J P Duriez - Jean Pierre Duriez

May 17, 2018 | Author: Anonymous | Category: N/A
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Jean Pierre Duriez

J P Duriez “ q u a r a n ta o p e r e d i j e a n p i e r r e d u r i e z ”

2 4 o t t o b r e - 1 6 n ov e m b r e 2 0 1 3 Roma Art Director | Mario Peragallo | [email protected] | Mobile (+39 347) 5320617

introduzione

Jean Pierre Duriez

Jean Pierre Duriez e i personaggi delle città di confine Jean Pierre Duriez dopo l’incontro con Picasso viene incoraggiato a seguire la sua passione, le Belle Arti di Parigi lo introducono ai linguaggi espressivi desiderati, ma non tarda ad esplorare altri linguaggi, come la scenografia e la fotografia, l’editing, fino a scoprire un possibile altra vocazione. Ma il ritorno alla pittura rimane la sua scelta di vita ed insegue attraverso i personaggi dipinti la sua voglia di rappresentare e rappresentarsi nel presente. Scopre a poco a poco che i suo personaggi, famosi o di genere sono possibili abitanti di città di confine, città descritte dalla magnifica penna di Italo Calvino. Città che sanno ospitare identità contrapposte obbligandole alla metamorfosi necessaria. Così i suoi Giorgio De Chirico ritraggono il pittore che nel rappresentare città metafisiche, annunciano in anticipo la metamorfosi della città industriale destinata a tenere aperte le strade del futuro e quelle della nostalgia. Anche i cuochi di Duriez si ribellano al loro status, mostrando tutta la fatica dello stare in cucina, il loro cucinare è anche trasportare la città dove lavorano fuori dal confine culturale che spesso la cucina e le tradizioni finiscono per disegnare.

Uomo poliedrico, Jean-Pierre Duriez, già fotografo al fianco di Durel e regista, TV e Cinema, ha percorso trasversalmente e con successo diverse strade del l’arte, fino ad arrivare alla scelta definitiva della pittura. Osservando i suoi quadri, in un solo colpo d’occhio si percepisce la moltitudine di spunti e ispirazioni che ne sono all’origine. Il pennello è lo strumento e la mano è il tramite per fissare su una tela bianca il variegato mondo del teatro, del cinema, a riproporre quell’intimo rapporto creatosi anni prima con lo “schermo bianco” della televisione suoi musicanti, i suoi marinai, i sui chef, calcano il palco bidimensionale della tela, entrano in scena stregua di attori, creando di volta in volta nuove trame. Le forme allungate, sinuose, che tanto evocano le figure di Toulouse-Lautrec, ci invitano ad entrare nella loro atmosfera coinvolgendoci con il loro ritmo. I gesti, gli sguardi, di questi “attori” di Duriez evocano spensieratezza, allegria, serenità, giusto a voler trovare una definizione. Si potrebbe ancor meglio parlare di empatia positiva. Ci si immedesima, finendo con il sintonizzarsi sulle stesse “lunghezze d’onda”. Del resto anche l’autore spiega cosi la sua arte: “Dipingo ciò che non riesco che più a trattare a parole ”, quindi, perché cercare una definizione?

ANTONIO PORCELLA

Edgarda Ferri, nel suo libro Il Cuoco ed i suoi Re, ed SKIRA 2013, ci parla di Care^me che abbandonato durante la rivoluzione francese da suo padre sulla strada segue da giovanissimo la sua passione. Impara il linguaggio degli ingredienti, fino a diventare il cuoco prestato a Napoleone. Ma con la restaurazione, quello non è il posto giusto, e va alla ricerca di nuove città di confine (città protagoniste della metamorfosi europea) si trasferisce a Londra per Giorgio IV e poi a San Pietroburgo alla corte dello Zar che desidera una Russia europea. Ma la suo ricerca continua nella sua patria e oltre (diventa lo chef preferito dei Rothshild) riorganizza le portate e porta le pietanze fuori dalla confusione medioevale. Inventa il cappello a forma di fungo che nei quadri di Jean Pierre copre o esalta l’umore dei cuochi, personaggi del presente che verrà. I cuochi di JPD sono anche maghi della metamorfosi delle pietanze, e queste interpretano le pieghe (Deleuze) dei territori per evitare la deterritorializzazione delle identità sottostanti. Duriez non ha paura di essere scambiato per un artista pop e a differenza di Andy Worhol non ha un collezionista come Peter Brant che lo incoraggia a tornare alla pittura, è lui stesso che alimenta la sua passione inseguendo luoghi e persone per nuove ispirazioni. Nell’incontro con il Musicista Francesco Grigolo, milanese Doc, scopre che Verdi è senza nostalgia e lo dipinge evidenziando questo attributo. Ma allora Verdi è Milano, Parigi, Londra, New York, San Pietroburgo, Napoli, Firenze, Venezia, e quando veniva chiamato dai teatri di queste città sapeva leggere la loro voglia di cambiamento? Si, la musica diventava partitura complessa che accompagna i drammi e le gioie dei personaggi e dei poteri. Allora il pittore JPD non dipinge stati d’animo, ma la complessità del pensiero latente di artisti giganti, lasciandosi, anche, la libertà di dipingere personaggi dell’altra città ? Tradizione e metamorfosi vivono insieme nell’arte di JPD, perché questa è anche ironica, gioiosa e mostra la creatività del nomade che sa leggere il proprio tempo e sa vivere di città di confine dipingendo personaggi come paesaggi di una nuova ecologia, quella dell’anima. E JPD, come il cuoco dei Re sa comporre nuove armonie espressive colorando piatti dal sapore inusitato, anch’egli sa mescolare i colori del saper vivere della società liquida.

