Ricerca Srm - Unione Industriali Napoli

March 21, 2018 | Author: Anonymous | Category: Impresa, Scienze economiche, Macroeconomia
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Tema: Crescere con l’internazionalizzazione

Lo scenario economico nazionale e le prospettive del “commercio estero” per le imprese campane

Sintesi della ricerca di SRM

5 Dicembre 2012

LO SCENARIO ECONOMICO NAZIONALE E LE PROSPETTIVE DEL «COMMERCIO ESTERO» PER LE IMPRESE CAMPANE

Sommario

Gli obiettivi della ricerca...................................................................................................................... 1 Uno sguardo alle dinamiche e prospettive internazionali e nazionali: il posizionamento campano.... 1 Limiti alla competitività e investimenti in calo ................................................................................... 2 L’internazionalizzazione: un driver per la crescita .............................................................................. 3 Conclusioni .......................................................................................................................................... 4

LO SCENARIO ECONOMICO NAZIONALE E LE PROSPETTIVE DEL «COMMERCIO ESTERO» PER LE IMPRESE CAMPANE Sintesi della ricerca di SRM – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno

Gli obiettivi della ricerca La ricerca di SRM si pone gli obiettivi di: - presentare lo scenario economico di riferimento nazionale ed europeo con cui la Campania si confronta (andamento del PIL e commercio estero) e individuare le tendenze future dei mercati; - approfondire i principali dati economici che caratterizzano la regione Campania, in riferimento alla struttura produttiva delle imprese che vi operano (dimensione d’impresa, investimenti, innovazione ecc), evidenziando i fattori che limitano o ostacolano la produttività; - esaminare il livello di apertura internazionale delle imprese campane, con un focus comparativo tra le aziende internazionalizzate e non, mostrando le interrelazioni tra il sistema produttivo e i mercati esteri; - individuare il valore dell’ internazionalizzazione nell’economia regionale e nazionale al fine di evidenziare le ricadute positive che l’apertura verso nuovi mercati generano nell’economia nel suo insieme. *** Uno sguardo alle dinamiche e prospettive internazionali e nazionali: il posizionamento campano I trend di lungo periodo del Pil che permettono di confrontare l’economia regionale, con l’Italia e l’Unione europea, mostrano che la difficoltà dell’economia campana perdura dal 2003. A partire dal 2003 aumenta progressivamente il distacco dell’economia campana dall’economia nazionale ed europea. La crisi economica del 2009 colpisce tutte le economie analizzate e, mentre l’Italia si riprende nel 2010-2011 per entrare poi in recessione nel 2012, il calo dell’attività economica della Campania è più marcato e nel corso del 2012 si accentua ulteriormente. Segnali di ripresa si attendono soltanto per il secondo semestre del 2013. Nonostante le difficoltà, nel contesto economico internazionale, tiene il valore economico del prodotto interno lordo e la Campania è ben posizionata nel contesto europeo, con il Pil, che al 2011, è pari 96.898,12 milioni di euro; valore superiore, ad esempio, all’ economia di uno stato europeo come la Slovacchia (74.321,88 milioni di euro). In uno scenario caratterizzato dal calo dei consumi interni e, dunque, da una domanda interna calante le prospettive di sviluppo vengono dall’export. Gli scambi con l’estero continuano a mostrare andamenti positivi ed il peso dell’interscambio commerciale - al netto dei prodotti petroliferi - sul Pil è, in Campania, pari al 21,8% superiore al dato Meridionale (16,2%) anche se di molto inferiore al dato italiano (41,6%). L’export (no oil) verso l’estero mostra andamenti sensibilmente differenziati tra i paesi di destinazione; nell’ultimo quinquennio (II trimestre 2008-II trimestre 2012) la frenata dell’export verso i paesi dell’unione europea che penalizza il risultato complessivo (-2,7% l’export mondiale n oil) è stata quasi interamente compensata da una fervente attività sugli altri mercati quali il continente americano (+33,5%), l’Asia (+51%) e l’Area del Mediterraneo (+51%). 1

