Simmetria per traslazione temporale

March 20, 2018 | Author: Anonymous | Category: Scienza, Fisica, Quantum Physics
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Prof. Marcello Giorgi Appunti dalle lezioni per gli studenti delle Scuole Superiori

Meccanica Classica Teoremi di Conservazione: Approccio galileiano Conservazione dell’energia

Conservazione della quantità di moto Conservazione del momento della quantità di moto Conservazione della carica elettrica Forze e interazioni a distanza Meccanica Relativistica Einsteiniana Equivalenza di massa ed energia Dilatazione del tempo Meccanica Quantistica Numeri “Quantici” e loro eventuale conservazione in talune interazioni: Spin e classificazione delle particelle in Bosoni e Fermioni Simmetria e antisimmetria dei sistemi Parità Isospin o Spin Isotopico 1

Numeri quantici o “sapori” delle particelle Interazioni per contatto Antimateria

Approccio Galileiano Ogni fenomeno viene studiato come se fosse isolato in un universo vuoto

Teoremi di conservazione Conservazione dell’energia: mv2/2+U = costante Simmetria per traslazione temporale Conservazione della quantità di moto: Mv = costante Simmetria per traslazione spaziale Conservazione del momento della quantità di moto M = r x mv = costante Simmetria per rotazioni Conservazione totale Σiqi = costante

della

carica

elettrica

Trasformazioni di Parità X -> - X, Y -> - Y, Z -> - Z

2

Forze e interazioni a distanza Forza di gravitazione universale e forza di Coulomb

Meccanica Relativistica Einsteiniana Eqiuvalenza fra massa ed energia E=mc2 Questo significa che la materia può trasformarsi in energia e viceversa; se ho un urto fra due masse m1 ed m2 può avvenire che: m1+m2=m3+m4+m5……. dove la massa totale finale può essere maggiore, minore o eguale della massa iniziale, poichè quello che si conserva è l’ENERGIA TOTALE che per ogni massa con velocità v è: E=m0c2/{1-(v/c)2}1/2 Dove c rappresenta la velocità della luce e m0 la massa inerziale della particella misurata nel sistema di riferimento SOLIDALE con la particella stessa (massa a riposo). Si noti che per v p+eil bilancio energetico non veniva 10

completamente rispettato. Si tratta di una particella singolare, priva di massa e di carica, per il resto della stessa natura dell’elettrone; in effetti poi si capì che doveva trattarsi di un antineutrino; proprio per le sue caratteristiche la sua rivelazione era incredibilmente difficile. RIVELAZIONE DELLE PARTICELLE Nei tempi di cui parliamo le tecniche di rivelazione delle particelle progredivano sempre più , purchè si trattasse di particelle che possiedono una carica elettrica. Veniva sfruttato il fenomeno della ionizzazione, secondo il quale una carica che attraversa un materiale strappa elettroni dagli atomi del materiale stesso, producendo in opportune condizioni una scarica elettrica (contatori Geiger ad es.), o la scintillazione, ovvero, la produzione di lampi di luce nell’attraversamento di materiali trasparenti. La rivelazione di particelle neuter è stato sempre uyn problema molto difficile, e si realizza di solito facendole interagire con opportuni materiali, ma in tal modo le particelle sono rivelate, ma vanno perdute ! Successivamente si riuscirà a visualizzare la traiettoria di particelle cariche, ad es. fotografando le scariche elettriche lungo il loro percorso o immagazzinando con metodi 11

elettronici scariche.

le

coordinate

spaziali

di

dette

Questi metodi hanno portato anche alle tecniche di determinazione delle loro velocità (tempi di volo), quantità di moto e carica (mediante campi magnetici) ed energia (dalla quantità di luce emmessa dalla scintillazione). RICOSTRUZIONE PARTICELLE

DI

UN

EVENTO

CON

Le informazioni date dai rivelatori, combinate con l’applicazione dei teoremi di conservazione (energia, quantità di moto, momento della quantità di moto e carica elettrica), permettono di riconoscere le particelle coinvolte nell’interazione. Ad esempio si misura la velocità, misurando il tempo di percorrenza fra due rivelatori (tempo di volo), la quantità di moto (mv) dalla deflessione della traccia in un campo magnetico, e da queste due informazioni si risale alla massa. Da una interazione A + B -> C + D, misurando le grandezze relative a tre delle particelle coinvolte, si può risalire, con l’applicazione dei

teoremi di conservazione caratteristiche delle quarta.

