Ambienti speciali

March 20, 2018 | Author: Anonymous | Category: Ingegneria, Elettrotecnica
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Ambienti speciali Locali ad uso medico (1)

1. Locali di gruppo 0 e gruppo 1 (ex tipo B e A) 1.1 Generalità Fra i locali considerati a maggior rischio elettrico, e quindi soggetti a specifiche prescrizioni (nuova sezione 710 della norma CEI 64-8 che sostituisce la norma CEI - 64-4), rientrano i locali adibiti ad uso medico. Ci si riferisce con questi termini agli ospedali, alle cliniche ma anche, più in generale, a tutti quei luoghi in cui si praticano cure su persone o animali, compresi i locali in cui si effettuano trattamenti estetici, idro-terapeutici, massoterapici, ecc. Gli impianti installati in questi locali, come richiesto dalla Legge 46/90 e dal DPR 447/91, devono, quando la potenza impegnata è superiore a 1,5 kW, essere sempre progettati da un tecnico abilitato e necessitano di alcuni accorgimenti specifici. Le ragioni che inducono a porre tanta cura a questi particolari ambienti risiedono nel fatto che i pazienti che frequentano questi locali sono solitamente in precarie condizioni fisiche, tali da rendere pericolose anche scariche elettriche di modesta entità (microshock), principalmente nei locali di chirurgia, anestesia e rianimazione. Non tutti gli ambienti medici però sono pericolosi allo stesso modo quindi si rende necessaria, in funzione del rischio elettrico presunto, un'attenta classificazione dei locali. Una delle difficoltà maggiori che solitamente incontra il professionista nella stesura del progetto è proprio la classificazione dei locali che è sempre bene effettuare in collaborazione col direttore sanitario o con il medico titolare. Trascurando per il momento gli impianti negli ambienti medici delle strutture ospedaliere, ed in particolare i locali del gruppo 2 destinati ad essere utilizzati per operazioni chirurgiche, cui si rimanda ad altra trattazione, si vuole concentrare l’attenzione sui più diffusi, ma spesso negletti, ambulatori medici alimentati in bassa tensione direttamente dall’Ente distributore con sistema TT.

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È evidente che gli ambulatori non sono tutti uguali (l’ambulatorio del medico di base non è uguale a quello di un odontoiatra o di un medico veterinario che svolge attività chirurgiche, il negozio di una parrucchiera non è uguale dal punto di vista impiantistico a quello di un’estetista dove si applicano apparecchiature elettriche per uso estetico direttamente sulle persone) ed è per questo motivo che la Norma classifica gli ambulatori in locali di gruppo 0 e di gruppo 1 (ex tipo B e tipo A).

1.2 Locale di gruppo 1 Sono da considerare locali di gruppo 1 tutti gli ambulatori in cui sono impiegati apparecchi elettromedicali con parti applicate al paziente esternamente o anche invasivamente entro qualsiasi parte del corpo, ad eccezione della zona cardiaca (ambulatorio odontoiatrico, centro estetico dove si impiegano macchine ad uso estetico, ecc.). Può essere utile a questo punto riportare la definizione che le Norme forniscono di apparecchio elettromedicale o ad uso estetico: “Apparecchio elettrico munito di non più di una connessione ad una particolare rete di alimentazione destinato alla diagnosi, al trattamento o alla sorveglianza del paziente sotto la supervisione di un medico (un estetista se si tratta di centro estetico), e che entra in contatto fisico o elettrico col paziente e/o trasferisce energia verso o dal paziente e/o rivela un determinato trasferimento di energia verso o dal paziente” (Norme CEI 62-5 per gli apparecchi elettromedicali e 62-39 per gli apparecchi ad uso estetico). Diverse, rispetto a quelli del gruppo 0, sono le attenzioni da dedicare a questo tipo di ambulatori in cui risulta necessario adottare alcuni accorgimenti impiantistici particolari. Solitamente si tratta di locali inseriti all’interno di strutture con destinazioni d’uso anche diverse da quelle di uso medico (ad esempio un appartamento di civile abitazione in cui sono ricavati alcuni locali adibiti ad ambulatorio medico); in questi casi è bene ricordare che tutta l’unità immobiliare che ospita questi locali è soggetta all’obbligo di progetto (DPR 447/91 art.4) anche se non tutti i locali sono del gruppo 0 o 1(ad esempio una sala d’attesa è da considerare ambiente ordinario). 1.2.1 Continuità del servizio Assume in questo caso una discreta importanza la continuità del servizio perciò si consiglia di realizzare la selettività di intervento, sia verticale sia orizzontale, degli interruttori differenziali. 2

Detta selettività si può ritenere ottenuta se il rapporto fra la corrente differenziale nominale del dispositivo a monte è di almeno tre volte superiore a quella del dispositivo a valle con tempi di intervento via via decrescenti per i dispositivi installati a valle. L’eventuale presenza di uno o più apparecchi che potrebbero generare una componente continua di scarica a terra consigliano inoltre, come espressamente richiesto dalla norma, l’impiego di interruttori differenziali di tipo A anziché di tipo AC (se necessario di tipo B). Più difficile è ottenere la selettività verticale sul cortocircuito perché impiegando interruttori modulari sia a monte che a valle esiste sempre la possibilità che in caso di corto circuito possa intervenire l’interruttore generale o addirittura quello dell’Ente distributore. 1.2.2 Protezione contro i contatti indiretti Il sistema di protezione più frequentemente utilizzato in questi casi è quello con interruzione automatica del circuito mediante l’impiego di interruttori differenziali con Idn non superiore a 30 mA opportunamente coordinati secondo la Norma CEI 64-8, considerando come tensione limite UL 25 V anziché 50 V come negli ambienti ordinari:

