della ripresa televisiva Rai. Un’esecuzione se possibile anche migliore di quella diretta da Rota, con una compagnia di pari livello e una regia di Pier Luigi Pizzi, nata nel 1987 nell’ambito del circuito regionale emiliano, che resta fra le sue più felici in assoluto. Mirabili sono la leggerezza e il ritmo vorticoso impressi dal direttore Bruno Campanella ai complessi milanesi con una gioiosa luminosità e insieme una morbidezza sensuale piuttosto diverse dal taglio asciutto dell’autore. Il giovane Juan Diego Flórez è un perfetto Fadinard per bellezza timbrica e vivacità di recitazione, Giovanni Furlanetto assolutamente impagabile nel ruolo del suocero cafone, la Norberg-Schulz e la Scarabelli assicurano verve teatrale e abilità vocale ai loro ruoli e Alfonso Antoniozzi è un Beaupertuis irresistibile nel solco della migliore tradizione del teatro comico italiano. C’è solo la speranza che la Scala e la Rai si accordino per mettere ufficialmente in commercio un’edizione così perfetta che non pare azzardato definire come definitiva per il capolavoro teatrale di Rota.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / BIOGRAFIE

1930-37 Grazie all’interessamento di Arturo Toscanini ottiene una borsa di studio che gli consente di soggiornare dal ‘30 al ‘32 al Curtis Institute di Filadelfia, dove segue i corsi di composizione di R. Scalero, quelli di direzione d’orchestra di Fritz Reiner e quelli di storia della musica di J. B. Beck; conseguita anche la laurea in lettere presso l’Università di Milano con una tesi su G. Zarlino, dal ‘37 inizia un’intensa attività didattica. 1939-43 Dal ‘39 insegna al Liceo Musicale di Bari. Scrive per il teatro Ariodante (Parma, ‘42) e Torquemada (‘43) e inizia a dedicarsi con successo anche alle colonne sonore cinematografiche (Zazà di R. Castellani, ‘43), alle musiche di scena e ad una ricca produzione sinfonica e cameristica.

B IO G R A F IE NINO ROTA 1911 Nasce a Milano il 3 dicembre in una famiglia di grandi tradizioni musicali: la madre è la pianista Ernestina Rinaldi, figlia a sua volta del compositore e pianista Giovanni Rinaldi. 1919-23 Iniziati gli studi musicali - teoria e solfeggio - all’età di otto anni con A. Perlasca, nel ‘22 entra al Conservatorio di Milano, dove è allievo di G. Orefice per la composizione. Nel ‘23 viene eseguito a Milano l’oratorio per soli, coro e orchestra L’infanzia di San Giovanni Battista.

1950-60 Nel ‘50 viene nominato direttore del Conservatorio di Bari, incarico che manterrà fino al ‘77. Variazioni e fuga sul nome BACH (‘50). Ricca produzione teatrale: I due timidi (Rai, ‘50; Londra, ‘53); Il cappello di paglia di Firenze (Palermo, ‘55), La notte di un nevrastenico (libretto di R. Bacchelli; Premio Italia ‘59); Lo scoiattolo in gamba (Venezia, ‘59). Intensa attività sul fronte della musica da film; collabora soprattutto con Federico Fellini (Lo sceicco bianco, ‘52; I vitelloni, ‘53; La strada, ‘54; Il bidone, ‘55; Le notti di Cabiria, ‘57; La dolce vita, ‘60), Luchino Visconti (Le notti bianche, ‘57; Rocco e i suoi fratelli, ‘60) ed Eduardo De Filippo (Napoli milionaria, ‘50; Filomena Marturano, ‘51). 1960-70 Concerto per pianoforte (‘60); Concerto Soirée per pianoforte (‘61-62); Concerto per archi (‘64); colonne sonore per Il Gattopardo di Visconti (‘63), Otto e mezzo (‘63), Giulietta degli spiriti (‘65), Satyricon (‘69) e I clowns (‘70) di Fellini, La bisbetica domata (‘66) e Romeo e Giulietta (‘68; Nastro d’argento) di Zeffirelli. Per il teatro: Aladino e la lampada magica (Napoli, ‘64), La visita meravigliosa (Palermo, ‘70). Grande successo ottiene alla Scala nel ‘64 il balletto La strada, tratto dall’omonimo film di Fellini. Compone anche gli oratori Mysterium (Assisi, ‘62) e La vita di Maria (Perugia, ‘70). 1972-79 Musiche per i film Roma (‘72), Amarcord (‘73), Il Casanova (‘76) e Prova d’orchestra (‘79) di Fellini, Il padrino (‘71) e Il padrino parte II (‘74; Premio Oscar) di Francis Ford Coppola. Fa rappresentare al Festival di Spoleto la sua ultima opera, Napoli milionaria (‘78). 1979 Muore a Roma il 10 aprile.

1925-29 Dal ‘25 al ‘26 prosegue gli studi con I. Pizzetti, successivamente si perfeziona con A. Casella a Roma, dove nel ‘29 si diploma presso l’Accademia di Santa Cecilia. Inizia precocemente a comporre per il teatro: fra il ‘25 e il ‘26 compone la commedia lirica Il principe porcaro, tratta da una commedia di Andersen. 134

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / BIOGRAFIE

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / BIOGRAFIE

SERGIO ALAPONT Nato a Benicassím (Spagna), ha studiato a Valencia, Madrid e Monaco. Successivamente ha seguito corsi di perfezionamento di direzione d’orchestra con Jorma Panula (SibeliusAkademie di Helsinki), Helmuth Rilling (Bachakademie di Stoccarda) e Masaaki Suzuki (Bach Collegium Japan), nonché alla Scuola Superiore di Musica di Pescara con Donato Renzetti. Vincitore del Concorso Internazionale per direttori d’orchestra di Granada nel 2005, Sergio Alapont è Direttore Artistico e Direttore Principale dell’Orquesta Simfónica de Castellón, e Direttore Musicale del Benicassím Opera Festival. In campo operistico è stato assistente di Marco Armiliato in numerose produzioni del Metropolitan, fra le quali Madama Butterfly, La bohème e Sly. Nel 2007 ha lavorato come assistente alla Wiener Staatsoper per Tosca e alla Bayerische Staatsoper per La traviata. Ha collaborato con varie importanti orchestre, fra le quali: Vetusta Symphony Orchestra, Barcelona Symphony Orchestra, Vigo Sinfonietta Orchestra, Bilbao Symphony Orchestra, Bach Collegium di Spagna, Silesian Philharmonic Orchestra, Bach-Collegium di Stoccarda, City of Granada Orchestra, Danish National Symphony Orchestra (DNSO). Ha preso parte a numerosi festivals, fra i quali il Quincena Musical Donostiarra di San Sebastián (2005), l’Euro Music Festival di Lispia (2006) e il Varna Summer Festival (2007). È reduce da un acclamato concerto al Musikverein di Vienna sul podio dell’Orquesta Simfónica de Castellón. Ha diretto inoltre Una cosa rara a Valencia e a Valladolid, un concerto con musiche di Mahler al Teatro San Carlo di Napoli, un concerto sinfonico con l’Orquesta Sinfónica del Principado de Asturias ad Oviedo e Il barbiere di Siviglia a Sassari. Fra i suoi prossimi impegni annovera le direzioni di Norma al Teatro Verdi di Sassari e Don Pasquale a Treviso, a Ferrara e con l’Orquesta Sinfonica de Baleares “Ciutat de Palma”. Salirà inoltre sul podio di numerose orchestre, fra le quali l’Orchestra della Rai di Torino, l’Orchestra della Fondazione Arturo Toscanini di Parma, la Radio Kiev Orchestra, l’Orquestra Simfònica de Balears “Ciutat de Palma”, l’Orquesta de Cámara de Bellas Artes in Messico, l’Orquesta Sinfonica Nacional de Galicia e l’Orchestra della Scottish Opera. Ha inciso la Sinfonia in re minore di Franck, la Prima e la Quinta Sinfonia di Mahler, l’Uccello di fuoco Stravinskij e la Quinta Sinfonia di Cˇajkovskij per le etichette EGT e VERSO. Ha registrato anche per la radio televisione italiana e spagnola.