Secondo le indagini previsionali si conferma il ruolo delle esportazioni come sostegno al Pil regionale e nazionale e l’export (regionale e nazionale) continuerà, nel periodo 2013-15, ad aumentare a ritmi elevati anche rispetto al periodo precedente. Sulla base delle tendenze attuali, in Campania è prevedibile nel medio periodo che i processi di internazionalizzazione delle imprese si rivolgano sempre più verso nuovi aree e mercati: l’export verso l’Area Mediterranea e l’Asia sarà trainato in particolare dai settori dell’Agroindustria, dell’Aeronautico e dell’Automotive. Mentre verso l’ America (Settentrionale e Meridionale) si dirigeranno prevalentemente il Tessile di alta gamma, l’Agroindustria e i Mezzi di trasporto. Limiti alla competitività e investimenti in calo La competitività di un sistema territoriale può essere riletta attraverso il del sistema delle 5 “i”: per competere assumono, infatti, un ruolo rilevante l’imprenditorialità, l’impresa (intesa come implementazione ed organizzazione della struttura dell’azienda), gli investimenti, l’innovazione e ed infine, “last but not the least” il processo di internazionalizzazione, che permette e favorisce il trasferimento di ricchezza e di valore da altri territori al proprio interno. La regione sconta, nel suo insieme, proprio nell’affermazione sui mercati esteri alcuni limiti strutturali. In primo luogo si evidenzia il problema dimensionale delle realtà produttive della regione. In termini di numerosità, in Campania si contano al 2010, grazie ai recenti dati resi pubblici dall’Istat, 342.236 imprese (27,5% delle imprese meridionali) con una dimensione media di 3,01 addetti; valore in linea con il Mezzogiorno (2,96 addetti) e inferiore all’Italia (3,88 addetti). Le imprese campane risultano concentrate nella provincia di Napoli per oltre la metà ed in particolare si rileva una forte concentrazione di imprese in città (20%) dove si concentrano anche le imprese più grandi. In Campania c’è, dunque, un gap dimensionale da risolvere ed una cultura d’impresa da diffondere maggiormente ed in tutta la regione. Dall’indagine (Rapporto annuale Impresa e Competitività 2012), realizzata da SRM - Studi e Ricerche per il Mezzogiorno e da Obi – che analizza periodicamente gli assetti competitivi strutturali dei sistemi produttivi delle otto regioni del Mezzogiorno (confrontati nel contesto nazionale su un campione rappresentativo di circa 5.000 imprese appartenenti ai settori manifatturiero, delle costruzioni, dei servizi ICT e turistico-ricettivi) si rileva, inoltre, che le aziende medio e grandi

registrano migliori performance di fatturato e sono infatti le uniche ad avere un saldo positivo tra le aziende «vincenti» e quelle «perdenti». La crisi economica e la “taglia dimensionale” hanno condizionato e condizionano anche gli investimenti. Secondo la suddetta indagine campionaria, gli investimenti delle imprese con sede in Campania hanno mostrato progressivi cedimenti. In particolare le grandi imprese mostrano ulteriori riduzioni d’investimento nel 2012 dopo il marcato calo dell’anno precedente per il basso livello di utilizzo della capacità produttiva e le incerte prospettive di domanda interna. L’incertezza condiziona anche l’innovazione. Dai dati per il 2012, si evidenzia che investiranno in innovazione il 30,3% delle imprese contro il 31,6% dell’anno precedente. Rispetto alla classe dimensionale, le PMI mostrano una minore attenzione (e forza economica) all’innovazione. Oltre il 50% delle PMI campane dichiara, infatti, di non riuscire ad investire in innovazione. Al contrario, un dato positivo viene dalle grandi imprese dove oltre il 50% che investono dichiara di fare «innovazione». 2