Dove: RA è la somma delle resistenze del dispersore dell’impianto di terra e dei conduttori di protezione delle masse in ohm; IA è la corrente che provoca l’intervento automatico del dispositivo di protezione in ampere. Negli edifici di nuova costruzione non esistono normalmente problemi ad ottenere un corretto coordinamento ma qualche problema potrebbe sorgere se l’impianto di messa a terra, che in genere è quello condominiale, è installato in vecchi edifici. In questi casi sarà bene verificare frequentemente e con regolarità il buono stato dei collegamenti. Per ridurre a valori non pericolosi la corrente che potrebbe attraversare il corpo del paziente si rende inoltre necessaria l’equalizzazione del potenziale effettuando un collegamento a bassa resistenza tra le masse e/o masse estranee. Con la nuova norma viene introdotta la cosiddetta zona paziente: "Qualsiasi volume in cui un paziente con parti

applicate può venire in contatto intenzionale, o non intenzionale, con altri apparecchi elettromedicali o con masse estranee, direttamente o per mezzo di altre persone in contatto con tali elementi". 3

Solo le masse estranee e le masse che si trovano all'interno della zona paziente devono essere collegate ad un nodo equipotenziale comune. Sono da considerare interne alla zona paziente le masse e le masse estranee che si trovano in verticale ad una quota inferiore a 2,5 m dal pavimento (fig. 1.2.1) o, in orizzontale, ad una distanza inferiore a 1,5 m dal paziente ( fig. 1.2.2) considerando anche le eventuali diverse posizioni che il paziente, quando è in contatto con apparecchi alimentati dalla rete, potrebbe assumere se fosse spostato dal posto originario.

Fig. 1.2.1 - La zona paziente in verticale

Fig. 1.2.2 - La zona paziente in orizzontale 4

Da ricordare inoltre che la nuova norma introduce l'obbligo dell'interruttore differenziale con Idn inferiore o uguale a 30 mA a protezione dei circuiti che alimentano prese di corrente fino a 32 A (fig. 1.2.3).

Fig. 1.2.3 - Nei locali di gruppo uno è richiesta la protezione differenziale ( interruttori differenziali di tipo A o B) con Idn inferiore o uguale a 30 mA su tutti i circuiti che alimentano prese di corrente fino a 32 A

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Ambienti speciali Locali ad uso medico (2) Rispetto alla vecchia norma non è più ammesso l'anello equipotenziale ed è richiesto il collegamento anche delle masse al nodo. Le masse degli apparecchi fissi e le masse estranee poste al di fuori della zona paziente non è quindi più necessario che siano collegate al nodo equipotenziale mentre devono essere collegati al nodo i conduttori di protezione delle prese a spina che alimentano apparecchi che potrebbero entrare nella zona paziente. Masse estranee, se di metallo, sono solitamente le tubazioni dell’impianto idrico, termico e del gas, mentre gli infissi delle finestre e delle vetrine in metallo si considerano masse estranee se risultano in comune con locali di altri condomini oppure, se di esclusivo uso personale, solo se presentano una resistenza verso terra inferiore a 200 ohm (fig. 1.2.4).

Fig. 1.2.4 – Collegamenti al nodo equipotenziale delle masse estranee Per collegare le masse estranee al nodo o all’anello equipotenziale dovranno essere impiegati conduttori in rame con sezione non inferiore a 6 mm 2, numerati ai due capi per permetterne una più facile individuazione durante le misure periodiche. 6

Il nodo equipopotenziale non necessariamente deve servire un unico ambulatorio ma può essere in comune a più locali contigui e sarà realizzato in modo da facilitare l’esecuzione delle misure prescritte. Il nodo equipotenziale sarà infine collegato all’impianto di terra mediante un conduttore di sezione non inferiore a quella del conduttore equipotenziale di maggior sezione connesso al nodo equipotenziale. Non è ammessa la connessione delle masse estranee in cascata mediante ponticello ad eccezione delle tubazioni metalliche (acqua calda e fredda, scarichi se di metallo ecc.) per le quali si dovranno utilizzare per i collegamenti conduttori di sezione non inferiore a 6 mm2 facenti capo ad appositi collari dotati di vite per la connessione dei conduttori con capocorda a compressione (fig. 1.2.5). Il limite di resistenza di tutti i collegamenti, tenuto conto della resistenza di contatto delle connessioni, con la vecchia norma non doveva essere superiore a 0,15 ohm. Impiegando un conduttore di rame di 6 mm2 e considerando che un metro di conduttore di 6 mm2 di sezione presenta una resistenza di circa 0,03 ohm si potevano ottenere, con le connessioni eseguite a regola d’arte, questi valori di resistenza con una discreta facilità per lunghezze inferiori ai 50 metri. Ora il valore limite di resistenza è stato aumentato a 0,2 ohm e viene applicato solo ai locali del gruppo 2 e non più ai locali del gruppo 1 dove non è più richiesta la misura della resistenza dei collegamenti equipotenziali ma la sola prova di continuità. Nei locali di gruppo uno occorre prevedere l'illuminazione di sicurezza con almeno un apparecchio per ogni locale con un tempo di commutazione non superiore a 15s.

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Fig. 1.2.5 – Non è ammessa la connessione in cascata delle masse estranee ad eccezione delle tubazioni metalliche

1.3 Ambulatori di gruppo 0 (ex tipo B) Sono classificati come ambulatori di gruppo 0 quegli ambienti in cui non sono impiegati apparecchi elettromedicali con parti applicate al paziente (ad esempio l’ambulatorio del medico di base dove la visita non comporta l’impiego di nessuna apparecchiatura elettrica applicata al paziente). Non esistono per gli impianti installati in questi ambienti particolari accorgimenti da adottare; si applicano le norme elettriche generali e non vige più l’obbligo di proteggere i circuiti mediante interruttore differenziale con Idn non superiore a 30 mA o realizzare il collegamento equipotenziale principale. Come per gli ambulatori di gruppo 1 se si tratta di locali inseriti all’interno di strutture con destinazioni d’uso diverse da quelle di uso medico la struttura che ospita questi locali è soggetta all’obbligo di progetto.