pasquale perisco

Sèvres, le 18 septembre 2013 Etre un artiste, c’est posséder ce que tout l’or du monde ne pourra jamais acheter: Un monde intérieur. Un monde qui reflète la réalité à travers un regard aiguisé d’ogre capable de tout ingurgiter et puis de le recracher transformé en lumière, en couleurs, en matière à rêve. Tu es un ARTISTE, Jean-Pierre. Un magicien qui réinvente sans cesse la réalité. Ta réalité, ton vécu protéiforme. A peine sorti de l’enfance, tu as été forgeron, puis photographe, baroudeur, comédien, restaurateur, réalisateur de cinéma, réalisateur de documentaires. Tout ça t’a conduit là où tu es arrivé aujourd’hui: dans ta cuisine de peintre où tu t’actives au piano – pour parler le langage des chefs. Tu es devenu ce peintre cuisinier aux doigts magiques en forme de pinceaux, prolongation de tes yeux. Pinceaux plongés dans ton cœur cinéma, ton estomac gourmet, ton sexe gourmand, ton âme musicale. Pinceaux qui explorent le cœur, l’estomac, le sexe et l’âme des autres. Mi cru avec audace, mi cuit avec tendresse. Acide et moelleux. Vérité. Poésie. Dans ta cuisine de peintre, la réalité est passée au tamis, écorchée, pelée à vif, pétrie comme une pâte à mains nues, pressée comme un fruit pour en extraire le jus, le sang, l’essence de l’HUMAIN. Dans ta cuisine de peintre on découvre des instantanés de vie, des instants d’années passés à regarder la vie qui va qui vient, et on se dit que tu nous donnes à voir et à manger une drôle d’humanité Authentique Énigmatique Atypique Satirique Allégorique Cinématographique Argotique et Aristocratique Érotique Boulimique Fantastique Anarchique Agnostique, Ecclésiastique et œcuménique Onirique Nostalgique anachronique Lyrique Euphorique Autobiographique Psychanalytique Ludique Mimétique Mélangez le tout et dégustez un tableau Gastronomique Al Dente signé DURIEZ ! par la beauté… Jackye FRYSZMAN

L’ironia di Duriez per riscrivere la realtà Sempre attento alle problematiche social e cultural Jean-Pierre Duriez, le cui ultime opere invadono l’Hotel San Francesco al Monte di Napoli che per l’occasione apre le porte all’arte contemporanea, si intrecciano tra loro per riflettere sulle nostre radici, memorie, tracce, sentimenti. La pittura dell’artista francese, salda insieme sui supporti pezzi di storie quotidiane. Musicisti e cuochi, artiste e attori, giardiniere e marinai, ma anche animali e oggetti s’alternano vivacemente in forme volteggianti con luci atemporali e tecniche miste per evocare un mondo pieno di contraddizioni. Duriez che ama dipingere le curiosità della vita, ha sentito la necessità di liberare tutte le cerature della sua fantasia lasciandole recitare e mimare nuove storie per vivere nuove esperienze, come se volesse fuggire egli stesso il più lontano possibile. Le figure antropomorfe a cavallo di aragoste, galli, mucche e pesci diventano metafore della vita in grado di prendersi gioco di noi, rappresentano una realtà altra e sottolineano la grande creatività di Duriez. La metamorfosi sfuma nel trasformismo e le trasformazioni si moltiplicano in variazioni infinte. La sua pittura, sempre ricca di radici e segreti, riesce a far sentire il respiro dell’anima dietro la maschera delle persone e delle cose ritratte, che Duriez “ raccoglie” anche attraverso l’influenza di poeti e scrittori come Rilke, Mallarmè, Rimbaud, Baudelaire artiste come Chagall, De Chirico o Matisse, per ridisegnare possibili rinascite e inserendosi in suo spazio dominato da un dinamismo coraggioso. Daniela Ricci “Il Mattino”