L’internazionalizzazione: un driver per la crescita In un contesto così complesso, la ricerca di nuovi mercati spinge le imprese campane a competere. Nel 2011, ben il 41,3% delle imprese regionali dichiara di svolgere un’attività di esportazione, si tratta principalmente di imprese dalle dimensioni medie e grandi dove la quota di imprese esportatrici supera il 60%. In media le imprese campane sono più aperte ai mercati esteri della media Mezzogiorno, difatti, la percentuale di imprese che esportano in Campania (41,3%), ed in particolare nella provincia di Napoli (43,6%) è maggiore rispetto al dato meridionale (34,6%). La crisi però “morde” e per il 2012 si prevede un lieve calo delle quote di imprese esportatrici ma resta inalterata la relazione tra le suddette aree geografiche. La survey sulle imprese permette di evidenziare le diverse performance delle imprese che esportano e le imprese che non esportano. Si rileva che le imprese esportatrici hanno utilizzato maggiormente gli impianti produttivi perché hanno sopperito al calo di domanda interna con la domanda estera. La capacity planning delle aziende esportatrici ha registrato un 83,6% di utilizzo contro il 75,8% delle altre. Le imprese esportatrici hanno potuto resistere meglio alla crisi registrando, al 2011, un calo medio di fatturato più contenuto (-1,3%) mentre l’analisi evidenzia conti decisamente “in rosso” per le aziende dedite unicamente al mercato interno (variazione media del fatturato: -10,6%). Inoltre mentre il “portafoglio ordini” delle aziende esportatrici è rimasto sostanzialmente stabile, quello delle imprese che operano sul mercato interno ha registrato un calo del -3,3%. Proprio negli elementi cruciali per la competitività e la crescita, che sono gli investimenti e l’innovazione, si nota come le aziende export oriented sono più attive; oltre il 25% delle imprese campane esportatrici ha dichiarato di aver investito nel 2011, inoltre, il 37,7% di queste ha poi dichiarato di fare innovazione (rispetto al 25,3% delle imprese che non esportano). Tale situazione economica si riflette anche sugli aspetti finanziari delle aziende e difatti, il saldo delle imprese export oriented che dichiara di avere una situazione finanziaria peggiorata è minore delle altre imprese (-16,9% rispetto al -30,3%). I processi di internazionalizzazione e la strutturazione aziendale, quindi, si alimentano a vicenda. Se, da un lato, imprese più grandi hanno una maggiore propensione all’export, dall’altro, la maggiore presenza sui mercati esteri rappresenta un fattore importante per lo sviluppo dimensionale dell’impresa e del territorio. Quindi la dimensione e l’export rappresentano elementi primari e determinanti per la competitività e la crescita delle imprese di una regione. Ed in questo scenario la Campania ha delle potenzialità significative dal punto di vista delle produzioni che realizza e dei mercati che contatta ma sconta ancora uno svantaggio sotto il profilo della dimensione. Per aumentare l’attività sui mercati esteri della regione, facendo crescere di conseguenza anche il Pil, è necessario un ulteriore sforzo del sistema imprenditoriale per adeguarsi su produzioni a maggior valore aggiunto e a maggiore proiezione internazionale.

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Conclusioni Nonostante la crisi e le difficoltà di domanda, la Campania con un PIL di 96,8 mld. di € è più «grande», in valore, di uno stato come la Slovacchia (74,3 mld di €). Per sfruttare al meglio le potenzialità di sviluppo connesse all’industria, dovrà adottare strategie per migliorare ulteriormente l’andamento delle vendite sui mercati esteri, valorizzando le proprie produzioni e il Made in Italy. La Campania ha storicamente presenti, infatti, nel suo tessuto produttivo settori portanti e di grande impatto economico. L’Aeronautico, l’Automotive, l’Agroalimentare, il Tessile, il Turismo ed il suo indotto nonché il settore dei Trasporti e Logistica - solo per fare qualche esempio rappresentano oltre il 22,5% del valore aggiunto regionale (oltre 21 miliardi di euro). Le imprese della regione dovranno riuscire ad incrementare i processi di internazionalizzazione, agendo in particolare sugli aspetti legati alla cultura imprenditoriale ed alla struttura dimensionale orientandosi ad esempio su scelte aggregative e di collaborazione produttiva (reti, consorzi, filiere, ecc.). La forza di un territorio come la Campania è difatti, soprattutto nella sua “capacità di produrre” e di “guardare lontano”. Quindi in una parola nella sua “voglia di crescere”. Non a caso l’andamento delle esportazioni nel primo semestre è stato particolarmente favorevole sul mercato americano, trainato dall’export dell’aerospazio e del tessile di alta gamma verso gli USA. Positiva anche la crescita sui mercati asiatici (Giappone e Medio Oriente), aree di assorbimento dei prodotti farmaceutici e aerospaziali. In sviluppo anche i traffici verso l’area del Mediterraneo grazie al buon elemento di traino dei prodotti agroalimentari. In questo percorso è necessario riuscire a valorizzare i rapporti e le sinergie tra la Banca e l’Impresa. Ed in questa direzione il Banco di Napoli, all’interno del Gruppo Intesa Sanpaolo svolge un ruolo importante, e lo potrà svolgere in modo sempre più efficace e significativo in futuro, anche e soprattutto in considerazione della capillare rete estera di cui dispone e della capacità “storica” di saper dialogare con le imprese del proprio territorio.

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