,

a

tutte

le

12

Misurando asimmetrie nelle reazioni e applicando la conservazione del momento della quantità di moto si determina lo spin della particella coinvolta, (si pensi ad una palla di biliardo ruotante che urta un’altra bilia !) Al 1934 la situazione delle particelle note era sostanzialmente la seguente:

PARTICELLA

SIMBOLO

MASSA

CARICA

SPIN

Vita media

fotone

γ

0

0

1

stabile

elettrone e-

1

-1

½

stabile

positrone e+

1

+1

½

stabile

protone

p

1836

+1

½

stabile

neutrone n

1839

0

½

11 min.

neutrino

0

0

½

stabile

ν

Le masse sono riferite alla massa dell’elettrone (in unità del sistema naturale essa vale 0.511 MeV pari a 9.11 x 10-31 Kg, le cariche al valore assoluto della carica dell’elettrone pari, a 1.602 x 10-19 C) L’esistenza della luce come insieme di particelle – i fotoni γ - era suggerita dalla meccanica quantistica (duplice natura dei sistemi 13

microscopici, corpuscolare e ondulatoria), e ciò fu confermato da numerosissimi esperimenti o fatti sperimentali. FATTI SPERIMENTALI CHE L’ESISTENZA DEL FOTONE.

ASSICURANO



L’energia elettromagnetica del corpo nero



L’effetto fotoelettrico

 L’effetto Compton (in cui la luce urtando elettroni si comporta come se fosse costituita da particelle materiali. Applicando a questi processi I teoremi di conservazione, si vede che la particella di luce deve avere massa nulla ! C’è però un altro fatto: le celebri equazioni di Maxwell del campo elettromagnetico possono essere scritte in una forma, che , dal punto di vista quantistico, rappresenta la propagazione di una particella di massa zero e spin 1 (equazione di Klein-Gordon). La equazioni di Maxwell avevano già in se la meccanica quantistica, ma I fisici a quell tempo non potevano accorgersene !

14

ELETTRODINAMICA QUANTISTICA Con la scoperta del fotone γ e lo sviluppo della meccanica quantistica si fa strada il modello di FORZA DI SCAMBIO mediante fotoni dell’interazione elettromagnetica. Rimaneva vivo il problema delle forze che tengono legato un nucleo; intorno al 1935, bombardando nuclei con protoni, si vide che questi ultimi, passando vicini al nucleo, non venivano respinti, bensì attratti. NUOVE PARTICELLE Nei 1935 Yukawa ipotizzò l’esistenza di una particella che rendesse modo della forza nucleare allo stesso modo che il fotone era il messaggero della forza elettromagnetica. Egli chiamò questa particella mesone e valutò che doveva avere una massa circa 200 volte quella dell’elettrone; Yukava rilevò che essendo la forza nucleare a cortissimo raggio, essa dovesse essere mediata da una particella dotata di massa. Questo mesone 15

verrebbe scambiato nelle interazioni pp, pn e nn, senza appartenere ufficialmente ad una di queste particelle. Il mesone fu indicato con la lettera greca π o pione

PERCHÈ IL NEUTRONE È STABILE NEL NUCLEO. All’interno del nucleo vi sono neutroni e protoni – chiamati generalmente nucleoni – Un protone espelle un π positivo e perde la sua carica diventando un neutrone. Il neutrone che gli sta vicino assorbe il π+ trasformandosi in un protone. Ma può accadere che un neutrone (protone) emetta un π neutro che viene assorbito da un neutrone (protone) delle vicinanze senza alterarsi. Oppure un neutrone emette un π negativo diventando un protone e il protone vicino lo assorbe trasformandosi in neutrone. Pertanto: Il mesone π deve esistere in 3 stati di carica. Perchè siano possibili I suddetti scambi il pione deve avere spin 0.

16

Il nucleone nel nucleo può essere alternativamente protone o neutrone o piuttosto è unasovrapposizione quantistica dei due stati.

