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Unioncamere Lombardia – 5 maggio 2003: 1a Giornata dell’Economia
1a Giornata dell’economia: la Lombardia Lunedì 5 maggio 2003 - Milano – Sala Colonne – ore 10.00 ( effettive) Traccia di intervento dell’ing. Vico Valassi, Presidente di Unioncamere Lombardia
Una Giornata della “rete” camerale e della sua funzione di “osservatorio” dell’economia e delle imprese
In occasione di questa 1a Giornata dell’economia, voluta dal Consiglio Direttivo di Unioncamere Italiana e dal suo Presidente Sangalli, non potevamo non sottolineare proprio in Lombardia due caratteristiche fondanti delle Camere di Commercio: La loro funzione di “osservatorio delle economie locali” e della struttura imprenditoriale in particolare; Il loro agire sempre più come “rete”, sviluppando sinergie di sistema e al tempo stesso mantenendo saldo il legame con le realtà locali.
Gli 11 volti della Lombardia
E’ in questo spirito che Unioncamere Lombardia, grazie alla disponibilità della Camera di Milano, si inserisce in questa Giornata per offrire uno spaccato dell’insieme dell’economia regionale: un sistema lombardo sicuramente unitario e strettamente interdipendente, ma che presenta nei suoi livelli provinciali 11 volti con le loro specificità e diversità: per dimensione (dalla provincia di Milano che da sola è quasi mezza Lombardia, a quella di Sondrio che non raggiunge il 2% come peso demografico sull’intera regione) per struttura economica (una Milano fortemente terziarizzata, la fascia pedemontana ancora prevalentemente industriale, le province a sud con uno sviluppo industriale diverso, più recente e in parte più dinamico) per dinamiche in atto (con le province più industrializzate in maggiore difficoltà a tenere i ritmi di sviluppo del passato).
In occasioni come questa è forte il rischio La Lombardia motore dell’economia dell’autocelebrazione e dell’elegia; a maggior ragione in una realtà, come quella lombarda, che per sua storia nazionale e peso è indubbiamente motore fondamentale dell’economia nazionale, di cui rappresenta oltre un quinto della ricchezza, comunque misurata, e che per molte importanti variabili economiche concentra quote 1
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sul totale nazionale ben superiori a quella del proprio peso demografico che non raggiunge il 16% (Grafico 1): il 52% degli investimenti dall’estero il 40% di quelli all’estero il 30% delle imprese in gruppo e di quelle con più di 250 addetti e il 25% delle società di capitale quasi il 30% dell’export il 30% degli impieghi bancari il 20,8% del valore aggiunto Una locomotiva con qualche affanno?
Ma proprio per questa sua indiscutibile funzione di traino, la locomotiva lombarda merita ancor più attenzione a grandi e piccoli segnali di affaticamento e di rallentamento: meglio monitorare per tempo anche piccoli scricchiolii, e intervenire prontamente e adeguatamente, piuttosto che rischiare brusche e più gravi rotture. Emergono infatti dalla selezione di indicatori che voglio richiamare (limitata per esigenze di tempo e per non tediarvi) alcuni “campanelli d’allarme”, a partire da una congiuntura manifatturiera non esaltante (anche se il problema non è solo lombardo o italiano) e che in questi mesi sembra mantenersi in una posizione di stallo (Grafico 2): nel 1° trimestre 2003 le attività manifatturiere lombarde hanno registrato una crescita dello 0,5% (0,7% il dato destagionalizzato) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; sul 4° trimestre 2002 un +0,6% grezzo diventa un –0,1% destagionalizzato: in pratica una crescita “zero”; poco più della metà delle imprese ritiene che l’economia lombarda sia stata bloccata dalle tensioni internazionali e dal conflitto in Iraq, anche se solo un terzo delle imprese registrava effetti diretti negativi (incertezza nelle decisioni, aumento dei prezzi delle materie prime, volatilità dei mercati finanziari); in compenso, la riduzione della tensione internazionale con la fine del conflitto in Iraq potrebbe finalmente sciogliere molte incertezze e consentire una cauta ripresa (con la speranza che 2