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ANDREA CIGNI Toscano, si è laureato al Dams di Bologna con una tesi sui linguaggi comunicativi di teatro, televisione ed opera, ispirata dal lavoro di Luca Ronconi e si è formato grazie a numerose esperienze di recitazione, mimica, dizione, danza ed espressività corporea: è stato infatti attore e mimo prendendo parte a molti celebri allestimenti e collaborando con registi di fama internazionale. Dopo alcune esperienze nel teatro di prosa, debutta nel 2006 al Teatro Ponchielli di Cremona con la mise en éspace di una performance di danza e musica dal titolo Buenos Aires Madrigals, subito seguita dalla regia dell'opera Andromeda liberata di Antonio Vivaldi in prima rappresentazione assoluta in tempi moderni, con la Venice Baroque Orchestra. Nel maggio 2007 ha curato la regia de L’Orfeo di Monteverdi diretto da Andrea Marcon, in occasione del IV Centenario dalla prima rappresentazione dell’opera: l’allestimento ha inaugurato con grande successo il Festival Claudio Monteverdi di Cremona ed ha ottenuto la copertina del prestigioso mensile italiano L’Opera. Nel 2008 ha curato la regia di Paride ed Elena di Gluck, per il Circuito Lirico Toscano (Teatri di Pisa, Livorno e Lucca) co-prodotto dall’Opera Royal de Wallonie di Liegi, riscuotendo grandi consensi di critica e di pubblico; nello stesso anno il prestigioso magazine inglese Opera Now indica Cigni come uno dei migliori giovani registi nel panorama del teatro d’opera. Sempre nel 2008 ha realizzato, per l’inaugurazione della Stagione Lirica del Circuito Lirico Lombardo e il 150° anniversario dalla nascita di Giacomo Puccini, un fortunato dittico con La medium di Giancarlo Menotti e Gianni Schicchi di Puccini. Nel 2009 mette in scena Aida di Verdi per il Festival Opera al Giardino di Boboli a Firenze, con le scene ed i costumi dello scultore Igor Mitoraj e La figlia del reggimento di Donizetti per il Circuito Lirico Lombardo, il Festival Donizetti di Bergamo e il Teatro Alighieri di Ravenna, firmando anche scene e costumi. Nel 2010 ha realizzato un nuovo ed importante allestimento de La traviata per i teatri della Lombardia e di Roméo et Juliette di Gounod (firmando regia e scene) per i Teatri di Pisa, Ravenna e Trento. Tra gli impegni del 2011 Madama Butterfly e Tosca di Puccini per il Teatro Politeama di Palermo, Roméo et Juliette per il Circuito Lirico Lombardo ed un nuovo allestimento di Norma per il Teatro Verdi di Sassari nel prossimo mese di ottobre. È docente di Storia del Teatro, Drammaturgia Musicale, Recitazione, Diritto e Legislazione dello Spettacolo e Tecniche della Comunicazione presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali di Cremona “Claudio Monteverdi”.

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LORENZO CUTÙLI Nato a Ferrara, si è diplomato a pieni voti in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, studiando inoltre Storia dell’Arte alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Ferrara. Nel campo teatrale ed artistico, numerose sono state le sue collaborazioni a produzioni teatrali e liriche di prestigio, con artisti quali: Claudio Abbado, Jonathan Miller, Emanuele Luzzati, Hugo De Ana, Pier Luigi Pizzi, Luca Ronconi, Roland Petit, Robert Wilson, Peter Greenaway, Lev Dodin, Lindsay Kemp, Mario Martone, sia come scenografo che come costumista collaboratore. Ha insegnato nel 2008 Allestimento e Scenografia presso il Corso di Laurea “Comunicazione Pubblica, della Cultura e delle Arti”, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Ferrara. Inoltre, come pittore e scultore, ha esposto in varie mostre personali sia in Italia che all’estero, partecipando a numerose ed importanti manifestazioni artistiche a livello nazionale e internazionale. Debutta come scenografo nel 1990 nel Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi e nel Don Chisciotte di Martini per i Teatri di Ferrara e Cesena. Prosegue la sua carriera di scenografo, costumista e videomaker, realizzando fra l’altro: Il matrimonio segreto di Cimarosa (scene, Bologna 1993); La tigre di Schisgal (scene, Bologna 1993); Simon Boccanegra (scene e costumi, Comunale di Ferrara, Regio di Parma (Festival Verdiano), Nuovo di Bolzano 2001, direttore Claudio Abbado; Teatro di San Carlo di Napoli 2003, direttore Gary Bertini); Carmen (scene, Mègaron Theatre Concert Hall di Thessaloniky 2001); The Fairy Queen di Purcell (scene e videoproiezioni, regia di Lindsay Kemp, direttore Christophe Rousset, in coproduzione tra Teatro dell’Arriaga di Bilbao e Teatro Liceo di Salamanca, nell’ambito delle manifestazioni per Salamanca Città della Cultura Europea 2002 e al Teatro Cervantes di Màlaga, maggio 2006); El Amor Brujo di Falla (videoproiezioni e luci, all’Hemisferìc della Città delle Scienze e delle Arti di Valencia, nell’ambito della II edizione del Festival “Eclectìc 2003”); ideazione e realizzazione del video The Light of Dreams (un omaggio a Roma e al Cinema Italiano), nell’ambito del Gala Mondiale de L’Oréal di Parigi, presso Villa Aldobrandini in Frascati (2004); Acis and Galatea di Händel (scene e videoproiezioni, Verdi di Pisa, Goldoni di Livorno, Giglio di Lucca e Marrucino di Chieti 20042005); Elizabeth I - the Last Dance (scene e videoproiezioni, per la Lindsay Kemp Company; ideazione e regia di Lindsay Kemp, Palacio de Festivales di Santander nell’ambito del Festival del Teatro 2005 e in tournée in Spagna); I Lombardi alla prima Crociata (scene e videoproiezioni, Teatro Colón di Buenos Aires 2005); Se138