1.4 Consegna e messa in funzione dell’impianto Prima della messa in funzione dell’impianto l’installatore deve procedere alle misure e alle verifiche atte a stabilirne la corrispondenza normativa. In particolare, dopo aver effettuato tutte le verifiche ordinarie (misura della resistenza dell’impianto di messa a terra, prova di continuità dei conduttori equipotenziali, prova degli interruttori differenziali ecc.). I risultati delle verifiche, se di esito positivo, andranno annotate (non è più necessario un registro) e controfirmate dal tecnico che ha eseguito le misure. Tali verifiche dovranno essere ripetute periodicamente, ad intervalli regolari, per accertare il mantenimento dei requisiti tecnici iniziali. Gli interventi di manutenzione e le eventuali modifiche che l’impianto dovesse subire nel corso degli anni dovranno essere regolarmente documentate integrando eventualmente il progetto quando necessario. Il tecnico in sede di verifica richiederà tali documenti provvedendo eventualmente all’aggiornamento dei dati.

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TIPO DI VERIFICA

PERIODICITA’’

Prove funzionali dei dispositivi di controllo dell'isolamento Prova di intervento alla corrente nominale dei dispositivi differenziali Esame a vista e prova di continuità dei collegamenti equipotenziali e impianto di terra Verifica funzionale delle apparecchiature per l’alimentazione di sicurezza con motori a combustione Verifica funzionale delle apparecchiature per l’alimentazione di sicurezza a batteria Controllo della taratura dei dispositivi di protezione regolabili

6 mesi 1 anno 3 anni - prova a vuoto: 1 mese - prova a carico per 30 min: 4 mesi 6 mesi 1 anno

Tab. 1.4.1 – Periodicità delle verifiche sugli impianti negli ambulatori di gruppo 1 e 2

Prova della continuità dei conduttori di terra, di protezione ed equipotenziali Prima di qualsiasi altro controllo del sistema di protezione è raccomandabile effettuare la prova di continuità dei conduttori di terra, protezione, equipotenziali principali e secondari. Si intende con tale prova accertare l’integrità dei collegamenti dell’impianto di terra (non deve essere misurata la resistenza dei circuiti) a partire dai dispersori fino alle masse e masse estranee. Per la prova deve essere impiegato uno strumento in grado di fornire almeno 0,2 A con una tensione a vuoto compresa tra 4 V e 24 V in c.c. o in c.a. Il controllo deve essere effettuato: 1. Tra il dispersore (se accessibile) ed il collettore di terra; 2. Tra i vari collettori di terra; 3. Quando necessario, tra i conduttori di protezione (PE) ed i conduttori equipotenziali (EQ), in presenza di giunzioni o derivazioni, per individuare possibili discontinuità; 4. Tra le masse ed i collettori di terra; 5. Tra le masse estranee fra di loro e verso le masse.

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Fig. 2.1.1 – Prova della continuità dei conduttori di protezione

Fig. 2.1.2 – Prova della continuità dei conduttori equipotenziali principali

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Fig. 2.1.3 – Prova della continuità dei conduttori equipotenziali supplementari Le altre prove previste, oltre alla prova di continuità dei conduttori di terra, di protezione ed equipotenziali, sono effettuate, a seconda alla categoria dell’impianto utilizzatore (I, II e III categoria) e del sistema di bassa tensione (TT,TN, e IT), nei modi di seguito elencati:

Misura della resistenza di terra Il valore della resistenza di terra deve essere opportunamente coordinato con le relative protezioni. Non è possibile assumere a priori un valore di resistenza di terra accettabile (ad esempio i 20 indicati dal noto art 326 del DPR 547/55) ma occorre di volta in volta confrontare il risultato con le normative inerenti il coordinamento. I metodi di misura sono molteplici ma il più diffuso è il metodo voltaperometrico. Nei sistemi TT, occorre dire, viene diffusamente impiegato, vista la semplicità dell’esecuzione, la misura indiretta della resistenza di terra (viene restituito un valore superiore a quello effettivo e quindi cautelativo rispetto alla misura tradizionale) attraverso la misura dell’impedenza dell’anello di guasto (fig. 2.1.4). Se il valore della resistenza di terra non risulta coordinato con le protezioni si dovrà procedere con la misura tradizionale mediante metodo voltamperometrico.

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Se per qualche motivo il neutro fosse collegato all’impianto di terra dell’utente (per errore, per un guasto o anche volontariamente) la resistenza dell’impianto di terra risulta esclusa dalla misura perché lo strumento restituisce un valore che è la somma delle resistenze del conduttore di fase, di neutro e del trasformatore. Prima di effettuare questa misura si rende quindi necessario eseguire la misura della resistenza d’isolamento per verificare che il conduttore di neutro sia isolato da terra.

Fig. 2.1.4 – Misura della resistenza di terra in un sistema TT mediante loop tester

La scelta del metodo più idoneo se si effettua la misura col metodo voltamperometrico dipende da diversi fattori quali il sistema di alimentazione, il tipo e le dimensioni di dispersore installato, le caratteristiche della zona adiacente i dispersori. Di seguito viene indicata la tecnica di misura per dispersori di piccole dimensioni ipotizzando che sull’impianto di terra in esame prevalga la componente resistiva (la componente reattiva induttiva può essere trascurata per impedenze di terra maggiori di un ohm) e che quindi l’impedenza di terra possa essere considerata come puramente ohmica (da notare che questa semplificazione potrebbe non essere valida per impianti di notevoli dimensioni come ad esempio le stazioni di trasformazione dove le impedenze di terra presentano valori molto piccoli).