Ci furono negli anni quaranta ricerche frenetiche di queste particelle, e la difficoltà di trovarle portò a concludere che dovessero avere una vita media molto breve. Nel 1947 I fisici italiani credettero di aver individuato la particella di Yukawa nella radiazione cosmica; qusta particella risultò invece essere una particella del tipo dell’elettrone, circa 2oo volte più pesante, ed in due stati di carica (+ e -); quindi si trattava di una coppia particella-antiparticella, e fu battezzata μ o muone. Successivamente Lattes, Occhialini e Powell individuarono il pione e scoprirono che decadeva dopo ~ 10-8 secondi e individuarono I suoi principali modi di decadimento: π+ -> μ+ν π- -> μ-ν π0 -> γγ 17

Il pione neutro decade però in 10-16 secondi. Le tanto diverse vite medie sono dovute ai diversi tipi di interazione che provoca il processo; il decadimento dei pioni positivi e negativi avviene per interazione debole, mentre quello del pione neutro per interazione elettromagnetica. SI NOTI CHE QUANTO PIÙ FORTE È LA FORZA TANTO PIÙ BREVE È IL TEMPO DEL PROCESSO Anche il muone risultò essere non stabile, ma avere una vita media di 10-6 secondi; I suoi modi di decadimento risultarono: μ+=> e+ + 2 neutrini μ- => e- + 2 neutrini A questo punto ed in tempi successivi emersero 2 fatti:  muoni, elettroni, neutrini sono fermioni (spin ½); pertanto il loro numero deve conservarsi, quindi nel decadimento del muone uno dei neutrini deve essere un’antiparticella, cioè un antineutrino.  esistono 2 tipi di neutrino, quello dell’elettrone e quello del muone ( di questo ci si 18

accorse quando si vide che NON si poteva produrre elettroni con neutrini muonici). Pertanto nei decadimenti del muone doveva esserci un neutrino ed un antineutrino.

Esistono dunque quattro particelle di massa 0 e spin ½, il neutrino elettronico νe, l’antineutrino elettronico νe, il neutrino muonico νμ l’antineutrino muonico νμ. Siccome e- e μ- sono prese come particelle ed e+ e μ+ come antiparticelle il μ- decade in un elettrone, un neutrino muonico e un antineutrino elettronico, il μ+ in un positrone, un neutrino elettronico ed un antineutrino muonico. I pioni decaderanno: quello negativo in un muone negativo e un antineutrino muonico, quello positivo in un muone positivo ed un neutrino muonico. Il numero di fermioni complessivo dev’essere lo stesso prima e dopo l’interazione, e il pione NON è un fermione, quindi il numero di fermioni iniziale è 0. La conservazione del numero di fermioni vale per TUTTE LE INTERAZIONI ! 19

A questo punto esistono 2 muoni (positivo e negativo) e due elettroni (positivo e negativo); essi possono interagire elettromagneticamente perchè hanno carica elettrica, ma anche debolmente; po ci sono 2 neutrini (quello del muone e quello dell’elettrone) ed I corrispondenti antineutrini, che interagiscono solo debolmente. Tali particelle sono chiamate LEPTONI. Poi abbiamo il protone, neutrone e il pione che interagiscono fortemente e vengono chiamate ADRONI; i 2 nucleoni che hanno spin ½ vengono chiamati BARIONI e i pioni che hanno spin 0 (perciò non semintero) sono chiamati MESONI. FONTI DI PARTICELLE I RAGGI COSMICI , un flusso di particelle che proviene dall’universo e colpisce continuamente la terra, furono la prima sorgente che premise lo studio e anche l’identificazione di particelle nuove (e+, μ, π); il muone costrinse già a porsi delle domande: 

si tratta di un elettrone più pesante, ma perchè esiste ?

20



la natura apparentemente non ha bisogno del muone !

Il grande balzo in avanti nello studio delle particelle elementari avvenne con l’entrata in scena degli ACCELERATORI DI PARTICELLE.

