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March 20, 2018 | Author: Anonymous | Category: Scienza, Fisica, Termodinamica
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Erika Pessina -matricola 104021-Lezione del 27/10/2000 – ora 8:30-10:30

IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA INTRODUZIONE Il primo principio della Termodinamica (Equivalenza e Conservazione dell’Energia) ha un’importanza fondamentale nello studio dei fenomeni nei quali intervengono contemporaneamente energie meccaniche e quantità di calore, ma è incapace di spiegare perché alcuni processi avvengono ed altri no, ovvero perché certe trasformazioni che si verificano in natura vadano in una data direzione. Consideriamo alcuni esempi. a) Due corpi a temperature differenti vengono messi in contatto termico ed isolati dai sistemi materiali circostanti. Sperimentalmente si osserva che le temperature finali dei due corpi sono uguali, con valore intermedio tra i due valori iniziali; nel processo una certa quantità di calore è passata dal corpo caldo a quello freddo. Non si è mai verificato che il corpo caldo aumenti la sua temperatura a spese del corpo freddo, cioè acquisti da quest’ultimo una certa quantità di calore. Ad esempio se un corpo alla temperatura T1  20C viene messo in contatto termico con un secondo corpo di uguale capacità termica e temperatura T2  40C , la temperatura finale risulta T  30C : se alla fine il corpo risultasse a temperatura T1  10C ed il secondo a temperatura T2  50C , tale situazione non contrasterebbe col Primo principio della Termodinamica, ma sperimentalmente non è mai stata osservata. b) Un pendolo in movimento viene frenato dai vari attriti incontrati e dopo qualche tempo si ferma: nel processo l’aria circostante si riscalda. Non si è mai verificato che un pendolo in quiete e libero di muoversi si sia messo in movimento assorbendo energia dall’aria circostante, che in tal caso si raffredderebbe, eppure anche tale processo non violerebbe il primo principio della Termodinamica. c) Il primo principio della Termodinamica non esclude la possibilità di costruire una macchina ciclica che sfrutti soltanto l’energia termica dell’acqua del mare, trasformandola in energia meccanica e provocando solo un piccolissimo raffreddamento dell’acqua del mare. Una tale macchina, che realizzerebbe un moto perpetuo di seconda specie, non è stata ancora inventata. Tanti altri sono i processi compatibili col primo principio della Termodinamica ma che in realtà non si verificano. Si deve prendere atto che in natura esistono delle trasformazioni irreversibili che avvengono sempre in un verso stabilito. Il secondo principio della Termodinamica nasca da una tale constatazione ed è quindi una legge sperimentale: tutte le conseguenze che da esso derivano sono sempre state confermate dall’esperienza; in particolare tale principio nega la possibilità di un moto perpetuo di seconda specie.

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Lezione del 27/10/2000 – ora 8:30-10:30

ENUNCIATI DI CLAUSIUS E DI KELVIN Il secondo principio definisce le trasformazioni che, pure non essendo in contraddizione con il primo principio, non possono realmente avvenire. Stabilisce che i sistemi evolvono in natura in una direzione temporale, ma non nell’altra. In pratica evidenzia i limiti alla conversione fra energia vile e nobile. Dall’osservazione e dalla sperimentazione su fenomeni dei più diversi tipi si è giunti a stabilire una seconda legge generale a cui ubbidiscono tutti i fenomeni termodinamici, legge che, per la sua origine empirica ed il suo carattere fondamentale, viene indicata come secondo Principio della Termodinamica. Esso esprime in modo quantitativo, un fatto generale, del tutto nuovo rispetto a quello visto fino ad ora: tutte le volte che interviene la “quantità di calore” (o energia termica), un processo e il processo inverso sono soggetti a limitazioni diverse. Questo principio può essere formulato in diversi modi. Uno dei suoi primi enunciati è stato formulato dal fisico tedesco Rudolf Clausius (1822-1888) nel 1850. Enunciato: il passaggio di calore da un corpo freddo a uno caldo non avviene mai spontaneamente. In altri termini è impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di far passare calore da un corpo più freddo o uno più caldo; il calore non passa mai da un corpo più freddo a uno più caldo “spontaneamente”, cioè senza alcun altro risultato concomitante. Questo enunciato non è in contrasto con l’esistenza di macchine frigorifere, che tolgono la quantità di calore QL da una sorgente a temperatura più bassa TL e cedono quantità di calore QH a una sorgente a temperatura più alta, a condizione che contemporaneamente venga fatto un lavoro dall’ambiente sulla macchina L   L  (QH  QL ) (Fig. 1).