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La misura, per quanto possibile, dovrebbe essere eseguita con l’impianto in condizioni di normale funzionamento senza scollegare il dispersore dal restante impianto. Si inietta una corrente alternata di valore costante nel dispersore in esame richiudendo il circuito su di un dispersore ausiliario posizionato il più lontano possibile, ad una distanza che sia almeno cinque volte la dimensione massima dello stesso dispersore (diagonale o diametro del cerchio di pari area che contiene il dispersore, nel caso di dispersore a picchetto tale dimensione può assunta pari alla sua lunghezza ). Si procede alla misura mediante un voltmetro ad elevata resistenza interna (fig. 2.1.5), rilevando i valori di tensione tra il dispersore in esame e una sonda di tensione, posta fuori dalle zone di influenza generate dalla corrente di prova che attraversa il dispersore in prova, e il dispersore ausiliario di corrente. La sonda può considerarsi infissa in posizione adeguata quando la distanza dai margini del dispersore è pari a 2,5 volte la dimensione massima del dispersore stesso. Il valore della resistenza di terra lo si ricava dal rapporto tra la tensione misurata e la corrente di prova oppure direttamente da strumenti costruiti per lo scopo.

Fig. 2.1.5 – Misura di terra col metodo voltamperometrico: tecnica per dispersori di piccole dimensioni

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Prova del funzionamento dei dispositivi differenziali La prova consiste nell’accertare la corretta installazione ed il corretto funzionamento dei dispositivi di protezione a corrente differenziale (fig. 2.1.6). Ogni interruttore deve intervenire con una corrente uguale alla sua corrente differenziale nominale (I dn) ed il tempo di intervento non deve superare i limiti massimi stabiliti dalle norme CEI 64-8/4 per ciascun tipo di sistema (TT,IT e TN). Questa prova non va confusa con la prova di funzionamento meccanico, che comunque deve essere effettuata regolarmente, da attuarsi mediante azionamento del tasto di prova perché lo scatto è provocato da una corrente differenziale pari a due volte e mezzo la corrente differenziale nominale. La prova può essere indifferentemente effettuata direttamente ai morsetti a valle del dispositivo in prova e la terra, tra i morsetti a valle e quelli a monte del dispositivo in prova oppure direttamente alle prese a spina o ai circuiti protetti dallo stesso dispositivo differenziale. Quest’ultimo modo di procedere è il più diffuso ed in alcuni casi, in presenza di un numero notevole di interruttori differenziali da provare, può rendersi utile, per agevolare le misure, dotare i quadri elettrici di una presa a spina associata ad ogni interruttore differenziale da provare. Negli impianti senza conduttore di protezione la prova va eseguita facendo circolare una corrente fra un conduttore di fase e il neutro preso a monte dell’interruttore stesso (un puntale dello strumento deve essere inserito sul conduttore di fase a valle dell’interruttore, mentre gli altri due vanno collegati al neutro a monte dell’interruttore - fig. 2.1.7). Alcuni strumenti di misura dispongono di una protezione per evitare che l’impianto di terra assuma potenziali pericolosi durante la prova. Con le dovute precauzioni, vista l’assenza del conduttore di protezione, si potrebbero utilizzare le eventuali masse estranee presenti. Nel caso in cui il dispositivo differenziale sia di tipo A o di tipo B bisogna accertare che lo strumento sia idoneo ad effettuare la verifica. In relazione a quanto stabilito dalle Norme un interruttore differenziale per assicurare la protezione contro i contatti indiretti deve intervenire entro i tempi indicati nella tabella 2.1.1.

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Corrente Sistema di prova TT Idn

500 ms

Sistema TN

Sistema IT

500 ms

500 ms

Condizioni

Condizioni

Ordinarie Particolari 5Idn

150 ms 400 ms

200 ms

Ordinarie Neutro distribuito 800 ms

Particolari

Neutro Neutro Neutro non non distribuito distribuito distribuito 400 ms

400 ms

200 ms

Tab. 2.1.1 – Tempi massimi di intervento per interruttori differenziali per la protezione dai contatti indiretti riferiti alla tensione U0=230 V La prova si effettua selezionando sullo strumento la corrente differenziale nominale dell’interruttore in prova e la relativa corrente di prova che può essere Idn o 5Idn. Premendo il tasto di prova si provoca la corrente di guasto e lo strumento visualizza sul display il tempo di interruzione dell’interruttore differenziale. Se lo strumento possiede la funzione che permette di invertire la semionda positiva o negativa in cui inizia la corrente e bene verificare il tempo di intervento per entrambe le condizioni. Quando l’interruttore differenziale è regolabile nel ritardo è bene rilevare direttamente il tempo di interruzione dopo aver azzerato il tempo di ritardo. Particolare attenzione bisogna porre alla presenza di eventuali correnti di dispersione che, sommandosi a quella di prova, potrebbero introdurre un errore in contrasto con la sicurezza. Per questo motivo prima di eseguire la misura si potrebbe verificare, per mezzo di una pinza amperometrica, che la corrente di dispersione sia trascurabile. Occorre infine ricordare che per la verifica degli interruttori di tipo ritardato il tempo di prova deve essere di almeno 1s.

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Fig. 2.1.6 – Verifica del funzionamento dei dispositivi di protezione differenziale

Fig. 2.1.7 -Verifica del funzionamento dei dispositivi di protezione differenziale in un impianto senza conduttore di protezione