Jean-Pierre Duriez est un ami de longue date. Et de ma date comme disait le Vicomte de Saint-Malo. Nous sommes, en effet du même âge. Cette génération de baby-boom, comme disent les folliculaires, qui, approche du boum final. Je découvre un peintre chez cet inconnu que je croyais connaitre. Je contemple ses tableaux et l’angoisse monte en moi. Cette bande de musiciens qu’il nous montre; ces musiciens me font peur. Observons, par exemple, ce guitariste rouquin avec son petit galurin rouge. Il est souriant, plutôt sympathique à première vue. Mais derrière lui une tête énorme de profil, comme une ombre, ensemble le narguer. Est-ce le mort que ce musicien sera tout à l’heure? Et que dire de cet accordéoniste avec sa toque de chef et son bandeau en vichy sur les yeux? Je remarque que son cou trois couleurs du drapeau français. Est-ce le cordon de la légion d’honneur? Je suis frappé par une toile. Des hommes et des femmes endimanchés semblent poser pour la postérité ; et je comprends d’un coup d’où vient Duriez. Duriez est un enfant de Goya, de l’immense Goya. Ces visages ratatinés évoquent les membres de la famille royale d’Espagne que le grand malfrat avait fixés pour l’éternité. Et pour finir, je suis sidéré par ce yachtman qui nous observe avec ses jumelles et sa gueule aussi ravagée que les autres. Est-ce Dieu ou un démon inquisiteur? Mais je ne suis qu’un écrivain. Il faut VOIR les tableaux de Duriez. Allez-y, vous serez accablés par la beauté… Claude Faggianelli

“Voici venu l’instant ou peindre cesse d’etre un jeu” Duriez, na pas en effet usé une jeunesse de rapin de montparno sur les bancs des Beaux-arts, il n’a pas eu faim quand il était jeune (ni probablement depuis), il ne tente pas de refaire le monde, il n’a pas de message définitif à jeter à la face de l’humanité… Il s’est mis à peindre, à la surprise de ses amis. Que dire de sa facture ? Elle s’affirme progressivement, elle se précise, prend de l’assurance, et même une étonnante vigueur. Elle surprend par son apparente facilité, elle prend à travers là où on ne l’attend pas. Ca tient à la fois de la bande dessinée et du dessin politique allemand des années trente... Un malaise nous prend, déjà, à la duplicité de ces images. La toile du subjectile évoque (invoque) celle de la projection des théâtres cinématographiques, les cinoches des banlieues de Rome ou de Paris. Une même ambigüité se répand, entretenue par le peintre lorsqu’il représente des spectateurs en attente devant un écran encore blanc. Mais l’émouvant n’est pas là. Lorsque s’animent les toiles de Duriez, les cuisiniers, les musiciens, les évêques, les éphèbes délurés et les filles de mauvaise vie qu’il jette sur la toile deviennent, eux aussi, des enfants de la civilisation de l’image, des personnages d’un film italien éternellement en tournage. Et ses peintures deviennent comme les photogrammes d’un film à faire, des extraits de rushes dispersés par un moteur fou. On ne connait pas l’intrigue, mais on sent bien que ça finira mal. Eh puis non: En s’approchant, plus prés encore des tableaux, l’on s’aperçoit que finalement, ce jeu de miroirs entre le peintre, le personnage, l’acteur, et la toile encore blanche nous renvoie à notre propre interrogation du monde. A chaque seconde, ce doute dérisoire et paranoïaque nous rapproche des personnages croqués par Jean-Pierre Duriez. Frank Verpillat Réalisateur, Journaliste.

J’ai connu Jean-Pierre Duriez à l’époque où il peignait encore avec sa caméra. Nous faisions le tour de France des rivières et des chefs étoilés, ces bouilles de pêcheurs, ces toques, ces destins de passionnés dévorant la vrai vie. J’avais noté l’œil et le cœur que Jean-Pierre avait pour tout cela, faisant un croquis pour expliquer, un plan long sur les visages, pénétré par le sujet, absorbant et vibrant de l’intérieur d’émotion pour ces rencontres. Je retrouve tout çà dans ses toiles maintenant. Jean-Pierre vibre toujours pour le mouvement intérieur des êtres, un peu Chagall, un peu Soutine, lui-même. Jean-Pierre parle en images, elles se projettent dans son esprit et quand il parle les images se forment autour de lui. Amoureux de la vie, attiré par la beauté, tendre et émouvant Jean-Pierre. J’adore sa série des chefs cavaliers. Le chef sur le poisson me rappelle des souvenirs. Les êtres ont une vrai présence, il se livre avec eux, on reconnaît un bohémien de la vie dans ses toiles, curiosité gourmande, inquiet peut être, nouveau toujours. Jean-François Charnier Conservateur de musée – Paris

Louis aragon (1897-1982)

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PAVA R O T T I B Y E . D I N I C O L A N T O N I O