-Figura 1Un frigorifero viene qui rappresentato con frecce ruotanti in verso antiorario attorno al suo nucleo centrale. (a) In un frigorifero perfetto non è necessario fare lavoro. (b) In un frigorifero reale, il calore assorbito da un serbatoio a bassa temperatura utilizzando lavoro esterno. Al serbatoio a temperatura superiore viene ceduta un’energia equivalente al calore assorbito e al lavoro fatto sul sistema.

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Lezione del 27/10/2000 – ora 8:30-10:30

Un altro fisico ha formulato in altro modo questo principio, l’inglese Lord Kelvin (1824-1907). Enunciato: è impossibile realizzare una macchina ciclica che funzioni con una sola sorgente di calore e sia capace di produrre lavoro. In altre parole è impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di assorbire una quantità di calore Q da una unica sorgente di calore e trasformarla completamente in energia meccanica L. Questo enunciato non è in contrasto con l’esistenza di motori termici che, funzionando ciclicamente, assorbono la quantità di calore QH da una sorgente a temperatura TH , producono un lavoro meccanico L  QH  QL e cedono la quantità di calore Q( 0)1 ad una sorgente a una temperatura TL  TH (Fig. 2).

-Figura 2Un motore termico è qui rappresentato con frecce ruotanti in verso orario intorno al suo nucleo centrale. (a) In un motore “perfetto” tutto il calore assorbito da un serbatoio ad alta temperatura è convertito in lvoro. (b) In un motore reale, il calore QH assorbito dal serbatoio ad alta temperatura viene convertito parzialmente nel calore Q L ceduto al serbatoio a temperatura inferiore.

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LE MACCHINE TERMICHE Una macchina termica è un apparato che converte calore in lavoro utilizzabile; una certa quantità di energia viene ceduta al sistema sotto forma di calore e parte di questa energia viene ceduta al sistema sottoforma di lavoro fatto sull’ambiente circostante. In pratica utilizza energia meccanica per far passare calore da un corpo a temperatura minore a uno a temperatura maggiore o viceversa. Un esempio è la macchina a vapore, che utilizza il vapore acqueo ad alta temperatura per imprimere un moto alternativo a un pistone in un cilindro. I motori a combustione interna (a scoppio o diesel) utilizzano i gas caldi generati dalla combustione di un combustibile (benzina e gasolio, rispettivamente) nel cilindro del motore. Anche i motori a reazione dei razzi e degli aerei sfruttano i gas ad alta temperatura: quando tali gas vengono espulsi all’indietro, il motore a reazione rincula in avanti. Come altro esempio di macchina termica consideriamo la semplice turbina a vapore schematizzata nella Figura 3. Il vapore acqueo ad alta temperatura e pressione, prodotto da un generatore di vapore (caldaia), fa girare la turbina quando ne investe le palette. Di conseguenza, il calore fornito alla macchina per generare il vapore acqueo viene utilizzato per compiere lavoro meccanico; gran parte di questo calore va però sprecata quando il vapore acqueo, ancora piuttosto caldo, fuoriesce ormai a pressione più bassa dalla turbina e si raffredda e condensa nel condensatore.

VAPORE ACQUEO AD ALTA TEMPERATURA

TURBINA

GENERATORE DI VAPORE CONDENSATORE

POMPA

SERBATOIO D'ACQUA

-Figura 3Schema di una turbina a vapore.

Il fatto che gran parte del calore fornito ad una macchina termica vada sprecata è inevitabile. Infatti, da tempo è stato dimostrato che, anche da un punto di vista teorico, la macchina termica più perfetta non può trasformare in lavoro tutta l’energia che le viene fornita, ossia non può avere mai un rendimento del 100%.

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Possiamo definire l’efficacia di queste macchine termiche, col termine COEFFICIENTE ECONOMICO cioè il rapporto fra il lavoro ottenuto e l’energia termica che si spende in partenza.



L Q

Equazione 1

Dove L è il lavoro prodotto, e Q il calore speso inizialmente. In pratica mi fornisce una quantità numerica che equivale alla quantità di energia meccanica ottenuta da una trasformazione.