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la “nuova crisi SARS” non si appesantisca ulteriormente, con effetti negativi sul 14% delle esportazioni lombarde verso l’area asiatica); per ora prevale nelle imprese lombarde un cauto ottimismo che, salvo nuovi shock esogeni, potrebbe portarle nei prossimi mesi, soprattutto nella seconda parte dell’anno, a più consistenti segnali di ripresa. Altri campanelli d’allarme
Una carrellata sulle 11 province e il loro
Tornando a dati più strutturali e ai campanelli d’allarme registriamo: un ritmo di crescita meno veloce di quello medio nazionale anche se in buona parte spiegato dalla maggior velocità delle regioni, come quelle centro-meridionali, che partono da valori assoluti più contenuti; la difficoltà (a parte forse Milano) a rafforzare i settori a maggior contenuto innovativo, gli unici che sembrano consentire buoni livelli di competitività sui mercati internazionali. Innovazione e qualità si confermano sempre più come le armi vincenti di lungo periodo, armi delle quali però non abbondiamo, almeno rispetto ai nostri maggiori competitori europei e internazionali; sono infatti scarsi gli investimenti in ricerca (sia pubblici che privati): la Lombardia sta investendo in ricerca poco più dell’1% del PIL: una quota sostanzialmente simile alla media italiana e decisamente distante dal 2,5-3,5% che caratterizza alcune economia europee e internazionali; un capitale umano ancora insufficiente per le sfide che ci aspettano: servono maggior capacità nel creare e attrarre “cervelli” per le professionalità eccellenti, un sistema universitario maggiormente in rete al suo interno e nel rapporto con le imprese, ma anche un sistema di formazione continua che garantisca capacità di adattamento costante della forza lavoro. Campanelli d’allarme, quelli accennati, che nulla tolgono comunque alla robustezza strutturale 3
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peso sulla Lombardia dell’economia lombarda e delle 11 diverse province che la compongono. In una giornata come questa mi piace sottolineare il contributo che ogni realtà locale porta all’economia lombarda, ovviamente in proporzione al proprio peso demografico ed economico: Non possiamo ad esempio dimenticare i notevoli differenziali in termini di popolazione, prima e fondamentale risorsa di ogni territorio (Grafico 3): si oscilla da una quota del 41% della provincia di Milano, fino al 2% di quella di Sondrio; Le imprese (Grafico 4) sono proporzionalmente ancora più concentrate a Milano (46% del totale), con le altre province che perdono qualche decimale rispetto al peso demografico, tranne Mantova che registra un numero di imprese superiore; Lecco, Varese, Como, Brescia e Bergamo si confermano come fascia pedemontana fortemente industrializzata, con più imprese manifatturiere rispetto alla media regionale (Grafico 5), ma anche con alcune difficoltà a mantenere le loro posizioni di eccellenza produttiva e orientamento all’export: i settori più maturi sentono la crescente concorrenza dei Paesi emergenti; Queste province di più antica industrializzazione registrano un valore aggiunto per addetto, limitatamente alle società di capitale (grafico 6), inferiore alla media regionale (fortemente influenzata dal valore elevato di Milano) ma anche a quello di province, come Cremona, Lodi, Pavia e la stessa Sondrio, dove l’industrializzazione relativamente più recente consente forse di posizionarsi su settori e mercati con margini maggiori. Elevatissimo resta l’orientamento all’export della Lombardia, con le conseguenti ripercussioni delle oscillazioni e incertezze della domanda mondiale; i 75 miliardi di € esportati nel 2002 sono un terzo del valore aggiunto regionale e addirittura il 108% di quello dei settori manifatturieri; se in valore assoluto a 4