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Verifiche (4) Misura dell’impedenza dell’anello di guasto Nei sistemi TN, ovunque si possa ritenere che la resistenza prevalga sulla reattanza (si verifica in quasi tutti i circuiti del sistema TN ad eccezione di quelli in prossimità di grossi trasformatori), in generale in tutti i circuiti con cavi multipolari con PE incorporato, con cavi unipolari raggruppati in un’unica conduttura, o nelle vicinanze di trasformatori inferiori a 100 kVA, la misura dell’impedenza dell’anello di guasto viene effettuata normalmente mediante l’impiego del loop tester. Inserendo lo strumento nell’impianto in normali condizioni di esercizio si può rilevare direttamente il valore dell’impedenza perché la corrente di prova è prelevata direttamente dallo stesso impianto. Il valore fornito è in genere approssimato perché in queste condizioni di misura non si può tener conto della natura vettoriale della tensione e quindi delle condizioni esistenti quando si verifica il guasto a terra. Se la reattanza del circuito è trascurabile rispetto alla resistenza è possibile introdurre opportuni coefficienti di correzione per rendere più preciso il valore. Lo strumento deve presentare caratteristiche adeguate ed in particolare la corrente di prova deve essere sufficientemente elevata da permettere la rilevazione con buona precisione, senza risentire dell’oscillazione della rete, di piccoli valori di impedenza. Il collegamento dello strumento può essere effettuato fra una fase (subito a monte dell’interruttore o del fusibile successivo a quello del quale si vuole accertare il coordinamento ed il conduttore di protezione della massa da proteggere (fig. 2.1.8) oppure può essere collegato alla presa a spina o alla morsettiera degli utilizzatori fissi ubicati nel punto più lontano dei circuiti terminali (fig. 2.1.9). A volte, prima di iniziare la prova, potrebbe rendersi necessario “cavallottare” tutti gli interruttori differenziali a bassa e alta sensibilità anche se alcuni costruttori forniscono strumenti insensibili alla semionda negativa che non intervengono durante la misura.

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Fig. 2.1.8 - Misura dell’impedenza dell’anello di guasto mediante loop tester

Fig. 2.1.9 – Misura dell’impedenza dell’anello di guasto mediante inserzione del loop tester alla presa spina o alla morsettiera degli utilizzatori fissi ubicati nel punto più lontano dei circuiti terminali Nei sistemi TN l’interruzione del circuito, in caso di guasto su apparecchi fissi, deve avvenire entro 5 s.

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Quando non esistono collegamenti equipotenziali supplementari che collegano al quadro di distribuzione le masse estranee situate nell’area alimentata da quel circuito, per accertare l’interruzione del circuito nei tempi stabiliti si può misurare l’impedenza dei conduttori di protezione (PE) tra il quadro di distribuzione ed il nodo principale di terra che si trova normalmente alla base dell’edificio (fig. 2.1.10). Trascurando la componente reattiva rispetto alla componente ohmica si può effettuare la misura col sistema voltamperometrico impiegando uno strumento in grado di erogare almeno 10 A con una tensione a vuoto compresa tra 6 V e 12 V in c.a. o in c.c.

Fig. 1.2.10 - Misura dell’impedenza (R) del conduttore di protezione nei sistemi TN Se le condizioni di protezione non risultassero verificate ci si può avvalere dei collegamenti equipotenziali supplementari locali (comunque in presenza di pavimenti isolanti o, se non isolanti tali da poter essere collegati equipotenzialmente). La loro efficienza può essere verificata tramite una misura di resistenza come indicato in figura (fig. 1.1.11).

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Fig. 1.2.11 – Misura della resistenza del conduttore equipotenziale supplementare nei sistemi TN Nei sistemi IT, quando le masse sono collegate a terra, il secondo guasto a terra riconduce il sistema ad un TN. La misura dell’impedenza dell’anello di guasto può essere quindi condotta seguendo gli stessi criteri previsti per i sistemi TN. Prima di effettuare la misura dell’impedenza dell’anello di guasto occorre rilevare la corrente di primo guasto. Per effettuare la misura si può collegare un conduttore fra una fase del circuito e la terra e con una pinza milliamperometrica rilevare la corrente (fig. 1.2.12). E’ raccomandata l’inserzione di un reostato che deve essere escluso gradualmente durante la misura. Il valore di corrente misurato a reostato completamente escluso rappresenta la corrente di primo guasto.

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Fig. 1.2.12 – Misura della corrente di primo guasto in un sistema IT

Misura della resistenza d'isolamento dell'impianto La resistenza d’isolamento dell’impianto è un parametro molto importante per la sicurezza. La prova ha lo scopo di accertare il mantenimento delle caratteristiche di isolamento dei componenti elettrici dopo la loro installazione. Per la misura occorre utilizzare uno strumento in grado di fornire le tensioni continue di prova riportate in tabella 2.1.1 quando, con un carico resistivo limite come indicato in tabella 2.1.1, eroga una corrente di 1 mA. La prova va eseguita sul circuito sezionato (fig. 1.2.13) con gli utilizzatori scollegati. Negli impianti poco estesi la misura può essere effettuata all’origine dell’impianto, in prossimità del punto di consegna dell’energia, misurando il valore della resistenza tra i vari conduttori attivi (neutro compreso salvo nei sistemi TN-C) e tra ciascuno di essi (o l’insieme) e il conduttore di protezione. Qualora il valore di resistenza rilevato risultasse inferiore a quella ammessa (negli impianti più complessi i valori di resistenza misurati all’origine dell’impianto possono risultare inferiori a quelli di tab. 2.1.1) si può ripetere la prova per gruppi di circuiti ed eventualmente, se il valore fosse ancora inferiore a quello previsto, circuito per circuito collegandosi a valle di ciascun interruttore aperto.

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Tensione nominale del circuito da

Tensioni di

Resistenza minima di

provare

prova

isolamento

SELV o PELV Fino a 500 V (esclusi SELV e PELV) Oltre 500 V

250 V 500 V 1000 V

0,25 Mega ohm 0,50 Mega ohm 1 Mega ohm

Tab. 2.1.1 – Tensione di prova e resistenza minima di isolamento in funzione della tensione nominale del circuito Se nell’impianto sono inseriti dispositivi elettronici (temporizzatori, orologi, dimmer, ecc. gli interruttori differenziali con sganciatore elettronico dispongono generalmente di un dispositivo di blocco da azionare prima della prova) che non possono essere esclusi durante la prova, si effettua la misura tra tutti i conduttori attivi collegati fra loro ed il conduttore di protezione per evitarne il danneggiamento.