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miramide di Rossini (scene, Verdi di Pisa, Sociale di Trento, Goldoni di Livorno, Sociale di Rovigo 2005); Andromeda liberata di Vivaldi (scene e costumi, Festival Monteverdi di Cremona 2006); Motezuma di Vivaldi (scene, Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona, in coproduzione con Comunale di Ferrara, Municipale di Piacenza, Comunale di Modena e Maifestpiele-Staatstheater, Wiesbaden, Teatro Arriaga di Bilbao 2007); L’Orfeo di Monteverdi (scene e costumi, Festival Monteverdi di Cremona, Teatro Ponchielli 2007); Paride ed Elena di Gluck (scene e costumi, Verdi di Pisa, Goldoni di Livorno, Giglio di Lucca, Opéra Royal de Wallonie, Liegi 2008); The Medium e Gianni Schicchi (scene e costumi, Ponchielli di Cremona, Grande di Brescia, Sociale di Como, Fraschini di Pavia 2008); Gran Varietà Brachetti di e con Arturo Brachetti (scene, Teatro Alfieri di Torino e quindi in tour italiano a Firenze, Roma, Napoli, Messina, Palermo, Trieste, Bologna, Milano, Padova, Assisi, Rimini, Livorno, Genova 2008); Une éducation manquée di Chabrier e La cambiale di matrimonio di Rossini (scene, 58° Wexford Festival Opera 2009); La bella e la bestia, regia di Roberto Anglisani (costumi, Compagnia “il baule volante”-Accademia Perduta, Romagna Teatri, 53° Festival dei Due Mondi di Spoleto 2010); Brachetti & Friends di e con Arturo Brachetti (scene, tour italiano estivo 2010). Inoltre ha collaborato con Le Ballet du Théâtre du Capitole de Toulouse, il Ballet Nacional de Cuba A. Alonso, il Maly Drama TheatreSan Pietroburgo, l’Adventure in Motion Picture - M. Bourne - London, per la produzione di Swan Lake (tournée italiana); con il Festival del Cinema “Terra di Siena”, (Siena-2002), dove ha ideato e realizzato per il Festival un’installazioneesposizione multimediale dal titolo Salomè&Salomè, 100 frammenti immaginari per un Mito, all’interno del Teatro dei Rinnovati. Ha realizzato numerosi e prestigiosi allestimenti per esposizioni, fra cui ricordiamo la personale Ex-Cursus, Lorenzo Cutùli set &costume designer, alle Gallerie dell’Istituto Statale d’Arte “Dosso Dossi” di Ferrara, in collaborazione con il Teatro Comunale di Ferrara e la Facoltà di Architettura di Ferrara (aprile 2004).

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / ORCHESTRA

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / ORCHESTRA

ORCHESTRA DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Violini primi Yehezkel Yerushalmi (violino di spalla) Domenico Pierini* (violino di spalla) Ladislao Horváth (concertino con obbligo di spalla) Gianrico Righele (II) Fabrizio Falasca Luigi Cozzolino Fabio Montini Anna Noferini Laura Mariannelli Emilio Di Stefano Nicola Grassi Mircea Finata Lorenzo Fuoco Angel Andrea Tavani Boriana Nakeva Annalisa Garzia Simone Ferrari Leonardo Matucci

Fondata nel 1928 da Vittorio Gui come Stabile Orchestrale Fiorentina, è impegnata fin dagli esordi in un’intensa attività concertistica e nelle stagioni liriche del Teatro Comunale di Firenze. Nel 1933 contribuisce alla nascita del più antico e prestigioso festival musicale europeo dopo quello di Salisburgo, il Maggio Musicale Fiorentino, di cui prende il nome. A Gui subentrano come direttori stabili Mario Rossi, Piero Bellugi e Bruno Bartoletti. Capitoli fondamentali nella storia dell’Orchestra sono la direzione stabile di Riccardo Muti (1969-’81) e quella di Zubin Mehta, Direttore principale dall’85, che firma da allora in ogni stagione importanti produzioni sinfoniche e operistiche e le più significative tournées. Successivamente l’Orchestra stabilisce un rapporto privilegiato con Myung-Whun Chung e con Semyon Bychkov, Direttori ospiti principali rispettivamente dall’87 e dal ‘92. Apprezzatissima nel mondo musicale internazionale, nel corso della sua storia è stata guidata da alcuni fra i massimi direttori quali: De Sabata, Guarnieri, Marinuzzi, Gavazzeni, Serafin, Furtwängler, Walter, Klemperer, Dobrowen, Perlea, Erich Kleiber, Rodzinski, Mitropoulos, Karajan, Bernstein, Schippers, Claudio Abbado, Maazel, Giulini, Prêtre, Sawallisch, Carlos Kleiber, Solti, Chailly, Sinopoli, Ozawa. Illustri compositori come Richard Strauss, Pietro Mascagni, Ildebrando Pizzetti, Paul Hindemith, Igor Stravinskij, Goffredo Petrassi, Luigi Dallapiccola, Krzysztof Penderecki e Luciano Berio hanno diretto loro lavori, spesso in prima esecuzione. L’Orchestra realizza fin dagli anni Cinquanta numerose incisioni discografiche insignite di prestigiosi riconoscimenti fra i quali il Grammy Award, radiofoniche e televisive. Dopo i successi riportati dalla terza tournée in Giappone con Zubin Mehta sul podio, che del Maggio Musicale Fiorentino è anche Direttore onorario a vita, compie un’applaudita tournée a Varsavia, al Musikverein di Vienna, a Francoforte e a Baden-Baden. Riceve, nell’80° anniversario della fondazione e per i suoi altissimi meriti artistici, il Fiorino d’Oro della Città di Firenze. Recente una nuova tournée con Zubin Mehta in Francia, Lussemburgo, Spagna e Germania, cui fa seguito la quarta tournée in Giappone, sempre con Mehta, dove esegue Tosca e La forza del destino, e quindi una serie di concerti a Shanghai, Suzhou, Tainan, Taipei, Mumbai, Budapest, Mosca e San Pietroburgo.