GLI ACCELERATORI DI PARTICELLE Il principio su cui si basa un ACCELERATORE DI PARTICELLE è il seguente: Si abbia un recipiente contenente idrogeno gassoso, e si applichi una differenza di potenziale ΔV impulsiva a due pareti metalliche (opposte) del contenitore;



-

↑------------------------------ΔV-----------------------------------↑ 21

La differenza di potenziale applicata è MOLTO ELEVATA (200~300 KVolt ! ) ; ciò fa rompere gli atomi di idrogeno, e i protoni vengono rapidamente attratti dalla parete negativa, mentre gli elettroni dalla quella positiva. Pertanto le 2 pareti vengono bombardate l’una da un flusso di protoni, l’altra da un flusso di elettroni; se si crea un forellino sulla parete, parte delle particelle che la colpiscono fuoriescono dal recipiente con una certa velocità: a questo punto le particelle, che possiedono carica elettrica, possono venir investite da campi elettrici e campi magnetici in modo da essere impacchettate. così da realizzare un fascio di particelle, che, sempre con sistemi elettromagnetici può venir trasportato nella zona voluta; si possono scegliere, con campi magnetici, particelle con QUANTITÀ DI MOTO COMPRESA entro certi valori, e con campi elettrici selezionare particelle di massa voluta; queste, sottoposte a FORZE ELETTROMAGNETICHE, possono venir accelerate, o facendole percorrere un certo percorso lineare in un certo tubo rettilineo in cui si ha relizzato un VUOTO MOLTO SPINTO, per evitare il disturbo dell’aria, o facendole percorrere più volte una traiettoria circolare in un tubo a “ciambella”. Nel primo caso 22

è stato relizzato un ACCELERATORE LINEARE, nel secondo un ACCELERATORE CIRCOLARE. Il primo ideatore di un acceleratore di particelle fu il chimico-fisico americano Ernest O. Lawrence nel 1933.

Teniamo presente che l’energia della particelle α espulse da un nucleo radioattivo è dell’ordine di qualche MeV (1 MeV = 106 elettron-Volt), l’acceleratore di Lawrence realizzato nel 1929 toccava i 20 MeV, oggi con I più grandi acceleratori si arriva ad alcuni TeV ( 1 TeV=1012 eV). Oggi abbiamo acceleratori:

sostanzialmente

due

tipi

di

 quelli a fasci singoli  quelli a fasci incrociati Nei primi abbiamo un tipo di particelle che vengono accelerate (come abbiamo visto protoni o elettroni, o come vedremo, le loro antiparticelle, nei secondi , fasci di particelle vengono accelerati su orbite percorse in senso contrario e di tanto in tanto vengono fatti collidere.

23

 10 caso ------------------------------------------------> particelle

bersaglio

 20 caso fascio 1

collisione

fascio 2

Le particelle accelerate da un acceleratore a fascio singolo vengono utilizzate in 2 modi: 1)

vengono estratte e sempre con mezzi elettromagnetici vengono indirizzate su qualche bersaglio (targhetta) per farle interagire sopratutto coi nucleoni del materiale del bersaglio e si studiano queste interazioni e loro prodotti.

2)

Sopratutto nel caso che le particelle dell’acceleratore siano protoni, si abbassano delle targhette di materiale pesante sul percorso delle particelle all’interno della macchina; in quest’urto fra le particelle dell’acceleratore ( di solito >>>1022 ) ed i nucleoni del bersaglio, si genera una rosa di tutte le particelle possibili compatibilmente coi teoremi di conservazione. Sempre con sistemi 24

elettromagnetici, si tirano fuori le particelle cariche volute e alle energie volute, e si costruiscono fasci di particelle secondari, che vengono a loro volta inviati in zone sperimentali, su opportuni bersagli per studiarne le interazioni.

3)

Se si usano macchine con fasci incrociati (Colliders) per esempio di elettroni e positroni, I positroni vengono prodotti facendo interagire un fascio di elettroni primario con un certo materiale, i positroni prodotti e gli elettroni che non hanno interagito vengono iniettati con velocità in verso opposto in un acceleratore circolare; le loro traiettorie sono leggermente spostate; negli istanti opportuni le traiettorie vengono sovrapposte, cosicchè si generano gli urti fra le particelle dei due fasci. I rivelatori vengono messi nelle vicinanze delle zone d’intersezione.

Gli acceleratori diedero un impulso eccezionale alla scoperta di nuove particelle; una reazione come 25

p+p -> a1+a2+a3+…….an se l’energia iniziale è adeguata, produce tante particelle, compatibilmente coi principi di conservazione. Si scoprì che si potevano produrre anche particelle molto pesanti.

Le scoperte più acceleratori furono:

clamorose

fatte

presso

gli

 La scoperta dell’ANTIPROTONE (O.Chamberlain, E.Segré – 1954) , dalla reazione p p->p p anti-p p +altro che confermò dell’ANTIMATERIA.

clamorosamente

l’esistenza



La scoperta di un gran numero di mesoni η, ρ, ω, φ, e di barioni come le 4 Δ.