Q L Q1  Q2   1 2 Q Q1 Q1

Equazione 2

Questo ci indica che è impossibile costruire una macchina che realizza un moto perpetuo di seconda specie, cioè un sistema che conserva tutto il calore in lavoro.

sorgente calda

T1

Q1

macchina

L

- Figura 4Schema di macchina con efficienza perfetta impossibile da realizzare,

REVERSIBILITA’ E IRREVERSIBILITA’

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Dopo aver visto che teoricamente costruire una macchina “perfetta” si può anche pensare di fare, certamente con costi esorbitanti, notiamo che però il grande problema che ci frena sono le irreversibilità esterne.

Una trasformazione reversibile di un sistema termodinamico è tale se alla fine è possibile con altre trasformazioni riportare nei rispettivi stati iniziali il sistema in questione e l’ambiente circostante (cioè l’insieme degli oggetti che agiscono direttamente sul sistema) senza modificare il resto dell’universo (cioè tutti gli altri dispositivi che, eventualmente, si possono fare interagire col sistema) (Figura 5). Il concetto di trasformazione reversibile è una nostra astrazione: è chiaro, infatti, che nella realtà non si ha mai a che fare con trasformazioni termodinamiche rigorosamente reversibili ma è anche vero che, in qualche caso almeno, si possono realizzare trasformazioni reali che differiscono molto poco da trasformazioni reversibili. Queste rappresentano dunque, rispetto a trasformazioni reali, un caso limite ideale. Si considera reversibile una trasformazione nella quale si può invertire il verso del processo variando di una quantità infinitesima le condizioni dell’ambiente circostante. Ad esempio, (Figura 6) se pensiamo di avere un sistema costituito da un cilindro con all’interno del gas ed un pistone mosso aggiungendovi poco alla volta pochi grani di sabbia, il volume diminuisce di V e una piccola quantità di calore viene ceduta al serbatoio. Se ora si tolgono questi grani di sabbia (variazione infinitesima dell’ambiente circostante) il volume aumenta di V e una quantità di calore infinitesima ed uguale alla precedente è ceduta dal serbatoio. In questo modo sia il sistema che l’ambiente circostante ritornano allo stato iniziale.

Una trasformazione irreversibile di un sistema termodinamico, è dunque quella trasformazione che non è possibile invertire riportando il sistema dallo stato finale a quello iniziale in maniera tale che, alla fine, non solo l’ambiente in diretto contatto con il sistema, ma anche l’universo siano tornati al loro stato iniziale. In realtà tutti i processi sono irreversibili in natura, seppure con diversi tipi di trasformazioni e varie cause di irreversibilità (irreversibilità meccanica, termica, chimica), ma ci si può avvicinare alla condizione di reversibilità migliorando gradualmente la procedura sperimentale.

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1 SISTEMA

AMBIENTE

-Figura 5 La trasformazione è reversibile solo se il sistema e l’ambiente passando dallo stato 1a 2 e pio da 2 a 1 ritornano allo stato iniziale.

- Figura 6 Un gas reale passa dallo stato iniziale (caratterizzato dalla pressione pi , dal volume V i e dalla temperatura Ti ) allo stato finale f (caratterizzato da p f

, V f , T f ). La trasformazione può essere

irreversibile –caso (a)- ponendo improvvisamente un peso sul pistone, oppure reversibile –caso(b)aggiungendo sul pistone pochi granelli di sabbia per volta.