Violini secondi Marco Zurlo (I) Alessandro Alinari (I) Alberto Boccacci (II) Luigi Papagni (II) Giacomo Rafanelli Rita Ruffolo Orietta Bacci Rossella Pieri Mihai Chendimenu Eva Erna Szabó Sergio Rizzelli Laura Bologna Cosetta Michelagnoli Francesca Sgobba Luisa Bellitto Tommaso Vannucci

Viole Igor Polesitzky (I) Jörg Winkler (I) Lia Previtali (II) Dezi Herber (II) Andrea Pani Stefano Rizzelli Anne Lokken Flavio Flaminio Antonio Pavani Naomi Yanagawa Cristiana Buralli Donatella Ballo Michela Bernacchi Violoncelli Marco Severi (I) Patrizio Serino (I) Michele Tazzari (II) Elida Pali (II) Fabiana Arrighini Fernando Pellegrino Beatrice Guarducci Anna Pegoretti Renato Insinna Ilaria Sarchini Contrabbassi Riccardo Donati (I) Alberto Bocini (I) Renato Pegoraro (II) Fabrizio Petrucci (II) Stefano Cerri Romeo Pegoraro Mario Rotunda Nicola Domeniconi Arpe Susanna Bertuccioli (I) Patrizia Bini (II)

Flauti Gregorio Tuninetti (I) Marta Misuri Alessia Sordini Ottavino Nicola Mazzanti Oboi Alberto Negroni (I) Marco Salvatori (I) Matteo Trentin Alessandro Potenza Corno inglese Massimiliano Salmi Clarinetti Riccardo Crocilla (I) Giovanni Riccucci (I) Leonardo Cremonini Clarinetto piccolo Paolo Pistolesi Clarinetto basso Giovanni Piquè Fagotti Dante Vicari (I) Stefano Vicentini (I) Gianluca Saccomani Francesco Furlanich Controfagotto Stefano Laccu Corni Luca Benucci (I) Andrea Cesari (I) Gianfranco Dini (I) Mario Bruno Alberto Simonelli Adriano Orlandi Stefano Mangini

Trombe Andrea Dell’Ira (I) Stefano Benedetti (I) Marco Crusca Claudio Quintavalla Emanuele Antoniucci Tromboni Eitan Bezalel (I) Fabiano Fiorenzani (I) Andrea G. D’Amico Massimo Castagnino Trombone basso Gabriele Malloggi Basso tuba Mario Barsotti Timpani Fausto Cesare Bombardieri (I) Gregory Lecoeur (I) Percussioni Lorenzo D’Attoma José Espí Vicente Causera Pianoforte Andrea Severi Celesta Giovanni Verona Segretario organizzativo Orchestra Milko Pineschi Tecnici addetti ai complessi artistici Antonio Carrara Luca Mannucci

* Domenico Pierini suona un Giovan Battista Guadagnini (1767) appartenuto a Joseph Joachim, concesso dalla Fondazione Peterlongo.

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PIERO MONTI Nato a Faenza nel 1957, parallelamente agli studi scientifici compie quelli musicali al Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze, dove si diploma in Musica corale e Direzione di coro nel settembre 1979. Nel novembre 1979 vince il concorso al Teatro Comunale di Bologna per Maestro collaboratore di sala e di palcoscenico, ruolo che ricopre dal ‘79 all’83, passando poi a quello di Direttore musicale di palcoscenico (‘83-88). Nell’aprile ‘88 assume la Direzione del Coro, collaborando con i Direttori stabili del Teatro, Riccardo Chailly fino al ‘93 e Daniele Gatti dal ‘97 al 2002, nella realizzazione degli spettacoli e dei concerti delle Stagioni, delle produzioni discografiche e delle tournées. All’inizio del 2003 è invitato alla Direzione del Coro del Teatro La Fenice di Venezia, con il quale partecipa alla riapertura del Teatro restaurato. Ha collaborato con illustri maestri quali Abbado, Bertini, Bychkov, Chailly, Conlon, Delman, Gardiner, Gatti, Gavazzeni, Gergiev, Inbal, Jurowski, Marriner, Muti, Mehta, Ozawa, Pappano, Sinopoli, Solti, Thielemann e Viotti. Fra i numerosi brani da lui diretti, ricordiamo la Petite Messe Solennelle di Rossini con i pianoforti rossiniani del Conservatorio di Bologna, i Carmina Burana (nella versione con pianoforti e percussioni) ed i Catulli Carmina di Orff, Les Noces di Stravinskij, la Messa in re maggiore op. 86 di Dvorˇák ed i Quattro pezzi sacri di Verdi. Dal novembre 2004 assume la Direzione del Coro del Maggio Musicale Fiorentino che ha guidato nel concerto conclusivo dell’”Anno dell’Italia in Cina” a Pechino, partecipando inoltre alle tournées in Italia e all’estero con la Symphonica Toscanini diretta da Lorin Maazel. Sempre con il Coro del Maggio, oltre a prendere parte agli spettacoli delle Stagioni e del Festival, dirige più volte la Petite Messe Solennelle di Rossini e Carmina Burana di Orff, nonché musiche corali del Novecento per Settembre Musica (2007) e un concerto cherubiniano al Maggio Musicale 2010. Recentemente dirige la Deutsche Messe di Schubert e la Messa di Gloria di Puccini con il Coro del Maggio e l’Orchestra Regionale della Toscana nel Concerto di Natale 2010. Partecipa con il Coro alla recentissima tournée del Maggio in Giappone.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / CORO

CORO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO Formatosi nel 1933 (anno di nascita dell’omonimo Festival) sotto la guida di Andrea Morosini, si qualifica come uno dei più prestigiosi complessi vocali italiani nell’ambito sia dell’attività lirica che di quella sinfonica. A Morosini subentrano Adolfo Fanfani, Roberto Gabbiani, Vittorio Sicuri, Marco Balderi e José Luis Basso. Dal novembre 2004 Maestro del Coro è Piero Monti. L’attività del Coro si è sviluppata anche nel settore della vocalità da camera e della musica contemporanea, con importanti prime esecuzioni di compositori del nostro tempo quali Penderecki, Dallapiccola, Petrassi, Nono, Bussotti. Particolarmente significativa la collaborazione con grandi direttori quali Mehta, Muti, Claudio Abbado, Giulini, Bartoletti, Gavazzeni, Sawallisch, Prêtre, Chung, Ozawa, Bychkov, Sinopoli. Negli ultimi anni il Coro amplia il proprio repertorio alle maggiori composizioni sinfonico-corali classiche e moderne, eseguendo fra l’altro, in lingua originale, Moses und Aron di Schönberg. Partecipa alle più importanti tournées sia con l’Orchestra del Maggio che come complesso autonomo e canta Turandot in forma di concerto, con grandi elogi della critica, con la Israel Philharmonic a Tel-Aviv e Haifa con Mehta: la stessa opera viene eseguita a Pechino nella Città Proibita nel ‘98, insieme alla Messa da Requiem di Verdi. La disponibilità e la capacità di interpretare lavori di epoche e stili diversi in lingua originale sono caratteristiche che hanno reso il Coro del Maggio fra le compagini più duttili e apprezzate dai direttori d’orchestra e dalla critica nel panorama internazionale, e fra i protagonisti anche di particolari ed importanti ricorrenze artistiche e civili. Nel 2003 vince con Renée Fleming il Grammy Award per il cd Belcanto. Nel settembre 2006 è stato protagonista della terza, applauditissima tournée in Giappone del Maggio Musicale Fiorentino, e nel 2007 ha chiuso con un memorabile concerto dedicato ad operisti italiani l’“Anno dell’Italia in Cina”. Ha avviato una virtuosa ed intensa collaborazione con Lorin Maazel e la Symphonica Toscanini, eseguendo la Messa da Requiem di Verdi a Busseto, in Marocco, a Venezia e a Gerusalemme, Aida in forma di concerto in tournée in Sud America e sul Lago Maggiore, nell’ambito delle celebrazioni toscaniniane e la Nona di Beethoven a Roma e al Parlamento europeo a Bruxelles. Negli ultimi anni ha sviluppato un’intensa collaborazione con Ravenna Festival e Riccardo Muti prendendo parte alle Vie dell’amicizia con concerti in Tunisia, Marocco, Spagna, Roma, Atene e Sarajevo, nonché con l’Orchestra Regionale Toscana e la Camerata Strumentale di Prato, incrementando così la sua presenza anche sul territorio toscano. Partecipa alla quarta tournée del Maggio in Giappone, dove esegue Tosca e La forza del destino.