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Milano va quasi il 50% dell’export regionale, in rapporto alla popolazione (Grafico 7) emergono i positivi risultati anche di Mantova, Bergamo, Como, Varese e Lecco. Il rapporto fra export e valore aggiunto provinciale premia Bergamo, Mantova, Como, Lecco e Varese, tutte sopra la media regionale, subito seguite da Milano, Brescia, Pavia e Cremona. Una lettura dell’export per contenuto tecnologico evidenzia le posizioni di rilievo di Pavia, Milano e Varese (Grafico 8), su quote sensibilmente più elevate rispetto alle altre realtà locali. Una strada, quella del forte contenuto tecnologico e di qualità dei prodotti, che si conferma sempre più come l’unica in grado di consentire alla Lombardia di mantenere e consolidare le quote acquisite sui mercati internazionali. Nuove e vecchie carenze infrastrutturali
In una regione densamente abitata e a forte concentrazione produttiva è facile lamentarsi dell’insufficienza delle infrastrutture, a partire da quelle di comunicazione: se per il sistema aeroportuale si sono fatti passi in avanti, pur nelle difficoltà, ancora da realizzare sono interventi (come la Pedemontana e la BREBEMI) assolutamente necessari per decongestionare almeno in parte l’area metropolitana e i principali assi di comunicazione. Ma anche le “nuove autostrade telematiche” e più in generale una forte diffusione, fra le imprese e la popolazione, dei nuovi strumenti di comunicazione informatica diventano sempre più “infrastrutture” determinanti per lo sviluppo. L’indice di dotazione infrastrutturale (Grafico 9) sembra premiare la Lombardia con 33 punti in più rispetto alla media nazionale; troppo pochi, però, per supportare un territorio relativamente piccolo, con elevata concentrazione di popolazione (il doppio della media nazionale) e di imprese (ben 38 imprese registrate per chilometro quadrato).
Ricerca, innovazione e capitale umano
Al di là del richiamo ai fabbisogni infrastrutturali, chiudo il mio intervento riconfermando l’assoluta importanza strategica degli investimenti in ricerca, 5
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innovazione e capitale umano: le uniche risorse strategiche in grado di garantire alla Lombardia ulteriore e qualificato sviluppo nei prossimi decenni. Una Lombardia fatta, come abbiamo visto, da 11 territori diversi fra loro, nei quali le Camere di commercio agiscono con l’attenzione di sempre al loro specifico territorio, ma anche come “rete” tesa al complessivo ed equilibrato sviluppo dell’insieme della regione. Undici territori anche in sana competizione fra loro, ma che operano complessivamente in modo integrato e complementare, in una comune logica di sviluppo, dove si valorizzano le diversità e specificità. Forse per questo ogni realtà locale è diversa, ma non più debole o inferiore alle altre. Un grazie particolare E in questa logica di rete e di sistema, non posso alla Camere collegate chiudere il mio intervento senza ringraziare, oltre alla Camera di Milano e al suo Presidente che ci ospitano, in video-conferenza le Camere di Bergamo, Como, Lecco e Mantova che hanno voluto collegarsi in video-conferenza per sottolineare, all’interno dello loro autonome e approfondite iniziative, il significato di “rete” assunto da questa 1a Giornata dell’Economia indetta dal sistema camerale a livello nazionale.
6
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Grafico 1
LOMBARDIA
