Come gestire le vision associative in un sistema

March 20, 2018 | Author: Anonymous | Category: Scienze sociali, Antropologia
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Come gestire le vision associative in un sistema organico di rete AVIS - Milano 4 febbraio 2006

Abstract a cura di Carlo Mario Mozzanica (*) Premesse 1. Il “come” (gestire le vision) evoca anche il “perché” (supposto) e il “dove “ (ricomposto). Del “come” si vogliono offrire le “ragioni”, tratte dagli scenari, che propiziano/ostacolano il sistema organico (organo più che organizzazione) di rete 2. La vision si iscrive nello statuto:  i paradigmi del dono (munifico, malefico, benefico, ipodono, pseudodono, iperdono, perdono…) e le 10 aggettivazioni: volontario, periodico, associato, non remunerato, anonimo, consapevole, solidale, civico, partecipato, partecipe/promozionale (dei diritti)  gli approcci del dono: le differenziate forme di solidarietà (personale, familiare, sociale); la solidarietà del donatore (anonimo) e del donatario (anonimo) 3. Le vision associative riscrivono i tradizionali modelli di welfare: oltre il modello  lib: dove il bene privato è identificato con il bene comune (rischio della mercificazione del donatore)  lab: dove il bene pubblico è identificato con il bene comune (rischio di statalizzazione del donatore). Libertà e uguaglianza possono essere (e sono state) declinate solo individualisticamente. Soci e associazioni dicono “fraternità”, che nomina esplicitamente la sfera del legame sociale, promettendo una riforma dell’umana comunanza di origine e di destino (sangue=vita) che ha incominciato a deperire, nella misura di uno sviluppo autonomo (o contrapposto) delle prime due. 4. Le ragioni attengono 4 scenari, per la gestione di un sistema organico di rete:  scenario socioculturale postmoderno  scenario socioistituzionale  scenario legislativo  scenario organizzativo (modello di community care)

I.

Lo scenario socioculturale postmoderno, tra dono e donazione        

I paradigmi istitutivi e costitutivi del postmoderno Cultura nomade, frammentata e pensiero debole, unico, corto, abdicato L’inutilità del significato della metanarrazione Enfasi del “come”, disfasia del “dove”, afasia del “perché” La dialettica tra bisogno (di appagamento, di prestazione…) e desiderio (di riconoscimento, di relazione…) Dalla ipertrofia della malattia del senso all’atrofia del senso della malattia La salute tra cure e care Dall’antropologia nella cura all’antropologia della cura: soggettualizzazione e personalizzazione degli itinerari di salute

II.

Lo scenario socioistituzionale, tra welfare lib e lab I modelli di welfare: istituzione, costituzione, destituzione, restituzione I volti del welfare: iniziale, istituzionale, totale, devoluto, municipale, mix: welfare state, welfare society, welfare community  Dal modello lib al modello lab: dall’enfasi di aut/aut all’insufficienza di et/et  La soggettività della società civile  Riscoperta della sussidiarietà relazionale (e non binaria), sostanziale (e non procedurale); istituzionale (non solo passiva, bensì attiva), sociale (non solo gestionale, bensì partecipativa ed espressiva)  Associazione di associazioni e di soci: dalla solidarietà alla responsabilità; dalla donazione ai diritti attivi di cittadinanza sociale  

III.

Lo scenario legislativo, con riferimento alle riforme costituzionali     

   

IV.

Il diritto alla tutela della salute (art. 32 Cost.) Le tre (quasi quattro?) riforme del servizio sanitario nazionale La valorizzazione dei soggetti sociali in sanità (cf. D.Lgsl. 229/1999, art. 1, comma 18) I livelli essenziali ed uniformi di assistenza (DPCM 29.11.2001 e DPCM 28.11.2003) La riforma del Titolo V della Costituzione: competenza concorrente e costituzionalizzazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni, concernenti i diritti civili e sociali (art. 117, 2° comma m)) Sussidiarietà istituzionale (art. 118, primo comma, Cost.); sussidiarietà sociale (art. 118, ultimo comma, Cost.) La nuova riforma costituzionale (in attesa di referendum confermativo): la duplice competenza esclusiva per la sanità Sanità dei mezzi o sanità dei fini? Da una sanità ideale ad un ideale di sanità

Lo scenario organizzativo (leadership e community care)   

Verso la costruzione di un sistema organico di rete Quattro modelli organizzativi: burocratico, carismatico, progettuale, soggettuale (o di community care) Qualche itinerario per i responsabili/coordinatori:  Imparare e insegnare le 10 A dei verbi ausiliari, per gestire vision associative (nell’ottica della community care): ascoltare, accogliere (l’innovazione, che nasce dai territori), ammirare (e stupirsi), accompagnare, animare, accorgersi, aspettare, assistere, aggregare, ammonire (da ad-moneo: cooperare e non competere)  Assumere l’identità del responsabile/coordinatore, per gestire vision associative (nell’ottica della community care). Il responsabile/coordinatore, come terapeuta, formatore, maieuta, ermeneuta, carismatico, salvifico, prefigurante, trasgressore, direttivo, autoritario (autoritativo), distruttore: verso il responsabile/coordinatore eco ed eto-biografo  Attraversare le 10 metafore della leadership del responsabile/coordinatore, per gestire vision associative (nell’ottica della community care): manutentore, accompagnatore, cantastorie, allenatore, valorizzatore, artigiano, notaio, un orecchio grande, un occhio discreto, un cuore attento (per accordare e concordare)

 Saper guardare al volto del responsabile/coordinatore, per gestire vision associative (nell’ottica della community care):  Discernimento (deformata reformare)  Progettazione (reformata conformare)  Verifica (conformata confirmare)  Interiorizzare i paradigmi per l’agire associativo:  dare ascolto al proprio territorio, ai bisogni inauditi  dare parola, voce al proprio territorio, ai bisogni inediti,  dare cittadinanza al proprio territorio, per i bisogni rimossi e scomodi  dare corpo a interventi di reciprocità a valenza comunitaria, di scambio nella reciprocità del dono e della donazione;  dare un’anima alla cittadinanza di quei bisogni, non ancora tutelati dal diritto, come utopia di un quotidiano più vivibile per tutti.  Itinerari che, soprattutto in un’ ottica preventiva, propiziano scelte innovative: o scegliere la strategia del positivo; o valorizzare l’esistente; o potenziare gli spazi dei mondi vitali; o privilegiare e incrementare gli effetti moltiplicatori; o dare voce e parola ai testimoni privilegiati; o consolidare la strategia delle connessioni (intenzionali, culturali, esperienziali); o declinare i diversi linguaggi in un’ottica di unitarietà: dell’identità, della famiglia, delle formazioni sociali o rischiare il futuro

Conclusione “Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per raccogliere il legno e distribuire i compiti, ma fai nascere in loro la nostalgia del mare ampio e infinito” o, parafrasando Oscar Wilde: “Ah, quelle organizzazioni che sanno sempre il prezzo di tutto, ma il valore di niente!”

------------------------------------------------------------------------------------------------------(*) Docente di “Organizzazione dei servizi alla persona” all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano

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