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Soprani Stefania Carmen Andrei Sabrina Baldini Antonella Bandelli Tiziana Bellavista Maria Cristina Bisogni Silvia Capra Gabriella Cecchi Elizabeth Chard Giovanna Costa Ruth Anna Crabb Eloisa Deriu Elisabetta Ermini Rosa Galassetti Silvia Giovannini Laura Lensi Daniela Losi Barbara Marcacci Monica Marzini Marina Mior Maria Pace Cristina Pagliai Sarina Rausa Giulia Tamarri Ottavia Vegini Ginko Yamada Mezzosoprani Gisele Alberto Consuelo Cellai Sabrina D’Errico Maria Eugenia Leonardi Simonetta Lungonelli Maria Laura Prete Stefania Renieri Livia Sponton Nadia Sturlese Barbara Zingerle Katja De Sarlo

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Contralti Silvia Barberi Teodolinda De Giovanni Cristiana Fogli Patrizia Parnasi Margherita Puliga Maria Rosaria Rossini Maria Assunta Sicolo Patrizia Tangolo Elena Cavini

Baritoni Nicolò Ayroldi Lisandro Guinis Bernardo Romano Martinuzzi Giovanni Mazzei Antonio Menicucci Egidio Naccarato Vito Roberti Enrico Rotoli Alberto Scaltriti

Tenori Jorge Ansorena Fabio Bertella István Bogati Riccardo Caruso Davide Cusumano Massimiliano Esposito Fabrizio Falli Saulo Diepa Garcia Grant Richards Leonardo Melani Carlo Messeri Enrico Nenci Giovanni Pentasuglia Raimondo Ponticelli Leonardo Sgroi Davide Siega Valerio Sirotti Riccardo Sorelli Mauro Virgini Hiroki Watanabe

Bassi Diego Barretta Maurizio Di Benedetto Nicola Lisanti Salvatore Massei Roberto Miniati Antonio Montesi Marco Perrella Alessandro Peruzzi Pietro Simone Marcello Vargetto

Altro Maestro coro Andrea Secchi Segretario organizzativo coro Alessandra Vestita

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / MAGGIO FIORENTINO FORMAZIONE

MAGGIO FIORENTINO FORMAZIONE Presidente e direttore Coordinatore artistico Coordinatore dei corsi Segreteria organizzativa Comunicazione e marketing Organizzazione

Giovan Battista Varoli Paolo Bellocci Federico Bardazzi Cinzia Scali Carla Giovanna Zanin Marta Bassetti

Maggio Fiorentino Formazione è l’Accademia di alta formazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, nata con l’obiettivo di perfezionare e completare la preparazione di giovani talenti e professionisti al termine del loro percorso di studi tradizionali. Da sempre attivo nell’ambito dello spettacolo dal vivo, offre l’opportunità unica di fare esperienza concreta sul palcoscenico di uno dei più prestigiosi teatri lirici del mondo, con la docenza da parte di artisti di chiara fama, a partire da Zubin Mehta che ha sostenuto l’iniziativa fin dai suoi esordi, e si avvale delle risorse artistiche, tecniche, logistiche e sceniche del Teatro del Maggio. Presidente e direttore di Maggio Fiorentino Formazione è il M° Giovan Battista Varoli. Soci di Maggio Fiorentino Formazione sono, oltre alla stessa Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino, la Camera di Commercio di Firenze e Co.Se.Fi. di Confindustria Firenze, consapevoli del valore e dell’importanza strategica che ha per Firenze la presenza di un centro di eccellenza internazionale nella formazione non solo delle professioni musicali ma di tutti i “mestieri dello spettacolo” e in particolare del teatro lirico, quali cantanti, strumentisti, scenografi, scenografi virtuali, costumisti, sarti teatrali, truccatori, realizzatori di parrucche per il teatro, attrezzisti, macchinisti, tecnici del suono, lighting designer, manager del teatro, registi, cameramen per il teatro. I percorsi formativi di MFF si realizzano soprattutto attraverso progetti finanziati dal Fondo Sociale Europeo dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Firenze. Nella primavera 2011 sono stati avviati due importanti progetti: “Opera Futura”, progetto finanziato dalla Regione Toscana di cui MFF è promotore e capofila in associazione con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro Verdi di Pisa, il Teatro Goldoni di Livorno, la Fondazione Festival Pucciniano di Torre del Lago, e “InFArS” (Industrie Formative Arti Sceniche) progetto in collaborazione con Pegaso e Teatro Studio – Compagnia Krypton e finanziato dalla Provincia di Firenze. Entrambi i progetti hanno il sostegno del Comune di Firenze. Maggio Fiorentino Formazione mira a fornire competenze altamente specialisti145

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / MAGGIO FIORENTINO FORMAZIONE

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che e innovative mantenendo al contempo uno stretto legame con la tradizione del teatro musicale. I suoi progetti si distinguono per una forte integrazione tra il momento formativo e la pratica artistica e per una forte interazione tra i vari profili professionali. Strumento d’eccellenza di questo modus operandi è l’“Opera Studio”, nell’ambito della quale, così come in una bottega d’arte, i giovani allievi e i loro maestri collaborano e lavorano alla realizzazione dell’opera, in un ideale percorso didattico-formativo che prevede una fase iniziale di aula e una significativa esperienza di palcoscenico sotto la guida di artisti e professionisti di grande esperienza e del personale tecnico e artistico del Teatro; un’esperienza che offre agli allievi l’opportunità di misurarsi con le complesse dinamiche dell’allestimento di un’opera lirica e di verificare nell’immediato i risultati raggiunti. Esempi di Opera Studio realizzati da Maggio Fiorentino Formazione in collaborazione con il Teatro sono: Il Campanello di Donizetti nel Dicembre 2009, Il Barbiere di Siviglia di Rossini nel Luglio 2010, La Serva Padrona di Pergolesi nel Febbraio 2011 e Il Cappello di Paglia di Firenze di Rota. Questo ultimo allestimento ha visto la partecipazione degli allievi del corso di “Costumista Realizzatore” del progetto InFArS (Industrie Formative Arti Sceniche) finanziato FSE tramite la provincia di Firenze in attuazione del POR Toscana Ob.2 2007-2013 e degli allievi dei corsi “Realizzare le scenografie per il teatro lirico” e “Tecnica dell’illuminazione degli spettacoli teatrali” finanziati con voucher formativi individuali della Provincia di Firenze in attuazione del POR Ob.2 20072013, CFT Firenze Centro 2, capofila CESCOT.