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CICLO DI CARNOT Abbiamo visto che il secondo principio della termodinamica ci impedisce di costruire macchine termiche e frigoriferi perfetti. È quindi logico domandarsi quanto vicini alla perfezione possiamo spingerci o se ci sia qualche altra limitazione fondamentale sul funzionamento delle macchine termiche e dei frigoriferi. Infatti possiamo vedere che questo limite esiste e per trovarlo si può iniziare a studiare un motore termico che funziona usando un ciclo particolare, chiamato ciclo di Carnet, chiamato così dal nome dell’ingegnere e scienziato francese N. L. Sadi Carnet (17961832) che lo propose nel 1824. nel ciclo di Carnot la sostanza di lavoro è un gas ideale posto per esempio in un cilindro. Si usano due serbatoi termici, uno alla temperatura più elevata TH e l’altro alla temperatura più bassa TL . Il ciclo consiste di quattro trasformazioni reversibili, due isoterme e due adiabatiche. La sequenza, indicata schematicamente in Figura 7 e rappresentata in diagramma pV in Figura 8, si sviluppa nel modo seguente: Trasformazione 1 (ab). Si pone il cilindro a contatto col serbatoio a temperatura più alta mentre il gas si trova nello stato rappresentato dal punto a di Figura 7. Si rimuove gradualmente il peso dal pistone, permettendo al gas di espandersi lentamente fino al punto b. Durante questa trasformazione il gas assorbe il calore Q1  QH dal serbatoio ad alta temperatura. Dal momento che la trasformazione è isoterma, l’energia interna del gas non cambia ( Eint  0 ) e tutto il calore (positivo) assorbito dal gas si trasforma in lavoro (negativo) eseguito sul gas dal pistone che si alza. Trasformazione 2 (bc). Si isola il cilindro dal serbatoio e, togliendo progressivamente del peso dal pistone, si lascia espandere lentamente il gas fino al punto c di Figura 7. L’espansione è adiabatica, dal momento che il sistema non assorbe né cede calore ( Q2  Q H ). Il pistone esegue un lavoro (negativo) L2 sul gas. La temperatura del gas scende a TL , dal momento che il lavoro viene fatto a spese dell’energia interna del gas. Trasformazione 3 (cd). Si pone il cilindro sul serbatoio a bassa temperatura e, aggiungendo gradualmente del peso sul pistone, si comprime lentamente il gas fino al punto d di Figura 7. Durante questa trasformazione viene ceduto il calore Q3   Q L dal gas al serbatoio. La compressione è isoterma alla temperatura TL ; il pistone che scende e il peso compiono sul gas un lavoro positivo. Trasformazione 4 (da). Si isola il cilindro dal serbatoio e, aggiungendo ancora pesi, si comprime lentamente il gas fino a riportarlo al punto a di Figura 7, completando quindi il ciclo. Questa compressione è adiabatica, dal momento che il sistema non cede né assorbe calore. Sul gas viene fatto il lavoro L4 e la sua temperatura sale a TH .

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-Figura 7Ciclo di Carnet. Le quattro trasformazioni (1, 2, 3, 4) e i quattro stati finali delle trasformazioni (a, b, c, d) a quelli della Figura 5. Il sistema cilindro-pistone si riferisce a punti intermedi delle singole trasformazioni. p

Pa

a

QH

b

Pb

L

Pd

d

QL

TH c

Pc 0

Va

Vd

Vb

Vc

TL v

-Figura 8Diagramma pV del ciclo di Carnot illustrato in figura 4. La sostanza di lavoro è una gas ideale.

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Gli scambi di energia durante il ciclo possono essere schematizzati nel modo seguente:

Trasformazione 1 Trasformazione 2 Trasformazione 3 Trasformazione 4 Ciclo

Q

L

Eint

>0 0 0

0 >T2 - Figura 9 Schema di sistema reale di trasformazione.

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Le varie specie di energie non si trasformano con uguale facilità l’una nell’altra; un lavoro meccanico può trasformarsi completamente in calore, ma una quantità di calore estratta da una sorgente può essere trasformata in lavoro con una macchina termica solo in parte, mentre la parte restante finisce a corpi meno caldi: questi ultimi, usati poi come sorgenti calde per altre macchine termiche, risultano sempre meno convenienti (si ricordi che il rendimento è tanto più grande quanto maggiore è TH ). Le continue trasformazioni che avvengono in natura fanno diminuire costantemente le differenze fra le temperature dei vari corpi e, come conseguenza, l’energia assume forme sfruttabili sempre più difficilmente, cioè l’energia si degrada. Così, la temperatura del sole diminuisce costantemente e quando dappertutto si avrà la stessa temperatura ogni trasformazione di energia, e quindi di ogni processo, sarà impossibile.

ESEMPIO 1 Ipotizziamo di avere a disposizione 1 kJ di energia ad una temperatura iniziale T1  500C 1 e, dopo il processo di trasformazione si abbia una temperatura finale T2  20C (Fig. 3), otteniamo un coefficiente economico T2 293  1  0,62 T1 773 0,62 rappresenta la quantità effettiva di lavoro ottenuto da 1kJ iniziale. La differenza 1-0,62 = 0,38, rappresenta la quantità di energia di seconda serie, cioè calore.