La scoperta che esisteva un numero quantico, il NUMERO BARIONICO, proprio dei fermioni che interagiscono fortemente, che si conserva in tutte le interazioni .



La scoperta delle PARTICELLE STRANE 26

Infatti usando fasci di pioni si producevano un barione ed un mesone in coppia mai visti prima: π+p -> Σ+K+, π-p -> Σ0K0 e Λ0K0 e π-n ->Σ-K0 Doveva pertanto esserci un NUOVO NUMERO QUANTICO, che non era presente negli stati iniziali, ed aveva segno opposto nelle 2 particelle degli stati finali. Questo numero quantico fu chiamato STRANEZZA (S) ed ai barioni (Σ,Λ) fu data Stranezza –1 mentre ai mesoni (K) Stranezza +1. I barioni Λ e Σ risultarono avere spin ½. mentre i K avevano spin 0 come i pioni. Erano TUTTE particelle che interagivano FORTEMENTE, quindi ADRONI. Il barione Δ era stato scoperto in 4 stati di carica, +2, +1, 0, -1 e risultava avere spin 3/2 . In seguito vennero scoperti anche 2 mesoni che dimostrarono avere stranezza negativa, e furono chiamati K- e anti-K0, che risultarono essere le ANTIPARTICELLE del K+ e del K0. Si scoprirono altre particelle strane, dei Σ più pesanti battezzati Σ* con spin 3/2, 2 particelle chiamate Ξ0 e Ξcon stranezza –2 e poi, rocambolescamente, un barione, chiamato Ω- con stranezza –3. 27

DI TUTTE QUESTE IMMANCABILMENTE ANTIPARTICELLE !

PARTICELLE VENNERO SCOPERTE LE

Perchè tante particelle ? Nel 1963-64 sopratutto la già numerosa famiglia degli adroni crescva continuamente. Le particelle venivano scoperte in multipletti o singoletti di carica elettrica; cioè gruppi di particelle che differiscono solo per la carica come p,n o I tre Σ o singoletti come il mesone η o il barione Ω-; siccome l’interazione forte non vede la carica elettrica, fu introdotto per gli adroni un nuovo numero quantico, lo spin isotopico o isospin, che tenesse conto di questa proprietà. Si vide che le particelle potevano venir raggruppate in famiglie, che dal punto di vista dell’interazione forte avevano comportamenti molto simili.

28

Le particelle più leggere vennero raggruppate mel seguente modo, tenendoconto dei loro numeri quantici e distinguendo I mesoni dai barioni .

Le famiglie di Particelle Famiglie mesoniche

Spin 0

Spin 1 Ottetti

K+ K0

K*+ K*0

π+π0π- η

ρ+ρ0ρ- ω

K0 K=

K*0K*Singoletti

Χ

φ

29

Famiglie barioniche Spin ½

Spin 3/2

Ottetto

Decupletto

pn

Δ++Δ+Δ0Δ-

Σ+ Σ0 Σ- Λ Ξ0Ξ-

Σ*+ Σ*0 Σ*Ξ*0Ξ*Ω-

QUESTE REGOLARITÀ DOVEVANO AVERE QUALCHE SIGNIFICATO ! Nel 1964 Gell-Mann e Zweig applicarono la TEORIA MATEMATICA DEI GRUPPI a queste famigli, e giunsero ad una conclusione RIVOLUZIONARIA !

GLI ADRONI NON SONO PARTICELLE VERAMENTE ELEMENTARI; LE PARTICELLE VERAMENTE ELEMENTARI SONO TRE; QUESTE SONO SPINORI E SONO STATE BATTEZZATE “QUARKS”. I MESONI SONO UNA COPPIA QUARK-ANTIQUARK E I BARIONI UN TRIPLETTO DI QUARKS. (Ovviamente gli antibarioni sono un tripletto di antiquarks). LA COSA PIÙ SBALORDITIVA È CHE I QUARKS DEVONO AVERE CARICA FRAZIONARIA (ovvaiamente rispetto a quella dell’elettrone). 30