Le scene e i costumi de Il Cappello di Paglia di Firenze sono stati realizzati in collaborazione con gli allievi dei corsi:

Docenti dei corsi: Lorenzo Cutùli, Italo Grassi, Franco Venturi, Alfredo Magnanelli, Gianna Poli, Massimo Poli, Adnan Alzubadi, Roberto Cosi, Simone Sgobbi, Luciano Roticiani, Marco Faustini, Piero Buzzichelli, Alberto Mariani, Lucilla Baroni, Roberto Brancati, Lorena Vallieri, Annamaria Biagini. Per lo svolgimento dei corsi si ringraziano: Sartoria Teatrale Fiorentina diretta da Massimo Poli, Laboratorio sartoriale del Teatro del Maggio diretto da Gianna Poli e Laboratorio Scenografico del Teatro del Maggio diretto da Franco Venturi. Un particolare ringraziamento alla direzione degli allestimenti, a Italo Grassi e Alfredo Magnanelli, e a tutto il personale del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Inoltre alcuni dei ruoli principali de Il Cappello di Paglia di Firenze sono interpretati da giovani cantanti che si sono perfezionati ai corsi di Alta Formazione per Cantante Lirico di Maggio Formazione: Filippo Adami, Salvatore Salvaggio, Romina Tomasoni, Mauro Bonfanti, Francesco Verna, Roberto Jachini Virgili, Irene Favro.

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Realizzare le scenografie per il teatro lirico Cinzia Aggio Veronica Pattuelli Federica Bartalini Camilla Pazzagli Aurora Damanti Sara Porporato Fanny Fabbri Serena Sarti Silvia Falcioni Alessandro Smorlesi Alessandra Francolini Irene Ucciero Serena Laborante Elisa Vanzini

Costumista Realizzatore Francesco Pergolizzi Veronica Pattuelli Rachele Tondini Veronica Spadaro Anna Garosi Sara Cuomo Camilla Becattini Giada Cassigoli

Giulia Scaletti Deephty Ciappi Erica Cancelliere Michela Caccioppoli Elena Zalunardo Cristina Di Carlo Rosanna Coverini

Hanno collaborato agli allestimenti gli allievi del corso: Tecnica dell’illuminazione degli spettacoli teatrali Francesco Andriola Clara Carusi Lorenzo Ciciliani Giovanni Devescovi Jerry Okojie Silvio Simonetti Luigi Ventura

Le cantanti Lavinia Bini e Anna Maria Sarra si sono perfezionate presso la Scuola dell’Opera Italiana del Teatro Comunale di Bologna.

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IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / FIGURANTI

Figuranti speciali Jacopo Bardi Francesco Gherardi Enrico L’Abbate Davide Livornese

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE / COLLABORATORI

Andrea Severi, Giovanni Verona (maestri collaboratori di sala) Luigi Baccianti (maestro suggeritore) Andrea Secchi (altro maestro del coro) Alberto Alinari, Andrea Baggio (maestri collaboratori di palcoscenico) Paolo Bellocci (maestro collaboratore alle luci) Barbara Maranini (assistente regista) Andrea De Micheli (assistente scenografo) Marco Zane (direttore di produzione) Ferdinando Massarelli (direttore di scena) Franco Venturi (responsabile del servizio di scenografia e del reparto laboratori di costruzioni) Lucio Bonucci (capo servizio macchineria e attrezzeria) Gabriele Vanzini (assistente tecnico dell’allestimento) Roberto Cosi (capo reparto costruzioni) Adnan Alzubadi (scenografo realizzatore) Marco Raspanti, Mauro Mariti (capi reparto macchinisti) Gianni Paolo Mirenda, Luciano Roticiani (capi reparto elettricisti - assistenti datore luci) Gianni Pagliai (capo reparto elettricisti) Silvio Brambilla (capo reparto fonica) Francesco Cipriani (capo reparto attrezzeria e calzoleria) Gianna Poli (capo reparto sartoria) Lucia Pazzagli (capo reparto trucco e parrucche) Allestimento scenico Laboratorio scenografico del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino Costumi Sartoria Fiorentina, Firenze; Sartoria Brancato, Milano; Nori, Roma; Allievi del Corso per “Costumista realizzatore” di Maggio Fiorentino Formazione Sartoria del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino Attrezzeria Teatro del Maggio Musicale Fiorentino Calzature Sacchi, Firenze Il cappello di paglia utilizzato nello spettacolo è prodotto dal Consorzio Cappelli di paglia di Firenze

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Donatori | Contributors Corporate Supporters Pitti Immagine Sace Soci donatori | Contributors Ferruccio Balducci Sandra Belluomini Sabatini John Treacy Beyer Alberto Bianchi Romano Donnini Elisabetta Fabri Vieri Fiori Giovanna Folonari Cornaro Antonella Giachetti Giovanni Gentile Lionardo Ginori Lisci Francesco Micheli Lorenzo Pinzauti Cristina Pucci Mario Razzanelli Gianni Ristori Piero Luigi Siliani Cinzia Scanu

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Luigi Andronio Paolo Asso Silvia Asso Bufalini Mirella Barucci Barone Mario Bigazzi Armando Bonechi Carla Borchi Riccardo Bordoni Serafino Brunelli Philippa Calnan Silvia Camici Grossi Carlo Cangioli Anna Cardini Marino Laetitia Carrega d'Ormesson Alessandro Cecchi Larisa Chevtchouk Colzi Carla Ciulli Maria Teresa Colonna Patrizia Colzi Armando Conti Rossano Contini Renza Curti Marco Del Panta Ridolfi Antonio Della Valle Marco e Allegra Fichi Piera Fontana Franca Forconi Laura Fossi Giovanni Franciolini Cristiana Frescobaldi Bargagli Antonino Fucile Sepp Harald Fuchs Emanuela Fumagalli Raoul Giannelli Shlomo e Rita Gimel Giuseppe Guarducci Donald Leone Madeleine Leone Bernard and Phillis Leventhal Massimo l’Hermite de Nordis

Anna Marchi Mazzini Giacinta Masi Piero Mocali Fabrizio Moretti Livia Pansolli Montel Alberto Pecci Rosanna Pestelli Ginevra Pilo Boyl Mario Primicerio Maria Vittoria Rimbotti Ildegarde Roccabianca Presidente Rotary Club Firenze Silvano Rotoli Silvano Sanesi Enrico Santarelli Vittorio Sassorossi Alfonso Scarpa Aldo Speirani Guido Tadini Boninsegni Lidia Taverna Calamari Maria Adelaide Tettamanti Bianchini Ala Torrigiani Malaspina Clotilde Trentinaglia Corsini Raffaele Tresca Paolo Zuffanelli

Soci | Associates Niccolò Balducci Linda Balducci Enrico Bartolommei Marco Castagnoli Margherita Dolfi Gaia Dolfi Michele Fezzi Clarissa Fraschetti Giuditta Gallucci Allegra Giudici Lapo Gondi Helmut Graf Valentina Martelli 151

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Mecenati | Patrons

• agevolazioni dedicate con i Partner del Teatro che saranno pubblicate alla pagina Soci del sito www.maggiofiorentino.com.