Fig. 1.2.13 – Misura della resistenza d’isolamento dell’impianto

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Verifiche (5) Verifiche elettriche previste da leggi e da norme e guide CEI. TIPO DI IMPIANTO/ATTIVITA' Edilizia scolastica

OGGETTO

COMPETENZA

RIFERIMENTO MODALITA' LEGISLATIVO Impianto elettrico, di Responsabile DM 26/08/92 art. I controlli devono sicurezza e di allarme dell'attività 12 essere annotati su un apposito registro. Impianti Denuncia dell'impianto ASL DM 12/09/59 Denuncia entro antideflagranti art.4 trenta giorni dalla (attività comprese messa in servizio nelle tabelle A o B del da eseguirsi su DM 22/12/58) (*) appossito modello C di cui al DM 12/09/59 Verifiche periodiche ASL DPR 27/04/55 n. Periodicità: ogni 547, art.336 DM due anni. I verbali 12/09/59 art.1 di verifica devono essere conservati presso gli impianti almeno per quattro anni. Impianti di protezione Denuncia ISPESL DM 12/09/59 DM Denuncia entro contro le scariche dell'impianto(omologazione) 15/10/93 n. 519 trenta giorni dalla atmosferiche(attività messa in servizio comprese nelle da eseguirsi su tabelle A o B del DM appossito 26/05/59 n.689) (*) modello A di cui al DM 12/09/59 e DM 15/10/93. Richiesta di omologazione di primo o nuovo impianto su carta semplice. Verifiche periodiche ASL DPR 27/04/55 Periodicità: ogni n.547,artt.38,39, due anni. I verbali 40 DM 12/09/59 di verifica devono essere conservati presso gli impianti almeno per quattro anni. Impianti di terra nelle Verifica iniziale e verifiche Datore di lavoro DPR 27/04/55 n. Periodicità: Ogni cabine elettriche di periodiche 547, art. 328 DM cinque anni enti distributori 12/09/59 art.11 (tranne nei casi di impianti di terra artificiale, per i quali la periodicità è di due anni). La verifica, eseguita a mezzo di personale dipendente o esterno scelto dal

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datore di lavoro, deve essere riportata sul modello O e conservata presso gli impianti almeno per quattro anni.

Tab. 1 TIPO DI OGGETTO COMPETENZA RIFERIMENTO MODALITA' IMPIANTO/ATTIVITA' LEGISLATIVO Impianti di terra Verifica Iniziale Datore di lavoro DPR 27/04/55 n. A mezzo di personale negli impianti 547, art.328 DM dipendente o esterno scelto elettrici utilizzatori 12/09/59 dal datore di lavoro. Denuncia ISPESL DM 12/09/59 DM Denuncia entro trenta giorni dell'impianto 15/10/93 n.519 dalla messa in servizio. La (omologazione) denuncia deve essere conforme al modello B e corredata di richiesta di omologazione di primo o nuovo impianto su carta semplice. Verifiche ASL DPR 27/04/55 Periodicità: -ogni due anni; periodiche n.547, art.328 ogni cinque anni per le officine DM 12/09/59 DM e le cabine elettriche(tranne 15/10/93 n.519 nei casi di impianti di terra artificiale, per i quali la periodicità è di due anni). I verbali di verifica devono essere conservati presso gli impianti almeno per quattro anni. Impianti elettrici Verifiche prima Installatori Legge 05/03/90 Nel sottoscrivere la soggetti alla legge del rilascio n.46,art.9 DPR dichiarazione di conformità di 46/900 della 06/12/91 cui alla legge 46/90 dichiarazione n.447,art.7 DM l'installatore dichiara di aver di conformità. 20/02/92 effettuato le verifiche con esito positivo. I risultati delle verifiche costituiscono un allegato facoltativo alla dichiarazione di conformità. Verifiche per Comuni, ASL Legge 05/03/90 Le verifiche devono essere accertare la Comandi prov. dei n.46, art. 14 DPR effettuate nei comuni aventi conformità VV.F, ISPESL 06/12/91 più di diecimila abitanti su degli impianti n.447,art.9 DM almeno il 10% del numero di alle 22/04/92 DPR certificati di abitabilità o disposizioni 18/04/94 agibilità rilasciati della legge n.392,art.4 DM annualmente. Gli Enti preposti 46/90 03/08/95 possono avvalersi della collaborazione di liberi professionisti, iscritti in appossiti elenchi conservati presso le Camere di commercio. Impianti sportivi Impianto Responsabile DM 18/03/96 art. Gli interventi ed i controlli elettrico e dell'attività. 19 vanno riportati in appossito illuminazione di registro.

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Luoghi di pubblico spettacolo e di intrattenimento.

sicurezza Impianto principale e di sicurezza Impianto elettrico e attrezzature di sicurezza

Responsabile dell'attività

DM 22/02/96 n. Modalità e periodicità stabilita 261,art.8 dalle specifiche normative. DM 18/08/1996 All. art. 18.1

Prima dell'inizio di qualsiasi manifestazione deve essere controllata la funzionalità degli impianti e delle attrezzature di sicurezza. Devono mantenersi costantemente efficienti gli impianti elettrici, in conformità a quanto previsto dalle normative vigenti.