CARICHE FRAZIONARIE NON ERANO MAI STATE VISTE IN NATURA ! Per costruire le particelle delle suddette famiglie I tre quarks (chiamati u-up, d-down, s-strange) devono avere le seguenti caratteristiche; Up - carica 2/3, stranezza 0 Down – carica –1/3, stranezza 0 Strange – carica –1/3, stranezza –1 Vediamo come vengono ad es. costruite alcune particelle delle famiglie conosciute: p => uud n => udd Σ+=> uus Σ-=> dds Mentre i mesoni sono una coppia quarkantiquark; per esempio il π+ sarà u-anti(d), il π- danti(u), il K+ u-anti (s) e il K- s-anti(u). La struttura a quarks con I quarks fondamentali u,d,s spiega anche perchè NON SI TROVAVANO BARIONI A STRANEZZA POSITIVA. 31

Fu nell’ambito di tale modello che fu predetta l’esistenza dell’ Ω-con le sue caratteristiche peculiari (S=-3, singoletto, ma con carica negativa, con una certa massa) e fu scoperto proprio come era stato predetto !

Ricerca dei quarks liberi Furono fatti numerosissimi esperimenti con l’intento di trovare quarks liberi: TUTTI FALLIRONO. I fisici si convinsero che NON ERA POSSIBILE ISOLARE I QUARKS ! L’unico espermento che diede una conferma della struttura composta dei nucleoni fu eseguito a Stanford, dove, studiando l’urto e-p ed e-n si vide che gli elettroni venivano diffusi da centri puntiformi interni ai nucleoni, dei quail non si poteva valutare la carica, ma appariva evidente che questa non era intera.

Il Colore 32

Nella struttura a quarks dei nucleoni si pose un altro problema: si osservò che le tre particelle poste ai vertici del triangolo del decupletto Δ++(uuu), Δ-(ddd) e Ω-(sss) erano costutuite da tre quarks in uno stato simmetrico – il che era in contrasto con una proprietà fondamentale dei fermioni-. Per spiegare ciò si dovette ammettere che i quarks possedessero un ulteriore numero quantico, il COLORE, che poteva assumere tre “valori” ROSSO, VERDE e BLU, cosicchè ogni quark era di fatto diverso dai suoi partner. Si ammise pertanto che il colore scambiato era responsabile della forza di legame.

I Gluoni e la Cromodinamica Quantistica La forza fra quarks viene trasportata da un tipo particolare di particelle i GLUONI, che sono particelle di massa ZERO , sono resposabili dello scambio di colore e generano una forza che cresce fortemente con la distanza. Questo spiega l’impossibilità di isolare i quarks. Inoltre siccome i quarks sono i costituenti degli adroni, il gluone è il messaggero della FORZA FORTE. In questo modo si costruì una teoria delle forze forti formalmente analoga all’elettrodinamica. Tale teoria è chiamata Cromodinamica Quantistica.

33

Decadimenti degli adroni Gli adroni pesanti decadono in adroni più leggeri. se questi esistono, per interazione forte, e quindi con vita media brevissima. Se non esistono adroni più leggeri con gli stessi numeri quantici, essi decadono per interazione elettromagnetica o debole (che non conserva ceri numeri quantici), e hanno vita più lunga. Il Δ++ decade in pπ+ per interazione forte, mentre il K+ che è il mesone strano più leggero decade in μ+ν per interazione debole che non conserva la stranezza. Il decadimento avviene in seguito alla trasformazione di certi quarks in altri quarks o in leptoni.

La Famiglia dei Quarks aumenta Nel 1974 fu scoperto contemporaneamente in due laboratori un mesone (spin 1) più pesante del protone che apparentemente non aveva numeri quantici particolari, ma decadeva per interazione debole, mentre c’erano tantissime particelle più leggere nelle quali avrebbe potuto decadere per interazione forte; il mesone fu chiamato J/ψ e la sua lunga vita media fu spiegata col fatto che esso era una stato legato quark-antiquark di un nuovo tipo, cioè con un nuovo numero quantico che 34

andava perduto nel decadimento; questo numero quantico fu chiamato c (charm) e il mesone fu interpretato come una coppia charm-anticharm. Poco tempo dopo furono trovate delle particelle (mesoni e barioni) dotate di tale numero quantico. La storia si ripetè pochi mesi dopo con la scoperta di un quark b (beauty o bottom), e qualche anno fa con l’ultimo quark della famiglia, il quark t (truth o top). Quindi oggi esistono SEI quarks per rappresentare gli adroni, ed abbiamo validi motivi di credere che LA FAMIGLIA SIA COMPLETA.