€ 15.000

• membership di un (nascente) Comitato di Mecenati, riferimento etico/istituzionale per il Teatro; • invito al Ballo del 29 aprile in onore del 75° compleanno del Maestro Zubin Mehta; • invito ad un appuntamento conviviale privato con il Maestro Zubin Mehta durante il corso dell’anno; • invito riservato ad incontri periodici con la Direzione Artistica; • invito (per sé o per ospite) alle conferenze stampa di presentazione degli spettacoli; • servizio esclusivo di prenotazione dei biglietti a domicilio, in prelazione ad inizio stagione; • accesso a tutti i benefit riservati alla categoria di Donatori di seguito riportati. • membership of a Board of Patrons, set up on an ethical basis; • invitation to the Ball on April 29th 2011 in honour of Maestro Zubin Mehta; • invitation to a private lunch or dinner at the presence of Maestro Zubin Mehta; • exclusive invitation during the year to meet with the Artistic Director; • invitation (personal or guest) to every press conference of the performances; • advanced ticket booking home service under appointment; • access to all benefits listed under Contributors.

Donatori | Contributors

€ 3.000

Club & Associazioni | Clubs & Associations

€ 6.000*

• biglietto di ingresso riservato alla prima prova generale del nuovo Teatro, in occasione del concerto di inaugurazione del 21 dicembre 2011; • invito all’ evento conviviale organizzato al termine di una delle prime in onore dei cast; • accesso alla nuova “lounge riservata” (in corso di realizzazione); • omaggio del programma di sala per ogni spettacolo; • recapito a domicilio (su richiesta) di biglietti e abbonamenti; • opportunità di organizzare concerti privati con musicisti del Teatro a condizioni privilegiate; • assistenza per prenotazioni di biglietteria presso teatri internazionali; • invito per due persone alle prove generali; • accesso a formule speciali di partecipazione alle tournée del Teatro; • invito a visite personalizzate agli spazi e ai laboratori del Teatro Comunale e al cantiere del nuovo Teatro; • presentazione dedicata in anteprima della programmazione del Teatro; • opportunità di incontro con gli artisti ospiti in Teatro; • numero dedicato per la prenotazione diretta di quick dinner al Bar di platea del Teatro; • invito agli eventi speciali del Teatro; • pubblicazione del nome sui programmi di sala e sul sito web; • agevolazioni per l’acquisto di biglietti alle mostre di Palazzo Strozzi; • riduzione del 10% a Firenze per acquisti presso il negozio di Dischi Fenice; • possibilità di accreditare nuovi soci (contestualmente alla sottoscrizione) con la riduzione della quota di € 250; 152

Inoltre l’accesso riservato all’area soci di www.maggiofiorentino.com garantirà: • prelazione per l’acquisto di biglietti per la Stagione con riduzione del 10%; • riduzione del 20 % per ogni spettacolo su 2 biglietti; • la possibilità di stampare direttamente dal proprio pc l’invito alle prove generali aperte ai soci; • l’opportunità di leggere in anteprima alcuni saggi dei programma di sala; • consultare recensioni ed rassegne stampa degli spettacoli più interessanti.

• free entrance ticket to the rehearsal of the gala concert in occasion of the opening of the new Theatre on December 21th 2011; • invitation to a dinner with the cast after one of the premieres; • access to the new “reserved lounge” (to be completed); • complementary programme each performance attended; • home delivery (if requested) of tickets and subscriptions; • special conditions for private concerts performed by musicians of the Theatre; • booking assistance for international ticket reservation; • invitation to dress rehearsals (2 persons); • special offers to travel on tour around the world with the Orchestra; • private visits to labs and backstage and the building site of the new Theatre; • private presentation of the programme of the upcoming season; • possibility to meet up with the Artists; • direct phone number for food and beverage reservations at the Bar of the Theatre; • invitation to special events run by the Theatre; • name listed on programme booklets and on website; • special ticket offers for exhibitions at the Palazzo Strozzi; • 10% discount at Fenice Record Shop in Florence; • reduction of € 300 on annual fee for new members introduction; • special offers in shops, partners of the Theatre. Through the ‘Area Soci’ on www.maggiofiorentino.com you will receive: • advanced booking with 10% discount; • 20% discount on each performance purchase of 2 tickets; • download dress rehearsal invitations; • previews of essays from programme booklet; • read previews and reviews on some of the most important performances. [*] per le Associazioni i benefits si intendono riferiti ad un max di 4 membri ad evento [*] for Associations benefits are given up to 4 persons for each event

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COME SOSTENERE | HOW TO SUPPORT

COME SOSTENERE | HOW TO SUPPORT

Benemeriti | Benefactors

Soci fino a 30 anni | Associates under 30

€ 1.000

• invito per due persone alle prove generali; • accesso a formule speciali di partecipazione alle tournée del Teatro; • invito a visite personalizzate agli spazi e ai laboratori del Teatro Comunale e al cantiere del nuovo Teatro; • presentazione dedicata in anteprima della programmazione del Teatro; • opportunità di incontro con gli artisti ospiti in Teatro; • numero dedicato per la prenotazione diretta di food & beverages al Bar di platea del Teatro; • invito agli eventi speciali del Teatro; • pubblicazione del nome sui programmi di sala e sul sito web; • agevolazioni per l’acquisto di biglietti per le mostre di Palazzo Strozzi; • riduzione del 10% a Firenze per acquisti presso il negozio di Dischi Fenice; • possibilità di accreditare nuovi soci (contestualmente alla sottoscrizione) con riduzione della quota di € 100; • agevolazioni dedicate con i Partner del Teatro che saranno pubblicate alla pagina Soci del sito www.maggiofiorentino.com. Inoltre l’accesso riservato all’area soci di www.maggiofiorentino.com garantirà: • prelazione per l’ acquisto di biglietti per la Stagione con riduzione del 10%; • riduzione del 20% per ogni spettacolo su 2 biglietti; • possibilità di stampare direttamente dal proprio pc l’invito alle prove generali aperte ai soci.

€ 200

• possibilità esclusiva di partecipare a eventi “a tema” con formule speciali dedicate al pubblico giovane; • fruizione dei vantaggi garantiti dalla Maggiocard con possibilità di acquisto biglietti in platea a € 15 e in galleria a € 10. • aggiornamento tramite newsletter delle novità e delle promozioni speciali riservate; • pubblicazione del nome sui programmi e sul sito web; • presentazione dedicata in anteprima della programmazione del Teatro; • invito agli eventi speciali del Teatro; • possibilità di accreditare nuovi soci (contestualmente alla sottoscrizione) con riduzione della quota di € 20; • agevolazioni dedicate con i Partner del Teatro che saranno pubblicate alla pagina Soci del sito www.maggiofiorentino.com.