© 2011 Romero Britto

S K E TC H B O O K

BIO A 19 anni, nel 1969 a Megève, Duriez incontro Pablo Picasso… seguira i corsi liberi alle Belle Arti di Parigi, atelier Singier, presso il pittore giapponese Morio Matsui. Nel 1973 Jean-Pierre Duriez diventa assistente del fotografo Durel per la realizzazione di una Enciclopedia di Storia dell’Arte, edition Gakken di Tokio. L’avventura attraverso il mondo dell’arte finirà nel 1976. Al suo ritorno, invitato sulla costa Azzurra da Ernest Pignon ed Helène Parmelin, amici di Picasso, Jean-Pierre Duriez scopri l’universo privato del grande artista spagnolo. Per Paris Match fotografa le sculture di Henry Moore, di Cesar e, il mostro di Raymond Moretti e a Parigi “les Halles”, i cadri di Bernard Buffet e gli scrittori, louis Aragon, Joseph Kessel, Paul Morand, Francoise Sagan, e Marcel Jouhandeau a Reuil Malmaison. A St. Jean Cap- Ferrat, per la rivista l’Express con il giornalista, Pierre Schneider, realizza un reportage sulle opere di Henri Matisse nella casa dell’editore Henri Tèriade, famoso editore della rivista, Jazz, le Minotaure.Nel 1979 la prima esposizione à Meudon, seguirà una personale a St.Remy les Cheuvreuses.

Ils disent de lui “Un po’espressionista, un po’ surrealista, Duriez fa dell’arte une école du regard. E afferra sequenze di immagini che sono il mistero delle semplicità”. Claude Angelini Giornalista - New-York

Tu na pas quitté le Cinéma pour le monde de la peinture, car, tu es né peintre. Derek Walcott- Prix Nobel de littérature 1992 - Capri Italie

Nello stesso anno realizza à Gerusalemme, un affresco murale di 3x4 nella casa dello scrittore W.Fryszman e crea due manifesti per la mostra del suo amico il pittore Morio Matsui alla Galleria Bernheim-Jeune a Parigi a la Fondazione Jean Prouvost – Marcq en Bareul. Nel 1980, lascia la fotografia e la pittura, si sposo con la Sceneggiatrice Jackie Fryszman e avranno una figlia di nome Sarah, si trasferiscono a Roma per seguire altre passioni, il Teatro e il Cinema Italiano. Duriez, ritorno a Parigi nel 2002 per dedicarsi definitivamente alla pittura. L’incontro con il cinema ispirerà la serie dei quadri sul temi delle ”Proiezioni private” e sale del cinema, come il Cinema Farnese a Campo dei Fiori. Troverà altre ispirazioni nei suoi programmi televisivi francesi dedicati a i Grandi Alberghi nel Mondo e ai “Grandi Chef” stelle della gastronomia mondiale. Partecipa alla mostra Cinema, Musica a Montparnasse, espone nell famoso studio, del fotografo Christian Crampont, Galleria Protté, Teatro Le Ranelagh, invitato d’onore, nel 2008 , al Salone del” Libro Gourmand” a Périgueux (France). Nel 2007 incontro, a Roma Antonio Porcella della Galleria Cà D’oro di Piazza a Roma, ospite Duriez per una mostra. Espone a l’ Hotel San Francesco al Monte (Napoli). Nell’anno successivo partecipa a Omaggio a “Giorgio De Chirico” organizzata da Gloria Porcella e Lamberto Petreccca la mostra partirà dopo Roma per gli Stati Uniti ed spora a Miami, New York e Los Angeles. Al ritorno a Roma, Jean Pierre Duriez espone, con una grande mostra personale, al Hotel Baglioni di Roma. Partecipa nel 2010 all’ARGAM, all Salon Art Capital al Grand - Palais di Parigi e avrà il Premio Jean - Despas di St Tropez. In seguito all OFF Galery Grimaud (France) Espone a l’Hotel de “Castile” Rue Cambon (Paris) Espone a l’Hotel “La Palma” a (Capri) Espone a La Galeria Cameleon di Antibes (France) Espone a Castelnuovo (RE) Nel 2011 realizza la copertina del libro di Claude Faggianelli, e ospite d’onore al Premio CAPRI. Espone al “Yacht Club di Monaco”. Nel 2012, espone alla DNA Maratea, opere scelte che rappresentano i principali temi della sua carriere artistica, e lavora a Montemurro Val d’Agri. Nel 2013, espone ad Ajaccio (Corsica). Illustra il libro ” la cuisine des lumieres” di Jean Pierre Marie Editions EDK (Paris) Espone “Le Citta dei Cuuochi” a Villammarefilm Festival, XII Edizione, con l’economiste Napoletana Pasquale Persico.

Foto di Christian Crampont (Paris)

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