C  1 

1 kJ Q2= 0,38 kJ

L = 0,62 kJ

- Figura 10 -

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Dal primo principio della termodinamica, sappiamo che tale rapporto non può essere maggiore di 1, L  Q1 , e dal secondo principio, che sicuramente è inferiore a 1, L  Q1 .

  C  1 

T2 T1

(Temperatura misurata in Kelvin !)

Dove  C è il coefficiente economico di Carnot In conclusione si afferma che il rendimento di una trasformazione dipende solo dalle temperature in gioco, e non dal tipo di macchina impiegata per la trasformazione. Quindi è pressoché inutile credere che basti costruire una super macchina di qualità eccezionale, per risolvere il problema dello spreco energetico.

RENDIMENTO: EXERGIA ED ANERGIA Formalmente il secondo principio della Termodinamica vieta il moto perpetuo di seconda specie, cioè un rendimento al 100% della conversione. Denominiamo la quota energetica convertibile EXERGIA (si tratta sempre di energia misurata in J o kJ), e la quota di energia non convertita ANERGIA, cioè quella frazione che in un primo processo scarto. Per il calcolo dell’energia convertibile, se è di tipo calore, si utilizza la formula del coefficiente economico, cioè quella che si basa esclusivamente sulle temperature. Se si parla invece di altri tipi di energie, il processo di conversione si dice RENDIMENTO EXERGETICO, che se vogliamo, ci indica la qualità dell’energia trasformata. Consideriamo: E1 = energia totale (formata da Exergia + Anergia) iniziale E2 = energia totale composta da Exergia + Anergia) finale

E X 1  E X 1  AN 1   E X 2  E X 2  AN 2 

Equazione 8

EX 2  EX 1 Il rendimento exergetico è dato dal rapporto fra l’exergia ottenuta e l’exergia iniziale.

Ex 

EX 2 EX 1

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Equazione 9

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Ma dobbiamo fare delle considerazioni quando dobbiamo scegliere con quale fonte dobbiamo riscaldare la nostra casa. Prendiamo come esempio il voler riscaldare una casa con una resistenza elettrica, perciò senza la noia di avere una caldaia, sia magari perché più pericolosa sia perché ingombra di più (Figura 11). L’energia elettrica è un’energia di serie A perché da 1kJ otteniamo 1kJ di energia che diventa corrente elettrica per cui utilizzandola in questo modo provocheremmo una sua dequalificazione. Bisogna tener conto del valore economico dell’energia da valutare nel tempo e l’energia elettrica costa molto di più di 1kJ del vile metano. -Figura 11 Passaggio da energia ad anergia

1 kJ

1 kJ Anergia 2 Exergia 1 Exergia 2

Tutto questo discorso, a noi serve perché dobbiamo valutare la convenienza degli impianti quando dovremo progettare una casa; il dimensionamento degli spazi in base alla macchina termica scelta, o applicabile in un secondo tempo, rispetto all’effettivo bisogno di riscaldare o rinfrescare l’edificio in questione.

ESEMPIO 2

Consideriamo quindi di avere a disposizione 1 kJ di energia Q1 a temperatura T1  500C , e vogliamo arrivare ad avere Q2 ad una temperatura ottimale T2  60C , e sappiamo che con la macchina di Carnot avremo che : E X  0,62kJ , AN  0,38kJ . Quindi quando riscaldiamo la nostra casa con dell’acqua calda a 60°C fatta circolare nei termosifoni, ipotizzando di non sprecare calore nel tragitto, e che la nostra trasformazione venga appunto operata da una macchina di Carnot, troviamo che (Figura 12):

T2  60C , che ipotizziamo pari a 1kJ T0  20C , temperatura ottimale che vogliamo realizzare in casa. - 14 -

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A = termosifone

Q2 T2

A

M

B

T0

B = casa riscaldata Q2 = calore liberato M= macchina di Carnot

L

- Figura 12Sistema riscaldamento da termosifone ad ambiente casa.