Tab. 2 TIPO DI OGGETTO COMPETENZA RIFERIMENTO MODALITA’ IMPIANTO/ATTIVITA’ LEGISLATIVO Attività soggette al Approvazione Vigili del Fuoco DPR 27/04/55 n. L’obbligo vale per nuovi controllo dei vigili del del progetto 547, art.328 DM impianti e per le modifiche di fuoco 16/02/82 DPR impianti esistenti. 12/02/98 n.37 DM 4/5/98 Sopralluogo DPR 12/07/98 Al termine dei lavori si deve n.37 presentare domanda di sopralluogo, il quale viene eseguito entro novanta giorni dal Comando Provinciale (è possibile una proroga di quarantacinque giorni), a cui segue, entro quindici giorni, il rilascio del certificato di prevenzione incendi(CPI). Visite tecniche DPR 29/07/82 di controllo n.557 DM 16/02/82 Registro Responsabile DPR 12/07/98 Controlli, verifiche, interventi di dell’attività n.37 manutenzione, formazione ed informazione del personale devono essere annotati su un apposito registro. Attività turistico Impianto Responsabile DM 09/04/94 Interventi, controlli, riunioni di alberghiere elettrico e dell’attività art.16 addestramento ed illuminazione esercitazioni di evacuazione di sicurezza devono essere annotati su un apposito registro. Edifici di interesse Impianto Responsabile DM 30/06/95 Controllo e manutenzione degli storico-artistico elettrico dell’attività n.418, art.9 impianti con periodicità destinati a biblioteca stabilita dalla specifica norma ed archivi CEI, in ogni caso non inferiore a tre anni. Le verifiche vanno annotate in un apposito registro e devono essere eseguite da addetto qualificato. Edifici di interesse Impianto Responsabile DM 20/05/92 Controllo e manutenzione degli storico-artistico elettrico dell’attività n.569, art.10 impianti con periodicità destinati a musei, stabilita dalla specifica norma gallerie, esposizioni e CEI, in ogni caso non inferiore

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mostre

a tre anni. Le verifiche vanno annotate in un apposito registro e devono essere eseguite da addetto qualificato

Tab. 3 TIPO DI NORMA IMPIANTO/ATTIVTA’ GUIDA Apparecchi Guida CEI elettromedicali 62 Fasc.3783

TIPO DI VERIFICA Iniziali.

Tensione applicata (corretto dimensionamento dell’isolamento) Correnti di dispersione (verso terra, nel paziente)

PERIODICITA’

NOTE

Alla messa in Se non effettuate dal opera costruttore.

Alla consegna Il valore misurato va al cliente inserito nella scheda tecnica dell’apparecchio. Periodiche Correnti di dispersine Un anno Apparecchiature (verso terra, nel funzionanti nei locali paziente) per chirurgia ed assimilati. Due anni Tutte le apparecchiature. Sempre dopo una revisione generale dell’apparecchio. Conduttore di Due anni protezione Precisione e corretto Ad intervalli regolari (in base alle funzionamento istruzioni per l’uso). Allarmi Edifici pregevoli per Norma CEI Iniziali Tutte le verifiche rilevanza storica e/o 64-15 previste dalla norma artistica CEI 64-8, Cap. 61 Periodiche Funzionamento degli Un mese Si possono utilizzare da apparecchi per l sistemi di annotare ’illuminazione autodiagnosi o su manuali apposito Funzionalità degli Sei mese Mensilmente per registro apparecchi per interruttori l’illuminazione di differenziali posti a sicurezza protezione dei componenti elettrici oggetto di tutela, non collegati al conduttore di protezione (Idn ≤ 30mA)

Sorgenti di energia di sicurezza

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Sei mesi

Comprese le verifiche di autonomia

Esame a vista generale

Un anno

Esame a visita, dove possibile, delle connessioni e dei nodi dell’impianto di terra

Integrità degli isolamenti delle giunzioni, dei componimenti e degli apparecchi utilizzatori, efficacia degli apparecchi di illuminazione di sicurezza Compresi i conduttori di protezione ed equipotenziali principali.

Tab. 4 TIPO DI NORMA/GUIDA IMPIANTO/ATTIVITA’ Edifici pregevoli per rilevanza storica e/o artistica

TIPO DI VERIFICA

PERIODICITA’

Stato originario dei quadri

Continuità del conduttore di protezione Funzionalità degli interrutori differenziali con prova strumentale

NOTE Controllare che non siano state aggiunte pannellature che potrebbero variare le condizioni termiche. Prova a campione non inferiore al 20%.

Tre anni

Annualmente per gli interrutori differenziali posti a protezione dei componenti elettrici oggetto di tutela, non collegati al conduttore di protezione (Idn ≤ 30mA)

Misura dei livelli di illuminazione Misura della resistenza di terra Verifiche degli apparecchi oggetto di tutela (consigliate) Edifici scolastici

Guida CEI 64- Periodiche Efficienza degli 52 apparecchi di emergenza autonomi. Prova interrutori differenziali con il tasto di prova. Impianti di sicurezza, comando di emergenza

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Sei mesi

Nei sistemi TT è ammesso il sistema descritto al par. 5.3.3 di questo volume Prova di temperatura, prova di isolamento, esame a vista dei porta lampade e dei cavi. La verifica deve essere condotta da un tecnico qualificato.

Impianti elettrici utilizzatori

Norma CEI 648/1

Iniziali

Sez. 134.2

Esame a vista, integrità degli isolamenti, connessioni, nodo di terra, prova di continuità a campione (20%), prova di strumentale degli interrutori differenziali. L’impianto elettrico va verificato prima della consegna per accertare la sua conformità alla norma

Norma CEI 648/6 Impianti di Norma CEI 11-1 Periodiche I più importanti produzione, elementi di ogni trasporto e impianto di ogni Cap. VII distribuzione officina devono dell'energia elettrica essere periodicamente verificati

Tre anni

Verificate effettuate sia prima della messa in servizio, sia dopo ogni modifica importante.