• exclusive access to special events on themes dedicated especially to young people; • holders of Maggiocard receive special ticket price: € 15 orchestra seats and € 10 first gallery; • newsletter update on special offers; • name listed on programme booklets and on website; • private presentation of the programme of the upcoming season; • invitation to special events run by the Theatre; • reduction of € 20 on annual fee for new members introduction • special offers in shops, partners of the Theatre

Modalità di pagamento | Methods of payment 1. Bonifico bancario al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, presso: | Wire transfer to: Banca CR Firenze S.p.A. - IT 58 A 06160 02808 0000 19000 C00 Banca del Chianti Fiorentino e di Monteriggioni - IT 84 Q 08802 02803 0000 00130 042 2. Richiesta di addebito su carta di credito via email o fax | Request of credit card charge by email or fax 3. Contanti o carta di credito presso Biglietteria | Cash or credit card at box office 4. Telefonando al + 39 055 2779 350 dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 16.30 dal martedì al venerdì. Il pagamento dovrà avvenire con carta di credito | Calling + 39 055 2779 350 from Tuesday to Friday, 10 AM to 1 PM and 2.30 PM to 4.30 PM. Credit card payments only Corso Italia 16, Firenze - tel: +39 055 2779309 - fax: +39 055 287222 [email protected] Dal martedì al venerdì 10 - 16.30 - sabato 10 - 13 | Tuesday - Friday, 10 AM to 4.30 PM Saturday, 10 AM to 1 PM

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COME SOSTENERE | HOW TO SUPPORT

L’Associazione Amici del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Detrazioni fiscali | US tax payers - Fiscal deduction

è presente dal 1987

I privati che effettuano la donazione possono godere dell’agevolazione fiscale di cui all’art. 15 1/i del D.P.R. 22/12/1986 n° 917 e specificatamente di una detrazione d’imposta del 19% dell’onere sostenuto fino al 2% del reddito complessivo dichiarato.

PER IL TEATRO E PER LA CITTÀ

If you pay US tax and need a deduction, please contact us before making your check payable to The American Fund for Charity (The American Fund is a 501(c)(3) and a public charity in Washington DC). Gifts to The American Fund are tax deductible to the extent amount by law.

con un intenso programma di iniziative e la pubblicazione del periodico

Un pensiero rivolto al futuro | A thought for the future Se desidera pensare al futuro del Teatro del Maggio e alle generazioni che verranno, consideri l’opportunità di lasciare un legato testamentario alla Fondazione del Teatro. Molti ritengono che quanto si possiede, un giorno, andrà alle persone più care, ma non succede sempre così. Infatti, secondo la legge, i nostri beni possono essere assegnati anche a lontani parenti. Per ovviare a ciò, è necessario provvedere a regolare la successione con un testamento. Un lascito testamentario può consistere in qualunque bene del patrimonio (anche immobili) e può concretarsi nella disposizione di un proprio diritto o nell’assunzione di un’obbligazione ad esempio: una proprietà, un diritto su un bene, un diritto di credito. Ci sottoponga le sue considerazioni prendendo un appuntamento telefonando al 055 2779 245 oppure mandando una mail a [email protected]

distribuito gratuitamente nelle serate inaugurali delle stagioni del Teatro

If you have the future of the Teatro del Maggio and of the coming generations in mind, consider writing a bequest in your will for the Fondazione del Teatro. Many of us think that what we own will one day go to those closest to us. But it does not always happen. In fact, the law allows our property to go to even distant relatives. In order to prevent this from happening, it is necessary to draw up a will. A bequest can be made of any part of our patrimony (including real estate), and can reflect our wishes about property that we own or can consist in giving the Teatro the right to a piece or percentage of it or obligations that are due us. If this interests you, details can be discussed by making an appointment at +39 055 2779 245 or [email protected]

Gli Amici del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino sono membri della

Con il 5 per mille è tutta un’altra musica! Con la dichiarazione dei redditi può destinare il 5 per mille delle sue imposte al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Non costa nulla, non ci sono spese aggiuntive ma è un modo per utilizzare una quota delle imposte. Non sostituisce l’otto per mille ed è possibile aderire ad entrambe le forme di utilizzo. Nell’apposito spazio sui modelli per la dichiarazione dei redditi, deve firmare e indicare il codice fiscale del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: 00427750484. In questo modo contribuirà a sostenere la musica e la cultura.

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e di

Sede e Segreteria Via degli Alfani, 49 50121 Firenze Tel. 055 290838 Fax 055 280517 www.amicidelmaggio.it [email protected]

Federazione Europea delle Associazioni e Fondazioni che sostengono gli Enti Lirici

LOSCAFFALE

DELMAGGIO ALLEOBLATE Cataloghi, cd, dvd e programmi di sala del Festival Dove le parole finiscono, inizia la musica (H. Heine) La Biblioteca delle Oblate e il Teatro del Maggio insieme, per guidarti in un percorso di parole e suoni alla scoperta di autori, musicisti, compositori, interpreti. Inoltre la Biblioteca delle Oblate mette a tua disposizione più di 2500 documenti fra CD, DVD e libri dedicati alla musica che potrai consultare, ascoltare e avere in prestito liberamente.

www.bibliotecadelleoblate.it

Biblioteca delle Oblate Via dell’Oriuolo 26 50122 Firenze INFO 055 261 6512

per scoprire le parole ed i suoni della musica

maggio bookshop prima. dopo. durante. libri di argomento musicale / libri per bambini / libri rari ed esauriti cd e libri a metà prezzo / i gadget del Maggio / cd & dvd aperto al Teatro Comunale un’ora prima, negli intervalli e al termine di ogni spettacolo foyer di platea, ingresso libero da ogni ordine di posti

www.giannischicchi.com

AZIENDE PARTECIPANTI

Grevi Mode sas di Giuseppe Grevi via della Manifattura n. 4/d - 50058 Signa - tel. 055-8734081 www.grevi.com Marzi srl via Buozzi n. 149 - 50013 Campi Bisenzio - tel. 055-8962619 [email protected] - www.marzi.com Angiolo Frasconi srl Via Torricella n. 69 - 50013 Campi Bisenzio - tel. 055-8952445 [email protected] - www.frasconi.it Inverni srl Via Amendola n.57 - 50058 Signa - tel. 055-8792402 www.inverni.it Trendintex srl via del Lazzaretto n. 168 - 59100 Prato - tel. 0574-643577 [email protected] - www.trendintex.it ME.MAR srl via della Casella n. 51 - 50142 Firenze - tel.055-7877261 [email protected] Facopel produzioni srl via della Lama n. 15/a - 51013 Chiesina Uzzanese(PT) - tel. 0572-48702 [email protected] - www.facopel.it Cristianini srl Via Cavalcanti n. 18 - 50058 Signa - tel. 055-876604 [email protected] - www.cristianinisrl.com Soprattutto…Cappelli srl Via Giotto n. 33 - 59016 Poggio a Caiano - tel. 0558798592 [email protected] - www.soprattuttocappelli.com Alessandra Bacci via Indicatore n. 71 - 50058 Signa - tel. 055-8790160 [email protected] - www.amatiamati.it N. Mazzanti snc Via R. Giuliani n. 144 - 50141 Firenze - tel. 055-431742 [email protected] - www.mazzantipiume.it

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