Calcoliamo il rendimento in questo caso



T L 293  1 0  1  0,12 Q2 T2 333

Equazione 11

Per cui abbiamo trovato che da 1 kJ iniziale otteniamo 0,12 kJ di Exergia e la restante parte, 0,88 KJ è Anergia. Proviamo a calcolare il rendimento exergetico: E X 2 0,12   0,194 Equazione 12 E X 1 0,62 Come si vede, le macchine termiche hanno inevitabilmente un rendimento piuttosto basso. Ciò è dovuto al fatto che il calore, per poter compiere lavoro, deve trasferirsi da un punto a un altro: quanto è maggiore la differenza di temperatura tra questi due punti, tanto più efficace è il processo dal punto di vista del lavoro che può essere compiuto. Ciò vale non soltanto per le comuni macchine termiche, ma anche per qualunque altro dispositivo si possa immaginare per compiere lavoro sfruttando il calore. Questa è una conseguenza del secondo principio. Un motore a scoppio può avere un rendimento un po’ più elevato perché i gas prodotti dalla combustione della miscela di benzina e aria del cilindro sono molto più caldi e quindi la temperatura iniziale è maggiore che nella motrice a vapore. Peraltro la temperatura finale non può essere minore della temperatura dell’ambiente in cui si trova il motore e, in pratica, è molto più alta di questa. Il risultato è che il motore a scoppio ha un rendimento massimo di circa il 30%. Nel motore diesel il rendimento è leggermente più alto perché i gas prodotti dalla combustione del combustibile (gasolio) nel cilindro hanno una temperatura ancora maggiore.

 Ex 

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POMPE DI CALORE La pompa di calore è un dispositivo che può sia riscaldare sia rinfrescare gli ambienti interni di un edificio. Quando la uso per scaldare l’ambiente la chiamiamo POMPA DI CALORE, quando riceviamo il fresco che produce la chiamiamo MACCHINA FRIGORIFERA; questi sono sono i nomi commerciali. Ma attenzione, sono la stessa identica cosa, cambia solo il verso di funzionamento! Quando si utilizza per riscaldare, di solito un fluido circolante assorbe calore dall’esterno e lo cede all’ interno della struttura. Tale fluido è usualmente un vapore a bassa pressione che, contenuto in una serpentina al di fuori della struttura, assorbe calore dall’aria o dalla terra. Il gas viene quindi compresso ed entra nella struttura come vapore caldo ad alta pressione. All’ interno il gas condensa diventando liquido e cede l’energia interna accumulata. Quando si utilizza come condizionatore il ciclo è invertito. Sta diventando un oggetto molto richiesto per le sue apprezzabili caratteristiche, per cui bisogna fare attenzione quando cercano di vendercene due, una che ci riscalda d’inverno ed un’altra che ci tiene freschi d’estate! Ci stanno rifilando un bidone, perché ora sappiamo che per avere questi due risultati è sufficiente una sola pompa di calore che riunisce queste due caratteristiche. La rappresentazione schematica della pompa di calore quando funziona da “pompa di calore” e quando da “macchina frigorifera” è quella di Figura 13.

T1 < T2

A = ambiente a temperatura più fredda

T1 > T2

B = ambiente a temperatura più calda M= pompa di calore

A

T1

B

Q1

T1

Q1 L

M Q2

L

M Q2

B

T2

A

T2

- Figura 13Schema pompa di calore nei due versi di funzionamento

Se desideriamo riscaldare l’interno si ha: Q1 è il calore assorbito dal fluido circolante, possa poi nella pompa producendo lavoro, mentre Q2 è il calore rilasciato nell’ambiente interno.

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Ricordiamoci che questo tipo di macchina è reversibile per cui vale la

C 

L Q1

Equazione 13

Il rendimento di una pompa di calore viene così calcolato:

 PdC 

Q1 L

Equazione 14

Mentre il rendimento di una macchina frigorifera, nel nostro caso di figura 13 è

f 

Q2 L

Si ricorda che per il primo principio si ha:

 PdC 

Equazione 15

Q1  L  Q2 , per cui troviamo che

Q1 L  Q2 L Q2 Q     1  2  1   f =4 (es.) L L L L L

Equazione 16

Questo vuol dire che una pompa di calore avrà sempre un rendimento maggiore della macchina frigorifera. Commercialmente, l’efficienza di una pompa di calore viene indicata con la sigla COP , cioè Coefficient of Performance, che equivale al nostro  PdC . La pompa di calore è molto valida se si pensa che mediamente c’è un risparmio energetico del 75% (nell’esempio di Figura 14) e di conseguenza un convincente risparmio economico e soprattutto si riduce della stessa percentuale l’inquinamento termico (Figura 14).