Periodicità di verifica compatibile con le esigenze di esercizio. Questa norma sarà abrogata dal 1/5/2000 e sostituita dalla norma CEI 11-1, Fasc. 5025 I più importanti Non definita Fasc. 5025 in vigore elementi di ogni dal 1/5/99 in parallelo impianto di ogni alle norme CEI 11-1 e stazione elettrica 11-8 fino al devono essere 30/04/2000 sottoposti a verifiche per stabilire il grado di efficienza

Norma CEI 11-1 (Impianti a tensione >1K)

Non definita

Tab. 5 TIPO DI IMPIANTO/ATTIVITA’ Impianti di terra

NORMA /GUIDA Norma CEI Cap. IV (Impianti di II e III categoria)

Norma CEI 11-1 (Impianti di tensione > 1 kV)

TIPO DI VERIFICA

PERIODICITA’

NOTE

L’efficienza Questa norma sarà dell’impianto di abrogata dal terra va verificata 1/5/2000 e sostituita per le officine dalla norma CEI 11elettriche e gli 1, Fasc. 5025. impianti utilizzatori Periodiche Officine elettriche Cinque anni Iniziali

Iniziali

Impianti utilizzatori L’efficienza dell’impianto elettrico deve essere verificata prima della messa in servizio

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Due anni Fasc. 5025 in vigore dal 1/5/99 in parallelo alle norme CEI 11-1 e 11-8 fino al 30/04/2000.

Periodiche

Stazioni Sei anni elettriche degli impianti del distributore Impianti Tre anni utilizzatori Norma CEI 9-6 Iniziali L’efficienza (Sistemi di dell’impianto di trazione terra va verificata elettrica) per le officine elettriche di trazione e per gli impianti utilizzatori di trazione Periodiche Officine elettriche Cinque anni di trazione Impianti Due anni utilizzatori di trazione Lolali adibiti ad uso Norma CEI 64-4 Iniziali Oltre alle medico verifiche previste dalla norma CEI Cap. 5 64-8, devono essere effettuati le verifiche riportate all’art. 5.1.01 dalla norma CEI 64-4 Periodiche Resistenza di Due anni isolamento Diaspositivi di Un mese Le verifiche ed i loro allarme e risulatti devono sicurezza essere riportati su un registro con timbro e firma del tecnico esecutore e data della verifica. Equalizzazione Due anni del potenziale Interrutori Sei mesi differenziali Apparecchiature Un anno per alimentazione di sicurezza Collegamento al Sei mesi nodo equipotenziale dello schermo dei trasformatori di isolamento Impianto di terra Due anni Resistenza di isolamento del pavimento( anestetici infiammabili)

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Quattro anni

Prima verifica un anno dopo la realizzazione.

Tab. 6 TIPO DI NORMA/GUIDA IMPIANTO/ATTIVITA'

Luoghi con pericolo Norma CEI 64-2 di esplosione Cap. XV

Norma CEI 64-2 Cap.XVI

TIPO DI VERIFICA

Periodica

Sistemi di controllo di atmosfera (nei luoghi con controllo di atmosfera)

Periodica

Sistemi di controllo di temperatura (nei luoghi con controllo di temperatura)

Norma CEI 3134

Verifica e manutenzione degli impianti elettrici nei luoghi con pericolo d'esplosione per la presenza di gas(diversi dalle miniere)

Guida CEI 64 Fasc. 3683

Guida per la verifica delle installazioni elettriche in luoghi pericolosi

Luoghi di pubblico Norma CEI 64spettacolo e di 8/7 Sez. 752.6 trattenimento

Periodica

Controllo dell'impianto principale delle apparecchiature elettriche e degli apparecchi utilizzatori

Ispezione di tutto l'impianto elettrico

Impianti di sicurezza Sistemi di protezione contro i fulmini

Norma CEI 81-1 Cap.IV (artt.4.1.1 e 4.1.2)

Iniziale

Periodica

Accertare che i componimenti siano adatti e la conformità al progetto Verificare che gli impianti e le strutture aggiunti

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PERIODICITA'

NOTE

I controlli devono essere Un mese zona annotati su 1. apposito registro, con Tre mesi zona data e ora di 2. effettuazione; la norma UNI 9795 richiede la verifica dei sistemi Quattro mesi rivelatori di zona 1. fumo almeno due volte l'anno, con Un anno zona intervallo non 2. inferiore a cinque mesi. Sostituisce la guida CEI 3124 del 08/92: prevede una verifica iniziale e verifiche periodiche(in alternativa la supervisione continua dell'impianto). Sostituisce la guida CEIISPESL Fasc. 1469 del 02/91. Prima Tutti i dell'inizio controlli e le giornaliero ispezioni degli periodiche spettacoli. Un anno e comunque devono prima dell' essere inizio della riportate in un stagione degli spettacoli. apposito Sei mesi registro.

Dieci anni

Periodicità ritenuta

successivamente siano protetti e che i componimenti dell'impianto non siano compromessi dalla corrosione

adeguata in assenza di particolari problemi di corrosione.

Tab. 7 RIFERIMENTO LEGISLATIVO DPR 547/55 art. 267

OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO

"Gli impianti elettrici, in tutte le loro parti costituitive, devono essere costruiti, installati e mantenuti in modo da prevenire i pericoli derivanti ..." "Gli edifici, le opere destinate ad ambienti o posti di lavoro, compresi i servizi accessori, devono essere costruiti e mantenuti in buono stato di stabilità, di conservazione e di efficienza in relazione alle condizioni di uso e alle necessità di sicurezza del lavoro. Gli DPR 547/55 impianti, le macchine, gli apparecchi, le attrezzature, gli utensili, gli strumenti, compresi gli art. 374 apprestamenti di difesa, devono possedere, in relazione alle necessità della sicurezza del lavoro, i necessari requisiti di resistenza e di idoneità ed essere mantenuti in buono stato di conservazione e di efficienza." Dlgs 626/94 Il datore di lavoro deve assicurare "la regolare manuntenzione di ambienti, attrezzature, art. 3 - comma macchine e impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alla f indicazione dei fabbricanti". Dlgs 626/94 Il datore di lavoro deve provvedere affinchè "gli impianti e i dispositivi di sicurezza destinati art. 32 -comma alla prevenzione o all'eliminazione dei pericoli vengano sottoposti a regolare d manuntenzione e al controllo del loro funzionamento".

Tab. 8

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