IN % SUL TOTALE ITALIA Elaborazioni Unioncamere Lombardia
INVESTIMENTI DALL'ESTERO
15,9 m.di Euro
INVESTIMENTI ALL'ESTERO
16,6 m.di Euro
51,5 39,4
94,9 m.di di Euro
IMPORT 2002
37,0
37.629
IMPRESE IN GRUPPO
30,9
857.003
ADDETTI IMPR.>250 REA
30,0
IMPIEGHI 2001
283,9 m.di Euro
EXPORT 2002
74,8 m.di di Euro
29,2 28,3
2.466.983
25,3
136,9 m.di Euro
24,9
SOC.di CAPITALE 2002
238.849
24,6
DIPENDENTI IN UNITA' FUORI REGIONE
366.726
ADDETTI TOTALI REA
3.414.359
DIPENDENTI REA DEPOSITI 2001
22,5 22,0
VALORE AGGIUNTO 2000
224,4 m.di Euro
REDDITO DISP.FAMIGLIE
149,6 m.di Euro
18,9
131,5 m.di Euro
18,5
4.023.000
18,4
IMPRESE ARTIGIANE 2002
258.699
18,1
POPOLAZIONE 21-10-2001
9.032.554
15,8
IMPRESE REGISTRATE
907.290
15,6
NUOVE IMPRESE REALI 2000
32.910
14,2
461.438
14,0
CONSUMI FAMIGLIE OCCUPATI (F.L. ISTAT)
IMPRESE SENZA DIPENDENTI DIPENDENTI DA IMPR.DI ALTRE REGIONI
20,8
188.824 11,6 0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
7
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Grafico 2 PRODUZIONE INDUSTRIALE IN LOMBARDIA (1986 - 2003) 10
130
125 8 120 6 115 4
110
105
2
100 0 95 -2 90
Produzione (tendenziale)
Indice (1986=100)
03.1
02.1
01.1
00.1
99.1
98.1
97.1
96.1
95.1
94.1
93.1
92.1
91.1
90.1
89.1
88.1
87.1
85
86.1
-4
Media Mobile su 4 per. (Indice (1986=100))
8
Unioncamere Lombardia – 5 maggio 2003: 1a Giornata dell’Economia Grafico 3 POPOLAZIONE AL CENSIMENTO 2001 % SUL TOTALE REGIONALE E VARIAZIONE % 2001/1991 0,8
Sondrio
2,0 7,4
Lodi
2,2 5,2
Lecco
3,4 2,4
Cremona
3,7 2,2
Mantova
4,2 0,6
Pavia
5,5 2,9
Como
6,0 1,9
Varese
9,0 7,0
Bergamo
10,8 6,1
Brescia
12,3 -0,8
Milano
-5,0
41,0
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
% SU TOT. LOMBARDIA
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
VARIAZ. % 2001/1991
9
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Grafico 4 Imprese registrate per provincia e scarto dal peso demografico Anno 2002 (valori percentuali) 50,0 46,0
Imprese su totale Lombardia scarto da peso demografico
40,0
30,0
20,0 12,2 9,6
10,0
7,6 5,0
5,2
5,2
4,6
3,2
2,8
1,9
1,8
0,4
0,0
-0,1
MI
BS
-1,1
BG
-1,4
VA
-0,8
CO
-0,3
PV
-0,5
MN
CR
-0,7
LC
-0,1
SO
-0,4
LO
-10,0
10
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Grafico 5 Settore manifatturiero: % sul tot. aziende registrate per provincia - anno 2002 25 22,7 21,8
21,8
20 17,7
17,2
16,6 15,3
15,0
15
14,8
14,7 13,7
11,2
10
5
0 LC
VA
CO
BS
BG
Lombardia
MI
CR
PV
MN
LO
SO
11
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Grafico 6 Valore aggiunto per addetto nelle Società di capitale (escluso il settore dei Servizi Finanziari) Anno 2000 (migliaia di Euro) 70,0 64,3
60,0
56,5
56,1 51,4 49,5
50,0
48,0
47,9
47,9
47,2
46,4
46,1
46,1
46,0
VA
MN
CO
BG
BS
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0 MI
CR
LOMB
LO
SO
ITALIA
LC
PV
12
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Grafico 7 Esportazioni pro capite - anno 2002 (valori in euro) 12.000
10.055
10.000
9.915
8.506
8.379
8.284 7.858
8.000
7.670 6.758
6.000 5.051 4.568 3.858
4.000
2.443
2.000
MN
MI
BG
CO
Lombardia
VA
LC
BS
PV
CR
LO
SO
13
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Grafico 8 Quota di esportazione per contenuto tecnologico Anno 2002 (valori percentuali) 80 Prodotti tradizionali e standard
Prodotti specializzati e high tech
72,8
70 64,8 62,7
61,9
60
59,2
57,9 55,3
58,2
59,7
55,3
55,1
53,1 50,6 48,8
50 43,8
44,8 42,9
40,3
42,3
41,8
41,6
40
40,1 37,3
37,0 35,0
30
26,8
20
10 PV
MI
VA
Lombardia
ITALIA
SO
BS
BG
MN
CR
LO
LC
CO
14
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Grafico 9 Indice di dotazione infrastrutturale Anno 1999 (Italia = 100) 250,0
202,8
200,0
186,2 177,2
150,0 132,6 119,2
114,6
110,3
108,5 97,3
100,0
89,9
87,0
54,5
50,0
0,0 LO
VA
MI
LOMB
CO
BG
LC
PV
CR
BS
MN
SO
15
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