4 kJ 4 kJ POSSO OTTENERLI CON

M

L=1KJ

T0

- Figura 14Il risparmio è tale perché per ottenere 4 kJ per la casa, impiego solo 1 kJ, perché riesco a succhiare dall’ambiente esterno T0 altri 3 kJ, perché l’ambiente si “nutre” del calore disperso dagli edifici riscaldati ed altro. Il vantaggio è del 75% senza problemi.

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INQUINAMENTO

Introduciamo ora quelle che sono le conseguenze, a volte ingiustificate, del calore immesso nell’ambiente. A provocare l’innalzamento delle temperature sulla nostra Terra, sono soprattutto gli scarichi delle industrie e centrali elettriche, di: fumi caldi e inquinanti, e acqua calda riversata nei fiumi. Questa acqua calda deriva dalla condensa dei vapori, e non più riciclata. Infatti la paurosa massa d’acqua riversata di continuo nei nostri fiumi, provoca un aumento della temperatura dei fiumi e perciò ne deriva un danno dell’ambiente marino incalcolabile.

Energia nel combustibile 100% Ciminiere e tubi 9%

Raffreddamento 43%

Generatore 1% Fabbisogno della centrale 3% Trasporto di corrente 7%

Energia elettrica fornita (Energia utilizzata)

37%

-Figura 15Schema della ripartizione dell’energia impiegata inizialmente

Oggi si pensano nuovi metodi per evitare tanti sprechi. Vediamone uno attuale ma non ancora diffuso soprattutto in Italia: il Teleriscaldamento.

Il teleriscaldamento è un moderno servizio di riscaldamento urbano che permette di distribuire il calore a distanza, sottoforma di acqua calda, attraverso tubi sotterranei che formano un vero e proprio acquedotto. L’acqua calda usata per riscaldare gli edifici e per gli ui igienico-sanitari viene prodotta in un’unica centrale che può servire un intero quartiere. Il sistema più conveniente, e più comunemente adottato, è quello della “cogenerazione”, cioè della produzione combinata, in una stessa centrale, di energia elettrica e calore.

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Funzionamento Nella centrale per la cogenerazione l’energia elettrica viene prodotta da un gruppo di alternatori messi in movimento da grossi motori diesel, alimentati a gas metano. Per raffreddare i fumi di scarico e questi motori (che funzionando si surriscaldano) viene utilizzata dell’acqua che, completato il ciclo di riscaldamento, raggiunge una temperatura di oltre 90°C. nella produzione tradizionale di energia elettrica, quest’acqua calda viene eliminata come prodotto di scarto; nel caso della cogenerazione esse viene recuperata e inviata, attraverso tubazioni termicamente isolate, nell’area urbana, allacciata al servizio di teleriscaldamento. Vantaggi Col sistema della cogenerazione si ottiene un consistente risparmio energetico (circa il 30%) perché con la stessa quantità di combustibile usato per produrre solo energia elettrica, si produce anche acqua calda utilizzabile. Anche l’utente gode di alcuni vantaggi. Innanzitutto negli edifici collegati è prevista la sostituzione della caldaia con uno scambiatore di calore, che riduce i costi di manutenzione e gestione dell’impianto, essendo un apparecchio semplice e di ridotte dimensioni. Inoltre in base alla legislazione vigente, il teleriscaldamento funziona ininterrottamente, anche se in lacune ore la temperatura viene ridotta, ottenendo un riscaldamento più omogeneo durante tutto l’arco della giornata. Il risparmio effettivo, per l’utente, si aggira intorno al 10% rispetto all’utilizzo di caldaie tradizionali. Esiste anche la possibilità di regolare autonomamente la temperatura dell’ambiente mediante un termostato e pagare l’acqua calda effettivamente consumata. Infine, il sistema di teleriscaldamento riduce i rischi di inquinamento atmosferico e termico; infatti vengono eliminate le centinaia di camini che disperdono nell’aria i fumi di scarico delle singole caldaie, che in molti casi funzionano ancora a gasolio. Nella centrale di cogenerazione si brucia solo gas metano, il cui tasso di inquinamento è bassissimo (in quanto non contiene né anidride solforosa né polveri) e i fumi, prima di essere immessi nell’atmosfera, vengono raffreddati e filtrati, per ridurre l’ossido di azoto e il problema dei gas caldi.

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