Interazioni Deboli e teoria Elettrodebole Fin dalla nascita dell’elettrodinamica quantistica ci fu la convinzione che le interazioni deboli avvenissero con lo stesso meccanismo; la differenza stava nel fatto che le interazioni deboli a corto range dovevano avere particelle di scambio di massa elevata; inoltre, siccome in tali interazioni si poteva avere un cambio di carica elettrica, le particelle messaggere dovevano possedere anche una carica elettrica. Un neutrone decadendo, si trasforma in un protone e genera un elettrone e un antineutrino; quindi questo “qualcosa” che il netrone emette 35

per trasformarsi in protone, e che è resposabile della nascita dei due leptoni deve essere carico. D’altro canto esistono anche processi deboli senza scambio di carica. La particella messaggera deve trovarsi perciò in tre stati di carica. Nel 1973 Salam, Weinberg e Glashow dimostrarono che forza elettromagnetica e forza debole sono due manifestazioni di un’unica forza sottostante, la Forza Elettrodebole, e furono in grado di prevedere le masse delle particelle messaggere, chiamate W+, W- e Z0, che dovevano essere circa 90 GeV. Queste particelle sono state scoperte da Rubbia et al nel 1984 al CERN.

Il Modello Standard Nel 1976 a Stanford fu scoperto un leptone pesante, il τ, fratello maggiore dell’elettrone e del muone di massa ~ 1777 MeV, poi la sua antiparticella, ed in seguito, anche se con maggiori difficoltà ci furono evidenze dei corrispondenti neutrini. La cromodinamica quantistica e la teoria elettrodebole vennero inglobate nel cosidetto MODELLO STANDARD che da a tutt’oggi una descrizione oltremodo soddisfacente della Fisica delle Particelle Elementari. 36

La situazione è la seguente: Esistono sei famiglie ELEMENTARI quarks leptoni

Q=2/3 Q=-1/3 Q=-1 Q= 0

u d eνe

di

c s μνμ

particelle

t b τντ

ed esistono le corrispondenti antiparticelle. Si noti che alla prima famiglia (u, d, e-, νe) appartengono le particelle che costituiscono il mondo che ci circonda. Alla famiglia (c, s, μ, νμ) appartengono particelle che sono producibili a energie più elevate, ed alla terza (t, b, τ, ντ) quelle che si possono produrre con le energie degli acceleratori delle ultime generazioni. Le famiglie di quarks si “parlano” fra di loro e parlano con le famiglie dei leptoni in quanto assorbendo o emettendo particelle messaggere possono trasformarsi le une nelle altre. Esistono poi le particelle mediatrici delle forze: il fotone γ, sei gluoni γ*, e le tre particelle dell’interazione debole W+, W- e Z0.

37

Il Modello Standard non riesce attualmente ad unificare le interazioni elettrodeboli con le interazioni forti, ma è sulla buona strada !

Esistono però ancora dei formidabili interrogativi; uno è il seguente:

Perchè le Particelle Elementari hanno masse diverse ?

Il responsabile di ciò potrebbe essere il bosone di Higgs, e le nuove macchine e I nuovi esperimenti verranno allestiti nella speranza di scoprirlo. Un altro interrogativo è:

È possibile costruire una teoria unificata che tenga conto anche della gravitazione ?

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A questa domanda tentano di dar risposta le GUT, Grandi Teorie Unificate, però il problema è ancora apertissimo, e la soluzione, se ci sarà è certamente molto lontana.

UN PÒ DI BIBLIOGRAFIA

1. Gordon Kane. – Il giardino delle particelle. Ed. Longanesi & C. Milano 2. Giorgio Giacomelli. – Dai quark al big bang. Editori Riuniti. Roma 3. Paul Davies. – La superforza. Mondadori Editore S. p. A.

Arnoldo

4. Carlo Franzinetti. – Particelle. Editori Riuniti. Roma

39

5. Robert Gouiran. – Particelle e acceleratori. Casa Editrice Il Saggiatore. Milano 6. Richard P. Feynman & Steven Weinberg. – Elementary Particles and the Laws of Physics. Cambridge University Press.

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